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A Fiumara d'Arte il premio per il restauro dell'Italian Heritage Award 2013, occasione per una riflessione sul contemporaneo in Sicilia  

Mercedes Auteri
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 13 Febbraio 2014, n. 703
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Alcuni paradossi italiani, delle riflessioni sulla necessità di migliorare la legislazione e la tutela dei beni culturali, l’emblematico caso Sicilia

Uno dei più citati paradossi italiani degli ultimi tempi è quello di avere un patrimonio storico artistico tra i più densi al mondo e di non saperlo tutelare. Dal crollo di alcuni monumenti di Pompei o del Colosseo fino alle traversie occorse al Grande Cretto di Alberto Burri, dal degrado del patrimonio archeologico al contemporaneo, i casi di allarme rosso sono purtroppo innumerevoli. La Sicilia è stata territorio emblematico in questo senso. E l’arte in quest’isola è stata spesso capace di denunciare l’inadeguatezza della politica di fronte alla capacità di tutelarla per questioni di incomprensione, impreparazione, incapacità di stare al passo coi tempi o, semplicemente, di interpretarli e accettarli. Come hanno dimostrato i casi di Gibellina (Trapani) e di Fiumara d’Arte (Messina).

Il Cretto di Alberto Burri, costruito sulle macerie del terremoto del Belice del 1968 (così come tutta la operazione promossa dall’allora sindaco di Gibellina, Ludovico Corrao) è stata una delle opere più discusse della storia della Storia dell’arte. Burri era abituato a destare enormi polemiche, basti pensare al procedimento parlamentare di un senatore della Repubblica che denunciava nel 1964 uno dei suoi celebri sacchi come spazzatura indegna di essere esposta in un museo come la Galleria Nazionale d’Arte moderna di Roma. Oggi le sue opere sono esposte nei più importanti musei d’arte contemporanea italiani e esteri, mentre una delle sue opere maggiori (per dimensioni e contenuto), il Grande Cretto di Gibellina, lentamente muore per abbandono, prima, e per burocrazie, adesso.  Come racconta Gian Antonio Stella sul Corriere della sera del 10 novembre 2013. “Con una proposta di legge con 75 parole in più della Dichiarazione d’indipendenza americana che dice che lo Stato «celebra la figura di Alberto Burri nella ricorrenza del centenario della sua nascita»” e che “declama come col Burri «lo spazio diventa non più teatro della rappresentazione, ma suo protagonista assoluto, gravido di una drammatica profondità e percorso da tensioni e contrasti di forze»”, si istituisce il “Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Alberto Burri, di seguito denominato “comitato”» che deve provvedere alla «individuazione, valutazione e approvazione delle iniziative, in Italia e all’estero, per le celebrazioni…»”.  La proposta di legge presentata alla Camera il 26 marzo scorso viene assegnata alla commissione Cultura ma si perde tra mille cavilli. Forse “dopo l’impiego d’una folla di parlamentari, funzionari, commessi, sarà stampata sulla Gazzetta Ufficiale. Nel frattempo, i cinesi avranno costruito cento nuove stazioni della metropolitana e cento chilometri di una nuova circonvallazione di Pechino e cento musei d’avanguardia dove accogliere, chissà, anche le opere di Alberto Burri” [1] .

Nel frattempo si è anche conclusa, lo scorso ottobre, la prima edizione dell’Italian Heritage Award 2013 con l’assegnazione di numerosi Premi Internazionali per la valorizzazione dei Beni Culturali [2] .

Antonio Presti, fondatore della Fondazione Fiumara d’Arte, vince il premio “per il restauro dell'arte contemporanea a suggello del grande impegno profuso per la conservazione delle opere di Fiumara d'arte, da lui volute superando tutti gli ostacoli costantemente frappostisi. Oggi al culmine della creazione , con la nuova opera  Piramide - 38° parallelo di Mauro Staccioli, il progetto richiede l'elaborazione di uno studio sui materiali e le tecniche per la protezione delle opere esistenti e la progettazione di opere sempre nuove, due lati della stessa medaglia in un processo formativo che proietta nel futuro l'inesausto lavoro di questo protagonista della cultura siciliana”.

Questi “ostacoli costantemente frappostisi” sono stati così tanti che la storia di Antonio Presti potrebbe già essere oggetto di una docufiction, con tanto di colpi di scena giudiziari, condanne a multe salatissime e anni di carcere, prescrizioni e modifiche delle leggi italiane, persecuzioni mafiose, intreccio di vite di alcuni dei più importanti artisti, letterati, poeti del XX secolo.

Tutto comincia nei primi anni del 1980 quando morto il padre, imprenditore edile che aveva fondato sul cemento la sua impresa, Antonio Presti chiama lo scultore Pietro Consagra e gli chiede di realizzare una grande scultura in memoria del genitore, sul letto prosciugato di un fiume che dai Nebrodi scendeva al mare (la “fiumara”, appunto), dal simbolico titolo La materia poteva non esserci. Presti, con l’iniziale appoggio dei sindaci dei comuni limitrofi alla zona della fiumara, pensa di fare un regalo gradito alla comunità e contatta altri artisti convocandoli individualmente e bandendo un concorso a sue spese. Così si progettano alcune opere più conosciute di: Tano Festa (Monumento a un poeta morto. Finestra sul mare), Italo Lanfredini (Labirinto d’Arianna), Paolo Schiavocampo (Una curva gettata alle spalle del tempo), Antonio Di Palma (Energia Mediterranea), Hidetoshi Nagasawa (Stanza di barca d’oro), nelle campagne o nei piccoli centri (come la decorazione in ceramica della caserma dei carabinieri di Castel di Lucio realizzata da Piero Dorazio e Graziano Marini). Erano già previste altre tre grandi opere di Arnaldo Pomodoro, Fausto Melotti e Edoardo Chillida quando sulla idea di museo a cielo aperto di Presti si abbattono contemporaneamente cinque provvedimenti giudiziari per “abusivismo edilizio”. I sindaci si tirano indietro però la stampa e il mondo dell'arte riescono a fare partire un'interrogazione parlamentare (firmata da Bruno Zevi, Giuseppe Calderini, Massimo Teodori e Francesco Rutelli), che chiede al Ministro dei Beni Culturali e Ambientali di "intervenire con la massima urgenza per fare cessare lo scempio e la persecuzione delle autorità locali nei confronti dell'iniziativa di Antonio Presti che ha costituito attorno alla Fiumara di Tusa un nuovo ed eccezionale comprensorio artistico, culturale e paesistico di rilievo internazionale". I lavori ugualmente si bloccano e nel 1990 e nel 1993 Antonio Presti viene condannato alla demolizione dell'opera di Consagra, a quindici giorni di reclusione e a 23 milioni di multa per avere alterato il territorio, per abusivismo edilizio e per avere violato la legge Galasso (di cui la sentenza dà un'interpretazione restrittiva), alla demolizione della Finestra sul mare considerata edificio abusivo alla pari delle 15.000 costruzioni senza licenza che invece una legge regionale votata in quei giorni dal governo, poi bloccata dal TAR, stava per salvare. Presti viene condannato anche per Una curva alle spalle del tempo, in tutto 15 giorni di arresto, 15 milioni di lire di ammenda e 30 milioni di multa. I procedimenti contro le altre tre opere, Stanza di Barca d'oro, Energia mediterranea, Labirinto di Arianna, vengono invece dichiarati estinti per avvenuta prescrizione. Parte una seconda ondata di mobilitazione generale e subito a Roma artisti e intellettuali sollecitano l'intervento dell’allora ministro dei Beni Culturali, Alberto Ronchey, mentre una petizione firmata da 60 nomi della cultura italiana esorta il governo regionale ad agire per evitare la demolizione. Nella sede della Regione Sicilia, a Palazzo dei Normanni a Palermo, arrivano artisti, poeti, studiosi da tutta Italia ma anche stavolta non succede nulla e solo il ricorso di Presti in Cassazione rimanda la demolizione annunciata. Il 23 febbraio del 1994 la Corte di Cassazione chiude la vicenda annullando gli ordini di demolizione, i provvedimenti della Corte d'Appello e le richieste della Procura di Messina. Né la Regione, né la Provincia, né i Comuni accettano il dono e Antonio Presti pone un enorme telo con la scritta “chiuso” sulla Finestra di Tano Festa. Interviene all’appello il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e finalmente il 6 gennaio del 2006, dopo 25 anni di battaglie, viene riconosciuto il Parco di Fiumara d’arte, aiutato dal Governo regionale che ha approvato l’istituzione del percorso turistico culturale di Fiumara d’Arte [3] .

Intanto, per arginare le polemiche causate dall’utilizzo del territorio pubblico, Presti decide di invitare gli artisti a creare in uno spazio privato e inaugura nel 1991 l'Atelier sul mare [4] , un albergo a Castel di Tusa, affidando a vari artisti la realizzazione delle camere. L'albergo diventa presto un singolare museo abitabile, unico nel suo genere, luogo di partenza per le escursioni nella fiumara, residenza di giovani artisti stranieri, spazio espositivo per artisti siciliani, creando la Fondazione Fiumara d’Arte con sede a Tusa e distaccamenti [5] a Catania (Casa Stesicorea, dove si trasferisce dopo alcune minacce mafiose ricevute per il clamore suscitato su tutti i territori della fiumara, e il Museo Terzo Occhio a Librino) e a Palermo (quartiere Oreto) con avanguardistici progetti di risanamento di quartieri degradati attraverso l’arte.

La storia di questo albergo affascinante, dove ogni opera d'arte può diventare temporanea dimora in cui risiedere, si collega dunque allo straordinario percorso della fiumara costituendo una sorta di pellegrinaggio che culmina nell’ultima opera fatta realizzare da Presti allo scultore Mauro Staccioli, la Piramide, iscritta dentro a un cerchio, l’ideale 38° parallelo, che abbraccia il mondo in una desiderata pace, celebrata ogni 21 giugno, solstizio d’estate, nella manifestazione Rito della Luce, a cui accorrono centinaia di pellegrini dell’arte.

Il professore Giuseppe Basile aveva già scritto nel 2007 che quella di Fiumara è “un’attività permanente di formazione per il restauro dell’arte contemporanea che serva allo stesso tempo ad assicurare alle opere presenti nella Fiumara e nell’Hotel d’artista un controllo ed una attività di manutenzione che soli ne possono garantire la durata nel tempo. Il progetto però è ancora più originale e complesso, perché prevede anche l’educazione alla progettazione di nuove opere, di cui le prime saranno realizzate nei prossimi mesi. Esso prevede il necessario coinvolgimento delle realtà operanti sul campo, sia a livello nazionale che locale e quindi le strutture periferiche dell’Assessorato regionale BC, le Università siciliane, le strutture specialistiche nazionali (DARC, ICR, GNAM) e ne costituisce premessa indicativa il Convegno “Fiumara d’arte Segni nel paesaggio: valorizzazione, conservazione e progettazione” [6] .

Quello che ci si chiede, adesso, è quanto le istituzioni pubbliche possano fare per tutelare le iniziative dei privati o di mecenati illuminati che sono stati intermediari con il pubblico (come Ludovico Corrao) o che hanno direttamente donato al pubblico (come Antonio Presti). Il prestigioso premio Icom (International Council of Museums) alla Fondazione Orestiadi di Gibellina nel 2011, così come il prestigioso Italian Heritage Award nel 2013 per le opere di Fiumara, da soli non bastano.




Bibliografia essenziale

Angelo Pettineo, Antonio Presti, Andreina De Tomassi, Gianfranco Molino, Sergio Marchiori e Stefania Randazzo, “Fiumara d'Arte”, 2011.





NOTE

[3] Legge Regionale 6/06 dal titolo “Valorizzazione turistica-Fruizione e conservazione opera di Fiumara d’Arte”.

[6] Giuseppe Basile in «Arte e critica», agosto 2007, p. 72






Fig. 1
Parco Scultoreo della Fiumara d'Arte, Messina

Fig. 2
Parco Scultoreo della Fiumara d'Arte, Messina

Fig. 3
Parco Scultoreo della Fiumara d'Arte, Messina

Fig. 4
Parco Scultoreo della Fiumara d'Arte, Messina

Fig. 5
Parco Scultoreo della Fiumara d'Arte, Messina





	
Foto cortesia Mercedes Auteri

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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