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L'Abbazia di Santo Spirito in Caltanissetta nel Medioevo: aspetti e problematiche architettoniche  
Michele Guarneri
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 30 Dicembre 2002, n. 313
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Tra i diversi obiettivi che, al termine della conquista dell'Italia meridionale, si pongono i Normanni per consolidare il loro potere c'è anche quello di concentrare i loro sforzi nell'avvio di un'attività edilizia, eccezionalmente condensata nel tempo, che porterà oltre all'erezione di edifici residenziali reali e militari, alla costruzione di chiese e monasteri.

In tale clima di fervido rilancio edilizio si inserisce l'antica abbazia medievale di Santo Spirito che sorge nelle immediate vicinanze di Caltanissetta, circondata da una suggestiva cornice paesaggistica collinare [foto 1]. La sua conformazione attuale, col campanile e la sovrastante merlatura, frutto di restauri che hanno cercato di restituire l'originaria forma, suggeriscono al visitatore un aspetto fortilizio di cui rimangono significative testimonianze nelle basse feritoie collocate alla base della torre campanaria.

Purtroppo non disponiamo di alcuna documentazione scritta in grado di attestare, con sicurezza, la sua fondazione. Ciò ha dato vita, a partire dalla seconda metà del Settecento, ad un vivace dibattito, tuttora in corso, tra gli storici, lasciando ancora aperta ed insoluta tale questione.

Ad avanzare, seppure molto approssimativamente, una prima proposta di periodizzazione è Genovese 1, che ipotizza l'esistenza dell'edificio ancora prima dell'arrivo, in Sicilia, dei Normanni.
Più precisi, nell'offrire una datazione, sono Barra e Mastellone 2, i quali presumono che l'edificazione della badia possa essere avvenuta nel 1093, anno di fondazione del vescovado di Agrigento, alle cui dipendenze per l'assegnazione delle decime risulta essere l'Abate di Santo Spirito.
Pecchenedda 3 la considera, invece, fondazione ruggeriana, mentre Di Marzo 4 aggiunge e precisa che l'abbazia sarebbe stata edificata dal Conte Ruggero d'Altavilla insieme alla moglie Adelasia: i due studiosi, in poche parole, non avanzano alcuna precisa datazione, preferendo restare sul generico.

La presenza di un calice di stagno e di un fonte battesimale, ambedue in uso fino al IX secolo, unitamente alla considerazione che il periodo di massima espansione dell'Ordine agostiniano sarebbe avvenuto tra il VI ed il X secolo, inducono Punturo 5 a ritenere questi due elementi suffraganti per una datazione dell'abbazia compresa tra il VII e l'VIII secolo.

A distanza di quasi un cinquantennio, Di Vita 6 ritiene l'edificio databile tra il 1094 ed il 1110, in quanto, a suo avviso, la fondazione dell'abbazia sarebbe coincisa con l'ultimazione della chiesa. Lojacono 7 afferma, invece, che di essa se ne avrebbe memoria a partire dalla presa di Caltanissetta da parte del Conte Ruggero, ma questa sua asserzione non viene comprovata da nessuna fonte documentaria, né tanto meno da alcuna congettura.

Di Stefano 8 propende per una datazione che non vada oltre l'anno 1098, mentre, Dell'Utri 9 propone come arco di tempo il 1086 ed il 1193 (fondazione della diocesi agrigentina), invece Krönig 10 posticipa il periodo di costruzione intorno al 1110.

Al di là di ogni possibile interpretazione cronologica e rimanendo in argomento, occorre sottolineare l'importanza che riveste la presenza di una piccola lapide all'interno dell'edificio, ubicata in alto, sul pilastro che separa l'abside dalla protesi.

Si tratta di una iscrizione che commemora la consacrazione dell'abbazia avvenuta il 14 giugno 1153 per volontà di Goffredo di Montescaglioso ed a opera di Giovanni arcivescovo di Bari, la cui insolita presenza trova una plausibile giustificazione nel fatto che, in quel periodo, risulta essere vacante la sede vescovile di Agrigento. Una Bolla papale di Alessandro III, datata 1179 11, costituisce un altro importante tassello, per meglio chiarire l'origine di Santo Spirito, in quanto stabilisce, con chiarezza, quali sono le chiese suffraganee e con esse i beni del Monastero di Monte Sion. Tramite questo documento veniamo a conoscenza della concessione pontificia di Santo Spirito all'Ordine agostiniano e precisamente, quindi, all'abate del Monastero di Monte Sion in Gerusalemme, Giovanni, a cui viene, in Sicilia, a cui viene sottoposta la giurisdizione, insieme a diritti e feudi (Fragaria, Tragabia, Cannuni, Stretto, Cacciagalline, Rovetto, Gelso, Giara, Luncio, Gessolungo, Gramella, Zibili, Scopatore, Comuni, Furtolesi e Santo Spirito) 12.

Da un attento studio della fonte, Punturo 13 focalizza la sua attenzione, soprattutto, sul termine latino contulerunt, sulla base del quale fonda la sua teoria secondo cui il conte Ruggero non avrebbe fondato l'abbazia, ma si sarebbe soltanto limitato ad un atto ufficiale di riconoscimento dei diritti preesistenti. Infatti, egli insieme alla moglie Adelasia avrebbe ripristinato nella loro integrità, con il suo casale ed i suoi uomini, i diritti di libero pascolo degli animali; di attingimento delle acque per l'intero territorio di Caltanissetta; quelli parrocchiali e le decime : " cum suo Casali et hominibus et ea integritate qua Comitissa Adelasia et Comes Rogerius eadem Ecclesia contulerunt videlicet ut quædam animalia ipsius ecclesiæ libera habeant pascua, aquarium potationes per totum tenimentum Calatanixectæ prædictæ et cum omni iure parochiali et integris decimis parochianorum." 14 Conclude, infine, affermando che si sarebbe trattato, con l'utilizzo del termine contulerunt, seguito dalla esplicitazione del videlicet (cioè) ut quædam animalia ..., di una riacquisizione di diritti, probabilmente perduti dalla chiesa di Santo Spirito nel corso della dominazione musulmana.

Tralasciando le questioni cronologiche e prendendo, invece, in esame l'aspetto architettonico dell'abbazia di Santo Spirito, si può notare come essa presenti una orientazione ad Est, mentre ad Ovest è contigua ad un edificio di forma rettangolare che si compone di due piani. La sua torre, dalla planimetria trapezoidale, è adibita a campanile che, a sua volta, insieme ai due corpi forma il prospetto Nord dell'edificio, unitamente alla recinzione muraria del cortile Ovest.

Il fianco meridionale esterno costituisce la parete settentrionale di un vano, all'interno del quale vi è ubicata l'attuale biblioteca. Mediante le aperture praticate sul suo muro meridionale si accede ad un giardino, delimitato ad Ovest da un corpo di fabbrica occidentale, (il cui piano superiore di epoca seicentesca) 15 che attualmente ospita gli ambienti di servizio per il clero, a Sud e ad Est da un muro di pietra.

Il sagrato antistante l'ingresso della chiesa presenta una bassa recinzione in pietra, interrotta da un cancello, sovrastato a sua volta da una decorazione in ferro battuto.
Fatta eccezione per le absidi, l'abbazia di Santo Spirito mostra, al suo esterno, un austero e massiccio apparato murario contrassegnato da feritoie che bucano lo spessore dei muri perimetrali conferendo all'intero edificio un aspetto di fortilizio. Il portale è costituito da stipiti in pietra arenaria compatta, a doppio rincasso ed a tre fasce sovrastate da pseudo capitelli, sostenenti un arco a doppia fascia di conci, pure essi in arenaria compatta, contornanti una lunetta decorata da un affresco del Salvatore, copia di quello originale, ubicato, per ragioni di conservazione, all'interno dell'edificio 16. Insolita appare la collocazione dell'ingresso principale sul muro settentrionale, anziché sul lato occidentale che, risulta, invece essere occupato da un contiguo vano rettangolare. Quest'ultimo è interrotto, al centro, ed attraversato per tutta l'intera ampiezza, da un arco a sesto acuto, sostenuto da due colonne di grossolana fattura, con la duplice funzione di struttura portante del solaio di copertura e di rinforzo delle due pareti rispettivamente collocate ad Ovest ed a Est. Resta ancora dibattuta la questione se l'edificio avesse avuto o meno una facciata esterna. Di certo si conosce soltanto l'esistenza di un portico, aperto da tre archi, demolito nel 1904, durante interventi di restauro 17. Della suddetta struttura Punturo 18 ci offre una sua descrizione: "Dal lato, che guarda l'oriente, più che un peristilio, si ha un portico di tre archi a sesto ribassato, che immette alla porta d'ingresso nella Chiesa. È un'opera surta posteriormente, che, secondo noi, non va al di là del 1600. La struttura degli archi conserva ancora la forma della centina, la quale, lungi di essere fatta con un unico legno arcato per sostenere la volta dello intiero arco, era fatta a piccoli legni, riuniti insieme da puntelli. È notevole che in questi piccoli legni doveva essere inciso o il nome del proprietario maestro esecutore del lavoro, o di qualche altro, scorgendosi chiaramente, in diversi pezzi dello intonaco in gesso, l'impronta DE MENDOZA".

Poco discosto dall'ingresso e sempre sullo stesso lato troviamo il campanile la cui forma e mole ricordano più da vicino quella di una torre preposta a svolgere un ruolo difensivo. In essa si scorge, chiaramente, la presenza di saettiere, strategicamente e regolarmente distribuite, sia lungo la sua base che sul lato occidentale dell'edificio stesso. Se poi prendiamo in considerazione anche le anguste finestre a sesto acuto che si distribuiscono uniformemente lungo il massiccio perimetro murario dell'abbazia ed, in caso di necessità, adattabili a feritoie, ci rendiamo immediatamente conto di trovarci di fronte ad un edificio che è munito di strutture atte alla sua difesa in caso di attacchi esterni.

Tutto ciò troverebbe spiegazione, secondo quanto afferma Di Vita, 19 nel fatto che sarebbe stata sede dei primi abati di Santo Spirito i quali, in veste di possessori di feudi e casali, dispongono di uomini a loro soggetti e sono, pertanto, considerati, a tutti gli effetti, i diretti rappresentanti dei Sovrani e quindi Principi. Risulta, inoltre, interessante rilevare come all'esterno dell'abbazia, malgrado l'edificio mostri un aspetto (fatta eccezione per le absidi) prevalentemente disadorno, si possano ravvisare, sulla base di quanto giustamente rileva Lojacono, 20 elementi architettonici e strutturali di quel romanico siciliano, preludenti al gotico, esempi provinciali di un'arte la quale prende le distanze da una certa propensione aulica e che caratterizza le chiese dell'entroterra siciliano 21 [foto n.2].

Ci troviamo, dunque, di fronte ad una tendenza d'impronta rigorista-asceta, la quale si evolve in nome di un razionalismo che caratterizzerà il gotico, introdotta e favorita, a sua volta, dalla presenza di comunità lombarde, nel luogo insediatesi a seguito della conquista normanna.
Quando, infatti, i Normanni occupano la Sicilia, troviamo a loro seguito popolazioni italiche provenienti dal "Tema" bizantino dell'Italia Meridionale (comprendenti il Molise, il Sannio, la Puglia, l'Irpinia, la Basilicata) comunemente detto Longobardia perché strappato ai duchi longobardi 22.

Quanto appena premesso, giustificherebbe, quindi, l'origine di quell'influsso Romanico di stampo lombardo i cui echi si leggono chiaramente anche nell'abbazia di Santo Spirito, soprattutto nelle tre absidi. Queste ultime, di forma semiellittica ed interamente costituite da blocchi in tufo, presentano una decorazione costituita da lesene, sostenenti, tramite rozzi capitelli, una serie di archetti monolitici lievemente tendenti a sesto acuto [foto n. 3]. Nella parte centrale di ciascuna di esse si apre un'angusta finestra, rivestita da una piccola transenna esemplata sul modello di quella originale in gesso e, parzialmente, rinvenuta da Valenti nell' abside meridionale 23. Da uno sguardo d'insieme dell'edificio si nota, immediatamente, come esse costituiscano quasi una sorta di forzatura che malamente si integra con la massiccia ed austera costruzione dell'intero edificio. Da quanto appena riportato appare chiaro come l'inusuale elemento stilistico delle lesene sulle absidi sia, congiuntamente agli influssi settentrionali, da attribuirsi agli agostiniani, di cui è stata accertata, tramite la già citata bolla papale di Alessandro III, la presenza in Santo Spirito a partire dall'anno 1179. A riconferma di ciò, come tra l'altro, giustamente, evidenziano Lojacono 24, Krönig 25, Di Stefano 26, esistono, in Sicilia, altre costruzioni agostiniane coeve, quali il Duomo di Cefalù e la chiesa di San Giorgio di Gratteri, che presentano anch'esse, nelle absidi, analoghe caratteristiche decorative.

Al suo interno, invece, la chiesa abbaziale di Santo Spirito presenta un'unica nave coperta da un ampio tetto ligneo cassettonato a capriate. Le tre absidi poste sul muro orientale non presentano alcuna demarcazione col presbiterio, di fronte al quale si erge, fino a raggiungere un'altezza di circa quattro metri, un arco sostenente la cantoria. Quest'ultima viene costruita, nel 1777, dai Padri Cappuccini, come luogo deputato alla preghiera corale 27. Oltrepassando l'intradosso dello stesso arco si trovano un'apertura a sesto acuto ed altre due prospicienti collocate rispettivamente sul muro meridionale e settentrionale. Tramite quest'ultima si entra in un angusto vano di forma rettangolare, corrispondente all'area occupata dalla torre campanaria dove si aprono, lungo il suo perimetro murario, quattro saettiere.

Sulla parete di fondo della navata, attraverso la già citata apertura a sesto acuto, si scende, mediante tre gradini, e si accede alla sacrestia: un ampio vano illuminato da due feritoie sul lato Ovest e da un'altra posta a Nord. Salendo, attraverso quattro gradini, posti sul versante occidentale della stanza, si entra in un altro ambiente che, a sua volta, tramite una scala, collega al livello superiore e quindi al cenobio, alla cantoria, ad un altro vano, pure esso attraversato da un massiccio arco a sesto acuto corrispondente a quello della sottostante sacrestia. Lungo il muro occidentale prospiciente l'altare maggiore, si scorge l'insolita presenza di due feritoie, poste ad un'altezza, dal piano pavimentale, di circa un metro.

Sul lato settentrionale della cantoria, tramite un'apertura, e salendo alcuni gradini, si può accedere all'angusta torre campanaria, le cui mura risultano essere di spessore inferiore rispetto a quelle della base. Sullo sfondo della parete prospiciente il presbiterio si erge, in posizione rialzata, un fonte battesimale, trasferito all'interno dell'abbazia nel 1936 e, fino a quella data, posto all'esterno, nel giardino 28. La sua dimensione e la forma suggeriscono quella di un grosso capitello di spoglio, reso cavo e, quindi, adattato alla funzione di fonte battesimale.

Di pietra arenaria, è profondo 70 cm ed ha un diametro esterno di 120 cm, mostra sulla superficie visibile una decorazione a rilievo costituita da una ritmica serie di palme, motivo assai diffuso in ambito bizantino, o, secondo altri punti di vista, da esili pilastri sostenenti, a loro volta, archetti a sesto acuto che farebbero eco, secondo Punturo 29, a quelli esterni delle tre absidi.

Punturo e Nicotra 30 concordano nell'affermare che tale vasca, appunto per le sue dimensioni, sia servita per battezzare i bambini mediante immersione e, poiché questo rito sarebbe stato in uso nella chiesa sia Latina che Greca per i primi dodici secoli, ne traggono, di conseguenza, la conclusione che essa debba essere anteriore al Duecento. In realtà potrebbe anche trattarsi di una vasca ornamentale adibita a fontana o, meglio, di un fonte battesimale adattato a tale funzione, poiché una porzione del suo bordo, della lunghezza di circa una decina di centimetri, risulta essere mancante, probabilmente per meglio agevolare il deflusso delle acque. Ma è pure vero che non si conosce quando e per quale motivo sia stata effettuata una tale asportazione, ragione per cui si rimane, anche in questo caso, nel puro campo delle ipotesi. Ciò nonostante, se l'abate di Santo Spirito risulta essere investito della giurisdizione parrocchiale, come specificato nella già citata Bolla Papale del 1179 31, si avrebbe la conferma che presso l'Abbazia di Santo Spirito si amministra il Sacramento del Battesimo 32. Rimangono, a questo punto, insolute le questioni inerenti l'ubicazione del fonte battesimale e la provenienza della suddetta vasca.




APPENDICE:


Lapide commemorativa:



Anno Dominicæ Incarnationis
MCLIII, Indictione Prima Mense
June die XIV, VIII, Pente
Costes ejusdem anni
Tunc celebrata. Hance
Ecclesiam fecit consacrare
Goffrido Licii Serenis
Simus Comes Montis Ca
Veosi a Dominio Ioanne Senen
Si et Barensi Archiepiscopo Ecclesia
Agrigentina carente
Pastore, in honorem Dei,
S. Coelorum Spiritus vocabulo
Sub cuins Altare Sanctorum
Protormartiris Stephani
Laurentii Levitæ et Martiris,
Cosmæ, et Da
Miani, Felicitatis,
et Filiorum eius continen
tur Reliquiæ. Anno Re
gni Domini Rogerii Glorio
sissimi et Famosissimi
Regis XXIII. Regni
Vero D. ni Regis Wilelmi Anno IIII



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NOTE

1 GENOVESE C., Storia generale della città di Caltanissetta : in Mulè B., Caltanissetta e i suoi dintorni, Caltanissetta 1877, p. 19.

2 BARRA M. MASTELLONE D., Ragionamento per la riduzione al regio demanio di Caltanissetta,Palermo 1793, p. 1-31.

3 PECCHENEDA F., Ragioni a Pro della reintegrazione della città di Caltanissetta al Sagro Regio Demanio del Regno di Sicilia, Napoli 1759, p. XLVIII.

4 DI MARZO G., Delle belle arti in Sicilia daiNormanni alla fine del sec. XVI, Palermo 1859, vol. II, p. 135.

5 PUNTURO B., Nisa o Nissa e l'odierna Caltanissetta, appendice: il monumentale tempio di Santo Spirito presso Caltanissetta, Caltanissetta 1901, p. 277.

6 DI VITA A., Appunti sulla Abbazia di Santo Spirito presso Caltanissetta, in Siculorum Gymnasium, nº 1 (1949), pp. 110-111.

7 LOJACONO P., L'Abbazia di Santo Spirito presso Caltanissetta, in : Palladio, nuova serie, IV, (Gennaio - Giugno 1954), p. 77.

8 DI STEFANO G., Monumenti Della Sicilia Normanna, (2º edizione aggiornata e ampliata da Krönig W.) Palermo 1979, p. 33.

9 DELL'UTRI F., Abbazia Normanna di S. Spirito, Caltanissetta 1990, p. 4.

10 KRÖNIG W., Monumenti d'arte in Sicilia, Palermo 1989, p. 407.

11 COLLURA P., Le più antiche carte dell'Archivio Capitolare di Agrigento (1092-1282), Palermo 1960, vol. XXV, p. 82.

12 PULCI F., Lavori sulla storia ecclesiastica di Caltanissetta, Caltanissetta 1977, p. 267; LOJACONO P., op. cit., p. 77.

13 PUNTURO B., op. cit., p. 276.

14 COLLURA P., op. cit., p. 82.

15 BEVILACQUA A., NUCERA V., Chiesa di S. Spirito, Tesi di Laurea facoltà di Architettura di Palermo, (anno accademico 1983-1984) relatore F. Brancato, p. 3.

16 DELL'UTRI F., Abbazia Normanna di "Santo Spirito", Caltanissetta 1986, p. 48.

17 LOJACONO P., op . cit., p. 79; AMATO A., VULLO D., op. cit., p. 16.

18 PUNTURO B., op. cit., pp. 236-237.

19 DI VITA A., op. cit., p. 108.

20 LOJACONO F., La chiesa del Priorato di S. Andrea a Piazza Armerina prototipo del gotico siciliano, in: Palladio, n. s., anno VI (ottobre-dicembre 1956), p. 133.

21 Ibidem.

22 AMARI M., Storia dei Mussulmani di Sicilia, II edizione, modificata e accresciuta dall'Autore, pubblicata con note di C.A. NALLINO, vol. III, Catania 1933-1939, pp. 223 e ss.; VILLARI L., Storia della città di Piazza Armerina (l'antica Ibla Erea), Piacenza 1985, p. 78.

23 LOJACONO P., op. cit., p. 79.

24 LOJACONO P., op. cit., p.78.

25 KRÖNIG W., op. cit., p. 407.

26 DI STEFANO G., Monumenti della Sicilia normanna, II edizione aggiornata e ampliata da Krönig W., Palermo 1979, p. 34.

27 PULCI F., op. cit., p. 279.

28 LOJACONO P., op. cit., p. 80; DELL'UTRI F., op. cit., p. 40.

29 PUNTURO B., op. cit., p. 255.

30 NICOTRA F., Dizionario illustrato dei comuni siciliani, vol. I, Palermo 1907, p. 884.

31 COLLURA P., op. cit., p. 82.

32 PUNTURO B., op. cit., p. 265.

 


 L'Abbazia di Santo Spirito in Caltanissetta
fig. 1
Caltanissetta,
Abbazia di Santo Spirito

 L'Abbazia di Santo Spirito in Caltanissetta
fig. 2
Caltanissetta,
Abbazia di Santo Spirito

 L'Abbazia di Santo Spirito in Caltanissetta
fig. 3
Caltanissetta,
Abbazia di Santo Spirito

fotografie cortesia di Giuseppe Cannavò

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