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Un'esperienza estetica all'ombra del vulcano:
il Museo Tattile Borges di Catania
 
Federica Maria Chiara Santagati
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 3 Maggio 2017, n. 838
http://www.bta.it/txt/a0/08/bta00838.html
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Nel meridione italiano pochissimi sono gli esempi di musei dedicati ai non vedenti ed ipovedenti [1], il Museo Tattile Borges di Catania è uno di questi. Istituito nel 2008 come parte integrante del Polo Tattile Multimediale [2] grazie a un progetto della Stamperia Regionale Braille [3], il Museo Borges si propone a Catania come l’unica istituzione culturale caratterizzata da una ricca esposizione permanente in cui l'accessibilità museale è intesa come superamento delle barriere architettoniche e sensoriali fra il mondo dell’arte e quello dei ciechi ed ipovedenti [4].
La presenza a Catania di questo museo è importante e significativa, dato che la Sicilia è caratterizzata dal più alto indice di povertà educativa fra tutte le regioni italiane [5]. Il Museo Borges potrebbe dunque costituire un’occasione fondamentale non solo per favorire l’esperienza estetica di ciechi ed ipovedenti [6], ma anche per avviare un processo di istruzione più dinamica e interattiva perché legata all’educazione del tatto [7]; educazione cioè basata sulle potenzialità insite nella percezione sensoriale non visiva [8] che può e deve essere destinata anche a fasce della popolazione caratterizzate da un livello socio-economico e culturale estremamente basso rispetto al resto d’Italia [9].

Intitolato al poeta, narratore e saggista argentino Jorge Luis Borges, divenuto cieco nel pieno della sua carriera, il Museo Tattile Borges [10] è legato indissolubilmente alla Stamperia, la cui produzione oggi è, in parte, a servizio della stessa struttura museale [11]; alcune delle attività della struttura museale sono inoltre realizzate in collaborazione con l’Università di Catania [12].
L’idea originaria alla base del progetto del Museo contemplava l’ampliamento delle possibilità di fruizione estetica di ciechi ed ipovedenti e, al contempo, l’elaborazione di un momento di condivisione fra vedenti e non vedenti, attraverso la creazione di una struttura che avesse al suo interno un bar al buio dove fossero i ciechi ad accompagnare i vedenti, secondo un’inversione dei ruoli consueti. Il Museo Borges rappresenta dunque uno spazio per tutti, ciechi e vedenti insieme, un terreno non di confine ma, al contrario, di grande apertura e condivisione della fruizione e dell’esperienza estetica, nel rispetto reciproco delle pari opportunità e con una proposta che intende rivolgersi a tutti i cittadini [13].

Il Museo Borges è stato realizzato in un edificio costruito alla fine del Settecento nel cuore della città; il fabbricato, ubicato sulla centralissima via Etnea, è stato ristrutturato e consolidato grazie all’Unione Italiana Ciechi con fondi elargiti in varie fasi, principalmente dalla Provincia di Catania e della Regione Siciliana, nonché dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e, in misura minore, da altre istituzioni nazionali.
Il Polo Tattile ha nel suo complesso un’estensione di duemila metri quadri e si articola su più piani: al piano terreno sono ubicati il «giardino sensoriale» con essenze tipiche del Mediterraneo [14], alcune sale espositive, lo spazio per la vendita degli ausili in commercio per ciechi ed ipovedenti [15] ed il bar al buio; al primo piano sono presenti le altre sale espositive, mentre il secondo ed ultimo piano è occupato dagli uffici amministrativi.
Il Museo Borges dispone complessivamente di ventuno sale espositive in cui è stato installato un sistema vettore (pavimentazione tattilo-plantare) da utilizzare con l’ausilio di un bastone sesamonet [16]. Nelle sale trovano collocazione numerosi plastici tridimensionali realizzati in scala che ritraggono capolavori d’architettura e di scultura, da conoscere e scoprire attraverso l’uso del tatto. La presenza di questi modelli tridimensionali ricorda, naturalmente, quella di opere in 3D presenti in altri musei nati per offrire un’esperienza estetica attraverso l’educazione del tatto [17]. Al Museo Borges sono in mostra riproduzioni in rilievo di opere pittoriche, eseguite secondo un metodo di scomposizione in diversi piani «ottico-tattili» elaborato e sviluppato dalla stessa Stamperia [18].
Tutte le opere sono accompagnate da un ciclostilato stampato in nero-braille che illustra l’opera, indicandone autore, data di esecuzione, collocazione originale ed una breve descrizione; ogni opera così è descritta attraverso la sua storia, l’iconografia e l’iconologia, e viene accompagnata dalla biografia e da brevi cenni alla poetica dell'artista.

Il Museo Borges dispone di varie raccolte, nate in più fasi e destinate a sezioni espositive differenti, frutto anche di collaborazioni con enti diversi; le opere esposte sono state selezionate in base alla notorietà ed efficacia espressiva dell’immagine. La sezione espositiva principale nasce dalla cooperazione fra l’Accademia di Belle Arti di Catania e la Onlus Stamperia Regionale Braille, che insieme hanno dato vita ad un percorso aptico (tattile) destinato alla scoperta di edifici di epoche diverse presenti nel bacino del Mediterraneo. Questo viaggio ideale mette in rilievo i fattori culturali che accomunano i tanti popoli sulle sponde di quel mare, trascurandone volutamente le diversità; il filo rosso sotteso è rappresentato dalla conoscenza di religioni, usi, costumi e tradizioni, finalizzata al rispetto delle reciproche diversità, in un quadro di ricerca costante di obiettivi comuni.
All’ingresso del museo i visitatori sono introdotti al percorso da una grande carta geografica dell’area mediterranea, eseguita in rilievo [19], che illustra i territori da cui provengono le opere esposte: materiali, forme e volumi eterogenei vengono così offerti sia alla lettura analitica dei ciechi sia alla capacità sinottica dei vedenti [20].

I plastici architettonici adatti alla manipolazione aptica [21] riproducono fedelmente i soggetti originali e sono realizzati in scala, in materiali colorati (così da essere percepibili dagli ipovedenti); ne menzioniamo qui alcuni, allo scopo di dare un’idea della grande varietà di modelli corrispondenti a territori mediterranei diversi: le Piramidi di Gizah, il tempio della Concordia della Valle dei Templi di Agrigento, la Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, la Basilica di San Pietro di Roma, la Moschea di Kairouan (Tunisia), il Ponte di Mostar, la Sultan Ahmet Camii (Moschea Blu) di Instanbul, il Maqam Echahid di Algeri (fig. 1) [22], la Sagrada Familia di Barcellona.
Alcuni plastici architettonici possono con facilità smontarsi in diverse parti [23], così da essere esaminati in dettaglio attraverso il tatto (figg. 2-3), al fine di permettere al non vedente una conoscenza più puntuale dell’opera.
Altri plastici architettonici e scultorei, tutti tridimensionali e realizzati in scala, rientrerebbero invece in ulteriori raccolte del Museo Borges acquisite prima del progetto espositivo realizzato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti. Nel caso dei plastici architettonici si tratta, ad esempio, del complesso megalitico di Stonehenge e della Torre Eiffel, del Colosseo, del Castello Normanno di Acicastello (Ct), del Duomo di Catania, del Teatro Massimo Bellini di Catania [24]; nella sezione dei capolavori scultorei scopriamo figure umane o animali, i cui originali riprodotti in scala sono riferibili prevalentemente all’epoca classica e a quella ellenistica, a quella rinascimentale e alla neoclassica.
Fra i modellini dei capolavori di epoca classica ed ellenistica dobbiamo annoverare il Discobolo di Naukydes (Roma, Musei Vaticani), la Venere di Milo (Parigi, Museo del Louvre) e la Venere dei Medici (Firenze, Uffizi) [25]. Nella sezione dedicata al Rinascimento spiccano il busto del Cristo Crocefisso di Donatello (Padova, chiesa S. Antonio) e la testa del David di Michelangelo (Firenze, Galleria dell’Accademia). Nella sezione dedicata al neoclassicismo emergono la Testa di Medusa di Antonio Canova (Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio) e la Psiche abbandonata di Pietro Tenerani (Firenze, Palazzo Pitti).
Fra le opere scultoree presenti al Museo Borges esiste un unico originale: la magnifica Testa di cavallo eseguita in creta dallo scultore cieco Felice Tagliaferri e donata al Museo Borges (fig. 4) [26].

Inoltre la collezione del Museo Borges è arricchita da riproduzioni, in altorilievo prospettico, di opere pittoriche che spaziano dal Rinascimento al Cubismo, quali la Creazione di Adamo di Michelangelo (Roma, Cappella Sistina), la Testa di Medusa di Caravaggio (Firenze, Museo degli Uffizi) (fig. 5), la Figura di Donna di Giuseppe De Nittis (Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis), Les demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso (New York, Museum of Modern Art).
Per la lettura del dipinto e la sua resa in diverse tavole aptiche (non in un unico rilievo prospettico, come avviene in altri musei tattili), un gruppo di operatori della Stamperia Braille, esperti di percezione tattile e di tiflologia, ha messo a punto un metodo di scissione di una singola opera in varie tavole tattili. Questo metodo è frutto di una rilettura dell’applicazione del metodo tripartito panofskiano [27], rielaborato secondo un’analisi del processo di scomposizione e ricomposizione di un’immagine da parte del cervello, nei diversi elementi che la compongono. Per arrivare a questo metodo di scomposizione dell’opera in diverse tavole tattili, è stata effettuata un’analisi su un campione di circa duecento individui, vedenti e non vedenti, di età compresa tra i 5 e gli 80 anni, di estrazione sociale e culturale diverse, che hanno preso in esame le diverse riproduzioni delle singole opere attraverso un processo di interpretazione dinamica e reiterata; in tal modo è stato possibile verificare che questo metodo di lettura compositiva potesse risultare efficace [28].
E’ stato creato dunque un approccio alla lettura dell’immagine attraverso un percorso guidato e semplificato, che comincia dal toccare un altorilievo tattile dell’intera opera, realizzato artigianalmente [29], così da avere una prima percezione complessiva dell’opera compiuta. Successivamente si analizzano varie tavole tattili in altorilievo della stessa opera, poste in sequenza e caratterizzate ciascuna da un numero crescente di elementi costitutivi (soggetti raffigurati), fino a ritornare al primo modello, quello completo dell’opera originale.
Rispetto al metodo utilizzato in altri musei tattili, dopo un primo contatto con l’opera completa nella sua forma originale, il Museo Tattile Borges fornisce una conoscenza dell’opera che è graduale, così come la capacità cognitiva di un cieco attraverso il tatto. In questo modo il non vedente arriverebbe con più facilità a comprendere la struttura complessiva e i dettagli dell’opera pittorica.

Questo è ciò che i visitatori vedenti e non vedenti hanno modo di apprezzare al Museo Borges, con l’auspicio che l’educazione del tatto possa contribuire a scoprire insieme il piacere della fruizione estetica, attraverso un nuovo e differente ruolo del museo, ruolo divenuto al contempo culturale e sociale.



NOTE

[1] In Italia esistono leggi che tutelano l’accessibilità e la fruizione di tutti i musei da parte dei portatori di handicap (leggi 239/2006, 18/2009), ma sono applicate solo in poche strutture museali; il personale dipendente previsto per dare assistenza è in forte riduzione e per le attività didattiche rivolte ai portatori di handicap si utilizzano soprattutto volontari (spesso facenti parte dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti). Cfr. Tina Lepri, L’arte non è uguale per tutti, in “Il giornale dell’arte”, 371, 2017, pp. 4-5.

[2] La denominazione “Polo Tattile” è stata conferita perché la struttura, nel suo complesso, oltre la parte espositiva (Museo Borges), dispone anche di un giardino, di uno stand e di un bar al buio ubicati tutti nello stesso edificio (cfr. infra note 14-15). Inoltre il Polo Tattile possiede una biblioteca di settore tiflologico (realizzata grazie anche alle donazioni della Biblioteca Italiana per i Ciechi Regina Margherita – ONLUS, Monza) e dal 2012 si è dotato di un grande autobus, nel quale sono stati inseriti alcuni plastici tridimensionali che ritraggono opere d’arte, oltre ad un piccolo bar al buio. Questo autobus è stato utilizzato in numerosi centri dell’Italia Meridionale per illustrare una sintesi delle attività proposte nella sede centrale del Polo, al fine di sensibilizzare la comunità civile (soprattutto i giovani) all’integrazione sociale dei minorati della vista.

[3] La Stamperia Regionale Braille è una Onlus dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti nata a Caltanissetta in virtù della legge regionale concernente l’acquisto degli impianti e l’avvio di un centro stampa Braille (legge regionale siciliana n. 52 del 1978). La Stamperia nel 1997 si è trasferita a Catania, dove svolge un’attività sostenuta principalmente dalla Regione Siciliana con le finalità e i contributi previsti dalla legge regionale n. 4 del 2001 (cfr. infra nota 11).

[4] A Catania la cultura tiflo-didattica ha prodotto nel 2016 due percorsi permanenti presso altrettante istituzioni culturali: il Museo Regionale Giovanni Verga e il monastero dei benedettini. Quest’ultimo percorso tattile, corredato da uno strumento sonoro simile ad un’audioguida, ha preso forma grazie alla collaborazione fra l’Associazione Officine Culturali (nata per la fruizione del complesso monumentale benedettino) e il Liceo Artistico Statale Emilio Greco di Catania, che hanno supervisionato le altre scuole legate al progetto; il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania ha offerto il patrocinio dell’intera operazione.

[5] Questo dato è stato raccolto da Save the Children nel Rapporto Illuminiamo il futuro 2030 - Obiettivi per liberare i bambini dalla Povertà Educativa (2015) sulla base di indicatori relativi all’apprendimento, allo sviluppo e all’offerta educativa, cfr. https://www.savethechildren.it/press/scuola-e-povert%C3%A0.

[6] «La psicologia e la pedagogia speciale delle arti hanno riconosciuto che il mondo dei ciechi non è sostanzialmente distante da quello dei vedenti, anche nella conoscenza dei concetti spaziali. La differenza riguarda piuttosto il modo in cui non vedenti e vedenti elaborano e controllano direttrici e condotte spaziali.». Loretta Secchi, Le metodologie dell'esplorazione tattile, Libri che prendono forma. Per una conoscenza delle forme della rappresentazione ed estensione di senso dell'aptica, convegno (Roma, 17 marzo 2010), http://www.sed.beniculturali.it/index.php?it/184/le-metodologie-dellesplorazione-tattile.

[7] L’educazione del tatto ha origini legate ad un esponente del Futurismo: Filippo Tommaso Marinetti nel Manifesto sul Tattilismo (1921) dichiarò che l’arte poteva essere apprezzata attraverso il tatto. Cfr.
Filippo Tommaso Marinetti, Il tattilismo: manifesto futurista. Letto al Theatre de l'Oeuvre (Parigi), all'Esposizione mondiale d'arte moderna (Ginevra) e pubblicato da "Comoedia”, Milano, Direzione del Movimento futurista, 1921.

[8] L'educazione alla lettura delle opere attraverso l'educazione del tatto rappresenta un sistema di apprendimento che uno staff museale adeguatamente preparato consente di accrescere. La bibliografia italiana sulla didattica in questi musei è in crescita dagli anni Novanta; indichiamo qui solo alcune pubblicazioni a titolo esemplificativo: Andrea Bellini (a cura di), Toccare l’arte. L’educazione estetica di ipovedenti e non vedenti, Armando editore, Roma, 2000; Cecilia D'Agostini, Raffaella Keller (a cura di), Ad occhi chiusi nel museo, atti del convegno (Bergamo, 25 ottobre 2002), Bergamo, 2003; Associazione Nazionale Subvedenti, Linee guida per la leggibilità del patrimonio museale da parte dei disabili, Copy e Photo srl, Milano, 2005; Francesca Leon, Simona Ricci, Musei per tutti. 77 Musei di Torino e provincia, con le indicazioni sull'accessibilità per persone disabili, Puntozero, Torino, 2005; Loretta Secchi, Percezione, cognizione e interpretazione dell'immagine dotata di valore estetico. Conoscere l'arte entro e oltre la disabilità visiva, in Museo Tattile Statale Omero (a cura di), L’arte a portata di mano: verso una pedagogia di accesso ai beni culturali senza barriere, atti di convegno (Portonuovo di Ancona, 21-23 ottobre 2004), Armando editore, Roma, 2006, pp. 129-139; Selene Carboni (a cura di), L'arte vista sotto un'altra ottica, Armando editore, Roma, 2011; Aldo Grassini, Per un’estetica della tattilità. Ma esistono davvero arti visive?, Armando editore, Roma, 2015. Di grande rilievo è il lavoro svolto nei musei romani da parte dall’associazione Museum, consociata con l’E.I.S.S. (Scuola Superiore di Servizi Sociali) e con l’U.I.C. (Unione Italiana Ciechi), cfr. http://www.assmuseum.it/pagine/chisiamoC.htm.

[9] I musei (e altri enti pubblici) hanno la possibilità e la responsabilità di contribuire alla lotta contro la disuguaglianza sociale: cfr. Lucia Baracco, Erika Cunico, Flavio Fogarolo, Questioni di leggibilità: se non riesco a vedere non è colpa dei miei occhi, Comune di Venezia, Venezia, 2005; Marisa Pavone, Diversamente. L'incontro del patrimonio culturale con il pubblico speciale, in “L'integrazione Scolastica e sociale”, 5, 2006; si vedano i progetti mirati alla fruizione dei beni cultuali in una società più inclusiva, come ad esempio ADESTE: Audience Developer, Skills and Training in Europe, http://www.adesteproject.eu/.

[10] Il Museo Borges non è autonomo ed è subordinato alla Stamperia, il suo status giuridico coincide con quello della Onlus della Stamperia stessa. Nel corso del 2017 è previsto che il Museo Borges assuma un suo specifico regolamento, che tenga conto anche degli standard qualitativi museali dell’ICOM. Queste informazioni sono state gentilmente concesse dal dottor Giovanni Ferrera (staff del Polo Tattile Multimediale).

[11] La Stamperia ha avuto nel corso del tempo uno straordinario sviluppo da quando, agli inizi degli anni Ottanta, stampava solo riviste in braille per conto della sede nazionale dell’Unione Italiana Ciechi e produceva disegni termoformati in rilievo. Dal 1985 si avviò la produzione dei primi testi scolastici in braille e nel 1997 si cominciò anche la produzione di testi in caratteri ingranditi (large print) per ipovedenti. Con l’introduzione di nuove tecnologie di produzione, si realizzarono audiolibri e formati digitali adatti alla sintesi vocale e al display braille (periferiche di computer che attraverso il tatto permettono alle persone cieche di leggere in codice braille ciò che appare sul monitor del computer). Inoltre si creò un sistema di stampa abbinata in braille e in caratteri ingranditi definito «nero-braille», oltre a strumenti che in seguito sarebbero stati utili per l’allestimento della futura struttura museale: plastici architettonici, targhe in braille, mappe tattili e tavole didattiche.

[12] Si tratta in particolare del Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e dei Sistemi per quanto concerne la sperimentazione ed esecuzione di ausili tiflo-tecnici, e del Centro per l’Integrazione Attiva e Partecipata, per quanto riguarda invece la fornitura di testi agli studenti non vedenti ed ipovedenti dell'ateneo catanese.

[13] E’ questo uno degli obbiettivi sia del Museo Omero, sia del Museo Anteros; cfr. infra nota 17.

[14] Progettato dall’architetto Giuseppe Bilotti, il giardino è costituito da un percorso tattile legato alle essenze mediterranee e corredato da indicatori sonori che agevolano la visita in autonomia del non vedente, per stimolarne le percezioni tattili, sonore ed olfattive.

[15] La sala dello stand ha una parte divenuta postazione internet accessibile ai ciechi.

[16] Il bastone sesamonet attiva una serie di chip posti lungo il percorso che trasmettono al visitatore sia la sua posizione rispetto al percorso museale, sia l’oggetto esposto più vicino; le informazioni vengono fornite al visitatore attraverso un personal digital assistant (piccolo computer o cellulare) collegato con un auricolare.

[17] Per brevità qui menzioniamo solo i due grandi musei italiani espressamente progettati e destinati ad un’esperienza estetica attraverso il tatto: il Museo tattile di Pittura antica e moderna Anteros dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza (Bologna) e il Museo Tattile Statale Omero (Ancona). Circa un centinaio di musei pubblici in Italia hanno recentemente realizzato un percorso tattile al loro interno - fra questi le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo del Cinema di Torino e alcuni musei d’arte moderna e contemporanea della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali - in parte tenendo conto anche delle osservazioni fornite da Diana Cohen Altman, Janice Majewski, Virginia Mahoney, Smithsonian Accessible Program: Smithsonian guidelines for Accessible Exhibition Design, Washington D.C., 2013.

[18] Cfr. infra note 28-29.

[19] L’Accademia di Belle Arti per eseguire questa mappa è ricorsa ad una stampante 3D; la Stamperia Braille è in grado di utilizzare il thermoform, il gaufrage, il graphicmaster. Sulle tecniche più comuni utilizzate per la realizzazione di tavole tattili, cfr.  Roberta Frasca, Strumenti compensativi per la percezione estetica dell’arte da parte dei ciechi, in "Bollettino Telematico dell'Arte", 2016, 814, http://www.bta.it/txt/a0/08/bta00814.html; http://www.letturagevolata.it/letturagevolata/rappresentazioni-tattili/tecniche-disegno-a-rilievo/braille-modalita-grafica.

[20]  Rispetto alla vista, il tatto non può realizzare una rapida lettura, ma consente comunque un’analisi dettagliata (da eseguire con entrambe le mani); per questo le tavole aptiche spesso devono essere ingrandite e anche semplificate, se si desidera indicare particolari che altrimenti sarebbero di dimensioni troppo piccole e quindi incompressibili. Cfr. Aldo Grassini, Per un’estetica della tattilità, op. cit., p. 83.

[21] I materiali utilizzati sono, in genere, il legno, la resina, il caolino e il metallo.

[22] E’ un grande monumento realizzato nel 1982 per commemorare la guerra algerina d’indipendenza (1954-1962).

[23] In genere sono smontabili il tetto e le pareti dell’edificio, così da poter esaminare i singoli piani della struttura.

[24] Una buona parte dei plastici è costituita da edifici storici di Catania e provincia.

[25] Questi plastici sono stati donati nel 2008 dall’Istituto dei ciechi di Milano.

[26] Felice Tagliaferri (1969) ha conseguito il Diploma di Maestro d'Arte presso l'Istituto d'Arte di Ancona; successivamente ha frequentato il Corso di scultura presso il Maestro Nicola Zamboni (docente dell'Accademia di Belle Arti di Brera). Ha imparato ad utilizzare pietra, marmo, creta e legno. Alcune sue opere sono state in mostra presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e sono esposte al Museo Tattile Statale Omero di Ancona. Cfr. Felice Tagliaferri, scheda dell’artista, http://www.chiesadellarte.it/Scheda-di-presentazione-di-Felice-Tagliaferri/; opere di Felice Tagliaferri, http://www.museoomero.it/main?p=artisti_biografia_felice_tagliaferri&idLang=3.

[27] Il metodo didattico sperimentale adottato da Loretta Secchi al Museo Anteros riflette il metodo panofskyano di interpretazione dei fenomeni artistici: la lettura preiconografica (lettura degli elementi compositivi dell’immagine per ottenerne la percezione), l’analisi iconografica (riconoscimento degli schemi convenzionali dell’immagine) e l’interpretazione iconologica (significato/i dell’immagine) sono finalizzate ad un apprendimento progressivo dell’opera. Cfr. Loretta Secchi, Percezione, cognizione e interpretazione dell'immagine dotata di valore estetico, art. cit.; Roberta Priori, Vedere attraverso e oltre l’opera d’arte. Erwin Panofsky e l’educazione estetica in presenza di disabilità visiva, in “TECLA. Temi e critica di letteratura artistica”, 3, 2011, pp. 144-167.

[28] Cfr. http://www.stamperiabrailleuic.it/produzione_/opere-ottico-tattili.html. Alcune informazioni sono state gentilmente fornite dallo staff della Stamperia Braille.

[29] I materiali usati sono gesso, resina, legno, caolino e colori acrilici atossici.





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Felice Tagliaferri, scheda artista, http://www.chiesadellarte.it/Scheda-di-presentazione-di-Felice-Tagliaferri/ (22-11-2016).


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Fig. 1
Stamperia Regionale Braille, Modello in scala del Maqam Echahid (Algeri), 2014, materiali polimerici e metallo, 85x66x66 cm. Catania, Museo Tattile Borges
(foto cortesia Federica Maria Chiara Santagati).

Fig. 2
Stamperia Regionale Braille, Modello in scala del Teatro Massimo Bellini (Catania), 2009, materiali polimerici e legno, 35x90x50 cm. Catania, Museo Tattile Borges
(foto cortesia Federica Maria Chiara Santagati).

Fig. 3
Stamperia Regionale Braille, Modello in scala del Teatro Massimo Bellini, dettaglio. Catania, Museo Tattile Borges (foto cortesia Federica Maria Chiara Santagati).

Fig. 4
Felice Tagliaferri, Testa di cavallo, 2003, terracotta, 40x65x25 cm. Catania, Museo Tattile Borges
(foto cortesia Federica Maria Chiara Santagati).


 


Fig. 5
Stamperia Regionale Braille, Modello in scala della testa di Medusa (da Caravaggio, Firenze, Museo degli Uffizi), 2009, materiali polimerici e legno, 55x51 cm. Catania, Museo Tattile Borges (foto cortesia Federica Maria Chiara Santagati).

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