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Un Museo su misura: il caso di Grenoble  
Carmen Barbara Gentili
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 133 (20 settembre 1996)
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Nel caso del Museo di Grenoble sembra quanto mai appropriato parlare di museo su misura, o meglio a misura di collezione.
Dal 1796, anno della fondazione ad opera di Louis Joseph Jayet, il museo ha continuato ad arricchirsi grazie ad oculate acquisizioni, alla generosità dei privati, ai depositi di stato, composti per la maggior parte dai cospicui bottini accumulati durante la rivoluzione o con le campagne napoleoniche.

Con l'arrivo a Grenoble del direttore Andry-Farcy nel 1919, artista dalle idee all'avanguardia, il museo inizia a riempirsi di opere di giovani artisti contemporanei non ancora famosi. Con la sua dinamica politica di acquisizioni il Museo di Grenoble diventa così un importante punto di riferimento nel panorama museale francese, all'epoca ancora privo di un'istituzione interamente dedicata all'arte contemporanea. (Il Musée National d'Art Moderne di Parigi sarà creato infatti solo nel 1946). Sono Picasso e Matisse ad inaugurare la serie delle donazioni d'artista, offrendo rispettivamente al museo: Femme lisant nel 1921 e Interieur aux aubergines nel 1922, opera con la quale aveva già scandalizzato la critica parigina.

Dopo il 1949 i successori del carismatico Farcy, soprannominato con ammirazione il mendicante dell'arte, si trovarono a gestire una prestigiosa eredità, in cui quasi tutte le correnti moderne erano rappresentate: dai fauves ai cubisti, dagli espressionisti ai surrelisti, senza dimenticare naives e impressionisti. (Un anno prima di andare in pensione Farcy ebbe l'intuizione di acquistare tele dei contemporanei Soulages, Hartung, Poliakoff, Schneider.)

È naturale che con l'arrivo degli anni `60 il Museo di Grenoble avesse decisamente bisogno di una sede più funzionale. I sontuosi ambienti dell'edificio ottocentesco progettato da Jean-Auguste Questel, erano oramai troppo esigui per conservare ed esporre adeguatamente un patrimonio artistico così ricco e composito.

La sede attuale, inaugurata nel 1994, è stata concepita proprio in funzione di questo notevole corpus di opere, che vanno dall'arte egizia e arrivano fino alle più recenti tendenze dell'arte contemporanea.
Il nuovo museo su misura, edificato in posizione strategica, sulla riva sinistra dell'Isarco, ai piedi della montagna, immerso in un ampio parco di sculture, costituisce un vero e proprio diaframma culturale tra il centro storico e il nuovo agglomerato urbano.
Già criticato per l'eccessiva austerità delle sue forme, questo riuscito esempio di architettura museale deve il suo aspetto ad un attento lavoro di citazione degli architetti, Philippe Macary, Olivier e Antoine Félix-Faure. Ispiratisi alla purezza dell'arte cistercense gli autori hanno realizzato un edificio sobrio e lineare, sviluppato su di un solo piano leggermente sopraelevato (che consente un'illuminazione zenitale), con quattro lati l'uno diverso dall'altro.
Le due enormi vetrate aperte sul lato ovest permettono una suggestiva compenetrazione di forme fra le morbide statue classiche esposte all'interno e due sculture monumentali in acciaio nero, di Alexander Calder e Marck di Suvero, sistemate sulla piazza antistante. Unica variazione nella linearità della pianta è la facciata nord, risolta in una grande curva che segue il corso del fiume, ritmata da cinque vetrate strette e lunghe. Sempre sulla riva sinistra, collegata al museo attraverso una lunga passerella a vetrate, si trova la medievale Tour de l'Isle, prezioso resto tardo-medievale, sede di uno gabinetto di disegni e stampe fra i più importanti di Francia.

Da fuori la morfologia della costruzione -imponente transatlantico bianco- potrebbe sulle prime disorientare, ma all'interno, l'avvolgente hall circolare accoglie il visitatore mettendolo presto a proprio agio. Questo garbato omaggio al Guggenheim, è l'ambiente pivot di tutte le attività del museo: l'accueil, la caffetteria, la libreria-boutique, la documentazione, l'atelier, la biblioteca e l'auditorium al primo piano, la conservazione al secondo.
Nell'asse della hall si apre la luminosa galleria centrale, spina dorsale del progetto, che distribuisce gli spazi: sulla destra i 1000 mq riservati alle esposizioni temporanee, sulla sinistra e all'estremità le 53 sale dedicate alle collezioni permanenti (5500 mq).

Alla domanda se l'architettura debba annullarsi di fronte alle opere Lorenzo Piqueiras, responsabile della museografia nel progetto di Grenoble, risponde che la missione non era quella di realizzare un'architettura neutra, bensì une architecture qui atteste qu'elle est en attente de l'oeuvre, pour ainsi dire en "manque".
Nell'allestimento del Museo di Grenoble si è riusciti a stabilire un equilibrio ideale fra supporto architettonico, illuminazione e opere d'arte, consentendone una lettura privilegiata e allo stesso tempo naturale.
In questi spazi ben calibrati infatti il visitatore scopre agevolmente i tesori sotto una luce diffusa, guidato da una segnaletica sobria impressa sulle pareti bianche, la cui tonalità cambia gradualmente a seconda del secolo rappresentato. Le numerose aperture a vetri inoltre offrono al visitatore un punto di vista privilegiato sulla città, consentendogli di orientarsi più facilmente all'interno del museo.

Una chiarezza espositiva esemplare rende godibili tanto il rigoroso percorso cronologico che i trasversali percorsi tematici.

Il primo, trionfalmente aperto dalla pittura italiana con opere di Jacopo Torriti, Perugino, Vasari, Bassano, Veronese, documenta in maniera esauriente le tappe salienti della pittura europea dal XIII al XIX secolo. Dai nomi del manierismo italiano, si passa ai maestri del 600 con un sorprendente variare di dimensioni: Rubens, Bloemaert, Mattia Preti, Osias Beert, Philippe de Champaigne, Georges de la Tour, Zurbaràn, Vouet, Lorrain. E ancora ai capolavori di Canaletto, Guardi, David, Delacroix, Ingres, Dorè, fino ad arrivare ai cosidetti precursori dell'arte moderna: Boudin, Pisarro, Bazille, Renoir, Monet, Gauguin, Sisley, Courbet.

Sulla superficie curvilinea del lato nord, più di 40 sale distribuite liberamente illustrano invece l'arte del XX secolo. Inaugurato da una preziosa donazione, (con quadri di Matisse, Van Dongen, Marquet, Derain, Signac, De Vlaminck, Friesz.) l'iter tematico si snoda con disinvoltura attraverso i momenti fondamentali dell'arte contemporanea: fauvismo, cubismo, futurismo, realismo, metafisica, purismo, De Stijl, surrelismo, espressionismo, astrazione geometrica e informale, arte cinetica, pop-art, nouvelle figuration, construttivismo, minimalismo.

Nel piano seminterrato si svolge l'ultima fase espositiva.. Fanno parte dell'allestimento, la cui mobilità dei pezzi è agevolata dall'articolazione delgi spazi, tele di Morris Louis, Sam Francis, Joan Mitchell per l'espressionismo astratto, poi ancora Louise Nevelson, Jannis Kounellis, Gilbert & George, Rebecca Horn. Nell'ultima sala, dedicata all'arte minimalista e all'Hard Edge, la parete vetrata mette in comunicazione diretta le opere esposte di Sol Le Witt, Frank Stella, Ellsworth Kelly, Kenneth Noland, con le sculture del parco, creando un suggestivo effetto di continuità museale fra interno ed esterno.

Le due grandi retrospettive finora allestite a Grenoble: Kurt Schwitters e Rebecca Horn, insieme all'ultima: Noir et blanc. Hommage à Aurelie Nemours, chiarificano la posizione del direttore del museo, Serge Lemoine, in carica dal 1986. Studioso dell'arte astratta in tutte le sue forme, Lemoine prosegue nella linea inaugurata da Andry-Farcy, acquistando arte contemporanea e suscitando donazioni. La recente esposizione -una storia dell'astrattismo raccontata rigorosamente in bianco e nero a partire da Franz Kupka, passando per Vasarely fino alle tendenze più recenti- ha sollevato una polemica con Jean Clair, riattivando il sempreverde dibattito fra figurazione e astrazione. A confermare ancora questa tendenza, la retrospettiva su Morris Louis, in programma a Grenoble dal 29 settembre al 16 dicembre 1996, artista del quale il museo possiede tre tele fondamentali.

Quello che fu uno dei primi musei francesi d'arte moderna va considerato oggi come un'istituzione museografica di primo piano in Europa. Ma prima di essere un museo a misura di collezione è un museo a misura d'uomo.



	
 

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