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Intervista a Tania Lorandi sull'origine e significato del Collage de Pataphysique  
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 9 gennaio 2006, n. 418
http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00418.html
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Area Interviste

Innanzitutto ... che cos'è questo famoso Collège de Pataphysique e la sua diramazione italiana di cui tu sei artefice ?

Oltre tutto Collage, Collage ... Collage de Pataphysique, o ...


Perdonami ...

No no, o vuoi sapere del Collegio francese ? Sono due cose diverse.


Ah, ecco no: entrambe.

Allora, la storia del Collegio di Parigi è una storia un po' lunga: tenterò di fare una sintesi. È nato nel '48 sotto l'impulso di Maurice Saillet. Ovviamente la parola "Patafisica" è nata da Jarry molto prima, in Ubu Roi, anzi in Guignol (come libro), e poi è stata spiegata in Gesta e opinioni del dottor Faustroll patafisico, sempre di Jarry. In base a questa definizione che lui ha dato nel libro, nel 1948 è nato appunto, è stato nominato "Collegio di Patafisica". In pratica si son detti: perché non fare un Collegio; era una riunione letteraria in un Café di Parigi. Quindi hanno stabilito una ierarchia, un calendario e poi seguirono vari studi legati a "la" scienza, perché la Patafisica non è una scienza, secondo Jarry, è "la" scienza, con dei patacessori che sono dei patafisici prima dell'invenzione della parola stessa. Ecco, questo è il Collegio che vive tuttora, loro pubblicano ... hanno avuto varie serie di 28 pubblicazioni e pubblicano tuttora un bollettino, fanno delle ricerche sui linguaggi. Così direi se dovessi riassumere il lavoro del Collegio. Invece il Collage de Pataphysique è il nostro Istituto, mio e quello di The Big Bosse de Nage, il Rettore del Collage de Pataphysique. I francesi hanno detto che "Collage" sta nel fatto che la Lorandi è molto brava a mettere assieme tante cose.


Ma è una battuta o è proprio così ?

È proprio così ! (ride)
Sono l'unica a riunire tutti gli Istituti che conosco nelle manifestazioni che organizzo.


Quindi un meta-collegio ?

Sì, un poli-collegio (ride fragorosamente).


Come ti è venuta l'idea di aderire e fondare questo poli-collegio ?

Le cose non avvengono mai di colpo. Sono sempre diluite nel tempo, molto lunghe. Avevo un professore di semiologia dell'Arte, una persona squisita, con cui ho ancora un rapporto epistolare: Guy Vandeloise, che tra l'altro è anche artista pittore. Lui ci parlò della Patafisica e di Jarry per il fatto che non si può approdare al Surrealismo, al Dadaismo, alla letteratura d'avanguardia, al teatro d'avanguardia, senza affrontare Jarry, che non si può parlare di Duchamp, senza parlare di Jarry. Allora era inevitabile che lui, grande interessato all'arte contemporanea, ci parlasse di Jarry e della Patafisica. Poi in Belgio, a Verviers, c'è un Istituto molto attivo che ha fatto parte dell'OULIPO: OUvroir de LIttérature POtentielle, creato da Raymond, Raymond Queneau, lo dico all'italiana (cambia pronuncia) Raimon Cheno, gran maestro di Calvino, Calvino faceva parte dell'OULIPO e André Blavier, letterato belga, amico di Queneau era di Verviers. Il Belgio è sempre stato molto importante, sia per Jarry, sia per la Patafisica. Questo professore (Guy), a suo tempo, ci aveva fatto fare delle ricerche sulla Patafisica.


In quale scuola ?

L'Ecole des Beaux Arts de Liège, di Liegi. Però ero studente, ero giovane.


A che età ?

Io ho fatto sei anni di Accademia. All'epoca erano sei anni più uno. Dai quindici anni ai ventun'anni.


L'età più importante: quella in cui si formano le idee, il carattere; tutto.

Sì (ride) sì, son tutte importanti le età, però lì c'è la formazione, è nata la passione.


Quando poi ti sei trasferita in Italia hai portato questa tua invenzione ? quando è nato il Collage, in Italia o a Liegi ?

È nato in Italia.


Dopo il trasferimento.

Volevo dirti che c'è stato un personaggio molto importante per me che è, era, perché purtroppo anche lui è sparito poco tempo fa, a febbraio del 2005: Harald Szeemann, perché ho visto la sua mostra del '75 "Le macchine celibi" e anche lì la Patafisica ...


Duchamp ...

Duchamp, sì, in quella mostra c'era una lettura importante, una delle prime grandi diffusioni come "volgarizzazione", per gran pubblico, dell'opera di Duchamp. Altrimenti prima era molto per intenditori, per altri artisti. Lì, Harald Szeemann fa un grosso lavoro con Jean Clair e altri, con Schwarz anche. Ho visto la mostra e mi ha impressionato tutta la parte sulle macchine. Jarry era ancora lì, con ... la costruzione per la macchina per viaggiare nel tempo. Commentario utile ... l'ho tradotto in italiano e non mi ricordo il titolo ... è l'unica traduzione che c'è in italiano.


Ah sì ?

Te la manderò, tra l'altro. Per cui Jarry come vedi s'intendeva di macchine, oltre che di biciclette, perché la macchina che preferiva era la bicicletta ! Ha scritto molto sulle macchine. Dunque un personaggio importante, anche lui, Harald Szeemann, sempre correlato, sempre legato alla Patafisica. Penso che tutti gli artisti importanti contemporanei hanno avuto, hanno strisciato, sfregato, il Collegio. In Italia avevo iniziato a fare delle piccole mostre a tema: una mostra dadaista, una su Duchamp ...


Dove ?

Erano i primi anni del mio arrivo, quindi dove abito, tra Bergamo e Brescia, in quelle zone. Non mi muovevo ancora in tutta Italia. Sì, appunto, una mostra dadaista e una mostra su Duchamp con delle riproduzioni d'opere. Un po' dopo, nell'88 circa, è nato questo gruppo d'artisti di Brescia con cui ho collaborato. C'era anche un artista di Treviso, un artista siciliano, e quando ho detto: perché non organizzare qualcosa attorno alla Patafisica ? Loro mi hanno guardato sgranando gli occhi: cos'è la Patafisica ? La parola è già molto intrigante. È tanto efficace, tu dici: Patafisica ! E le persone ti guardano incuriosite. Ma cos'è la Patafisica ?


Sembra molto seria !

Mi fermo perché ci sarebbero tutti gli studi che sono stati fatti soltanto sulla parola stessa.


Duchamp faceva parte del Collegio ?

Sì, Duchamp aveva ricevuto il diploma. Non ricordo la sua carica esatta. Tra l'altro io sto facendo un lavoro di demolizione della ierarchia. In pratica non la chiamo più ierarchia, ma aierarchia. Diplomo molto facilmente, perciò se riceverai un diploma non sentirti troppo ... (ride)


E gli altri membri ?

Sono tantissimi. Einstein in un quaderno che apparteneva a Boris Vian ha scritto una frase che dice: «les équations du champ unifié sont quand même les plus marrantes»; «le equazioni del campo unificato sono comunque le più divertenti». «Marrantes» in francese è qualcosa di più che divertenti, più scherzose, le più sfiziose, quasi. Vedi, come spirito ci siamo: Einstein aveva uno spirito particolare, era molto attore secondo me come fisico, no ?


Tu sei la socia fondatrice da sola, o insieme a qualcun altro, di questa sezione italiana ?

Con alcuni altri, perché con quel gruppo del quale ti parlavo prima abbiamo iniziato sotto il mio impulso, ma a studiare non ci siamo più fermati, siamo ancora tutti dentro, siamo caduti dentro come Obelix (ride).


Ma avete chiesto un'affiliazione ufficiale al gruppo francese, oppure siete nati indipendentemente ?

Allora, siamo nati così: a partire dall'88, abbiamo fatto vari spettacoli, perché all'inizio erano mostre/spettacoli/multimediali dove c'era un po' di tutto, coinvolgendo degli attori, dei musicisti, abbiamo fatto un lavoro a Bologna (nel '90) in un centro sociale molto grande, che era "La Fabbrica": 3.000 metri quadri che abbiamo invaso ... Due o tre anni dopo ho preso contatto con Enrico Baj e lui subito mi ha mandato una lettera entusiasta della ricerca che facevo attorno alla Patafisica, mi ha incoraggiata, mi ha sostenuta, ha scritto delle cose per me e questo a me ha dato veramente tanto perché non me l'aspettavo.


Scusami, ma io sono ignorante e vorrei capire la vostra posizione rispetto a questo gruppo più anziano.

Baj era l'Imperatore Analogico dell'Institutum Pataphysicum Mediolanense fondato nel '64 con Raymond Queneau.


Per farlo capire anche ai lettori ... perché poi alla fine non è un argomento così semplice !

Sì, è talmente vasto che tentare di dargli un contorno ... però ecco, per me sono scontate queste cose, effettivamente.


Io non dò niente per scontato, perché è un argomento abbastanza difficile.

E allora questa è una data da ricordare per la creazione ...


Quale data ?

Il 1964. In presenza di Queneau che venne dal Collegio, Queneau aveva una carica molto importante. Era satrapo, perché una delle cariche più importanti è satrapo. Venne a Milano e in una trattoria, di cui non ricordo il nome, pronunciò un discorso in latino e così fu fondato l'Istituto, prima retto da Farfa, che era un poeta futurista. È morto quasi subito Farfa, non ha fatto molta reggenza, e poi da Virgilio Dagnino, e poi da Baj, come Imperatore Analogico, fino a quando morì due anni fa. Per cui per noi essere sostenuti da Baj voleva automaticamente dire avere l'imprimatur dei francesi. Oggi il mio lavoro, il nostro lavoro è riconosciuto dai francesi, dagli italiani oramai, però io ho mantenuto questa cosa e la rivendico perché fa parte della mia etica di vita, più che d'artista: il Collage de Pataphysique è indipendente ed autonomo. Nessuno poi alla fine è mai venuto a mettermi la coccarda o a mettere una coccarda sul luogo. E agisce tantissimo perché è praticamente uno degli Istituti più attivi sul pianeta.


Scusa, ho perso il soggetto: è il vostro uno dei più attivi sul pianeta ?

Eh, sì, perché i francesi sono legati a tutto quello che è letterario. Pubblicano questo Bollettino "Les carnets trimestriels" e lavorano sui linguaggi, sono molto legati alla letteratura. Non so se per l'influenza di Baj, che per tantissimi anni ha retto la Patafisica in Italia, tutto quello che è italiano è invece molto legato alle arti plastiche e io voglio fare notare questo perché è un'impronta ... va detto ... dunque non ricordo quando è morto Dagnino, ma dal '70 al 2003 sono pressappoco 30 anni che Baj ha retto l'Istituto: non è poco. E lui ha sempre dato quest'impronta fatalmente ... era pittore. Quando è stata fatta la mostra a Palazzo Reale di Milano "Jarry e la Patafisica", era molto più legata a tutto quello che sono le arti visive, che non alla letteratura, anche se antologicamente era rappresentata la letteratura italiana ed estera. E questa è l'impronta nostra: è facile che gli italiani organizzino mostre, gli italiani, vale a dire il Collage de Pataphysique, all'eccezione di un altro Istituto molto attivo retto da un carissimo mio amico che è Afro Somenzari, l'Istituto Vitellianense di Viadana nel Mantovano, che è stato fondato proprio "en grande pompe", come si dice in francese. È venuto proprio un Rettore da Parigi, sono venuti a notificare la creazione dell'Istituto ...


Lo scopo ultimo del Collage e del Collège messi a confronto: capire il senso ultimo delle cose, capire la natura, ricreare una natura artificiale ?

Tu mi chiedi qual è lo scopo ultimo degli Istituti in genere ?


No, del tuo, del tuo, del Collage de Pataphysique, messo a confronto eventualmente con il Collège per capire l'ispirazione del ramo principale e di quello che hai creato tu personalmente.

La cosa principale per me, o quella che tento di difendere all'interno del Collage de Pataphysique è ovviamente la libertà d'espressione e l'espansione di questa libertà. Non ci sono solo io, la rappresentante del Collage, ci sono ottanta membri che sono poeti, che sono scultori, pittori; quando lancio un progetto io invito tutti e partecipa chi vuole. Sono abbastanza orgogliosa, devo dirlo, perché senza fondi e senza grandi mezzi faccio in Italia un lavoro indipendente e autonomo. Diciamo che forse la testa calda che ero da giovane continuo ad averla, a volere e ad insistere. Non so se questa è una scelta o una condizione perché siamo in Italia e siamo poco aiutati, però è diventato un dato di fatto.


Scusa, la richiesta di entrare la può fare chiunque, oppure è per cooptazione ?

Non mi è mai successo che qualcuno mi chiedesse di entrare.


Se qualcuno, leggendo adesso l'intervista, fosse affascinato dalle tue teorie e da quello che fai volesse aderire, potrebbe, oppure dovrebbe essere invitato ?

Non ci ho mai pensato e ci penserò al momento in cui il quesito ... sai che diceva Duchamp ? Non ci sono soluzioni perché non ci sono problemi.


Bellissima questa risposta ! (ridendo)

La soluzione al momento del problema se mai esiste, come diceva lui. Dunque, per continuare a rispondere alla tua domanda, l'aspetto poetico è importantissimo. Lo studio dei vari linguaggi che sono quasi tutti rappresentati all'interno del Collage de Pataphysique. Riprendo quello che diceva il Maestro Baj e che diceva anche Jarry: la Patafisica non è una scienza ma "la" scienza; sarebbe quindi un po' il connubio tra Arte e Scienza. Ecco la ragione per la quale insisto che ci sia sempre una ricerca nel lavoro che svolge l'artista all'interno di una mostra che lancio io. L'ultima mostra s'intitolava: "Dalla 'Patafisica all 'Apatafisica" (ontogenesi patafisica e interpretazione degli umori). Abbiamo lavorato sugli umori, abbiamo lavorato attorno al corpo umano e costruito un corpo patafisico. Io chiedo che ci sia una ricerca, non dico scientifica, ma artistico/scientifica, no ? ... questa è già una delle finalità. Poi c'è un confronto col Collegio, ed è questa, una cosa molto intima, mia, un mio "credo": tento di difendere la verità e l'autenticità. Penso che noi esseri umani siamo alla loro ricerca ma che però è una meta. Siamo poco veri e autentici quando siamo gelosi, invidiosi, siamo pieni dei difetti che sono i bei difetti dell'essere umano, legati ai suoi sentimenti alle sue emozioni, agli istinti, ai sensi ... per questo tendiamo a verità e autenticità ma è una tensione e intanto non lo siamo. Anche quando vogliamo fare i puristi, i poeti, mai però siamo lindi. Per questo faccio un atto di provocazione, con questa "a" privativa che metto di fronte a Patafisica che diventa Apatafisica, con questa Aierarchia, con questa Ascienza, tento di far sì che ogni patafisico si guardi un po' dentro. È vero che la Patafisica è onnicomprensiva, si dice, quindi comprende anche la sua negazione, anche se Apatafisico non è "antipatafisico". È patafisico privato di se stesso, perciò è il vuoto patafisico. Tutto sommato è più per creare un dialogo e far riflettere su tutte le sgomitate che si danno gli artisti in questo mondo, che ritengo molto sgradevoli, sempre legate all'ego e al narcisismo, una cosa che io disapprovo e che considero anti-poetica.


Quindi non c'è soltanto una poetica, ma c'è anche uno stile di vita in un certo senso ?

Spero che ci sia coerenza tra il pensiero e la vita, altrimenti non ha senso.


Tu hai detto prima che la tua attività non è solo poetica, ma anche e soprattutto orientata alla produzione di oggetti d'arte, se non sbaglio ?

Sì, beh, sarei scultrice, pittrice e se scrivere è produrre un oggetto ... ultimamente scrivo abbastanza.


Le tue, le vostre riunioni sono in tutta Italia o solo a Bergamo ?

Non facciamo delle riunioni vere e proprie: siamo in contatto gli uni con gli altri attraverso queste mostre, più che altro e anche per amicizia. Questa ricerca è incentrata anche intorno a dei rapporti, più o meno d'amicizia.


Vi sentite tramite Internet, oppure con la posta, un epistolario, un carteggio, telefonate, come fate a sentirvi e ad organizzarvi ?

Ma, vedo che i Patafisici sono poco telematici (ride). C'è un bel sito che è "Ubu-land", che ha creato un giovane critico che si chiama Domenico Quaranta. Però adesso per le sue numerose attività il sito è rimasto un po' in sospeso. Lì ci sono abbastanza informazioni sugli Istituti italiani. Però il materiale è ... ci scriviamo: cartaceo, epistolare, telefonico.


C'è una laurea "honoris causa" ? Quando un artista viene promosso cosa succede: una cerimonia ufficiale ?

Sono le inaugurazioni delle mostre: le grandi tavolate dove si mangia e si fa della patafisica attiva, non teorica.


E in che consiste ? Ah, ho capito benissimo, molto simpatica la definizione (rido)

C'è una parte della patafisica che è molto goliarda, diciamolo: amiamo divertirci.


E quale lingue sono ammesse, oltre al francese e all'italiano ?

C'è un Istituto a Londra. C'è un solo Collegio in Francia, tutti gli altri all'estero sono Istituti. Anche il Collage de Pataphysique è un Istituto, non è un Collegio.


Che differenza c'è tra Collegio e Istituto ?

È una categoria (ride).


Pensavo che ci fosse una differenza specifica.

È stato stabilito così dal Collegio di Patafisica: un unico Collegio e tutti quelli che saranno all'estero saranno degli Istituti. Però il primo Istituto fondato è quello di Buenos Aires, poi c'è stato l'Institutum Pataphisicum Mediolanense, poi via via ... c'è un Istituto in Germania, uno a Londra, in Spagna e ne stanno nascendo un po' ovunque. L'Italia è la più ricca in Istituti: c'è l'Istituto Torinese, il Mediolanum, il Vitellianense, il Collage de Pataphysique, il Partenopeo, sono cinque o sei ...


Uomini e donne hanno le stesse possibilità di entrare e lo stesso riconoscimento: che differenza c'è ?

È una buonissima domanda perché fino ad un certo punto sembrava che la donna avesse poco spazio all'interno della Patafisica. Baj è stato un gran difensore della donna, ma anche dell'immagine della donna, cosa che si può leggere in alcuni dei suoi testi. Mi mandò a suo tempo una lettera scritta a mano, con il pastello a cera rosa, un po' come fanno i bambini, che diceva: «la Patafisica è rosa».


Bellino

Con riferimento anche a Rose Selavy, l'alter ego di Marcel Duchamp, che è lui travestito in donna, all'erosione e a tutto quello che è femminile. Su questa lettera c'era scritto: «con preghiera di pubblicare». Cosa che ho fatto a giugno, quest'anno, per la mostra. Nella pubblicazione ho inserito la lettera in un capitolo legato alla donna. I nostri sono membri, quando sono uomini, ma ci siamo posti più volte il problema di come chiamare le signore: membresse ? Io ho scelto membrane ...


Carina, questa ! ... eccentrico (rido).
La musica che ruolo ha all'interno delle arti della Patafisica ?

Jarry ha scritto varie canzoni e c'era un suo amico, Claude Terrasse, che scriveva le musiche di queste canzoni. C'è la famosa "Canzone dello Scervellamento", "Tatane", Jarry dava già un posto alla musica oltre che al teatro, ovviamente. Satie ha fatto parte del Collegio. Adesso non ho in mente altro, però Satie è un musicista importante.


Ci sono degli spartiti patafisici ?

Gli spartiti di Terrasse, che ha musicato le canzoni di Jarry.


E concerti veri e propri, patafisici dall'inizio alla fine ?

Noi come Collage, abbiamo sempre dato un grandissimo posto alla musica. Io canto, faccio parte di due gruppi musicali; uno molto di ricerca, è musica elettronica un po' particolare, con un milanese che si chiama Antonello Quarta, e con un altro musicista invece che è di Verona e con questo sfogo un capriccio: sono canzoni, molto ... è un capriccio mio perché quando canto mi rilasso, non mi sento di dover fare della teoria o avere una responsabilità estetica ... lì mi lascio andare.


Avete mai registrato queste musiche ?

Sono tutte registrate: a ogni mostra c'è una musica originale e io registro le mie canzoni, sì, sì !


Quindi le registrazioni sono edizioni del Collage de Pataphysique ?

Sì, sono edizioni nostre, così ... un po' inter nos, per un piccolo pubblico, ma ci sono.


Che proposte arrivano dai tuoi associati al Collage de Pataphysique: cioè loro fanno proposte di mostre, eventi, conferenze, o sei tu che organizzi tutto a livello centrale ?

Diciamo che siamo tutti creativi quindi ogni tanto saltano fuori delle idee: ma facciamo ... ma perché no ? Ci sono a volte progetti che si concretano, altri no. In una conferenza che avevo tenuto quando ho lanciato la "Diplomazione" un po' per prendere in giro questa ... ho detto che il Collage de Patphysique è un tronco, lascio a voi aprire cattedre o gabinetti critici, per questo ho aperto a qualsiasi soluzione immaginaria, siccome la Patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie.


È bello che anche il nostro Manifesto Permanente su Arte e Comunicazione ha l'immagine del tronco come albero da cui si sviluppano poi altri segmenti di comunicazione interattiva.
Quanto tempo ti occupa al giorno la creazione ?

Vorrei dire tutto il mio tempo ! (ride)


Un'immersione totale d'anima e corpo ...

Anche, penso che sia proprio uno stato d'essere. Un artista a cinquant'anni è dentro sempre. Penso che hai visto un po' il personaggio che sono ... come dirti: sono tanti personaggi. Tante volte mi hanno detto: sei un po' camaleonte. Io amo anche questo: essere. Vedi, ho passato delle giornate qua a Roma scoprendo anche dell'archivio anarchico, incontrando degli anarchici. Mi ritrovo in quegli ambienti, poi magari, giusto dopo, sono con Mario Persico a Napoli dove mi delegano il numero sei della loro rivista patafisica, molto bella, che è un foglio con una fustella particolare. Mi piace la vita, mi piace essere un po' ovunque, non sono il "Cosmopolita" ma quando riesco ... Mi piacciono gli esseri, gli esseri umani, molto.


Riesci a valorizzare il lavoro dei tuoi associati ?

Questo bisognerebbe chiederlo a loro. Penso che ho questa capacità, senza ... così, modestamente, perché ho fatto molto lavoro sul mio ego, per ridimensionarlo. Per cui riesco ad amare il lavoro degli altri. Sono molto curiosa ed è forse anche per questo che riesco a metterlo in valore, ovviamente come posso io, soggettivamente. Di solito non si lamentano. E poi amo fare di tutti i lavori una grandissima installazione, che è un po' la mia mostra, la cosa che curo io. Questo mi è rimasto da Harald Szeemann, anche lì, molto, molto modestamente, perché lui è stato uno dei primi che ha fatto queste grandi mostre a tema, come "Le Macchine celibi" ...
Bisogna avere abbastanza umiltà. È brutto dire: io sono umile, però riconosco che amando il lavoro degli altri, amando le persone ... Vedi: io ho un aspetto molto materno, a volte anche invadente, riesco ad incorniciare abbastanza bene, spero, il loro lavoro. Penso che una persona che voglia essere un minimo curatrice deve sviluppare questa capacità qua: sapersi mettere veramente al decimo posto. Vorrei fare una grossa mostra patafisica a Roma ...


Bene !

... Coinvolgendo gli Istituti del mondo intero. Questo è un progetto che ho, che però prenderà tantissimo tempo. Ho tentato di coinvolgere delle persone per la diffusione ...


Io ti appoggerò in tutti i modi !

Oh, grazie ! Fantastico !
... vorrei che fosse in omaggio a Baj e in omaggio a Harald Szeemann che è morto mentre stava organizzando una mostra a Bruxelles, nel mio paese di origine, che si chiamava
"La Belgique Visonnaire". André Stas, mio caro amico, Rettore attuale dell'Institut Limbourgeois de Hautes Etudes Pataphysiques di Verviers (ILHEP), che ha sostituito Blaviers del quale parlavo prima che è morto anche lui tre anni fa; stava dando una mano alla realizzazione di questa mostra qua e ... Szeemann è sparito, di un infarto. Siccome il lavoro di Szeemann, l'ho detto prima, ha condizionato tutta la mia vita artistica, volevo rendergli omaggio e fare una specie di "Italia Visionaria", ma chiamare questa mostra Italia visionaria sarebbe presuntuoso perché vorrebbe dire: io riesco a fare quello che faceva Szeemann ... non ci voglio neanche pensare.


Di buon auspicio ...

Però "Italica Patafisica" perché no ?


Posso pubblicare anche questa notizia nell'intervista ?

Ma sì, anche se è una fantasia, una soluzione immaginaria per sopravvivere nel mio domani artistico.


Che ne dici del concetto di "anima bella" ?

Di anima bella ?


Ti ho presa di sprovvista !

Mah, è il termine bello che è così ... Anima bella ? mi fa pensare a tutto quello che è più legato alla mia ricerca, direi di "alchimia interiore". Io ho conosciuto uno dei più grandi alchimisti del secolo scorso che è Eugène Canseliet, che era il trascrittore di tutti i testi di Fulcanelli, perché Fulcanelli, non ha scritto, è stato trascritto ...


Però non l'ha conosciuto nessuno ! Questo Fulcanelli è un personaggio quasi mitico ...

Canseliet l'ha conosciuto: era il suo discepolo. Però non ha mai svelato chi fosse ."Le Dimore Filosofali" e "Il Mistero delle Cattedrali" sono due libri scritti per richiesta di Fulcanelli a partire da note sue trascritte appunto da Canseliet. Ebbene quest'uomo l'ho incontrato a Parigi quando ci ha dedicato uno dei suoi libri. Il mio compagno dell'epoca si occupava di Alchimia e ho avuto una bella infarinatura che è inevitabilmente rimasta. Per cui "anima bella" mi dà l'idea del lindo di cui parlavo prima quando dicevo che mi piace confrontare l'essere umano con i suoi limiti, quando vorrebbe essere un angelo, o vorrebbe approdare veramente a tutte le parti più vere e pure, siamo pieni di pesi, di bagagli, dei quali dobbiamo liberarci. Questo è per me un impegno importante, anche legato a dieci anni di psicoanalisi che ho fatto e non è poco. Ho provato varie cose che sono state fondamentali per il mio lavoro e per quello che sono adesso, anche per smussare l'ego dell'artista. Ho dato una bella ridimensione al narcisismo e se tante volte lotto con i miei "soggetti", so il perché: se non si è fatto un lavoro interiore, queste parti qua, diventano inevitabilmente invadenti.


Il rapporto con l'Oriente come l'hai vissuto ?

L'Oriente ?


Oriente e Occidente, diciamo.

Il mio interesse per il Buddismo Zen, da piccolina, e una cosa che ho capito molto tardi che è un koan Zen, che a me è sempre piaciuto. Il discepolo chiede al maestro: «maestro ma mi dica, mi dica, cos'è l'illuminazione ?» E il maestro gli risponde: «vai a lavare la tua scodella». I miei interessi per l'alchimia, l'esoterismo e la magia; per quanto io abbia avuto tempo o ne ho ancora per studiare questi soggetti, fino a quando non mi sono radicata, come dice un altro mio maestro che è una persona che si occupa d'energie e memoria dell'acqua, che ho messo giù radici, erano cose legate a soluzioni immaginarie veramente soltanto poetiche ... Adesso invece so che tutte queste cose passano attraverso la concretezza, anche l'azione di lavare una scodella ...


Invece il rapporto con il misticismo cristiano, non so, per esempio medievale, oppure anche contemporaneo ?

Attraverso l'Alchimia.


L'Alchimia non è strettamente collegata al misticismo. È anche eterodossa rispetto al pensiero cristiano. Il misticismo cristiano tu l'hai mai sperimentato ?

No.


La filosofia ?

Non so se hai letto un po' di cose che ho scritto ... Ci sono dei personaggi che ritornano spesso, come Wittgenstein. Perché interessandomi molto alla destrutturazione dell'oggetto che è stata fatta nel Novecento e alla destrutturazione del linguaggio, ovviamente ci sono dei nomi chiave. Uno di questi è Wittgenstein. Poi c'è Batteson, Gregory Batteson che non è propriamente un filosofo. Io lo ritengo un filosofo, anche se è quasi più antropologo. Ci sono dei personaggi così che hanno scritto i miei libri "de chevet", non so come si dice in italiano: che stanno sul mio comodino ? Il libro da comodino sta lì, mentre io dormo il libro è lì. E questi sono per esempio dei pensatori ai quali ritorno spesso.


Prima dicevi, appunto, che la Patafisica contiene una parte, comunque, di scienza. In che cosa consiste questa scienza della Patafisica ?

Mah, ognuno l'ha vista a suo modo. Per esempio Queneau si è occupato di matematica con François Le Lionnais che era un gran matematico francese e sicuramente ha risolto molte sue strutture letterarie con dei principi matematici ed è poi diventato un gran matematico anche Queneau. Lui l'ha risolta così.


E i Frattali ? Matematico inteso in senso ... di applicazione della matematica ? Non d'arti visive.

Penso che in Patafisica si lavori sulla struttura del linguaggio, sia plastico, che letterario, anche i percorsi creativi ...


Teoria delle catastrofi, per esempio ...

Teoria delle catastrofi, ah ah (ride) ...
Ma questa è Patafisica italiana, la Teoria delle catastrofi (ride ancora) ...


Che implicazioni sociali e politiche ha la tua arte ?

Dicevo prima che sono eclettica, sono anche un performer. Mi sono ritrovata a dover tenere delle conferenze o a dovere avere degli atteggiamenti, quando faccio performance, un po' più arroganti. Se si può dire che quando un'immagine o un'idea viene teatralizzata è un po' più arrogante. In questi contesti tento di rimuovere le cose statiche e ferme, cioè di dare dubbio a delle certezze. Non c'è certezza senza dubbio. Bisogna mettere in discussione quello che ci propinano come certo e questo anche a livello politico. E poi, come ti dicevo prima, fare mostre autogestite perché vogliamo essere abbastanza liberi, come si possono fare ? Esporre in cento artisti e i soldi non arrivano mai, le pubblicazioni si fanno lo stesso, ma sono sangue del nostro sangue, soldi dei nostri soldi ... Tutto questo è atteggiamento "politico", azionismo "politico" !


Che rapporto c'è tra il Collage de Pataphysique e l'attività sociale e politica ?

Ma, sai non vorrei neanche far pensare che io sono il Collage de Pataphysique. È nato sotto il mio impulso, ma il Collage de Pataphysique sono veramente ottanta persone che sono invitate e che manifestano il Collage de Pataphysique, le quali non tutte fanno degli interventi a livello politico o hanno questa tendenza, questa inclinazione e allora preferirei in questo caso parlare di me e dire che se tento di fare le cose nel modo in cui le faccio, comunque indipendenti, autonome e autogestite ... perché tutto sommato Collage de Pataphysique è anche il marchio di una piccola casa editrice, una piccola casa di distribuzione musicale, produzione, ecco ... è perché voglio dimostrare che c'è mezzo di farcela senza le istituzioni, ognuno si crei la propria piccola istituzione, e via ... (ride).
Forse è quello che voglio dimostrare.


Le edizioni patafisiche hanno una cadenza particolare, oppure seguono il ritmo delle mostre ?

Seguono il ritmo delle mostre. Poi ogni tanto c'è una piccola fantasia, un piccolo desiderio nel confronto, una voglia di far piacere all'amico poeta, allora faccio delle cose anche fotocopiate, eh ! Ho una fotocopiatrice in casa. Mi piace anche questo mezzo qua, di diffusione della letteratura, della poesia, perché no ?


I viaggi patafisici.

Il viaggio di "Faustroll", il dottor Faustroll, che viene da Faust e Troll, che sono quegli animali, cioè quei piccoli spiritelli che vivono nel bosco ... Faustroll invita Panmuphle, che è un usuraio, a fare un viaggio con lui su questa specie di rete che naviga tra acqua e aria e li porterà in parecchie isole dove scopriranno tante cose. Questo è il viaggio patafisico per eccellenza. Ah ! Non ti ho detto che sono accompagnati in questo viaggio da una scimmia cinocefala farfalla che si chiama Bosse de Nage e che sa dire come parole soltanto «'HA 'HA», che è diventato il saluto patafisico. E lei viene, questa scimmia, a puntualizzare il discorso tra Faustroll e Panmuphle con degli «Ha Ha, Aaaa ... Ah Ah», sempre diversi. Lei sa dire solo queste due cose, ma attraverso queste due cose ne dice tantissime o ne lascia intravedere altre ed è interessante perché io ho subito collegato, appena ho letto il libro, alla lingua verde, alla lingua degli uccelli, degli alchimisti. Come se ci fosse qualcosa da leggere tra le righe ... ed è poi una scimmia e non più un uccello, che lo dice. C'è qualcosa di legato alla struttura del linguaggio nel libro. È da notare che il Rettore del nostro Istituto non si chiama Bosse de Nage come la scimmia cinocefala farfalla, ma The Big Bosse de Nage, il Big Boss, o BBDN.


Usate molte vocali nei vostri testi poetici ?

Qual è l'autore non è Perec o è addirittura Italo Calvino che aveva tolto la "e" di tutto uno scritto ? Aiutami. Qual è l'autore che ha scritto un testo ... ha ha (ride) adesso ti pongo io la domanda, sono sicura che cancelli questa cosa, ah ah ah.


Chiederò consiglio ...

Mi sembra sia Calvino che ha tolto tutte le "e" di un testo. Allora tu mi chiedi: usate molte vocali ? Baudelaire le usava. Quando l'usuraio Panmuphle viene a chiedere i soldi dell'affitto della casa a Faustroll, si ritrova davanti ad una casa completamente in aria, molto strana, trova però una libreria con ventotto libri. Sono quei ventotto libri che Jarry salva e dice di tenere. Adesso io non li ho a mente tutti, però uno di questi, uno degli autori è Rimbaud, Rimbaud dite voi, Rembò.


Qual è l'opera d'arte a cui fate riferimento più spesso nel vostro immaginario ?

Ma guarda, questa è una domanda assurda ! (ride)


Sì, infatti: è assurda (rido anche io)

Perché se noi come artisti dovessimo prendere un'opera d'arte come riferimento, guarda, saremmo molto miseri.


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Quello che volevo dire è se avete qualche amore ?

La domanda la stai facendo a me ?


Beh, te e come rappresentante ...

Sì ma forse è questo che io non ... è un pericolo. Non voglio rappresentare niente, né nessuno. Potrei parlare di me, ma non riuscirei a risolvere tutto in un'opera.


Era una domanda un po' per assurdo, appunto ! Non è che volevo una risposta così codificata ...

Alla quale dovevo dare una risposta assurda, che non sono riuscita a fare: non ho reso esempio della mia patafisicità ... son venuta a mancare !


No, no: sei stata chiarissima. Comunque penso invece che questo mondo che hai delineato invece è affascinante: non solo sei riuscita a dare l'impressione concreta e viva di questa realtà così ricca di stimoli, ricca anche di persone, di approcci, di contributi così vari, di così ricche sensibilità, ci hai anche dato questo interessante punto di passaggio tra le varie arti: tra la filosofia, la letteratura, la musica: quindi penso che questo sia il contributo più interessante. E ora ci salutiamo.
Grazie per questa bellissima intervista e ... Alla mostra di Roma !

Speriamo ...


Sicuramente !






NOTE

L'intervista è stata registrata il 6 novembre 2005 a Roma nel locale "La Pantera Rosa" e poi prosegue nella metropolitana linea B tratta Policlinico - Termini e infine si chiude nella stazione Termini. È ripresa dal vivo con tutti i rumori di fondo.




RINGRAZIAMENTI

Per grande sfortuna il nastro magnetico dell'audiocassetta nuova usata per la registrazione, al cambio di verso si è spezzato, rendendo impossibile il riascolto dell'intervista. Ringrazio moltissimo Amerigo Rossetti per aver sapientemente e generosamente restaurato l'audiocassetta rendendo così possibile codesta trascrizione.





Estratto audio dall'intervista in formato MP3:
I viaggi patafisici


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