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MANIFESTO PERMANENTE SU ARTE E COMUNICAZIONE
Contributo di Francesco Dipalo
MANIFESTO PERMANENTE SU ARTE E COMUNICAZIONE
Francesco Dipalo
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 106 (11 luglio 1995)
http://www.bta.it/txt/a0/01/bta00106.html
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L'Arte è una forma di ascetismo, ossia la ricerca e la testimonianza di una dimensione di immediatezza esistenziale. La forma dell'arte vìola gli stereotipi spazio-temporali della percezione quotidiana. Arte è un fare a pugni con la quotidianità, un infrangere le catene della necessità dei luoghi, dei tempi determinati, delle maschere sociali. Niente è più a tempo debito. Nulla è dovuto. Si respira libertà: la nevrosi del tempo rotolante viene annullata.

Il tempo lineare si interrompe. L'attimo perde ogni illusoria concatenazione con l'attimo che segue. Nulla segue, nulla precede. Ogni attimo è profondo, è un'esplosione di stelle. È eternità.

-- La dimensione artistica, intesa come ascetismo, è quanto di più contrario e alieno alla società del lavoro. Siamo immersi fino alla punta dei capelli nella società del lavoro. La consapevolezza è un doloroso optional. La si sente rantolare, di notte, nei sogni degli uomini. Rantola sommessamente, quando la televisione, infine, tace.

L'arte ufficiale, quella delle mostre, quella dei musei, quella delle pompose esibizioni di potenza dei moderni "mecenati", a ben guardare, ferisce come il ghigno beffardo di una scimmia ubriaca. Si cerca di strumentalizzare l'instrumentalizzabile. Congelare l'attimo, appiattirne la profondità è la dolorosa roulette russa che l'occidente gioca con la propria anima.

-- Si è detto che arte è comunicazione. Ma questo suona paradossale affermato qui ed ora, nell'era della comunicazione globale. Non è possibile, semplicemente, definire la dimensione artistica in termini di `comunicazione'. Definire significa rilevare caratteristiche peculiari, distinguere. Tutto è comunicazione, o comunque tutto può diventarlo, nella misura in cui qualsiasi messaggio, non importa la sua natura specifica, può essere tradotto in bit o volatilizzato in onde elettromagnetiche. Nella società dei media la comunicazione si traduce in spettacolo, nel senso che ogni messaggio lanciato dai cosiddetti `opinion leaders' e `opinion makers' alla massa dei telefruitori, viene trasmesso, imbandito e assorbito in maniera spettacolare. Politica, società, economia, cultura... ogni specie confluisce nel genere più onnicomprensivo che l'uomo abbia mai escogitato: spettacolo. Chi controlla la `comunicazione spettacolare' ha potere di vita e di morte. L'occidente ha trovato il nuovo dio. The show must go on.

-- In questo senso, l'arte ridiventa conformità ad un modello onnicomprensivo, il dio delle classi dominanti. La metafisica non è morta. Dio non è morto. Semplicemente ha cambiato maschera.
Il caos dell'odierna comunicazione non è libertà. Il cosiddetto `pensiero debole' ha disatteso le aspettative di chi attendeva la fine della metafisica, della `ragione forte', come la nuova alba della fantasia, della libertà d'espressione, della creatività...
La comunicazione globale, il potere incommensurabile dell'informazione, il `tempo reale' traggono la loro linfa vitale dalla costante, onniavvolgente mercificazione del simbolico. Il simbolo è divenuto merce. La sua `immaterialità' non è valsa a preservarlo.

-- Anche la cosiddetta `contro-informazione' è parte integrante del villaggio globale delle comunicazioni. Ogni società, in ogni epoca storica, si è avvalsa del `carnevale', per tenere a freno le forze centrifughe che gli summuovevano le viscere. Arte istituzionalizzata e arte anticonformista sono la stessa cosa. E' tutto sotto controllo: si vende.

-- Rimarrebbe una strada da battere. Si chiama pazzia. Chi intaglia una figurina nel legno per cercare un'immagine speculare di se stesso è un pazzo. Dipingere uno sgorbio di cielo stellato sopra la selva di antenne e innamorarsi della luna piena vuol dire essere irrimediabilmente pazzi. Chi ha il coraggio di gettar via la propria maschera sociale per affrontare il nulla dell'emarginazione è un pazzo. Farsi beffa delle mode e vendere la propria pelle ad un semaforo è l'unica forma d'arte che, a rigor di logica, può ancora esser vissuta come tale.

-- Arte è ricordo. Solo ricordando si giunge alla consapevolezza di ciò che si è. Esseri tra gli esseri: ecco quello che siamo. I nostri antenati dipingevano gli animali sulle pareti delle loro case. Gli animali erano la loro vita. Con la carne del bufalo i padri assorbivano l'anima del bufalo. La differenza era un sogno. Il credersi altro dalla natura era il sintomo collaterale della consapevolezza.

-- Domani sarà possibile aggirarsi tra le sale del Guggenheim di New York. Virtualmente, dalla poltrona di casa. Il Louvre disterà poche incursioni notturne sulla tastiera del computer di casa. Che cos'è mai una bolletta telefonica di fronte all'incantevole sorriso della Gioconda? Ma godremo ancora l'ebbrezza dell'attesa, la fatica di un lungo viaggio in treno, il sogno di una notte estiva, lontani dal rumore di fondo della nostra quotidianità? Schiacceremo un tasto, schiacceremo solo un tasto... è facile come premere un grilletto.



	
 

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