L'opera del cardinale Egidio da Viterbo (1465-1532), "tra i più grandi cabalisti cristiani del Rinascimento" (F. Secret), è un esempio di quella nostalgia delle origini tipica della svolta tra Quattro e Cinquecento: il desiderio di esplorare lo strato di verità comune a tutte le religioni e filosofie, espresso nell'antica sapienza dell'ebraismo e della letteratura ermetica e neoplatonica. Generale dell'ordine agostiniano nel tempo della rivolta di Lutero e famoso predicatore, Egidio trovò il tempo di tradurre in latino testi fondamentali della Cabala: estratti dallo Zohar, dal Commentario di Recanati, dal Libro della creazione, dall'Hortus Nucis, dal Raziel, dal Sefer Ha Temunah, dal Ginnat Egoz, dal Sefer Ha-Bahir, dal Ma'areceth haelohut. Allievo di Elia Levita, Egidio fu anche in stretti rapporti con ebraisti come Michael ben Sabthai, Baruch da Benevento, Nicolaus Camerarius, Felice da Prato, Johannes Reuchlin, il francescano Petrus Galatinus e il domenicano Agostino Giustiniani.
Sulle orme di Pico della Mirandola, il cardinale interpretava l'antica sapienza ebraica da platonico e da cristiano, in uno spirito di completa fedeltà alla Chiesa. Con appassionato sincretismo, il cardinale di Viterbo amalgamava reminiscenze bibliche, m itologia classica, e allusioni cabalistiche per riformulare l'intepretazione della Scrittura. Lo studio della lingua con cui Dio parlò agli uomini era infatti secondo Egidio essenziale per una corretta lettura del testo sacro, come è spiegato nel Libellus de litteris hebraicis (1517) un alfabeto mistico di introduzione alla Scrittura. In un voluminoso trattato dedicato a Clemente VII e scritto tra il 1528 e il 1531, la Scechinah - termine ebraico per designare la presenza di Dio tra gli uomini - Egidio s i sforzava di importare la cabala nel mondo dell'umanesimo cristiano. La creazione non era che il riflesso delle dieci Sefiroth, i differenti gradi di espansione dell'energia divina. Se le prime tre Sefiroth corrispondevano al mondo supremo delle persone della Trinità, le restanti sette costituivano un mondo intermedio il c ui ruolo era quello di amministrare il mondo sensibile, quello dell'azione e degli elementi (Asiyyah), dove si esplicavano le funzioni dei mondi superiori . La Scechinah, la gloriosa presenza di Dio tra gli uomini, non era che la decima ed ultima delle Se firoth. Il giardino dell'Eden era allora l'unione tra il cielo e la terra, il ponte tra i mondi superiori e quelli inferiori: in termini cabalistici il terzo mondo, quello della formazione (Yezirah), dove l'androgino creato nel mondo della creazione (Beri ah) fu separato negli esseri distinti di Adamo ed Eva. Esso è dunque parte del processo della creazione, dove l'indifferenziato prende forma, ciò che è creato come spirito assume qualità e caratteristiche. Da qui Adamo ed Eva furono espulsi nel mondo infe riore della materia, dove ricevettero i loro corpi terrestri. L'uomo può così sperimentare tutti i livelli di esistenza, prima verso il basso e poi verso l'alto, nel suo anelito a riconquistare il paradiso perduto ed il cielo della creazione, e infine a ricongiungersi con Dio. Il giardino dell'Eden è dunque il luogo naturale per l'anima umana, fuori dal tempo e dallo spazio. Esso è anche una realtà interiore, visto che l'uomo possiede dentro di sé i quattro livelli del Divino, dello spirito, della psiche e del corpo. Ma secondo la visione storico-escatologica espressa da Egidio nella Historia XX saeculorum, quella inaugurata da Leone X era la decima e l'ultima delle dieci età della storia degli uomini, ed avrebbe portato ad un rinnovamento del mondo. Quello era il sec olo di tribolazioni annunciato dagli evangelisti, il secolo delle grandi scoperte, ed il tempo in cui Dio affidava a Carlo V e Clemente VII il compito di dare agli uomini un nuovo giubileo di liberazione. Al centro di esso vi era Roma, la Città Santa per eccellenza, la sancta latina Ierusalem. La riscoperta della cabala e della lingua sacra, l'ebraico, da parte dei cristiani, era segno dell'imminente unità spirituale degli uomini. Essa poteva rivelare tutti i segreti del mondo divino ed eterno, così come i viaggi di scoperta stavano rivelando l'intera fisionomia geografica del mondo fisico. Stava per realizzarsi, con la fine della decima età del mondo, il ritorno collettivo nel giardino dell'Eden, la consumazione apocalittica della storia.