INTERVISTA A JEAN CLEAR
Intervista concessa dal Servizio Stampa della Biennale
a cura di:
Francesca Romana Orlando
e
Francesco Proto
JEAN CLAIR, il cui nome anagrafico è Gèrard Regnier, nasce nel 1940 a Parigi, 1940 dove si laurea in Lettere. Fondatore dei Cahiers del Musèe National d'art modern, direttore dal 1990 del Musèe National Picasso ha curato diverse mostre per il Centre Pompidou di Parigi, per il Musèe des Beaux-Arts di Montrè al e per il Grand Palais di Parigi.
È autore di pubblicazioni su Duchamp, Bonnard, Delvaux, Henri Cartier-Bresson e di molti saggi teorici pubblicati da Gallimard.
Collabora con la Revue de l'Art, La nouvelle Revue Francaise, La nouvelle Revue de Psychanalyse, Le Dèbat, Nuovi Argomenti, F.M.R., Giornale dell'arte.
INTERVISTA A JEAN CLAIR
Quali sono le tematiche della mostra Identità e Alterità ?
Si tratta di una storia del corpo umano, e più in particolare del volto, attraverso le arti visive dal 1895 al 1995. Un secolo fà la società moderna e l'arte si sono ambedue indirizzate decisamente alla ricerca, alla rappresentazione, alla misurazione scientifica dell'identità che fonda l'individuo (nel 1895 nascono ad esempio il cinema, i raggi X, l'antropologia criminale, la fotografia d'identità). Poi, durante il secolo la società e l'arte giungono alla progressiva scoperta dell'alterità, dell'irriducibilità dell'Altro. Questa mostra ripercorre un secolo eccezionale dal punto di vista artistico, che ha visto la nascita, il trionfo, ma anche la scomparsa del movimento moderno. E' un percorso che va dalla nascita di questo movimento, fino a quello che viene definito post-human.
Con quali opere e artisti si apre, e con quali si chiude la mostra?
Si comincia a Palazzo Grassi con dei Ritratti di gruppo dall'Omaggio a Cèzanne (1895) di Maurice denis, a Cafè Deutschland di Jorg Immendorff, al Caffè Greco (1976) di Guttuso. Ma ad aprire la mostra vengono presentate anche opere dei massimi artisti del periodo, Rodin, Degas, Boccioni, Eakins. Concludiamo invece ai Giardini di Castello, con artisti che usano il video, come Gary Hill e Mona Hatoum. Questa mostra è anche un percorso che mostra le metamorfosi dell'artista, dal suo rifugiarsi nel gruppo fino al confronto con la propria solitudine, ai margini di una società sempre più tecnologizzata.
In che modo la mostra Identità e Alterità è anche un omaggio al centenario della Biennale?
Sarebbe stato un triste paradosso celebrare il centenario solo rievocando il passato, con una selezione commemorativa di opere significative, mentre questa istituzione si è sempre basata sulla scoperta del nuovo. Essere fedeli alla storia della Biennale, oggi, significa invece porre i problemi che attualmente si pongono i giovani artisti. E mi sembra che questi problemi siano quelli legati ai temi del corpo, della malattia, della morte, dell'identità psichica, culturale, etnica e così via.
In Identità e Alterità quante sono le opere già esposte in passato alla Biennale?
La mostra è scandita da circa settanta capolavori presentati nelle diverse Biennali, da artisti quali Kandinskij e De Chirico, Otto Dix e Pollock, Klimt e Bonnard. E tutta la mostra esibisce rapporti stretti con Venezia e la Biennale. Ad esempio i temi dell'identità e dell'alterità, del corpo, del volto, della morte, della sessualità, sono presenti nel quadro forse più famoso presentato nelle varie Biennali, quel Supremo Convegno di Giacomo Grosso che creò scandalo nella prima edizione del 1895, e del quale viene esposto l'unico frammento rimasto. Questo quadro, che raffigura cinque donne sopra un giovane disteso in una bara-di cui si vede solo il volto che probabilmente è un ritratto di Nietzsche-è un'immagine sospesa tra il corpo erotico e il corpo funebre. E' un'immagine di decadenza tra eros e thanatos, titpica di fine secolo. Questa mostra in fondo è anche un omaggio a quel primo scandalo della Biennale.
In che modo è presente l'arte italiana del secolo?
La mostra si apre anche con Boccioni, un artista secondo me troppo sottovalutato. E' il primo artista moderno in Italia, che realizza opere allo stesso livello di Picasso e degli altri protagonisti della modernità. Anche Boccioni è ossessionato dal volto umano, come nel quadro Materia. Si celebra poi la grande arte italiana degli anni Venti, impostasi con l'avvento dei valori plastici del '900, con opere di Arturo Martini, Casorati, De Chirico, Sironi, Guidi.
Quante sono le opere in mostra?
Ci sono oltre 900 opere, di quasi 300 artisti.
Che cosa si aspetta da questa Biennale ?
Punto a un confronto tra due direzioni dell'arte odierna. Da una parte ci sono artisti che usano il linguaggio video ed elettronico, un po' fuori dal campo tradizionale dell'artre. Da un'altra parte ci sono artisti che usano di nuovo la pittura come pittura, la sculturea come scultura, in modo tradizionale. Vorrei dunqua attivare u confronto sul corpo umano visto sia attraverso la pittura e la scultura tradizionali, sia attraverso i nuovi media come il video.
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