bta.it Frontespizio Indice Rapido Cerca nel sito www.bta.it Ufficio Stampa Sali di un livello english
Le  armi dell'ingegneria Torino, GAM
28 mar. - 25 mag. 2003
Marco Enrico Giacomelli
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 24 Agosto 2003, n. 339
http://www.bta.it/txt/a0/03/bta00339.html
Precedente
Successivo
Tutti
Area Architettura

Nell'autunno del 2002, al Museo Malraux di Le Havre (città ricostruita nel dopoguerra su progetto dello stesso Perret [Fig. 1]), è stata allestita la mostra Perret, la poétique du béton, promossa dall'Ifa (Institut Français d'Architecture), dalla città ospitante e dalla Gam di Torino. In occasione di quell'evento veniva pubblicata l'Encyclopédie Perret, preceduta nel 2000 da Les frères Perret. L'Œuvre complète. L'esposizione in oggetto si inserisce dunque in un percorso ben delineato.

La cifra del "clan" Perret - Auguste (1874-1954), affiancato dai fratelli Gustave (1876-1952) e Claude (1880-1960), sulle orme del padre Claude-Marie (1847-1905) - è situata sull'incerto confine tra ingegneria e architettura. [Fig. 2] L'interpretazione dominante ha elaborato un giudizio tranchant sulla loro opera: pionieri geniali del razionalismo, avrebbero finito per cedere a uno sterile classicismo. [Fig. 3]

L'impresa Perret gode di alterna fortuna anche in Italia. Con l'intervento Scomodi pionieri. Fortune e sfortune critiche dei fratelli Perret in Italia (1925-1940), Sergio Pace sviluppa una prima indagine. La data iniziale si deve al fatto che la cultura architettonica della nostra penisola si accosta all'opera perretiana solo negli anni Venti, in occasione della Mostra internazionale di edilizia allestita a Torino nel 1926. I frères Perret suscitano attenzione non solo per l'utilizzo del cemento armato, ma anche nell'ambito della diatrìba relativa all'architettura ecclesiastica. [Fig. 4] Già si delinea la duplice interpretazione del loro lavoro: da un lato si loda la corrispondenza tra funzione e costruzione, dall'altro viene ravvisato un germinale formalismo che ne mina il carattere eminentemente moderno. Tuttavia, la fortuna critica non è solo legata agli interessi politecnici del capoluogo piemontese: una serie di figure intellettuali più o meno organiche al fascismo se ne interessano, da Marcello Piacentini a Margherita Grassini Sarfatti, senza dimenticare Marinetti. Questo ambiguo legame si sostanzia nel viaggio che Perret compie in Italia insieme a Léandre Vaillat nel gennaio del 1940: lo scopo del tour è la redazione di un saggio, peraltro mai pubblicato, dedicato a Mussolini bâtisseur.

La situazione che si delinea in seguito è affrescata da Michela Rosso in La ricerca della  preistoria del moderno. Perret e la cultura architettonica italiana nel II dopoguerra. Bruno Zevi, nella prima edizione della sua Storia dell'architettura moderna (1950), identifica il lavoro di Perret con lo stabile per appartamenti sito al numero 25bis di rue Franklin a Parigi. [Fig. 5] Secondo il critico, Perret sviluppa il peculiare strutturalismo razionalista francese grazie alle soluzioni tecniche adottate, ma se ne affranca sfruttando un linguaggio ricco di invenzioni formali. Sotto altra veste, si ripresenta la polemica in merito all'involuzione perretiana: il limite più evidente consisterebbe nell'"aver coscientemente circoscritto l'impiego del cemento armato allo scheletro dell'edificio". [Fig. 6] La monografia di Rogers decentra la questione, ridimensionando la "genialità" di Perret: secondo una visione idealista di ascendenza crociana, si sottolineano gli elementi di continuità, l'onda lunga della modernità. Inoltre, abbonda nell'uso della categoria pseudo-metaforica di "sincerità costruttiva": in altre parole, l'opera di Perret sarebbe valida grazie alla corrispondenza fra etico ed estetico. La comprensione storicamente contestualizzata dell'opera perretiana sopraggiunge compiutamente solo con gli studi di Gregotti, fino alla nota interpretazione fornita da Argan: Perret è il mediatore fra due tendenze di "razionalismo storico", incarnate dal classico Choisy e dai romantici Viollet-le-Duc e De Baudot.

Claudia Conforti e Marzia Marandola intervengono sul rapporto tra Perret e l'architetto pistoiese Giovanni Michelucci (Perret e Michelucci: gli inganni della percezione). Michelucci ha donato un notevole contributo alla comprensione del valore plastico del cemento armato, rifiutando di ridurlo a mera soluzione tettonica da rivestire con coperture tradizionali. Un saggio per certi versi omologo è firmato da Giuliano Gresleri: Lo "stile del conglomerato cementizio armato". Attilo Muggia e la "Scuola di Bologna". Il contributo di Muggia, Zannoni e Collamarini è fondamentale per comprendere la città degli anni Trenta e la diffusione del "primo razionalismo": "Le sue posizioni si appoggia[no] a quella 'teorico-deterministica' che vede nella conformità allo scopo il principio fondamentale di tutto il costruire".

Dalla natura stessa di questa recensione, emerge tuttavia il limite della mostra torinese - limite che comunque sarebbe stato arduo superare. Il piccolo spazio dell'allestimento comprende infatti prevalentemente grandi pannelli esplicativi e numerose gigantografie, mentre i progetti e le realizzazioni perretiane sono assai sacrificate. Nella sostanza, risulta molto più interessante il catalogo, denso di spunti interpretativi e godibilissime immagini d'epoca.




La Mostra

Auguste Perret, La poetica del cemento armato, 1900 - 1954.

GAM - Galleria Civica d'arte Moderna e Contemporanea (Torino) 28 marzo - 25 maggio 2003 http://www.gamtorino.it

Catalogo GAM, Torino, € 15 [Vol. I: Un maestro difficile. Auguste Perret e la cultura architettonica italiana, a cura di Sergio Pace e Michela Rosso, con la collaborazione di Giulietta Fassino (testi di Sergio Pace, Michela Rosso, Giulietta Fassino, Claudia Conforti, Marzia Marandola, Giuliano Gresleri); Vol. II: Ernesto N. Rogers, Auguste Perret (ristampa anastatica del volume omonimo, Il Balcone, Milano 1955)]




Didascalie immagini

Fig. 1 : Recostruzione di Le Havre (Seine-Maritime), 1945-1955
prospettiva assonometrica di un edificio
© Ifa/Direction des Archives de France, fonds Perret

Fig. 2 : Musée des Travaux publics (ora Conseil économique et social), place d'Iéna, Paris 16e (1936-1940), la scala della grand hall
© Gilbert Fastenaekens

Fig. 3 : Auguste Perret intorno al 1925 (appesa al muro, prospettiva della chiesa di Raincy e sezione del teatro dell'Exposition del 1925)
fotografia anonima
© Ifa/Direction des Archives de France, fonds Perret

Fig. 4 : Chiesa di Notre-Dame-de-la-Consolation, Le Raincy (Seine-Saint-Denis), 1923, fotografia dell'interno durante il cantiere,
fotografia anonima,
© Ifa/Direction des Archives de France, fonds Perret

Fig. 5 : Edificio abitativo, 25 bis, rue Franklin, Paris 16e (1903), facciata su rue Franklin,
fotografia anonima,
© Ifa/Direction des Archives de France, fonds Perret

Fig. 6 : Villa Élias Awad Bey, Zamalek, Il Cairo (Egitto), 1930-1938, alzata sul Nilo, ottobre 1931,
© Ifa/Direction des Archives de France, fonds Perret






Recostruzione di Le Havre (Seine-Maritime)
fig. 1

Musée des Travaux publics (ora Conseil économique et social), place d'Iéna, Paris 16e 	(1936-1940), la scala della grand hall
fig. 2

Auguste Perret intorno al 1925 (appesa al muro, prospettiva della chiesa di Raincy e sezione del teatro 	dell'Exposition del 1925)
fig. 3

Recostruzione di Le Havre (Seine-Maritime)
fig. 4

Edificio abitativo, 25 bis, rue Franklin, Paris 16e (1903), facciata su rue Franklin
fig. 5

Villa Élias Awad Bey, Zamalek, Il Cairo (Egitto)
fig. 6

 

Risali





BTA copyright MECENATI Mail to www@bta.it