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La tutela internazionale dei beni culturali Estratto della Tesi di Laurea
Cristiana Carletti
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 135 (9 dicembre 1996)
http://www.bta.it/txt/a0/01/bta00135.html
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Il sempre più crescente interesse mostrato dai singoli stati e dagli organismi internazionali nei confronti della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale "universale" è un argomento che, pur essendo stato affrontato in numerosi studi, ancora oggi risulta piuttosto complesso e difficilmente sintetizzabile in modo organico e sistematico da parte della dottrina.

Il problema principale, alla base di tale constatazione, è l'inesatta definizione del concetto di bene culturale, da cui è derivata la necessità di fornire un preciso significato del termine, in vista dell'elaborazione e della successiva applicazione di un'apposita normativa volta a garantire un'adeguata protezione e conservazione dei patrimoni culturali a livello internazionale.

A tal proposito si sono rivelati utili nel presente lavoro non solo i riferimenti agli interventi di alcuni studiosi, i quali hanno espresso la loro opinione in materia tramite pubblicazioni di testi od articoli in riviste e periodici specializzati, ma anche e soprattutto l'analisi ed il relativo commento agli stessi documenti (accordi bilaterali e multilaterali, risoluzioni e raccomandazioni inviate dagli organi competenti in seno agli organismi internazionali presso gli stati membri), che in realtà si sono dimostrati il mezzo più efficace per la preservazione di un patrimonio di per sè universale in grado di unire tutti i popoli nell'espressione dei più alti valori di civiltà ed umanità e nel superamento dei concreti limiti spaziali e temporali.

Certamente bisogna tener conto del fatto che le soluzioni offerte dal punto di vista giuridico sono state riformulate più volte allo scopo di incidere non solo sulla disciplina sostanziale, (dato l'ampliamento della nozione stessa di bene culturale, comprendente, oltre ai beni mobili, sia i siti e complessi monumentali nonché archeologici, sia l'ambiente come risultato dell'interazione tra elemento naturale ed azione dell'uomo), ma anche in relazione alla necessità di modificare l'apparato burocratico nazionale ed internazionale preposto ad assicurare una valida protezione dei beni stessi.

Nella redazione del testo, allora, si è ritenuto necessario prendere in considerazione l'argomento secondo questi punti, per semplificare in maniera evidente la nostra indagine.

Nella premessa generale si è cercato di fornire un'accezione del concetto di bene culturale, tentativo affiancato, in un'ottica di carattere pubblicistico, dalla necessità di confermare l'unità funzionale e strutturale di tale categoria di oggetti, nel primo caso giungendo ad una risposta positiva (sulla base di elementi quali l'interesse e l'utilità), nel secondo creandosi non pochi problemi, dato che la qualificazione dello status dei beni culturali è realizzata in relazione alla proprietà pubblica o privata rivendicata su di essi. Quindi si è proceduto ad una prima classificazione delle norme internazionali, sottolineando l'assenza di fonti consuetudinarie e confermando invece la presenza e l'importanza di disposizioni pattizie in materia, catalogabili in due differenti categorie (per la conservazione e per la protezione materiale delle opere d'arte).

Successivamente si è passati, nel secondo capitolo, ad una valutazione e alla verifica dell'applicazione pratica della normativa internazionale da parte dei singoli stati e delle organizzazioni governative e non, distinguendo con particolare attenzione le ipotesi di conflitto armato da quelle verificatesi in tempo di pace. In quest'ambito, all'esigenza di fare riferimento, nel primo paragrafo, ad alcuni punti fondamentali (come la definizione del concetto di bene culturale, il diritto di proprietà rivendicabile ed esercitabile sull'oggetto, la procedura di individuazione degli oggetti da tutelare), per ribadire come, in tempo di pace, sia stato garantito un graduale intervento dei soggetti interessati, compiuto all'inizio bilateralmente e poi mediante la conclusione di accordi multilaterali presso importanti organizzazioni internazionali (ONU, UNESCO, Consiglio d'Europa, CEE, OSA, nonché IOPA, INTERPOL e UNIDROIT), si è contrapposta, nel secondo paragrafo, la necessità di affrontare la trattazione del medesimo problema in tempo di guerra principalmente attraverso la Convenzione dell'Aja del 1954.

Ci si è soffermati, poi, nel capitolo seguente, sul fenomeno di scambio dei beni culturali, osservando sia i casi di esportazione ed importazione, sia il trasferimento illecito, sia gli atti di restituzione e di ritorno degli stessi. In relazione al primo punto è stato possibile, introducendo l'argomento attraverso la presentazione delle più frequenti ipotesi di movimento dei beni, distinguere tre tipi di stati coinvolti nel commercio delle opere d'arte nel mercato internazionale, ovvero quelli esportatori, quelli di transito e quelli importatori; quindi, riguardo il traffico illegale dei beni culturali, a parte la difficoltà di fornire un'esatta accezione del significato di tale espressione, è risultata evidente la validità di un intervento di carattere sovranazionale, rispetto all'azione dei singoli stati, soprattutto sulla base della Convenzione adottata in sede UNESCO il 14/11/1970 (concernente le misure per impedire e vietare l'illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali); infine, particolare importanza è stata attribuita al ruolo assunto dai paesi interessati e dalle organizzazioni internazionali in materia di restituzione e di ritorno degli oggetti d'arte, da cui è derivata l'elaborazione di principi generali, utili nell'indicare l'idonea linea di condotta mediante la quale superare gli ostacoli presenti in tale settore, ma non sempre seguiti, in quanto non inseriti nei relativi ordinamenti interni.

L'attenzione è stata quindi rivolta alle prospettive della cooperazione internazionale in materia, sottolineandosi, sulla base di una breve ricostruzione degli sviluppi che hanno coinvolto tale ambito negli ultimi trent'anni, da una parte la collaborazione, ancora in fieri, tra UNESCO e UNIDROIT, per l'entrata in vigore di un nuovo testo convenzionale relativo alla tutela dei beni culturali in caso di furto o di esportazione illecita, dall'altra l'indiscusso ruolo rivestito dalle istituzioni e dagli enti museali, per la creazione di una disciplina in grado di stabilire i comportamenti standard adottabili dagli stati a livello internazionale, nonché auto-regolamentativa delle funzioni ordinariamente assunte dai musei nel mercato artistico mondiale.

Da ultimo, si è rivelato utile, seppur affrontato poco nel dettaglio, un confronto tra normativa internazionale e normativa italiana, sulla base della produzione legislativa tesa alla conservazione del patrimonio storico, artistico e culturale del nostro paese (vedi art. 9 COST., L.1/6/1939 n.1089, decr.l. del 14/12/1974 e successiva L. 29/1/1975, istitutivi del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali), per verificarne la reale compatibilità, il conseguente adattamento della prima alla seconda, ed i concreti risultati prodotti da tale operazione nell'ambito del nostro ordinamento.



	
 

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