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La Cultura al lavoro. Impresa, modelli organizzativi e nuove professioni 1 Venezia,
III Salone Beni e Attività Culturali
3 dicembre 1999
Guido Faggion
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 29 agosto 2000, n. 218
http://www.bta.it/txt/a0/02/bta00218.html
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Il bene artistico è un bene semiotico2 soggetto ad un continuo degrado, sovente proprio a causa dei flussi turistici di massa. Tendenzialmente oggi esso non viene più considerato solo come un bene sociale da sovvenzionare, ma anche come un bene che possiede reali potenzialità di economicità. In questo senso, la tendenza che si nota oggi in Italia è quella di una "cultura" che si cerca di rendere sempre più autonoma dagli enti pubblici verso modelli di gestione innovativi tali da permettere uno sviluppo migliore in termini di accessibilità, visibilità, fruizione ed economicità dell'immenso patrimonio culturale italiano.

Si possono individuare due tipi di impedimenti che ostacolano questo percorso: il primo è il considerare la cultura solo per la sua missione etica (nel senso che chi fa cultura realizza un qualcosa di buono e non giudicabile per il quale non si considera neppure l'idea che si possa “gestire” secondo modelli di tipo imprenditoriale perché impoverirebbe il risultato finale e andrebbe a scontrarsi con i fini istituzionali che la cultura rappresenta); il secondo, invece, è assimilare il bene culturale come un bene tradizionale di consumo che è soggetto alle regole del mercato, della domanda e dell'offerta.

I valori della cultura possono essere molteplici, sia diretti che indotti, ma soprattutto investendo e “consumando” cultura si hanno benefici e miglioramenti della qualità della vita.

Gli investimenti in cultura, comunque, devono essere accompagnati da cospicui investimenti in risorse umane di alta qualità, soprattutto perché il fruitore di beni culturali ha modificato le proprie esigenze ed ha affinato, in un certo senso, un proprio gusto personale ed individuale.

In Italia, le imprese culturali, a differenza di altre realtà, sono di piccola e media dimensione. Occorre considerare che, se si vuole realmente produrre cultura, occorre farlo seguendo delle regole gestionali di stampo imprenditoriale adattate alla realtà e identità propria del contesto istituzionale in cui si opera, avendo presente che producendo un bene di qualità il prodotto culturale non si mortifica e non perde del suo valore. A mio avviso, quello che dovrebbe diventare un punto fermo del futuro di apertura e nuovo sviluppo del nostro paese è la modernizzazione e la rivalutazione nella gestione delle ricchezze artistiche e culturali. Tutto ciò si potrà attuare considerando indispensabile il presupposto di qualità e serietà dell'azione e rimettendo in moto il senso di identità, di appartenenza e del presentarsi/rappresentarsi3 delle nostre città non solo come luoghi fisici, ma anche come laboratori attivi di idee, creatività e cultura.

L'applicazione delle tecniche gestionali e di marketing all'interno del sistema culturale crea, soprattutto agli esperti del settore culturale, molteplici paure per quanto riguarda la perdita dei valori della cultura stessa. Il problema sta' proprio in questo: nel metodo con cui si persegue il risultato che non dovrà comunque smentire le finalità istituzionali.
La trasposizione del marketing puro nel “sistema cultura” sicuramente non crea benefici perché essendo stato pensato per una tipologia di beni altamente differenti da quelli culturali, che non sono neppure assimilabili, non produrrà gli stessi benefici e risultati. La trasposizione del marketing dell'industria manifatturiera al sistema della cultura non considera il contesto e la realtà del modo culturale perché pensato per una diversa tipologia di beni. Si assisterà perciò ad un doppio insuccesso: il primo è la standardizzazione della fruizione culturale che non è compatibile e non rispetta le finalità istituzionali, ed il secondo è legato alla specificità economica del bene culturale non confrontabile con i beni di consumo tradizionali. Risulta, invece, più coerente la considerazione di un marketing e di una gestione adattati al bene culturale e soprattutto verso un modello di tipo italiano che considera la sorprendente specificità della nostra realtà: un modello di gestione e organizzazione tipico e specifico per il nostro paese. Non si tratta di una applicazione delle conoscenze di management aziendale ad un settore altamente caratterizzato da anomalie rispetto a quello industriale o manifatturiero. La carta vincente credo sia un'invasione "modesta" e accorta di un approccio gestionale personalizzato per questo settore; un approccio di "contaminazioni" interdisciplinari tra diversi soggetti, soprattutto tra il mondo dell'arte e il mondo del management.

Sovente sono gli stessi specialisti del management aziendale a trovare rivalità e contrasti nel mondo dell'arte perché considerati "fuori dalla cultura" e dal linguaggio dominante in questo settore. Lo snodo cruciale è rappresentato dall'analisi e dalla ricerca di soluzioni convenienti per questi due universi, guardando non tanto alla logica del profitto, ma alla redditività e all'efficienza sociale ed educativa, individuando i modelli migliori di gestione e organizzazione dell'offerta.

La cultura deve essere considerata come un fattore propulsivo dello sviluppo sociale, economico e occupazionale del nostro paese; si tratta di investire capitali finanziari, ma soprattutto, in risorse umane professionali, per attivare circuiti virtuosi di produzione culturale. Formazione, educazione, sostegno dei giovani e delle nuove espressioni artistiche e culturali, utilizzo delle tecnologie innovative e dei moderni strumenti di comunicazione, guardare al futuro tenendo presente sia il recupero del passato, ma anche sia alla produzione di una nostra cultura attuale e contemporanea.

La sfida che l'Italia sta cercando di vincere è quella di trovare la volontà di una gestione accorta del nostro patrimonio culturale, utilizzando tutti gli strumenti gestionali e legislativi a disposizione.

Un'opportunità innovativa in campo legislativo e gestionale di management risulta essere il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro4 per gli Enti (Stato, Regione, Provincia, Enti locali) e aziende private e miste (SPA, SRL, Aziende Consortili, Aziende Speciali e Fondazioni) aderenti a Federculture che sviluppano la loro attività nel settore della cultura, nella sua accezione più allargata: biblioteche, musei, siti archeologici, arti varie, scuola, formazione, turismo, spettacolo, teatro, musica, cinema, sport, parchi naturali, parchi di divertimento; e nel tempo libero in genere.

Il contratto, elaborato secondo i principi di diritto privato, è, nel suo ambito applicativo, uno strumento innovativo di gestione del personale perché basato sui principi di flessibilità del lavoro e di gestione imprenditoriale di un settore fortemente customer oriented.

Il CCNL è rivolto agli Enti Locali, alle regioni, allo Stato, ma anche, soprattutto, alle imprese private o miste che sviluppano la loro attività nel settore della Cultura, nella sua accezione più allargata: biblioteche, musei, siti archeologici, arti varie, scuola, formazione, turismo, spettacolo, teatro, musica, cinema, sport, parchi naturali, parchi di divertimento e nel tempo libero in genere.

Analizzando nello specifico il contratto, possiamo considerare come esso risulti estremamente flessibile nella direzione e decisione, nell'organizzazione e orario del lavoro, rispetto al mercato e, infine, rispetto alle assunzioni, alla mobilità e allo sviluppo del personale. Il contratto prevede il coinvolgimento, ma con completa autonomia di direzione, fra gli Organi Sindacali e la Direzione dell'Azienda con relazioni definite nei modi, nei termini temporali e nelle materie da trattare, quali l'informazione, la consultazione e la contrattazione. La flessibilità rispetto al mercato del lavoro considera le esigenze del settore quali, la stagionalità, le punte di maggiore attività, i periodi festivi e serali, le mostre, fiere e mercati, e le esigenze particolari e organizzative. Le forme di contratto previste possono, quindi, essere le seguenti: contratto a tempo determinato, contratto a termine (fino al 25% dell'organico), contratto di apprendistato (anche per laureati), contratto di formazione lavoro, contratto di lavoro ripartito (job sharing), part time orizzontale, verticale, ciclico e week-end, e contratto di lavoro interinale5.

La flessibilità in termini di organizzazione e orario di lavoro sarà la più funzionale possibile prevedendo di organizzare il lavoro di sera, in modo continuato, con esigenze di reperibilità, nei periodi festivi e feriali, o anche di sospendere il servizio in assenza di domanda. L'orario di lavoro, fissato su base annua di 1666 ore, potrà essere sviluppato in forme predefinite o da sperimentare come: orario continuato o spezzato su 4, 5 e 6 giorni settimanali, orario spezzato fino a 14 ore al giorno; orario in turni ciclici continui diurni e notturni; orario con programmazione e compensazioni plurisettimanali; orario con sospensioni annuali; orario prolungato per mansioni di custodia o di semplice attesa; orari supplementari e straordinari con compensazioni o recupero in banca ore; orario senza limitazioni per quadri, direttivi e particolari funzioni.

La flessibilità in termini di assunzioni considera le modalità previste dalla legge nel diritto privato senza concorsi e senza commissioni articolari. In termini di mobilità, il contratto prevede di far svolgere al lavoratore qualsiasi mansione afferente ai vari livelli di inquadramento della stessa area, attribuendo alla mobilità un valore qualificante e non più negativo. Infine, in termini di sviluppo del personale, il contratto prevede che l'inquadramento superiore per lo sviluppo professionale sia deciso dalla Direzione Aziendale in base al merito, alle attitudini e alle potenzialità dei lavoratori.

In termini di diritti dei lavoratori, il contratto prevede diritti sindacali e personali: le medesime norme dettate dalla legge e tre ore di permessi retribuiti all'anno, il diritto allo studio e necessità personali e familiari. In termini di doveri dei lavoratori, il contratto prevede sanzioni e procedure e un codice disciplinare. Infine, in termini di tutela del lavoratore, il contratto applica la prevenzione e sicurezza dell'ambiente lavorativo, tutela per malattia, gravidanza, pari opportunità, dignità dei lavoratori, portatori di handicap, tossicodipendenza ed etilismo, malati di AIDS e volontariato sociale e civile.

In termini di costi e retribuzioni, è uno dei primi contratti che non utilizza alcun automatismo (neanche gli scatti di anzianità); la retribuzione fissa è pari ai livelli retributivi fissi previsti per gli Enti locali, con in più la quattordicesima in parte ripagata da un'ora di lavoro in più a settimana e meno giorni di ferie. Il contratto introduce retribuzioni di merito come leva e incentivo motivazionale a discrezione della Direzione Aziendale, retribuzioni variabili legate ai risultati e ai miglioramenti, retribuzione accessoria per indennità e maggiorazioni, e incrementi secondo gli indici di inflazione programmata. Il sistema dell'inquadramento costituisce la maggiore novità di questo contratto, ciò che lo rende agile e moderno nella gestione del personale considerato come risorsa in continua formazione, aggiornamento e sviluppo professionale.

In conclusione, la sfida futura è rappresentata dal conseguimento di complessi risultati per arrivare ad un articolato sistema di relazioni e soggetti di un welfare mix orientato al benessere delle comunità attraverso modelli organizzativi misti, dal superamento della scarsità delle risorse finanziarie favorendo gli investimenti di privati con condizioni favorevoli d'incentivazione fiscale oppure con la definizione di nuovi modelli di gestione della spesa come, per esempio, il conferimento in uso dei beni e il diritto di prestito. Il cammino si presenta tortuoso e pieno di ostacoli che sia il mondo pubblico, che quello privato, dovranno cercare insieme di superare, anche in un migliore rispetto e sviluppo del nostro paese in ambito europeo ed internazionale.



INFORMAZIONI:

FEDERCULTURE, Via Cavour, 179/a, 00184 ROMA Telefono 0647865275/4 Fax 0647865276 http://www.cispel.it
federculture@cispel.it

LIBRO SUL TEMA: CCNL PER I DIPENDENTI DELLE AZIENDE DEI SERVIZI PUBBLICI DELLA CULTURA, DEL TURISMO, DELLO SPORT E DEL TEMPO LIBERO, edizioni CieRre,
http://www.edizionicierre.it
info@edizionicierre.it



NOTE

1 Convegno Nazionale svoltosi il 03 dicembre 1999, all'interno del 3º Salone dei Beni e delle Attività Culturali di Venezia.
Relatori: Maurizio Barracco, Presidente Federculture; Roberto Grossi, Segretario Generale Federculture; Michele Trimarchi, Associazione per l'Economia della Cultura; Aurelio Massafra, Confservizi - Cispel.
Tavola rotonda con: Sergio d'Antoni, Segretario Nazionale CISL; Renato Nicolini, Presidente Palaexpò di Roma; Pierluigi Piccini, Sindaco di Siena; Mara Rumiz, Assessore alla Cultura - Venezia.
Moderatore: Anna Detheridge, Il Sole 24 Ore.
Chiusura dei lavori: Gianpaolo d'Andrea, Sottosegretario Ministero per i BB.AA.CC.

2 Il bene semiotico, grazie alla sua forma materializzata, è un bene portatore di un segno/simbolo estetico riconosciuto in uno specifico cosmo o contesto culturale (Walter Santagata, “Simbolo e merce, i mercati dei giovani artisti e le istituzioni dell´arte contemporanea” , edizione Il Mulino, ricerca, 1998).

3 Il concetto della teatralità e del rappresentarsi prende spunto dall´intervento a favore delle città d´arte e l´opinione prevalente su quale debba essere il loro destino ! Ci si riserva due possibili soluzioni radicali e insoddisfacenti: quella dell'immobilità eterna e quella del rinnovarsi o perire. La strada volta al rinnovamento è tale per cui non si verrà solo per ammirare le bellezze o per comprare o vendere, ma anche per scambiare cultura; dove lo sviluppo culturale dipenda dall´economia e diventi la condizione necessaria per lo sviluppo economico. Sarebbe importante che non si "importi" cultura ma che la si crei; insomma che la città d'arte diventi produttore attivo di cultura. Per questo motivo è necessaria la ricerca di spazi in cui dare la possibilità ad artisti, cultori dell´arte passata e presente, artigiani, scuole, università, ecc. di creare "laboratori" in cui si possa creare e scambiare cultura. La città diventerà così il contenitore ed il contenuto di quell´arte presente e passata, di cultura e storia che si rinnova e rappresenta.
Gianfranco Mossetto, L'Economia delle Città d'Arte, modelli di sviluppo a confronto, politiche e strumenti d'intervento, ETAS libri, 1992.

4 Il CCNL decorrerà dal 01 dicembre 1999 e durerà fino al 30 novembre 2001 per quanto riguarda la parte economica, e fino al 30 novembre 2003 per quanto riguarda la parte normativa. Il contratto è stato sottoscritto tra Federculture e le organizzazioni sindacali CGIL/CISL/UIL il 09 novembre 1999.

5 Contratto caratterizzato da un rapporto trilaterale: un'impresa (società fornitrice) assume il lavoratore (prestatore di lavoro temporaneo) che lo pone a disposizione di un'altra impresa (società utilizzatrice) per esigenze di carattere temporaneo. Legge 196/97 (Gazz. Uff. 04/07/1997, nº154 s.o. nº136/L, nota come Pacchetto TREU).




 
 

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