IDENTITÀ E ALTERITÀ
a cura di: Uno scritto critico di Claudio de Paolis rilasciato dall'ufficio stampa chiarisce meglio il problema del rapporto tra l'uomo, l'arte e la scienza. Sembra che quest'ultima abbia preso il sopravvento sull'arte per quanto riguarda le sue capacità innovative e creative ma questo non ci spiega effettivamente lo statto attuale dell'arte in rapporto all'esperienza della ricerca scientifica. Paragonare l'arte alla scienza solo sul piano delle qualità dell'uomo che vengono messe in atto in entrambe queste esperienze apre un enorme e irresolubile dilemma su cosa sia la creatività, cosa sia l'intelligenza e cosa sia l'immaginazione. E' vero che la nostra epoca risente ancora fortemente di una mentalità positivista che predilige l'analisi quantitiva su quella qualitativa ma questo non credo che leggittimi uno dei più quotati critici contemporanei a liquidare così facilmente il dibattito sullo stato dell'arte, sia dell'arte contemporanea che del modo in cui si fruisce oggi dell'arte in genere. Relegare l'operazione artistica al solo fatto creativo è estremamente limitante. Cosa dire della componente della piacevolezza che è sempre appertenuta al concetto di bello? La scelta del filone tematico dell'identità e dell'alterità è svolto a partire dai problemi etici ed estetici imposti dalle ultimissime scoperte scientifiche, soprattutto quelle genetiche. Le possibilità di clonazione e di modificazione dell'assetto genetico aprono questioni nuovissime sull'identità. Presto ci troveremo a distinguere un sè-altro da sè nello stesso individuo, mutato, cioè, dalla sua forma originaria o identico ad un se-altro da sè. Il tema scelto è sicuramente attuale ma è forse trattato in modo troppo generico per non lasciare ampie interpretazioni sul suo significato in relazione ad altri problemi che si pongono gli artisti di oggi, cioè il rapporto col sistema dell'arte (musei, galleristi, critici, accademie), con l'immaginario mass-mediale e con la storia dell'arte. E' a dir poco sorprendente che un critico prestigioso quale Jean Clair non tenga assolutamente conto degli studi dei suoi conterranei Roland Barthes e Jean Baudrillard. Infatti, è proprio la generalità del problema che determina l'incredibile varietà delle opere esposte. Esse si muovono su due binari paralleli: quelle che si confrontano con le tecnologie più attuali e quelle che negano la scienza tornendo alle tecniche tradizionali, come il famosissimo (fuori l'Italia) artista italiano Francesco Clemente (Salt, 1991), a cui forse si sarebbe potuto dedicare uno spazio più importante. |