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Daniel Farson
The gilded gutter life of Francis Bacon
Vintage
Daniele Cassandro
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 51 (23 febbraio 1995)
http://www.bta.it/txt/a0/00/bta00051.html
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Area Libri

Il titolo di questa biografia - la dorata vita da bassifondi di Francis Bacon- fa pensare ad uno di quei bestsellers in cui si leggono succulenti dettagli privati di celebrità, magari falsi, ma non per questo meno appetitosi. Anche la grafica della copertina fa pensare ad un libro del genere. Gli ingredienti per costruire una storia a fosche tinte ci sono : la Soho degli anni cinquanta, con i suoi traffici, la prostituzione, il gioco d'azzardo fa da fondale e poi c'è la vita di un artista che ha fatto pochi compromessi nella vita come nell'arte. Una vita in realtà tranquilla e senza troppi eventi, ma estremamente facile da rappresentare come "trasgressiva" o "al limite". Per fortuna la parola "trasgressione" non compare mai nel libro e non si parla neanche di "limiti" che Bacon avrebbe pericolosamente superato.

Daniel Farson si rivela nelle pagine di questo libro, oltre che insider estremamente informato anche sensibile conoscitore d'arte contemporanea e storico accorto.

Farson, che tra altre cose è noto per essere il pronipote di Bram Stoker, è stato a diciassette anni il più giovane reporter alla House of Commons ed è un' eccentrica figura di poligrafo: ha scritto ricostruzioni storiche (Soho in the fifties) e si è occupato di arte inglese contemporanea (Gilbert & George in Moscow.).

Questo libro pur essendo essenzialmente una biografia e come tale incentrata su una ricostruzione cronologica della vita di per sè non appassionante di Francis Bacon, offre delle interessanti chiavi di lettura del lavoro di questo artista e apre problemi appassionanti.

La personalità di Bacon viene ricostruita con grande sensibilità e spesso con affetto; le sue numerose idiosincrasie, le sue insofferenze ma anche i suoi incontenibili entusiasmi. C'è una parola che ricorre nella biografia di Bacon: lavoro. Bacon viveva per il suo lavoro, la pittura occupava ogni minuto della sua vita cosciente: qualsiasi cosa che colpiva la sua vista veniva pensata in termini di resa pittorica. Una foto su una rivista, una macchia di umidità sulla parete, un animale... tutto veniva convogliato nel meccanismo nervoso ed eccitato della sua pittura. Il caos che regnava sempre nel suo studio, che Farson descrive in modo così efficace, era una sorta di precondizione necessaria alla creazione: nell'affollamento di immagini, di fotografie, di oggetti Bacon trovava, in modo casuale, medianico forse, il pretesto iconico da cui partire. Il resto del lavoro continuava in preda ad un furor, spesso alcoolico, che lo portava a plasmare il colore con violenza o a colpi di pennello o con la spatola oppure ancora con un panno veloce come una sciabola.

Tra gli spunti interessanti che questo libro offre ce ne è uno che senz'altro meriterebbe di essere approfondito. Farson riporta una conversazione avvenuta tra Burroughs e Francis Bacon in occasione di una trasmissione televisiva della BBC insieme al suggerimento di Allen Ginsberg secondo cui Bacon dipingeva come Burroughs scriveva. Effettivamente l'iconografia nervosa, disturbante dei quadri di Bacon, la libertà con la quale tratta la figura e lo spazio offrono un efficace parallelo pittorico alla allucinata scrittura di Burroughs, in cui ogni regola di verosimiglianza viene spazzata via da una vena torrenziale e delirante.

Per finire, The gilded gutter life non è da considerarsi un testo di riferimento sulla pittura di Bacon; offre tuttavia un'angolazione nuova al problema: poco accademica ma allo stesso tempo lucida ed autorevole.

Vintage paperbacks 1994



	
 

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