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ACA e il Gioco della ricerca del Significato.
Tecnologia, Arte, Scienza, Poesia e ...
 
Maria Filippone Colonna
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 17 Dicembre 2009, n. 547
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Area Artisti

Sembrerebbero termini inconciliabili, ad un primissimo approccio. Eppure nel linguaggio di ACA, che sul BTA abbiamo più volte analizzato, tra Tecnologia, Scienza ed Arte non c’è soluzione di continuità: la Scienza è Gioco filosofico (v. Sequenzialismo del filosofo Varzi), l’Arte è Gioco, Tecnologia e Scienza e tutte queste attività insieme sembrano indirizzare alla ricerca di un Significato. Il Significato verso cui si muove il Gioco tecnologico e artistico di ACA è naturalmente al di là di qualunque ipotesi o definizione perché la sua Arte ne è alla ricerca e, questa ricerca non avrà mai fine.

Qui entra in Gioco un elemento quasi sconvolgente, per chi ama le avventure dell’intelligenza: ciò che attrae l’artista non è la bellezza, né il successo fine a se stesso, o soltanto il desiderio di conoscenza, ma soprattutto il fascino dell’Ignoto. Con i suoi segni, segnali, o scritture (più scritture, più linguaggi) o ICONE attinte alle fasi primordiali (preverbali) della comunicazione, l’Artista ci invita ad un viaggio oltre i confini dell’immaginabile: ci invita, giocando, a sprofondare nel Mistero, a non aver paura del Mistero, a goderne i piaceri, proibiti ai comuni mortali, varcando le Colonne d’Ercole come moderni “Ulisse”. Il Gioco a cui ACA invita lo spettatore delle sue Performance è una cosa molto seria, come d’altronde il gioco dei bambini, consiste nel seguire i percorsi indicati dalle frecce: e, in queste ultime opere, soprattutto  nella “comprensione” del linguaggio dei numeri. Ma attenzione: i percorsi sono virtuali e gli spazi da percorrere non appartengono soltanto alla tidimensionalità, ma ad ulteriori dimensioni ancora tutte da scoprire. Possono essere dimensioni temporali, sensoriali, emotive, psichiche … o semplicemente spaziali. Non sappiamo, perché la strada è indicata e ancora percorsa soltanto in piccola parte e ognuno, se vorrà capire o emozionarsi, la dovrà percorrere individualmente, con il proprio bagaglio di sensibilità, esperienze, intuizioni, entrando così nella Performance creativa e nel gioco e senza sapere dove e se arriverà. Forse le frecce indicano anche misure temporali: passato, presente, futuro, oppure il tempo dell’anima, che ha infinite direzioni.

E i numeri ? Sono segnali che rimandano ancora più indietro nell’archeologia dell’espressione umana. Il contare è un’azione istintiva nel bambino che delimita il suo territorio fisico e psichico e se ne appropria, per l’uomo primitivo e ancor più per quello moderno e contemporaneo è un modo per classificare azioni, eventi, misurare quantità, tempo, spazio e così via. I numeri sono onnicomprensivi e onnipresenti nella realtà dell’uomo: nel caso di ACA sono anche il collegamento primario tra Arte e Scienza: e qui si apre uno scenario vasto e impressionante, perché ci sono tantissimi tipi di numeri, che io non sono certo in grado di menzionare: ternari, quaternari, duodecimali, naturali, reali, irrazionali, trascendenti, primi, perfetti, felici o infelici e così via. I primi e i perfetti sono intimamente collegati da una strana formula, un’equazione dove l’incognita è un numero primo contrassegnato da una p e rappresenta la radice del numero perfetto (=n).

Ora credo che sia il caso di introdurre un tema di grande interesse: il collegamento che esiste tra il linguaggio dei numeri nelle opere di ACA e la “scienza” millenaria detta numerologia.
La numerologia, a cui concorrono convinzioni antiche e profonde che costituiscono la base del pensiero primitivo della collettività umana, ha avuto fin da tempi antichissimi un gran numero di seguaci e di estimatori di vario genere.
Pur non essendo in se stessa quella che noi occidentali chiamiamo una scienza esatta, ha trovato autorevole conferma nel pensiero di Pitagora, grande filosofo e matematico di Samo nel VI secolo a.C., che accolse l’eredità dei Sumeri (circa 3000 a.C. ideatori del sistema sessagesimale nel calcolo di ore, minuti e secondi, accolto in precedenza dai Babilonesi. Secondo il pensiero di Pitagora (575 a.C - 495 a.C.) i numeri costituiscono l’essenza delle cose e tutto ciò che esiste al mondo può essere ridotto ad espressione numerica. Anche Parmenide ed Eraclito (VI - V sec. a.C.) hanno fondato il proprio pensiero sull’idea e il valore del numero Uno: Parmenide vi riconduce tutta la realtà facendolo coincidere con l’Essere: immutabile, ingenerato, immobile, eterno. Eraclito, invece, nel Logos vede il divenire: Tutte le cose sono Uno e l’Uno è tutte le cose. Interessante l’idea che Plotino (III sec. d.C.) ha dell’Uno, cioè dell’Assoluto, come  libertà infinita che genera continuamente se stessa. Nel Rinascimento ricevono impulso molte discipline come la matematica, la geometria, la numerologia, l’astronomia, che sono connesse tra loro e tentano di interpretare la realtà in chiave simbolica e unitaria.
Il riferimento ai significati dei numeri secondo questi orientamenti può servire di aiuto per una “lettura creativa” delle opere di ACA, per chi vi cerca un collegamento con le culture arcaiche o la filosofia presocratica o ancora con il pensiero rinascimentale, basate, sia pure con differenti livelli di approfondimento, sull’osservazione della natura e dei cicli cosmici o sul concetto di alchimia.

Propongo al lettore un esperimento di Gioco creativo nell’interpretazione delle opere di ACA qui riprodotte in seguito.
Il potenziale “giocatore” potrà avvalersi, per una lettura personale dell’opera che vorrà interpretare, di alcuni significati dei numeri da 1 a 10, quelli cioè che ricorrono più spesso nelle composizioni di ACA. Certo dovrà tenere conto di altri elementi, come le frecce, le forme e i colori presenti nell’opera, ma i significati-base dei numeri, oltre alla loro presenza collocazione e forma, potranno essere un punto di partenza per la sua ricerca. Non dovrà tener conto del titolo della composizione, che potrebbe essere fuorviante se considerata alla lettera, perché spesso gli artisti anche grandi non si rendono conto di quali siano i messaggi più importanti trasmessi dalle loro opere.  Oltretutto un occhio estraneo non è condizionato dall’ideologia o dallo stato psichico dell’autore, che è portato a considerare la sua creazione come un possesso personale e di cui può disporre come vuole anche a livello interpretativo, mentre - e questa è una mia convinzione che può non essere condivisa - l’opera appartiene alla sua epoca e alla collettività di cui, nel bene e nel male, l’artista esprime valori, sentimenti, desideri, passioni.
Forse qualcuno aderirà alla mia proposta di “giocare” insieme all’Artista alla ricerca del significato che egli persegue trascinandoci nel suo mondo misterioso: se il potenziale giocatore dovesse considerare troppo complesso il gioco, pensi che, accettando la sfida, avrà comunque un input verso la ricerca iconografica e numerologica che offre appassionanti scoperte e invita a perseguirne altre.

Non intendo commentare singolarmente le elaborazioni di  ACA qui esposte, perché sono convinta che il grado di maturità sia dell’artista che del fruitore dell’opera renda possibile una lettura autonoma a chi si senta attratto dalla magia di queste composizioni tanto attuali nel linguaggio quanto suggestive nella loro matrice arcaica.
Voglio soltanto sottolineare alcuni particolari che mi hanno colpito nella elaborazione: 426 (fig. 1), caratterizzata da raffinate suggestioni cromatiche. Sul numero 1, a sinistra, sta per ricadere un numero indefinito di frecce da opposte direzioni : è un suggerimento ad interessarsi a quell’Uno, oppure una sorta di battaglia primordiale contro l’Uno ? Oppure un avvicinamento nello spazio e nel tempo ? Faccio notare che l’Uno è il risultato della sovrapposizione di 3 elementi e che il 3 si ritrova sull’elemento triangolare che lo sovrasta (perché non andate a leggervi qualcosa sul significato dell’uno e del tre ?).
Sempre nella composizione 426, in basso, è interessante anche il ripetersi della freccia che si può configurare anche come un lucertolone preistorico, nella parte bianca con i 3 elementi verdi orizzontali, i 3 marroni verticali dalla parte della “coda” e i 3 paralleli in grigio sul lato dx . Il 3 in questa composizione si ripete in modo ossessivo negli elementi compositivi e nelle frecce. Quello che si nasconde, invece, è il 2: ma forse sono io che non riesco a vederlo.
Nelle composizioni 456 e 457, dove non compaiono frecce, il percorso verso la conoscenza si compie attraverso misteriosi numeri che affrontano un mare invisibile sopra una nave nera, le cui bandiere circolari, in gradazione ascendente di colore dal prugna al giallo intenso passando per il rosa e l’arancio, potrebbero rappresentare orologi che segnano un tempo sconosciuto o lecca lecca dove i numeri svolazzanti sono rimasti incollati, oppure palloncini colorati, o ancora allegri ventagli giapponesi dove i numeri occhieggiano sollecitando la curiosità di chi li guarda. Su quale mare sconosciuto naviga e dove si dirige la stilizzata imbarcazione neovichinga con il suo carico di gioia e di mistero? Io un’idea ce l’avrei, ma non voglio condizionare il lettore con le mie virate fantastiche.
A voi appassionati d’arte moderna la risposta, se ne avete una.

 

 

 

IN NUMEROLOGIA

Numero 1: è l’inizio di ogni cosa: la Creazione, l’essenza della vita, la nascita del creato. Simbolo di potenza, passione, desiderio, per i pitagorici era il numero della ragione, generatore di tutti i numeri. Gli indoeuropei, per indicare il numero 1, usavano la parola SOL; Fu usato come numero soltanto nel 100 d.c. con Nicomaco di Gerasa.

Numero 2: rappresenta la materia e l’interazione tra il polo positivo e quello negativo, la sfera emotivo-sentimentale, l’inconscio, la creatività, il conflitto, la duplicazione.

Numero 3: rappresenta il numero perfetto, il numero sacro (Dio Uno e Trino). É abbinato alla figura del triangolo equilatero, simbolo di perfezione. É l’unione tra i numeri uno e due, l’armonia tra le forze negative e positive, la forza vitale, l’energia.

Numero 4: rappresenta la concretezza, il potere, il pensiero, la giustizia, il castigo. In geometria è rappresentato dal quadrato, base del cubo o della piramide.
Per i Maya 4 erano i momenti creativi, secondo gli Indù 4 erano i cicli cosmici in cui è diviso il tempo. In campo religioso il 4 si collega al simbolo della croce, che mette in relazione il cielo e la terra.

Numero 5: rappresenta la totalità, la completezza, l’equilibrio: 2 + 3 = sintesi tra principio terrestre e principio divino. Durante il Medio Evo gli alchimisti cercarono a lungo la quintessenza, cioè la parte più pura delle cose, che si poteva ottenere dopo cinque distillazioni.

Numero 6: rappresenta il perfetto equilibrio e l’amore assoluto, le forme opposte che si completano a vicenda fino a diventare un corpo unico. Nella tradizione ebraica il 6 ha un posto di rilievo: 6 i giorni impiegati da Dio per creare l’universo; gli ebrei coltivavano la terra per 6 anni per poi lasciarla riposare un anno; quando Mosè salì sul Sinai per ricevere le tavole della Legge, una nube coprì la cima del monte per sei giorni e solo al 7° Dio chiamò Mosè per consegnargli le tavole dei 10 comandamenti.
Essendo uguale al 9 capovolto, assume anche il significato di antitesi al 9, numero estremamente perfetto (ripetuto 3 volte rappresenta il male).

Numero 7: numero della fortuna (gioco delle carte), numero che ricorre nei testi religiosi. Il carattere sacro deriva anche dalla composizione del numero: 4 + 3 , simboli del mondo fisico e della divinità, che esprime l’unione inscindibile tra mondo materiale e mondo spirituale. 7 sono i giorni del diluvio, sette le vacche grasse (o magre), 7 gli anni di abbondanza o di carestia. Gli Arabi avevano 7 moschee sacre, gli Indù ritenevano che si dovessero attraversare 7 caverne per cercare e trovare la verità.

Numero 8: equilibrio e anche conflitto tra spirito e materia. I due cerchi che si intersecano sono simbolo di infinito. Al concetto di equilibrio cosmico è legato l’uso di  8 pilastri per reggere la volta dei templi o la struttura di mausolei. Spesso le fonti battesimali hanno forma ottagonale. La dea Kalì ha 8 braccia. Per il Buddismo 8  sono le vie della redenzione.

Numero 9: è ancora più perfetto del 3, perché 3 volte 3. In Dante 9 cieli fanno corona all’Emisfero, sede di Dio. Nell’architettura dei templi: 9 porte, 9 gradini, 9 finestre.
Nel Vangelo, per Gesù, tutto si compì all’ora 9°. A Roma un fatto prodigioso si festeggiava con un Novendiale, 9 erano i giorni di lutto per ricordare i defunti.
Nel Cristianesimo la Novena è un periodo di 9 giorni dedicato alla preghiera di intercessione.

Numero 10: rappresenta l’universo, perché contiene la somma di tutte le dimensioni geometriche possibili nel nostro universo: 1 punto è il generatore delle dimensioni, 2 punti determinano una linea ad una dimensione, 3 punti non allineati determinano un triangolo con un’area e 4 punti non giacenti nello stesso piano determinano un tetraedro con un volume a tre dimensioni (1 + 2 + 3 + 4 = 10).






Elaborazione: Percorso Spazio-temporale Espressivo. Costrizione

Fig. 1
ANGELO CALABRIA in arte ACA
Elaborazione: Percorso Spazio-temporale Espressivo. Costrizione, 2009
smalto su tela
cm. 24 x 30
CDXXVI - 426

Fig. 2
ANGELO CALABRIA in arte ACA
Elaborazione: Percorso Spazio-Temporale Espressivo.Caduta finale, 2009
tecnica mista su carta
cm. 29,7 x 21
CDXXX- 430

Elaborazione: Percorso Spazio-Temporale Espressivo. Elevazione iniziale smorzata

Fig. 3
ANGELO CALABRIA in arte ACA
Elaborazione: Percorso Spazio-Temporale Espressivo. Elevazione iniziale smorzata, 2009
smalto su tela
cm. 25 x 35
CDXLIII - 443

Elaborazione: Percorso Spazio-Temporale Espressivo. Incremento finale ripetuto

Fig. 4
ANGELO CALABRIA in arte ACA
Elaborazione: Percorso Spazio-Temporale Espressivo. Incremento finale ripetuto, 2009
tecnica mista su carta
cm. 21 x 29,7
CDLVI - 456

Elaborazione: Spazio-Temporale Espressivo. Positività rallentata che va spegnendosi

Fig. 5
ANGELO CALABRIA in arte ACA
Elaborazione: Spazio-Temporale Espressivo. Positività rallentata che va spegnendosi, 2009
tecnica mista su carta
cm. 21 x 29,7
CDLVII - 457

Fotografie cortesia di Angelo Calabria in arte ACA

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