UNO SCRITTO CRITICO MULTI-TESTUALE SU UNA BIENNALE MULTI-MEDIALE
Francesca Romana Orlando
La Biennale '95 presenta artisti molto diversi tra loro sia culturalmente che qualitativamente.
Hanno colpito maggiormente l'attenzione dei giornalisti presenti ai tre giorni di vernissage i
temi del rapporto tra arte e tecnologia, natura e tecnologia, arte e scienza.
Un simposio organizzato dal Centro Culturale "Le Zitelle" ha raccolto le opinioni illustri riguardo questi problemi. L'architetto Frank O. Gehry ha posto la questione del rapporto dell'Arte con la tecnologia dal punto di vista formale, cioè del problema dell'eccessiva libertà di forme che la tecnologia consente di sperimentare. Il critico Bonito-Oliva ha puntato l'attenzione sulla capacità critico-imaginativa che mai potrà essere negata all'uomo. Infine, è stato interessante l'intervento dello scrittore più famoso della beat generation, Allen Ginsberg, il quale ha letto alcuni brani poetici che tentavano di riportare l'attenzione sui valori primari dell'uomo e sul concetto di autenticità emotiva. Racconto di questo simposio per individuare la modernità dei problemi che mi accingo a trattare.
Il presupposto che si nasconde dietro le scelte organizzative di Jean Baudrillard per la
mostra
Identità e Alterità
è svelato da una
sua affermazione assolutamente significativa: "l'Arte è spesso superata nella sua
capacità immaginativa visionaria, proprio dalla scienza stessa".
Nonostante questo tema rovente - forse a causa della ristrettezza dei tempi o dei problemi
burocratici - questa Biennale appare come un enorme museo poco vivace e molto più
simile ad un enorme feticcio piuttosto che ad una istituzione culturare. Le opere sono di
enorme valore storico ma forse sono spesso ammassate a grosso discapito di una
gradevole fruibilità, soprattutto negli allestimenti a Palazzo Grassi e a Palazzo Ducale.
Le soluzioni estetiche più innovative sembrano arrivare dal Giappone, che
già in altri ambiti (faccio riferimento al design) ha risolto il rapporto arte/tecnologia in
modo assolutamente innovativo. Nei
Giardini di Castello il gruppo
SUKI presenta opere apparentemente diverse ma tutte rispondenti ad una medesima
filosofia secondo la quale la tecnologia rappresenta la storia dell'uomo, il suo passato
racchiuso nel presente e quindi è investita di una forte valenza mistico-religiosa.
Tra le mostre patrocinate quella di Mantovani,
Realismo Onirico è tra le più interessanti perchè testimoniano un modo di concepire l'arte assolutamente sciolto, e se si vuole libero, rispetto al dibattito contemporaneo. Tra gli scritti critici presenti sul catalogo mi sembra interessante osservare la presenza di uno
firmato dal dott. Sgarbi.
Un'altra mostra patrocinata è
Transculture . In questa il
problema arte/tecnologia è svolto in modi diversi, sia ironizzando sulle
assurdità imposte dalla pratica genetica che eludendo completamente la
componente critico-razionale per abbandonarsi alla componente piacevole dell'arte.
|