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"Volare!" ovvero Pindaro e i futuristi Milano, Pal. Reale
Marco Enrico Giacomelli
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 23 Novembre 2003, n. 348.
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Area Mostre

Una mostra che abbia intenti didascalici non può fare a meno, a quanto pare in Italia, di una serie di strumenti: pannelli con gran quantità di parole stampate, un numero impressionante di oggetti d'ogni natura da far vedere - ma non toccare ! - e, ahimè, le sezioni. In questo caso, le suddivisioni tematiche sono ben nove, a loro volta ripartite in sorta di "paragrafi": da due a otto. Insomma, sembra di trovarsi di fronte all'indice del catalogo. Invece, quest'ultimo è dotato di una struttura assai più ariosa e - ne siamo certi - costituirà un'autentica pietra miliare negli studi dei molti settori che hanno a che vedere col volo.

Tornando alla mostra, non possiamo esimerci dall'assumere un tono di critica. L'esordio al quale assiste il visitatore è indubbiamente scontato: in rassegna passano Icaro e Leonardo da Vinci, i goffi dirigibili e i fratelli Wright. Dal 1903 - data del primo abbozzo di sollevarsi in volo - al 1909, il lasso è breve e l'Italia inizia a volare. Tuttavia non è una storia sempre edificante: in un tempo piuttosto rapido si passa dai voli pindarici alle aviazioni guerresche. Presto infatti si giunge alla «folla entusiasta [che] inneggia agli aviatori dell'Italia di Mussolini» (La Tribuna Illustrata, 23 luglio 1933) e all'Aeroritratto simultaneo di Italo Balbo (1940) di Enrico Prampolini. Prodromi già annunciati nel 1918, quando D'Annunzio compie il suo volo di pubblicista viaggiatore e copre Vienna di volantini vergati dalla sua penna.

Tuttavia - come spesso accade - in fin dei conti è il denaro che conta. Allora si illustrano le storie e i successi (economici) delle valevoli industrie aeronautiche e dei voli commerciali. Così, poco a poco, l'aria diventa popolare e le ali non ornitologiche raggiungono le pagine del Corriere dei Piccoli o la superficie di portasigarette kitsch: è l'aviomania, mito che inficia il presunto eroismo degli arditi pionieri dell'aria.

Ma in tutto ciò, quale ruolo giocano i futuristi? A parte la funzione di evidente richiamo, doverosa e pressoché necessaria a una mostra come questa. E fatta salva l'ormai arcinota questione della tecnologia, della velocità, dell'aerodinamica ecc., immortalata nel Manifesto del Futurismo del 1909: «Noi canteremo [...] il volo scivolante degli aeroplani ...». Venendo al punto, con chiarezza: di opere "futuriste" se ne sono viste un numero ridotto, inquadrate in un allestimento angusto e claustrofobico, di valore non certo sopraffino.

Che l'Italia abbia qualche problema con la divulgazione, non solo a livello museale, è oramai quasi proverbiale nell'ambiente degli "addetti ai lavori". Questa esposizione lo dimostra palesemente. Quando poi i fondi e gli spazi a disposizione dei settori didattici sono ridotti in maniera esasperata, la contraddizione si rivela in tutta la sua paradossalità.
E tuttavia, qualche giovane ricercatore sta cominciando a svolgere un buon lavoro di indagine: fra qualche mese sarà interessante leggerne gli esiti pubblicati dall'editore milanese Franco Angeli. Nel frattempo, Palazzo Reale non si limita a questo parziale flop: Guercino. La poetica e il teatro degli affetti e il gran teatro del mondo. L'anima e il volto del Settecento valgono bene Volare !.





La mostra

Volare! Futurismo, aviomania, tecnica e cultura italiana del volo 1903-1940
A cura di Anna Maria Andreoli, Giovanni Caprara, Elena Fontanella
Palazzo Reale - Milano
http://www.mostra-volare.com
Catalogo De Luca Editori d'Arte, Roma






 
 

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