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La Mostra di Luciano Fabro al CIAC: una recensione

 

Alessandra Bertuzzi
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 29 Marzo 2014, n. 711
http://www.bta.it/txt/a0/07/bta00711.html
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Area Mostre

Dal 15 febbraio al 4 maggio 2014 il Centro Italiano Arte Contemporanea  ospita la mostra Luciano Fabro. Disegno In-Opera.

La mostra su Fabro [1] (Torino 1936- Milano 2007) è una mostra monumentale perché raccoglie oltre 100 disegni inediti e 5 grandi sculture (addirittura un ambiente e quattro grandi sculture).

Questa mostra, organizzata in Joint venture con il GAMeC di Bergamo [2] , è molto importante anche per il suo titolo: Disegno In-Opera in quanto il disegno di Fabro era, ed è, la via d’accesso alla scultura.

È la fase germinale della scultura per un artista che ha rappresentato una delle punte più significative di quella che sarà definita (con un termine non tanto appropriato per gli artisti che ci stavano dentro) “Arte Povera”.

Spiega Tomassoni: «Se si considera il contesto dell’Arte Povera, non c’è nessun artista povero. Perché Boetti (Torino 1940- Roma 1994) non è certamente povero, Paolini (Genova 1940-) nemmeno, Merz (Milano 1925- Torino 2003) forse è l’unico un pochino più povero (parlo sempre concettualmente ovviamente). Fabro è proprio quello che forse è più specifico in questa direzione. Nella nudità dei mezzi espressivi che devono riproporre una germinalità primordiale, che è qualche cosa di profondamente diverso da quello che si faceva a Roma, se pensiamo che negli anni ’70 a Roma si elaboravano concetti filosofici come l’immortalità di De Dominicis, l’invisibilità di De Dominicis, la metafisica di Vettor Pisani (Bari 1934- Roma 2011), oppure tutta la Scuola Romana, che rivedeva in termini molto speciali il rapporto con la Pop Art e con la situazione della cultura americana che in quel momento arrivava, è molto significativo che, invece, in quel momento a Torino, qualcuno teorizzasse un’arte povera che poi in realtà povera sembrava non essere in sostanza» .

Questa mostra è quindi molto importante  perché apre uno squarcio su questa storia ma, soprattutto, ricollega anche lo stesso Fabro alla città di Foligno.

Fabro era infatti presente nel 1967 con un’ opera straordinaria che si chiama “in cubo”, una dimensione spaziale rapportata alle dimensioni antropologiche dell’artista, che è stata riportata nella mostra inaugurale di questo museo (Spazio, Tempo, Immagine). Da quella stessa opera presentata alla mostra del ’67, Fabro torna a Foligno come terza stazione rispetto ai due passaggi che erano già stati segnati dal suo rapporto con questa città.

Il percorso espositivo accoglie oltre 100 disegni tra i quali si può cogliere un riferimento alla scultura, un messaggio, un campo di indagine e di sperimentazione o visualizzare forme e geometrie grazie alle quali Fabro attraversa lo squarcio di Lucio Fontana che in quegli anni era il punto di riferimento per un grande numero di giovani artisti.

Molti dei disegni in mostra sono eseguiti su supporti eterogenei come cartoncini di schede di catalogazione, fogli di carta millimetrata, carta Fabriano e carta paglia, realizzati con tecniche e materiali diversi, composti sia da spazi pieni sia da vuoti, da peso e leggerezza, ambivalenti.

L’esposizione è inoltre corredata da una selezione di grandi opere  (tra cui sculture e habitat) che dialogano con lo spazio per risaltare l’importanza della dimensione ambientale per l’artista, che concepisce lo spazio come campo d’azione vivo, fatto di relazioni tra gli elementi presenti.

Il catalogo della mostra (Silvana Editoriale) include testi critici di curatori, storici dell’arte e artisti che hanno conosciuto e lavorato con Fabro, e le quattro lezioni sul disegno che l’artista tenne durante gli anni di insegnamento presso l’Accademia di Brera.

 

 

 
 

Informazioni CIAC:
Indirizzo: Via del Campanile, 13, Foligno.
Contatti: Tel.: 0742 357035 – 0742 621022
http://www.centroitalianoartecontemporanea.com

Apertura e orari mostra: Venerdì 15.30 - 19.00, Sabato e Domenica 10.00 - 13.00 / 15.30- 19.00
Biglietto 5€; ridotto 3€. Ingresso gratuito per ragazzi fino a 14 anni, scolaresche e portatori di handicap.
Catalogo: 30€






NOTE


[1] Luciano Fabro è stato uno dei massimi esponenti e teorici del movimento Arte Povera ed è presente dall’inizio degli anni Sessanta sulla scena artistica internazionale. La sua prima mostra si tiene nel 1965 a Milano, alla Galleria Vismara e dal 1967 al 1969 entra a far parte del movimento. Del 1968 sono le Italie, una serie di lavori che propongono la sagoma geografica dell’Italia sui quali l’artista lavorerà con materiali differenti per tutta la sua carriera. Tra le principali mostre si ricordano  quella al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (1980), al Castello di Rivoli (1989), alla Fundaciò Joan Mirò di Barcellona (1990), al Museum of Modern Art di San Francisco (1992), al Centre Georges Pompidou di Parigi (1996) e alla Tate Gallery di Londra (1997). A pochi mesi dalla scomparsa dell’artista, il MADRE di Napoli gli dedica una personale.

[2] Il Direttore del GAMeC di Bergamo, Giacinto di Pierantonio, è membro del comitato scientifico del  museo ed ha collaborato nella produzione della mostra e del catalogo.

 

 

Fig. 1
LUCIANO FABRO, Macchie di Roschach, 1976
Acrilico su carta a mano, carta e inchiostro, assemblaggio, cm. 56 x 76,
Collezione privata

Fig. 2
LUCIANO FABRO, L'alba, 1994
Acrilico e grafite su cartoncino, cm. 78 x 54,
Collezione privata

Fig. 3
LUCIANO FABRO, Quale equilibrio, 2004
Acrilico, grafite e pennarello su cartoncino, cm. 70 x 50,
Collezione privata

Fig. 4
LUCIANO FABRO, Fanciulla, non accettare i miei fiori, 1992
Acrilico e grafite su carta, cm. 40 x 30,
Collezione privata

Fig. 5
LUCIANO FABRO, La molla della vita, 1992
Acrilico e grafite su carta, cm. 40 x 30,
Collezione privata



	
Foto cortesia del CIAC




	

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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