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Intervista a Mercedes Auteri, Responsabile della Sezione Didattica della Fondazione Puglisi Cosentino  
Ornella Fazzina
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 21 Marzo 2011, n. 598
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Area Interviste

Cresce sempre più la convinzione tra addetti ai lavori e non che il museo contemporaneo, così come qualsiasi struttura pubblica o privata che incentri i suoi interessi soprattutto sull’arte e la cultura contemporanea, appaia come uno spazio di mediazione e condivisione culturale, uno spazio reale dove si producono relazioni mobili, riflessioni teoriche, potenzialmente feconde tra spettatori e opere d’arte. Sono luoghi, questi, che mettono in discussione il proprio ruolo e le proprie funzioni, ponendosi sotto il segno del confronto, della complessità e della differenza. Luoghi di educazione, quindi, dove il fruitore compie un'esperienza che gli permette di entrare in relazione con i significati e contenuti dell’arte.

Un’educazione indirizzata a tutti, con un occhio particolare ai giovani, che consente di studiare sempre nuove metodologie di approccio e interazione con le opere. E’ infatti proprio la didattica che costituisce un punto forte ed indispensabile per creare un vero dialogo con i visitatori, i quali escono davvero arricchiti culturalmente ed interiormente se l’esperienza è comprensibile, essendo spesso le opere d’arte contemporanea di non facile lettura ed interpretazione. Oltre alle mostre temporanee che richiamano una gran parte di pubblico, sono le attività didattiche, attraverso i laboratori, che hanno il vantaggio di comunicare in modo chiaro e diretto, invitando chiunque alla riflessione e allo sperimentare, al fare, per poter pienamente comprendere i differenti linguaggi artistici. Compito della didattica è, dunque, quello di facilitare l'approccio all'arte contemporanea in modo da abituare il cittadino e il potenziale fruitore alla ricezione dell'opera stessa.

La diversificazione dell’offerta culturale inevitabilmente attrae il pubblico e questo significa che se viene stimolato e sensibilizzato invitandolo attraverso varie forme e metodologie di coinvolgimento e partecipazione, esso risponde positivamente ed entusiasticamente. E’senz’altro un lavoro lento e di pazienza affinché tutto questo diventi un comune modo di pensare, radicato nel comportamento generale, e proprio perché questo tipo di lavoro richiede tanto impegno è sempre più necessaria la figura di chi opera in questo settore, la quale deve possedere una formazione che va da specializzazioni pedagogiche a studi di didattica museale, oltre ad una competenza e preparazione sull'arte contemporanea.

La Fondazione Puglisi Cosentino a Catania, tra le pochissime realtà del meridione che propone già da anni una Sezione Didattica con un programma ben strutturato, è un luogo di eccellenza dove tale compito viene assolto con professionalità intervenendo sul processo di educazione all'arte, che conduce verso la conoscenza e il rispetto del patrimonio artistico. Conta al suo attivo esposizioni di alto profilo, con opere di artisti internazionali, si contraddistingue per la sua offerta articolata che garantisce a chiunque occasioni di studio, educazione, diletto, secondo precisi standard di qualità che hanno fatto conoscere a livello nazionale la sperimentazione e la validità dei servizi educativi offerti.

 

ORNELLA FAZZINA
L’arte, in questo spazio, è concepita per diverse tipologie di pubblico che, oltre alla visita guidata, possono usufruire di preziosi e vantaggiosi laboratori didattici per meglio comprendere le tematiche, le poetiche, lo stile degli artisti. Com’è articolata l’offerta didattica ?

MERCEDES AUTERI
I musei hanno ormai da tempo cambiato il focus della loro azione, non più (o non solo) interno (cura delle collezioni e depositi), ma esterno: il pubblico, la società civile, la comunità, il patrimonio sul territorio. Per fare questo risultano fondamentali i Servizi Educativi, realizzati da personale competente che sappia comunicare e raccontare a diversi livelli “le storie dell’arte”: le storie degli artisti e delle opere, del contenuto (oggetti del museo) e del contenitore (museo). Per avvicinare le diverse categorie di pubblico, di differente età e provenienza, ho strutturato per l’offerta al pubblico della Fondazione Puglisi Cosentino un programma articolato: visite guidate e animate, laboratori, seminari, eventi, percorsi trasversali per scuole e università di ogni ordine e grado pensati e condotti da me e dal mio staff ma, anche, un appuntamento fisso, i “Venerdì da artista”, con operatori esterni affermati nel mondo dell’illustrazione, del teatro, del libro d’artista, della scrittura, della musica per coinvolgere tutti, nella sperimentazione dell’arte: bambini, adulti, bambini e adulti insieme. Il museo, definitivamente abbandonato lo stereotipo che lo relegava a luogo per élites di ricchi studiosi o di cose antiche e morte, deve essere per tutti e deve essere vivo.

 

 

Come vengono strutturati i laboratori ?

I laboratori sono strutturati cercando di mettere insieme i più livelli di comunicazione dell’opera, concettuale e pratica: la sua osservazione formale e quella soggettiva; il riscontro con la vita dell’artista e con l’esperienza dello spettatore; la contestualizzazione con il periodo storico che l’ha generata e, insieme, il messaggio che se ne trae ancora oggi; la conoscenza delle tecniche e dei materiali. Per la mostra Accardi curata da Luca Massimo Barbero e Licini, Melotti, Novelli curata da Gabriella Belli, ho pensato quattro aree di laboratorio per le scuole: Concettuale, Segno Forma Superficie, Di-segni di argilla, Azioni d’arte. L’insegnamento (che è appunto l’arte di lasciare il segno) delle esposizioni in corso, “Segni come sogni” e “Segno e trasparenza”, genera numerose sollecitazioni: sul sovvertimento delle categorie tradizionali, sulla libertà d’espressione raggiunta dall’arte contemporanea, sulle caratteristiche della tecnica, sulle fonti d’ispirazione.

 

 

Tra le vostre proposte vi sono anche dei Progetti Speciali concordati con scuole, accademie, università, atti a “creare percorsi mirati e a instaurare legami più forti tra le parti”. Un’ottica questa di ampliamento che rende la struttura più viva secondo una moderna gestione della stessa. Puoi farmi qualche esempio ?

Dal primo anno di attività della Fondazione ho voluto che le scuole, le accademie, le università trovassero, oltre alle attività correlate alle mostre, la possibilità di concordare insieme dei percorsi “speciali”, interdisciplinari, di approfondimento. L’obiettivo è quello di intensificare i legami tra le istituzioni, creare continuità curriculare ed extracurriculare nei programmi, accompagnare gli studenti lungo le diverse tappe, moltiplicare le possibilità educative di scuola (accademia, università) e museo. Due progetti realizzati questo mese sono, dal mio punto di vista, di alto valore educativo, il primo con i bambini di una scuola di un quartiere popolare della città e il secondo con la cattedra storica dell’insegnamento di Arte contemporanea in Sicilia con l’università di Palermo. Il primo l’abbiamo titolato “Cittadinanza e Costituzione”, con le docenti dell’Istituto Comprensivo Amerigo Vespucci di Catania, nell’anno del 150° dell’unità d’Italia: un approfondimento a scuola e attraverso dinamiche laboratoriali di alcuni articoli della nostra carta costituzionale (nata, nel difficile periodo del dopoguerra, lo stesso anno del manifesto Forma 1, firmato tra gli altri da Carla Accardi, entrambi documento inno alla libera espressione) che tutela il patrimonio, l’arte, la libertà di ciascuno e del Paese; seguito da una fase di “consapevolezza alla tutela” con la selezione di alcuni studenti che diventeranno Ambasciatori della Fondazione Puglisi Cosentino facendo da guide ai loro coetanei compagni di scuola durante le esposizioni. Il secondo progetto speciale è “Astrazione e Suono” con la cattedra di Storia dell’arte contemporanea della Facoltà di Lettere di Palermo, un viaggio alle origini dell’arte astratta nell’anno di un altro anniversario, i 100 anni dalla formazione del Cavaliere azzuro (Monaco, 1911) che consacrava, nel sodalizio tra Kandinsky e Schönberg, la stretta relazione tra astrattismo e musica che, ancora oggi, ritroviamo feconda nella collaborazione tra Accardi e Nannini; con il coinvolgimento del musicista Francesco Branciamore che ha tenuto un concerto – laboratorio con gli studenti di grande intensità. Credo che queste esperienze lascino un segno profondo in chi le vive.

 

 

La Sezione Didattica propone periodi di stage a scuole, accademie e università secondo un “Progetto di formazione ed educazione al patrimonio culturale sul territorio”. Che risultati avete avuto ?

Dare possibilità di stage e formazione ai giovani mi è sempre sembrato fondamentale, è una scelta etica e, ancora una volta, un investimento sul futuro perché chi sceglie di avvicinarsi alle professioni museali o all’arte possa farlo secondo dei precisi standard di qualità e seguendo delle “buone pratiche”. Infine, poi, l’ho voluto soprattutto per gli studenti di Catania che, come me, hanno sempre dovuto cercare nel resto d’Italia o all’estero una possibilità simile, senza averla nella propria città (per le alterne e, a volte, drammatiche vicende in cui ha vissuto lo stato dell’arte e dei musei). Abbiamo diverse convenzioni con atenei siciliani. Come tutor aziendale, durante il colloquio di selezione che superano soltanto i più motivati, mi informo sui percorsi pregressi e le vocazioni dei miei stagisti, per sviluppare dei progetti insieme, partendo dalle loro competenze e cercando di strutturare insieme la conquista di nuove. I progetti più interessanti sono stati, forse, due: uno con sei studentesse del Master del CNR in Didattica Museale e Comunicazione Culturale per i Musei, formate per relazionarsi con il pubblico come “mediatori museali” che, durante il loro tirocinio, hanno dato sollecitazioni, informazioni, chiavi di lettura alternative al pubblico delle mostre in corso a Palazzo Valle. L’altro con una studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Catania, indirizzo Scenografia, che dopo avere vissuto per mesi i nostri spazi e attività avrebbe dovuto propormi un allestimento, a norma bambino e in linea con lo stile della Fondazione, per le stanze della Sezione Didattica. L’esito è stato così positivo che adesso sono state realizzate, con questa tecnica del papercut, colorata e non invasiva, che ora abbellisce le nostre pareti.

 

 

La Fondazione ha anche stabilito delle partnership con altre importanti realtà museali, con l’obiettivo di una circolazione dei linguaggi dell’arte e degli strumenti di base per la loro decodificazione. Qual è il circuito, quali i progetti e le attività in tal senso ?

Rimanere isole nell’isola non serve a nessuno, le sinergie se condivise nell’impegno della correttezza, della qualità, del reciproco scambio offrono la maniera migliore per fare crescere il territorio e radicare una nuova visione dell’arte e del patrimonio. Abbiamo stabilito una partnership catanese con il Museo Diocesano di Catania con cui condividiamo due percorsi tematici: il primo è quello dell’itinerario “barocco” (stile della ricostruzione di Catania che ha il suo centro nella tardobarocca Piazza Duomo, dove si trova il Museo, seguendo lo stile dell’architetto Giovanbattista Vaccarini fino a Palazzo Valle, da lui progettato nel 1740, oggi sede della Fondazione); il secondo di ordine “museografico”, sollecitando le riflessioni sull’allestimento di un’esposizione di arte antica e sacra al Diocesano messo a confronto con un allestimento di arte contemporanea e laica da noi. Altre importanti partnership sono quelle con cui condividiamo l’Itinerario del contemporaneo in Sicilia e il Concorso diario di bordo: Riso, Museo regionale d’arte contemporanea di Palermo, e la Fondazione Orestiadi di Gibellina a Trapani. A tutte le università, accademie e scuole di ogni ordine e grado che visitano almeno due delle tre tappe proposte chiediamo di inviare un “diario di viaggio” corredato da schizzi o foto che viene poi premiato con un buono libri e importanti cataloghi delle tre istituzioni. Per esempio stiamo realizzando proprio in questi giorni con il Liceo Ainis di Messina un progetto a cui tengo molto: si chiama “Rinascere dalla cenere”, su una tematica sempre molto attuale che è quella delle ricostruzioni dopo i terremoti. Con le insegnanti dell’Ainis abbiamo strutturato un’attività laboratoriale che parte dal terremoto del 1908 a Messina (coinvolgendo la Fondazione Horcynus Orca di Messina, il Comitato alluvionati di Giampilieri Superiore, la Protezione Civile di Messina, l’INGV di Napoli; la Soprintendenza Speciale per i Beni e le Attività Culturali di Napoli e Pompei, il professore Parrinello dell’Università di Siena e la scrittrice e collezionista di preziose foto di Messina dell’epoca, Giovanna Giordano), fa tappa a Catania (con la visita all’INGV di Nicolosi sull’Etna e a Palazzo Valle, rinato la prima volta dopo il terremoto del 1693 e la seconda grazie al restauro di Alfio Puglisi Cosentino, dopo il terremoto del 1990 che gli aveva inferto un durissimo colpo); si conclude a maggio, con un viaggio a Gibellina, città simbolo della ricostruzione attraverso l’arte. Gli studenti rimarranno lì due giorni per vivere questo luogo così enigmatico e andranno a dormire dove ogni sera s’addormentano le opere di Accardi, Consagra, Melotti, Uncini, Staccioli, Burri, Pomodoro ... e dove i cavalli di Mimmo Paladino, travolti da una montagna di sale, alzano la testa nonostante la catastrofe ...

 

 

Quali metodi, teorie, pratiche di riferimento sono alla base del tuo lavoro ?

C’è un percorso generale alla base di questo lavoro che viene dallo studio approfondito di tre materie: la storia dell’arte, la pedagogia dell’arte, la museologia. Poi c’è il percorso personale. Il mio è fatto di letture, incontri, viaggi, esperienze nei musei italiani e esteri, fiumi di appunti su metodologie, progetti, laboratori, gestione delle risorse. Il metodo “auteriano” cerca di fondere il rigore della ricerca alla leggerezza della comunicazione, le indicazioni della teoria ai benefici della pratica, i suggerimenti dei maestri alle reazioni degli allievi, i dati dell’esperienza all’impietosa valutazione di quanto sperimentato. Si nutre di gente competente, operatori interni e esterni, per la sua realizzazione. Si avvalora nella creazione di un sistema che possa essere “alternativo” ai luoghi tradizionali dell’educazione (famiglia, scuola, università) ma, allo stesso tempo, ad essi “integrato” (attraverso laboratori, collaborazioni, stage e progetti speciali) e “sinergico” anche nei confronti delle altre istituzioni museali su territorio (con cui condividere partnership e programmi di qualità).

 

 

Esposizioni, eventi, progetti, costituiscono davvero gli strumenti capaci di dialogare con il territorio e porre la giusta attenzione sull’arte contemporanea, in un Paese, qual è il nostro, che poco investe in cultura e pretende uno sforzo notevole da chi crede fermamente nei valori etici di questa professione (o missione) ?

Come ho avuto modo di scrivere in un mio recente articolo sulla “museoterapia” per tutti, i musei sono luoghi di sensibilizzazione ed educazione estetica, civica, democratica. Per questo, la risposta alla tua domanda è certamente si, sono strumenti fondamentali. Attraverso l’arte, all’interno delle sale, si respira quell’aura speciale che da sempre, accompagna il visitatore all’interno dell’istituzione museale nonostante le evoluzioni. Grazie a una corretta metodologia educativa, l'individuo imparerebbe a: identificare, denominare, valutare, interpretare, esprimere opinioni, leggere dentro e fuori di sé, risolvere problemi, controllare lo stress; essere empatico, perspicace, aperto, consapevole, responsabile, sicuro, comprensivo, sensibile, altruista e, dunque, mi piace aggiungere, felice. Un Paese che non comprende e sostiene la cultura, la scuola, i musei, i teatri è un Paese che non ha cura del proprio passato, del presente e, soprattutto, del futuro, perciò, anche in tempi di crisi, è doveroso l’impegno di tutti. L’arte forse non può cambiare il mondo, ma può mutare gli animi di donne e uomini che potrebbero cambiarlo, aveva detto Carla Accardi e non mi stanco di ripetere a tutti coloro che in questi giorni visitano la sua mostra a Catania, sull’arte di lasciare il segno…

 








Vie alternative

Fig. 1
CARLA ACCARDI,
Vie alternative, 2010
Cortile di Palazzo Valle, sede della Fondazione Puglisi Cosentino, Catania

Amalasunta con trombetta su fondo giallo

Fig. 2
OSVALDO LICINI,
Amalasunta con trombetta su fondo giallo, 1949

Gruppo di adulti in visita

Fig. 3
Gruppo di adulti in visita, 2011
dentro Casa Labirinto di Carla Accardi (1999-2000)

Studenti della scuola Vespucci

Fig. 4
Studenti della scuola Vespucci, 2011
su Pavimento in ceramica di Carla Accardi e scultura sonora Passi di passaggio di Gianna Nannini (2008)
Progetto Speciale Cittadinanza e Costituzione

Allievi della Scuola d'arte drammatica Umberto Spadaro

Fig. 5
Allievi della Scuola d'arte drammatica Umberto Spadaro, 2011
su Pavimento in ceramica di Carla Accardi e scultura sonora Passi di passaggio di Gianna Nannini (2008)
Progetto Speciale ispirato all'opera di Carla Accardi Dimenticare mettersi in salvo (1978)

Laboratorio Acquerello, iniziativa Venerdì da artista

Fig. 6
Laboratorio Acquerello, iniziativa Venerdì da artista, 2011

Laboratorio Libro d'artista, iniziativa Venerdì da artista

Fig. 7
Laboratorio Libro d'artista, iniziativa Venerdì da artista, 2011

Il musicista Francesco Branciamore

Fig. 8
Il musicista Francesco Branciamore, 2011
Progetto Speciale Astrazione e Suono

Gli studenti della Facoltà di Lettere di Palermo

Fig. 9
Gli studenti della Facoltà di Lettere di Palermo, 2011
Progetto Speciale Astrazione e Suono

Laboratorio Concettuale, sala dedicata a Osvaldo Licini e Fausto Melotti

Fig. 10
Laboratorio Concettuale, sala dedicata a Osvaldo Licini e Fausto Melotti



	

Foto cortesia Fondazione Puglisi Cosentino

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