bta.it Frontespizio Indice Rapido Cerca nel sito www.bta.it Ufficio Stampa Sali di un livello english not available
Christian Boltanski Roma,
Accademia di Francia, Villa Medici
Daniele Cassandro
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 50 (23 febbraio 1995)
http://www.bta.it/txt/a0/00/bta00050.html
Precedente
Successivo
Tutti
Area 			Mostre

Accademia di Francia, Villa Medici 17 Gennaio - 26 Febbraio 1995

Quello di Boltanski è un lavoro sul ricordo. Alcuni oggetti della vita di tutti i giorni sembrano addensare intorno a sè delle memorie, le rendono visibili, tangibili; l'artista estrapola questi oggetti dal loro contesto, li trasforma, li reinventa e li rende monumenti. Monumento vuol dire lasciare una traccia di sè, della propria civiltà, del proprio mondo interiore e strappare qualcosa all' oblio del non-essere, alla morte.

L'arte di Boltanski è in questo senso primitiva, rituale: le sue installazioni sono oggettivazioni della memoria, sono un tentativo di bloccare il flusso del tempo, una diga per arginare il nulla straripante della morte. Il linguaggio artistico di Boltanski è concettuale come è concettuale l'arte funeraria di tutte le culture : un sistema di segni per dare una forma al nulla che atterrisce.

Gli oggetti che Boltanski impiega nelle sue installazioni (fotografie sopratutto) sono trattate come feticci, non sono usati per se stessi, per la loro forma o per ciò che rappresentano ma piuttosto per la loro capacità magica di evocare... grimaldelli per forzare le porte dell'oltre. Il modo che l'artista usa per organizzare i suoi segni-feticci è quello tipicamente primitivo della reiterazione, dell'elenco infinito, della litania.

Les enfants de Dijon è un' installazione del 1986 che Boltanski ha voluto riproporre lungo le pareti dello scalone di Villa Medici. Una lunga infilata di fotografie di bambini circondate da tenui lumini... una teoria infinita di loculi, ricordo di chissà quale terribile strage degli innocenti. In realtà, spiega Boltanski, la strage c'è stata e Erode altri non è che il tempo che ha ucciso tutti quei bambini rendendoli adulti.

L'iconografia funebre si ripropone ovunque sotto le volte di Villa Medici: L'ange de mort è un' ombra che scorre lungo le pareti, secondo l'antico principio della lanterna magica.

Una minuscola figurina di rame sagomato con due piume per ali che proietta un'ombra tremolante e spettrale. Les Ombres (1995) è ancora un gioco di ombre in movimento, piccole sagome simili ad ex voto sudamericani pendono come un sinistro mobile e un fascio di luce proietta la loro immagine ingrandita sulle pareti.

Un'iconografia religiosa che richiama alla mente il santuario do Bomfim a Bahia, affollato di ex voto, spesso poverissimi nei materiali ma dotati di una potente carica evocatrice : arti, orecchie, teste, denti, stampelle, protesi di ogni genere reinventate con ogni tipo di materiale, mescolando alla devozione verso il Dio cattolico una più antica devozione animista e feticista.

Lo studiolo di Ferdinando de Medici, in fondo al giardino all'italiana, ospita un' installazione ideata da Boltanski appositamente per Villa Medici: sotto la volta decorata a finti pergolati da Jacopo Zucchi, l'artista francese ha voluto ricostruire un archivio di tutti i borsisti dell'accademia di Francia dal 1803 ad oggi. Il sistema è ancora quello della ripetizione, del catalogo: una serie di scatole di cartone, disposte ordinatamente lungo le pareti recano su un'etichetta il nome dell'artista che ha risieduto a Villa Medici, in qualche caso compare anche la fotografia.

Capsule del tempo, cartelle d'archivio polverose o loculi allineati, le scatole che compongono Pensionnaires, peintres et sculpteurs chiudono una mostra che è un invito alla riflessione non solo sull'arte.



	
 

Risali





BTA 
	copyright MECENATI Mail to www@bta.it