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La Telematica, i critici e gli artisti: un connubio vincente

Ho avuto la prima idea del Bollettino Telematico dell'Arte navigando negli spazi virtuali di "SPQR Servizi Telematici", BBS romana in tecnologia Fidonet di Alessandro Bucci. Constatavo nel settembre del 1994 che la telematica era un territorio vergine per gli artisti: l'entusiasmo del pionere unito all'interesse per le enormi potenzialità della telematica, mi spinsero ad avventurarmi in un sentiero inesplorato.

Grazie alla pronta di risposta di un gruppo di giovani studiosi dell'Università e all'incoraggiamento del Prof. Maurizio Calvesi, della Prof.ssa Simonetta Lux e di altri intellettuali, oggi il BTA è uno spazio virtuale molto reale !
è uno spazio di incontro e dibattito artistico universitario.
Il BTA è oggi diffuso in diverse BBS in tecnologia Fidonet ad accesso gratuito, come in VIP BBS di Alessandro Manni, , che ha lavorato attivamente per la diffusione del BTA stesso e che qui ringrazio vivamente.



Il problema della comunicazione

Ho voluto porre al centro degli interessi del BTA il problema della comunicazione, perchè penso che oggi l'Arte non abbia uno spazio adeguato nei mezzi di comunicazione di massa. La prima causa di questa mancata presenza sta nel divario che si è venuto a creare tra l'Università e la società. Il BTA si propone di agire in controtendenza, favorirendo il dialogo tra gli Istituti di ricerca storico-artistica di tutto il mondo e, in parallelo, creando una comunicazione effettiva con la società attraverso i mass media e l'Associazionismo e qualsiasi altro mezzo adatto allo scopo.

Un'idea molto semplice in astratto, ma veramente difficile da realizzare. Nel moderno perverso sistema dei mass media, infatti, si ha diritto d'ingresso solo se si ha o si riesce a creare l'audience. Come se l'audience fosse un valore, anzi... Un circolo vizioso porta dunque alla progressiva esclusione dal circuito della comunicazione le energie più vive e moderne della società. I contenuti della ricerca universitaria umanistica non fanno notizia, non pagano.

Il BTA deve dunque riuscire a conquistare l'audience presentando la ricerca storico-artistica in un modo interessante senza cadere nella tentazione della banalizzazione demagogica, o nella noia mortale e sterilizzante della didattica scolastica di routine.
Quest'ultima, ormai in disuso, rottame dello statalismo sovvenzionatore di opere di educazione popolare, tornerebbe in auge solo se adeguatamente richiesta dal regime prossimo venturo, in un non troppo ipotetico ritorno alla notte dei tempi della ragione. La prima, cioè, la banalizzazione demagogica è attualmente imperante a scapito dell'educazione ad un serio e costruttivo spirito analitico.

Il BTA ha un compito difficile: deve vincere la mercificazione utilitaristica della notizia, che rende chiunque voglia parlare all'intero corpo sociale con l'unico mezzo che attualmente lo permette, e cioè la televisione, succube del ritorno economico delle proprie idee.
Se elaborassimo una teoria darwiniana della comunicazione, molto probabilmente potremmo prevedere la totale estinzione della specie degli intellettuali e di tutti quelli che dicono cose che la gente non ama ascoltare o reputa negative, a dispetto di ogni contraria evidenza.
Prendendo atto della sostanziale gratuità della cultura, e contro ogni interpretazione utilitaristica della stessa, il BTA cerca comunque di presentare le ricerche universitarie con un valore aggiunto. Senza venire meno ai severi standard qualitativi della ricerca scientifica storico-artistica, il BTA promuove un nuovo interesse per l'Arte, la Storia dell'Arte, gli artisti viventi, riaprire il dibattito sui fini, modi e scopi dell'Arte e della critica d'Arte. Solo investendo tempo, risorse e hnow how nella sperimentazione di nuove forme di comunicazione storico-artistica, si può sperare di incidere positivamente nell'era contemporanea.


Un nuovo tipo di rivista

Per affrontare un compito così impegnativo ho scelto gli strumenti più tecnologicamente avanzati. Il World Wide Web, è senza dubbio il media del futuro, l'ipertesto multimediale che sorpassa la stampa, proprio come la stampa aveva a suo tempo superato il manoscritto.
Ma l'abito non fa il monaco: non sono innovativi soltanto gli strumenti, ma anche e soprattutto i contenuti e le metodologie di lavoro. La telematica, in primo luogo, allarga enormemente i campi d'azione e dilata le prospettive in una visione internazionale prima impensabile. Con un modesto impegno economico da parte dell'utente finale, si può raggiungere praticamente ogni parte del globo terrestre; basti pensare che esiste un collegamento Internet anche in Antartide !

L'altro aspetto rivoluzionario della comunicazione telematica consiste nel superamento dell'oligarchia dei fornitori dell'informazione. Qualsiasi destinatario del messaggio può trasformarsi in qualsiasi momento in mittente, rompendo l'univocità della comunicazione tradizionale.

Ecco che allora in una rivista telematica non esiste più o non esiste affatto un vero comitato di redazione. Il direttore della rivista è un coordinatore, che si limita ad effettuare sugli articoli un generico controllo tecnico.






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