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Armati di matita Roma,
Palazzo delle Esposizioni
Eva De Lorenzis
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 49 (19 febbraio 1995)
http://www.bta.it/txt/a0/00/bta00049.html
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L'arte a difesa dei diritti umani: potrebbe benissimo essere questo il sottotitolo della mostra che si conclude in questi giorni al Palazzo delle Esposizioni di Roma anche se forse relegata in terzo piano ( una piccola sala vicino al bar senza indicazioni per poterla raggiungere) rispetto alle altre due rassegne presenti contemporaneamente nello stesso spazio espositivo, e cioè "Roma sotto le stelle del '44" ed "Eredità dall 'impressionismo 1900-1945".

La realizzazione della mostra è stata curata da Amnesty International che ha invitato un buon numero di disegnatori italiani, più o meno noti, ad esprimere nelle loro opere ciò per cui questa organizzazione internazionale attiva dal 1961 opera e si batte: la difesa della libertà di pensiero e parola in ogni parte del mondo e la denuncia di ogni violazione dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite.

Con i loro 72 disegni gli artisti sono stati chiamati a dare il loro contributo alla lotta contro l'indifferenza ed il silenzio che da sempre circondano ogni atto violento e repressivo rivolto contro la persona ed il pensiero di chi coraggiosamente si ribella alle dittature, sia politiche che religiose, alla guerra ed a ogni forma di ingiustizia perpetrata ai danni del singolo e delle collettività.

Tra i nomi di fumettisti e disegnatori presenti alla rassegna spiccano quelli di Milo Manara, Altan, Bruno Bozzetto, simpatico e famoso animatore, e molti giovani quasi tutti collaboratori di quotidiani come "La Repubblica", "L'Espresso", "Il Corriere della Sera" ecc.

I disegni, a colori e in bianco e nero, non hanno un titolo, le figure o i fumetti sono già eloquenti da soli, il messaggio è immediato, incisivo a volte ironico; si passa dall'immagine di un uomo che mangia la testa di un altro, novello antropofago di idee, presentataci da Alberto Ruggieri (Roma 1963), alla cella vuota, tutta gialla nella quale aleggiano barchette bianche di carta simbolo della voglia di evasione e libertà del condannato (Francesco Fagnani - Merano 1965), dalla figura del generale compiaciuto delle proprie medaglie, dei teschi umani che "decorano" l'uniforme rosso - azzurra (Emilio Giannelli - Siena 1936), al simpatico "Bobo", alter ego del disegnatore Sergio Staino che vola a consegnare un rametto d'ulivo ad una malinconica colomba di pace chiusa dietro le sbarre di una prigione.

Ed ancora colpisce l'immagine proposta da Bruno Bozzetto, un dittatore-prestigiatore che si esibisce nella sparizione di un uomo e se ne va scoprendo sotto il tavolo di lavoro un mucchietto di ossa umane, oppure la cella orrenda piena di donne, uomini e bambini denutriti con al centro una televisione ed un presentatore che annuncia gli Oscar vinti da S. Spielberg per il suo film sull'olocausto degli Ebrei ed una scritta apposta a margine "Bosnia '94: aspettando l'Oscar "(Cristiano Spagnuolo - Roma 1965).

Ogni opera si evidenzia a volte per ciò che rappresenta, a volte per ciò che dicono i personaggi disegnati, a volte per il sorriso amaro che ci lascia sulla labbra. Forse la scelta di Amnesty International di contattare disegnatori e fumettisti e non dei pittori, a prescindere dalla disponibilità degli uni o degli altri, non è stata casuale: il fumettista è abituato a disegnare per offrire dei messaggi che spesso esulano dal suo modo personale di vedere o sentire i fatti a le idee da lui proposti, la sua è un'interpretazione che, pur restando soggettiva, tiene comunque conto di ciò che pensa il pubblico e di ciò che da essa può ricavarne l'uomo comune più o meno intellettualmente elevato. Un'arte quindi che può veramente essere fruita e capita da tutti.

Infine vorrei citare le parole che compaiono sotto il ritratto di un generico torturatore, in tutto simile ad un normalissimo e distinto uomo in giacca e cravatta, eseguito da Jacopo Fo (scrittore e disegnatore): "Quest'uomo è un torturatore. Eppure sembra un essere umano. Non sente il dolore di chi soffre? E' insensibile? Che senso ha vivere se non si è sensibili alla vita?"

Roma, Palazzo delle Esposizioni,
Via Nazionale 194.
Fino al 23 febbraio



	
 

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