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Intervista a Kristina Herrmann Fiore, curatrice della mostra Dürer e l'Italia Roma,
Scuderie del Quirinale
fino al 10 giu. 2007
Giulio Gaudiano
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 12 Marzo 2007, n. 450
http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00450.html
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Area Interviste

La nuova mostra delle Scuderie del Quirinale offre l'occasione per osservare più da vicino l'arte di Albrecht Dürer. Molti lo conoscono solo come maestro dell'incisione, ma Dürer è stato anche brillante pittore, acquarellista e disegnatore. Ciò che colpisce maggiormente chi conosceva solo un Dürer "in bianco e nero" sono proprio gli acquarelli, dei quali lei è un'esperta. Ce ne vuole parlare ?

Gli acquarelli, che sono di una grande spontaneità e immediatezza nel segno, costituiscono un esempio di quanto Dürer fosse "pittore". Questo personaggio è noto per i suoi disegni, per le stampe, etc., ma che fosse un grandissimo artista del colore si vede immediatamente guardando queste opere che sono di una bellezza strepitosa. Per esempio, in una veduta come quella di Trento, Dürer apre un capitolo, che soltanto un secolo dopo diventa comune in Europa: quello dell'arte delle vedute cittadine, nel loro contesto paesaggistico. Al suo tempo questi motivi erano sì studiati - per inserirli negli sfondi dei dipinti - ma la veduta di un paesaggio, di per sé, non si usava, e questa è una sua invenzione. Non solo; nell'acquarello di Arco per esempio, che è esposto, si vede come egli abbia un concetto di natura molto simile all'umano: in quelle rocce si vedono dei volti umani. Il corpo della natura è come un corpo umano, un essere vivente se vogliamo, che viene poi riprodotto in questa maniera. La natura ha lo stesso diritto di attenzione della figura umana. È il modo stesso di guardare che cambia con Dürer: egli dice che l'attenzione per la cose più umili deve essere la stessa che si dedica ai soggetti più nobili. È molto vicino, in questo, alla teoria di Caravaggio: anche lui dice che la stessa attenzione gli serve per dipingere un cesto di frutta e una figura umana. Anche per questo si osserva che Caravaggio e la sua corrente pittorica si ispiravano molto a Dürer: per esempio l'amico di Caravaggio, il Cavalier Marino, il poeta, scrive in una lettera di essere in possesso della collezione completa delle stampe di Dürer. In quell'epoca c'era un grande interesse per questa ricchezza di invenzioni che offriva il mondo figurativo di Dürer.


Qui sono presenti più di 20 dipinti di Dürer, 11 acquerelli, 33 disegni, 58 stampe originali e 3  dipinti di controversa attribuzione, messi a confronto con opere italiane, per un totale di circa 200 opere. Sono molte opere, che rendono l'idea della sua vasta attività artistica. Cosa si può scoprire osservando i dipinti di Dürer ?

È molto difficile vedere diversi dipinti di Dürer, riuniti in un solo luogo, come in questa mostra. Infatti siamo molto grati ai vari prestatori internazionali, per aver concesso una ventina di opere originali di Dürer. Soprattutto nel caso dei grandi dipinti su tavola come l'Adamo ed Eva del Prado o I quattro apostoli di Monaco è impensabile portarli fuori per motivi di conservazione.
La mostra è un'occasione di vedere questi dipinti in formato più ridotto, per poi andare in questi musei e farsi un'idea della pittura di grandi dimensioni Quest'ultima è stata resa possibile grazie all'impatto con la grande pittura italiana. Qui vediamo
Gli apostoli degli Uffizi: grandiose figure, con una grande fedeltà del dettaglio, fino alla più piccola ruga del volto, che mostrano una "recita". C'è una specie di retorica dell'immagine che, in Dürer, viene assecondata da quello che era d'uso in Italia.


Il titolo della mostra è Dürer e l'Italia, che ne offre subito la chiave di lettura: la duplice influenza del pittore sui suoi colleghi italiani e quella dello stile italiano sullo stile di Dürer. Eppure si è detto spesso che Dürer è un pittore "europeo" quanto al suo linguaggio pittorico. Tra questa varietà di influenze, quali caratteri stilistici sono esclusivi del rapporto tra Dürer e l'Italia ?

Si potrebbe fare anche una mostra su Dürer e i Paesi Bassi, o su Dürer e il Portogallo o la Francia. Per ora abbiamo fatto un primo passo, proponendo una mostra su Dürer e l'Italia.
L'Italia era importante per lui, perché il suo stile "grande" è stato reso possibile dallo studio degli esempi Italiani, che a loro volta presentavano una specie di metamorfosi dell'arte antica. Egli l'ha assorbita a tal punto che non è più una citazione, ma diventa il suo stesso stile, con il quale cerca di conquistare frontiere comuni a quelle degli artisti italiani.
Si è verificato l'affascinante fenomeno dell'arricchimento reciproco, illustrato molto bene dalla mostra: forse Dürer è un caso unico per l'intensità dello scambio reciproco di stimoli e ispirazioni. A dimostrazione di questo potremmo citare il Domenichino che, quando si trova a dover decorare il Duomo di Fano con la vita della Vergine, prende la vita illustrata in xilografie da Dürer e ne trae ispirazione a non finire, trasformandola poi nel suo stile. L'inventiva e la fantasia sconfinata di questo artista era una ricca miniera di possibilità figurative per chiunque avesse modo di osservare i suoi lavori.


In mostra alcuni disegni e incisioni di Dürer sono messi a confronto con sculture di altri artisti. In che modo Dürer è stato influenzato dalla scultura ?

Per fortuna gli artisti, nel Cinquecento, non pensavano per comparti stagni: si interessavano a tutto.  Io ho scritto di Dürer orefice: per fare ciò era indispensabile avere una sensibilità "a tre dimensioni".
Quasi tutti i pittori studiano e disegnano le sculture, soprattutto perché stanno ferme -  non come un modello nell'atelier - e gli consentono di studiare l'incidenza della luce e il volume: la tridimensionalità. Lo studio della scultura era un esercizio indispensabile per chi voleva dare l'illusione di una cosa vera, quasi tangibile, dipinta in due dimensioni.


Dürer ha scritto, nel 1513, definendo i compiti della pittura: «in primis nel servizio della Chiesa per far vedere la Passione di Cristo, e altri buoni esempi, poi il tramando dell'aspetto degli uomini dopo la loro morte - e conclude - la misurazione della terra, dell'acqua e delle stelle è diventata comprensibile attraverso la raffigurazione dei dipinti». A che cosa serve l'arte secondo Dürer ?

Dürer concepisce la pittura in modo etico.
A un certo punto dice che la pittura serve «per distinguere il bene dal male». Quindi la pittura diventa per lui uno strumento di ricerca su questi versanti opposti. Questo è il suo modo, tutto particolare, di intendere la pittura.


Negli ultimissimi anni sono state organizzate in tutta Europa importanti mostre su Dürer (a Vienna, Madrid, Londra e Praga). Come si spiega il risveglio dell'interesse per questo artista.

Questo è uno strano fenomeno, perché questa mostra alle Scuderie del Quirinale, come progetto, risale a sei anni fa. Poi ci sono state difficoltà che ne hanno ritardato la realizzazione. Dopodiché, come se ci fosse un "Spirito del Tempo", in vari posti, si sono create occasioni per mostre su Dürer: al British Museum a Londra, all'Albertina, al Prado, e nessuno era a conoscenza di ciò che stavano organizzando gli altri. È strano: certe cose, forse, stanno nell'aria. Ora è arrivato il momento giusto, anche per Roma, di ricordare questa grande figura di artista in Italia.












L'adorazione dei Magi

Fig. 1
Albrecht Dürer (Norimberga 1471-1528),
L'adorazione dei Magi, 1504
Olio su tavola
Firenze, Galleria degli Uffizi
Foto di Antonio Quattrone, Firenze

Cristo tra i dottori

Fig. 2
Albrecht Dürer
Cristo tra i dottori, 1506
Olio su tavola
Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza
© Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Ritratto di giovane donna veneziana

Fig. 3
Albrecht Dürer
Ritratto di giovane donna veneziana, 1505
Olio su tavola
Vienna, Kunsthistorisches Museum Wien, Gemäldegalerie
Foto: Kunsthistorisches Museum, Vienna

Il cavaliere, la morte e il diavolo

Fig. 4
Albrecht Dürer
Il cavaliere, la morte e il diavolo, 1513
Incisione a bulino
Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi
foto di Antonio Quattrone, Firenze

Melencolia I

Fig. 5
Albrecht Dürer
Melencolia I, 1514
Incisione a bulino
Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi
foto di Antonio Quattrone, Firenze

San Michele che uccide il drago

Fig. 6
Albrecht Dürer
San Michele che uccide il drago, 1498 circa
Xilografia
Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi
Foto di Antonio Quattrone, Firenze

Figg. 1, 4, 5 e 6
su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali / Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino.

Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra

 

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