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CARLO LORENZETTI
N-astri armonici
Roma
Galleria Giulia
21 Aprile
23 Maggio 1995
Daniele Cassandro
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 118 (21 aprile 1995)
http://www.bta.it/txt/a0/01/bta00118.html
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Le sale della Galleria Giulia, che di solito sembrano così grandi e ariose, appaiono in questi giorni molto più anguste. E' come se queste dodici sculture si fossero impossessate dello spazio, e fossero cresciute, come delle grandi piante metalliche.

Le sculture di Lorenzetti rendono lo spettatore cosciente dello spazio, delle vibrazioni dell'aria. Non si tratta di oggetti dalla forma bloccata, di statue; sono presenze che entrano in rapporto dialettico con lo spazio, e rendono vivo quello che noi erroneamente chiamiamo "vuoto". Sono presenze che si insinuano nell'aria con le loro eleganti volute e i loro armoniosi tentacoli metallici: non invadono, ma avvolgono carezzevolmente.

Sembrano perennemente in bilico, un equilibrio precario eppure inesorabile, immutabile, fissato nel ferro. Sono segni- scrive nel bel testo del catalogo Luigi Lambertini- segni, che, usciti dal foglio hanno trovato una loro "incarnazione" nel ferro. Del segno hanno il rigore, ma anche la leggerezza, la rapida fuggevolezza.

L'aspetto segnico della scultura di Lorenzetti risulta chiaro se si vedono i disegni e i collages esposti in una sala a parte: tracce veloci ma perentorie di grafite, quasi degli ideogrammi, con tocchi di acquerello che fanno dialogare il nudo segno con lo spazio vuoto del foglio bianco. Nei collages, quasi crisalidi delle sculture più grandi, entrano in scena altri materiali: batuffoli di cotone, fili metallici, cartoncini... che si piegano su se stessi a seguire i rigorosi capricci del segno. Regola e capriccio, due parole che rimandono al titolo che Lorenzetti ha scelto per una delle sue sculture: L'estro armonico. Vivaldi aveva così intitolato la raccolta di concerti che lo proiettò sulla scena europea. Un titolo scelto perché suonasse barocco, italiano, ma anche moderno: Estro Armonico non vuol dire altro che bizzarria barocca controllata e illuminata dall'occhio vigile della Ragione.



	
 

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