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Intervista ad Ettore De Franchi  
Alessandra Di Croce e Sonia Grossi
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 56 (8 marzo 1995)
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Area Interviste

Ettore De Franchi, nato a Fiume nel 1933, laureato in lettere classiche presso l' Università di Padova, ha frequentato i corsi liberi di pittura presso l'Accademia delle Belle Arti di Venezia. Docente di italiano e latino presso il Liceo Classico Statale Platone di Roma, è attualmente in pensione.

L'abbiamo incontrato a casa per parlare con lui della sua pittura.

Domanda - Professor De Franchi, Lei tiene a sottolineare la sua

origine fiumana . Perchè ?

Risposta - Per sottolineare la specificità di una cultura, quella giuliano-dalmata, indirizzata verso la captazione di un reale misterioso avvertito attraverso una sensibilità decadente o post- decadente in termini simbolistici, caratteristica, questa, propria di molti artisti e poeti della regione fra cui la pittrice Leo Norfini, maggior rappresentante del surrealismo tra gli anni '20 e '40.

D. - Quindi una matrice culturale di stampo decadente. Ma Lei, si definirebbe un simbolista o un surrealista?

R. - Sicuramente più che surrealista mi sento un simbolista con caratteri metafisici. Infatti, mentre il surrealismo, richiamandosi ad una scienza, la psicanalisi, partecipa di una razionalità di stampo positivistico, il simbolismo rimane invece una corrente di tipo irrazionale laddove avverte quel "mistero" profondo che circonda l'uomo e nega ogni validità conoscitiva alla ragione, termini, questi, propri di quella sensibilità decadente che induceva Baudelaire a definire la realtà "una fitta trama di misteriosa corrispondenza".Teniamo comunque presente che su presupposti simili si fonda anche l'arte metafisica e che De Chirico vien e considerato il padre spirituale del surrealismo.

D. - In campo pittorico, quali sono i suoi riferimenti?

R. - Come riferimenti immediati, sicuramente Odilon, Redon, De Chirico, Magritte , il più simbolista dei surrealisti, Tanguy, sopratutto per quegli spazi sviluppati in lontananza, quel senso dell'infinito e quel colore fluido che io riprendo nei miei cieli. In un contesto più ampio mi riferisco alla pittura veneta per quanto riguarda il cromatismo, in particolar modo Giorgione, Tiziano, Tintoretto e Francesco Guardi, per quel tocco quasi pre- impressionista. In ambito romantico, Fussli per la sua percezione del mistero.

D. - Lei è un uomo di destra. C'è un rapporto tra la sua ideologia politica e la sua pittura? E nel caso, di che genere ?

R. - In effetti un legame c'è, ma a livello di idee; non si può invece parlare di pittura impegnata. Infatti, seppure l'artista in quanto uomo possa essere comunque impegnato, l'opera deve prescindere da ogni finalità che la colleghi a qual cosa che non sia di ordine estetico: mi riferisco a quella "autonomia dell'arte come intuizione lirica" di cui parlava Benedetto Croce. Ad esempio, io ammiro molto Guttuso, certamente non per le sue idee politiche, ma perchè rende perfettamente il suo modo di intendere il mondo e la vita attraverso il gioco delle masse, delle superfici ed attraverso i rapporti cromatici.

D. - Come intende il momento della creazione ?

R. - Ritengo che il momento della creazione non sia un momento riflessivo, ma istintivo: solo a posteriori è possibile fare un'analisi dell'opera. Ad esempio, nei miei quadri le figure sono quasi sempre librate nell'aria, ma neanche io so spiegare il perchè. Forse, al di là dei condizionamenti ideologici e culturali, che comunque nel momento della creazione non sono in primo piano, si può fare un discorso di tipo psicologico senza, però, portarlo all'eccesso.

A questo punto il professor De Franchi ci indica alcuni motivi ricorrenti della sua opera quali, ad esempio, candele, finestre sul cielo, che sono poi elementi fondamentali della sua pittura e ci mostra alcuni dei suoi quadri preparati per l' ultima esposizione:

"Arborum Christus", omaggio a Dalì;

"Quasimodea";

"Inquietudine" (1994);

"La caravella, ovvero l'attesa;

"L'eco del mare";

"Serie spazio-temporale: l'enigma egizio" (1994).



	
 

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