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L'iperlibro di Dora Tass  
Enrica Torelli Landini
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 4 Febbraio 2007, n. 446
http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00446.html
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Area Artisti

«Lo studio delle forme è studio delle trasformazioni» (Goethe)

Un libro dalle pagine alte quasi quattro metri e larghe oltre due; ogni pagina racchiude immagini colorate diverse tra loro.

I contenuti figurativi più affascinanti di queste pagine sono i monumenti della imponente villa romana suburbana nella quale l'Iperlibro si colloca; ma se le "porte della percezione" si spostano, anche di un sol metro, ecco che la pagina offre uno spazio quasi senza limiti, frenato lievemente dai colli Albani in lontananza e da un più ravvicinato blocco di case moderne.

Si capisce allora come un gigantesco libro, che inizialmente poteva anche identificarsi con un libro di favole, sia invece il prodotto di uno studio di tipo "brunelleschiano" sulle proporzioni della percezione, "stampato" appositamente nelle misure adattabili allo spazio di quel colle gentile, di quel colle ombroso di vecchie rovine.

C'è ancora da osservare la dicotomia fra immagine e rispecchiamento, fra immagine e svuotamento. Se la pagina ci offre un panorama autentico (mai realismo fu più reale di questo), il costolone che sorregge e racchiude la brossura delle pagine, che è realizzato in acciaio a specchio, riflette invece un brano di panorama che si trova alle spalle o a fianco del lettore-osservatore.

Questo è appunto, al di là dell'operazione quasi-ingegneristica osservata prima, l'aspetto più intrigante che Dora Tass ha saputo infondere a questa splendida scultura-immagine spaziale.
L'altro aspetto, quello dello svuotamento, coinvolge non tanto la percezione, quanto l'indice simbolico di questo strumento. Infatti, se da una pagina ci aspettiamo di dedurne un significato culturale, un concetto di conoscenza, nel caso dell'iperlibro si verifica un processo associativo diverso, in quanto il vuoto (il blank della pagina) annulla i riferimenti logici, decontestualizzando il gigantesco strumento dal suo più ovvio significato, ma in cambio arricchendolo in quanto gli possono in tal modo essere attribuiti una molteplicità di significati.

Un possibile riferimento culturale attribuibile a queste strutture, mi pare di riconoscerlo nella ricerca che Mirella Bentivoglio conduce da anni sul tema del libro; in particolare mi riferisco ai collage su fotografia realizzati intorno al 1978-80, dove la facciata della opulenta chiesa di piazza Euclide o le colonne imperiali del ponte Flaminio a Roma sono sovrastate da grandi volumi con le scritte ripetute Monumento. Tuttavia l'opera di Dora Tass è autenticamente diversa in quanto non coinvolge la  ricerca del superamento della dicotomia "storica" tra segno linguistico/immagine-fotografia e, soprattutto crea uno strumento che vuole sinceramente essere "scultura", una scultura che è "scritta" nello spazio.












Iperlibro

Fig. 1
DORA TASS, Iperlibro, 2006
3,60 metri di altezza per un'apertura di 4,50 metri
Installazione nella Villa dei Quintili a Roma in occasione della mostra OutArt 2006.
Proprietà artista

Foto cortesia Dora Tass

 

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