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La Quadriennale di Roma “oltre” le proiezioni del 2000 attraverso un nuovo utilizzo della tecnologia e della storia  
Lorenzo Pietrosanti
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 198 (9 settembre 1999)
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Area Artisti

149 artisti trasportano la XIII Quadriennale d´Arte di Roma verso il nuovo millennio attraverso un racconto di sensazioni fatte di sperimentazione concettuale e di ricerca formale sia all´interno che all´esterno della tradizione. Un appuntamento importante ed irrinunciabile che già aveva avuto inizio alcuni mesi fa con l´allestimento della mostra “Valori Plastici”e che sembrava sin da allora introdurre il carattere di ricerca e di confronto con la tradizione delle avanguardie che ha caratterizzato l´esposizione romana. Sotto l´incredibile peso delle opere di El Greco, presenti nel secondo piano del Palazzo delle Esposizioni, Roma aveva già giudicato, vissuto e raccontato a se stessa le opere che dal 19 di Giugno hanno intarsiato e tramandato le pareti bianchissime della Quadriennale.

“Proiezioni 2000” sembra una terribile profezia sul futuro delle arti oramai spose della imperante tecnologia che ci sovrasta, sembra un cantico coraggioso innalzato in onore della battaglia che ogni artista combatte con se stesso e con la propria capacita di raccontare la sua realtà utilizzando la realtà che il mondo gli offre o che a volte gli impone. Proiezioni 2000 denuncia forse stancamente, l´incredibile necessità di ogni artista di mettere in discussione le proprie origini, la propria tecnica, le proprie emozioni di fronte al limitare d´un millennio che severamente ci domanda di terminare un´era e di concepirne una nuova.
Forse non è un caso che l´atmosfera di molte delle istallazioni presenti nel seminterrato, sembravano ambientarsi perfettamente con l´incredibile attualità del timore che pervade un film come “2001 Odissea nello spazio”, forse non è un caso che l´autore di quel film anche se da poco scomparso abbia raccontato con incredibile consapevolezza la bellezza del dramma sempre esistito tra uomo e macchina, tra mente umana e tecnologia digitale; forse non è un caso che due di quelle istallazioni siano state scelte come simbolo d´un percorso suggerito dagli organizzatori della mostra nelle premesse, ma indicato anche dalla necessità di non perdere nulla di ciò che questo secolo ci ha dato imparando però a ricordarlo e a raccontarlo con un nuovo linguaggio, con una nuova passionalità.

Il 4 di settembre la sala delle cerimonie del Palazzo delle Esposizioni alle 18 meno 10 sembrava deserta, quasi immobile nella sua attesa, con accademica lentezza poi ogni volto, ogni presenza è giunta ordinatamente al suo posto ed ogni ruolo è sembrato essere doverosamente interpretato.
Daniel Abadie, Vittorio Sgarbi (assente alla premiazione perché trattenuto a Venezia), Tommaso Trini e Floriano De Santis (segretario generale della Quadriennale) si erano riuniti alle 20 del due ed avevano scelto collegialmente quali artisti premiare giudicando sia il valore artistico dell´opera, sia la ricerca personale dell´artista in senso più generale, sia l´utilizzo delle varie tecniche nei limiti del possibile. Dopo la sentita introduzione di Lorenza Trucchi infatti è stata data lettura del verbale di tale riunione attraverso la quale sono stati resi noti i vincitori dei quattro premi messi a disposizione dall´organizzazione della Quadriennale e del premio speciale offerto dall´Enap.
Floriano De Santis, successivamente alla lettura del verbale, ha definito l´esposizione di quest´anno come eretica nei confronti della scienza comunemente accettata ed ha esaltato la ricerca di un ipotesi di utilizzo di scienze e tecnologie alternative sottolineando la necessità che esse abbiano come premessa di fondo una sentita tolleranza e conoscenza delle proposte maturate in seno alle avanguardie storiche. Sono stati quindi premiati, a suo dire, artisti meno conosciuti scegliendo di mettere in risalto le loro esperienze giudicate positivamente non organiche all´immagine che comunemente si vuole dare alla Quadriennale. Agli artisti vincitori ha infine attribuito la capacità di fare arte apparentemente inattuale attraverso le strade del pensiero moderno che comunemente noi definiamo scienza ed in questo, rendendo la loro opera definitivamente dislocata a cavallo dei due millenni che ci osservano in una atmosfera satura di stanchezza e frenesia.

Gianfranco Ferroni infine si alza in piedi, è seduto in prima fila, sembra molto stanco e forse un po´ incredulo anche se sicuramente ha avuto sufficiente tempo per abituarsi all´idea di aver vinto il primo premio; in lui vive una incredibile capacità di rivivere la tradizione, di utilizzare il simbolo come strumento di rivelazione, di comunione con e del presente, i tre quadri da lui presentati si inseriscono forse nel percorso più difficile da intraprendere verso una nuova proiezione della realtà ed è forse per questo che indicare le sue opere come le vincitrici è dimostrazione di coraggio e di estrema capacità di lettura da parte della commissione.

Piero Gilardi mi aveva affascinato subito, seduto al centro della sua opera ho, forse per la prima volta, concepito il movimento di me stesso che si realizzava sia nello stare immobile del mio corpo, sia nel muoversi d´una materia estranea ed inquietante fuori da esso. La sua installazione, vincitrice del secondo premio, nel suo ritmato sommuoversi di rocce al ritmo d´un cuore umano, ha senza dubbio rappresentato una delle soluzioni di utilizzo della tecnologia più interessanti e potenzialmente rivisitabili nel futuro.

Immaginavo Fabrizio Plessi tranquillamente assente nella sua istallazione Cariatide per poveri, mentre invece lo vedevo raccogliere gli applausi del pubblico presente nonché la responsabilità artistica del terzo premio. Scambiando alcune parole con lui mi è parso di ritrovare alcune delle sensazioni che mesi prima avevo inavvertitamente accantonato godendo della sua opera, rendendomi così conto di quanto fosse parte di lui quell´atmosfera di dubbio e di compassione che chiunque può percepire restando in silenzio in una delle stanze del seminterrato che ospitano la sua istallazione fino al 10 di questo mese. Tecnologia estetica ed emotività interattiva, quindi, le parole d´ordine per questi due artisti che sicuramente rappresentano una tendenza di novità e di confronto decisivo sia con una soffocata memoria storica, sia con una coraggiosa ricerca “eretica”.

Mantovani, vincitore del quarto premio è sicuramente il più figurativo dei premiati anche se in lui il confronto con la realtà si fa simbolo e ascetica ricerca. Una solitaria ricerca di purezza ce lo presenta come abilissimo suggeritore di una trasparente e pur indecifrabile verità.

Il premio Enap è stato assegnato a Gianfranco Baruchello sia per la sua originale astrazione, sia per l´efficace continuità con la ricerca astratta delle avanguardie. Non erano presenti alla premiazione sia il Sindaco Rutelli, che ha inviato un comunicato di saluto, che l´ass. Borgna responsabile delle politiche culturali per il comune di Roma. Assente anche il vincitore del secondo premio Gilardi, che ha donato la propria opera alla segreteria della Quadriennale, quest´ultima ha deliberato di destinare tale donazione la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea. Da segnalare inoltre che quattro opere di giovani artisti sono state acquistate dalla Camera dei Deputati presso la cui sede si terranno, nei prossimi mesi, altrettante mostre dedicate agli autori di tali opere. Si aprirà, infine, il 22 di settembre una retrospettiva su Duilio Cambellotti che inaugurerà per l´occasione i locali della galleria comunale d´arte contemporanea sino ad ora non ancora utilizzati.

Vorrei ricordare per concludere l´ammontare dei premi: 80, 50, 25, 20 milioni per i primi quattro classificati e 50 milioni per il premio speciale. Con la conclusione dei lavori, di questa Quadriennale e della biennale di Venezia, si chiudono i massimi tentativi d´analisi effettuati sulle reali possibilità di sviluppo dell´arte e sulle possibili innovazioni da utilizzare nella ricerca artistica. Rimane comunque la gioia di aver appurato che nel nostro paese la volontà di novità è persistente e vivacissima; essa infatti caratterizza la ricerca artistica italiana da decenni e sicuramente continuerà a farlo nel prossimo millennio.



 
 

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