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Una dottoranda italiana negli States Rutgers University, USA
Costanza Barbieri
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 140 (19 marzo 1997)
http://www.bta.it/txt/a0/01/bta00140.html
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Girare in camicetta nelle super-riscaldate biblioteche americane con vetrata sul parco mentre fuori nevica, sabato pomeriggio o domenica notte, è una di quelle singolari esperienze irrimediabimente negate agli studenti italiani per il duplice fattore riscaldamento / apertura serale-festiva. In generale, venire a studiare negli States, è abbastanza illuminante sul cosiddetto "effetto serra". Per "effetto serra", intendo appunto la biblioteca riscaldata con vetrata, dove si è coccolati e vezzeggiati come fiori di serra, nutriti e stipendiati con apposite fellowship di decorosa sussistenza (nelle università statali), quando non di lussuoso eccesso (nelle università private).

L'ecosistema americano è molto più integrato di quello italiano. I Ph.D. students (i fiori di serra) contribuiscono materialmente alla vita della facoltà : insegnano nei corsi introduttivi e/o propedeutici, danno i voti ai freshmen (le matricole), svolgono insomma un'attività magari di bassa manovalanza, ma necessaria e dignitosa, che alleggerisce il lavoro dei professori pur senza abbassare la qualità dell'insegnamento. Facciamo un esempio: il corso introduttivo di storia dell'arte (un semestre di storia dell'arte è obbligatorio non solo per gli studenti delle facoltà umanistiche ma anche per quelli delle facoltà scientifiche) è ufficialmente tenuto da un docente dell'istituto che insegna due volte a settimana. Il docente è coadiuvato da 5 o 6 T.A. (teaching assistants), cioè dai Ph.D. students, che una volta a settimana approfondiscono e discutono con gruppetti di 20/30 matricole alcuni dei temi illustrati dal professore nelle lezioni principali. I T.A. correggono inoltre gli scritti (almeno quattro a semestre) che gli studenti sono tenuti a fare per ottenere i credits (cioè superare l'esame). In questo modo i professori della facoltà non devono mai accollarsi l'onere di esaminare centinaia di prime annualità, anche se impostano i corsi e determinano i criteri di valutazione. I dottorandi italiani sono ufficialmente esclusi dalla vita universitaria (anche se tutti sanno che in realtà ciò non avviene) e gli è vietato di insegnare nulla a chicchessia. La differenza consiste nel fatto che gli americani considerano l'insegnamento non una virtù innata, ma qualcosa che si impara e si affina.

I Ph.D. students ricevono infatti un training per l'insegnamento propedeutico a un futuro come docenti nelle università. Cosa manca negli States ? Biblioteche secolari, archivi umidi e polverosi dove scartabellare materiale quasi sempre affascinante quanto inutile. Ma che ci consente di affondare nella storia come in nessun'altro paese al mondo. Solo i fiori di serra più fortunati riescono a sbarcare nello stivale, sponsorizzati dalle Foundations per svolgere ricerche in loco. Deve essere per questo motivo che i miei colleghi mi chiedono spesso cosa sono venuta a fare oltreoceano con una tesi su Sebastiano del Piombo. La mia risposta ? Passione per lo studio, curiosità per il sistema americano e, mi rendo conto, anche per avere una migliore prospettiva sull'Italia.



	
 

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