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"Luoghi senza tempo e senza forma"
Sensibili alle foglie
Roma,
Galleria Sala 1
Veronica Briganti e Francesco Scura
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 68 (7 aprile 1995)
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Giorgio ha 33 anni, di cui 30 trascorsi in manicomio. Il cibo gli veniva gettato come ad un animale, mordeva chiunque gli si avvicinasse. Giorgio non diceva una parola ed era stato etichettato come soggetto autistico. Ha tracciato i suoi "segni" il primo giorno di libertà, quando si è finalmente aperto uno spiraglio nella sua vita.

Margherita Cinque è nata a Napoli nel 1942. Ha trascorso la sua vita interamente in manicomio. Disegna e dipinge traducendo le immagini di riviste e giornali in forme tondeggianti.

Ivano Mattocci è nato a Cori (LT) nel 1938. Ricoverato in ospedale psichiatrico da più di 30 anni disegna macchine "autoritarie e utilitarie", come lui stesso le definisce.

Gianfranco Baieri è nato nel 1939. Ricoverato presso la sezione "Fanciulli" dell'ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà di Roma all'età di 7 anni, vi ha trascorso tutta la vita.
La diagnosi non prevedeva neanche periodicamente il ricovero in ambiente psichiatrico. Ha cominciato a dipingere invogliato dagli operatori. Dona i suoi dipinti alle persone che gli sono simpatiche.

Marco Raugei è nato a Firenze nel 1958 in una famiglia con gravi difficoltà. Ad 1 anno viene ricoverato nel reparto "Minori" dell'ospedale psichiatrico San Salvi. Inizia fin dalla prima infanzia il suo itinerario nelle istituzioni psichiatriche.

Claudio Durastanti vive a Roma nella zona di Ponte Mammolo. Inizia a dipingere 15 anni fa. Forse la solitudine della vita di borgata lo ha spinto verso la ricerca di forme e colori.

Giuseppe Panaro ha più di 80 anni. Ex maresciallo dei Carabinieri, è uscito lo scorso anno dal carcere dopo aver scontato, in vari periodi, circa 20 anni. Durante la reclusione ha cominciato a dipingere con penne e matite colorate su legno, cartone e carta di ogni tipo.

Giuseppina Pastore è nata a Firenze nel 1940. Inizia gli studi universitari, ma nel 1964 subisce il primo ricovero in ospedale psichiatrico. Da allora ne sono seguiti molti altri, attualmente vive in un reparto del San Salvi. Negli ultimi anni si è dedicata: al disegno colorato componendo figure, e alla scrittura dove la parola diventa disegno e non semplice didascalia.

Colori portati al loro massimo grado di intensità; i rossi, i gialli, i blu, trasmessi sulla tela o sopra supporti di fortuna, magari quaderni, magari canovacci da cucina. Esprimersi, in questo caso, equivale assolutamente ad una necessità impellente, ad un dettato interiore che diventa il tentativo di creare uno spazio dove vivere, uno spazio immaginario, o forse lo spazio della memoria. Può bastare una semplice penna per costruire il "proprio" spazio vitale, per reagire ad una realtà che nega la libertà di andare dove si vuole, che nega la possibilità di esistere in un luogo diverso da quello imposto, a torto o a ragione, dalle regole sociali e dagli "altri".

Manicomi ed ospedali psichiatrici, prigioni: luoghi "senza tempo e senza forma" dove si svolgono vite al di là della cosiddetta normalità, dove tutto è falsato: il rapporto con gli altri, con la natura, con la quotidianità. L'arte diventa, staordinariamente, il mezzo per sopravvivere, per reagire. La mostra allestita alla galleria "Sala 1" di Piazza San Giovanni è il risultato della volontà della cooperativa "Sensibili alle Foglie" di non disperdere e di valorizzare queste espressioni. Si potrebbe parlare di Art brut per i volti sconcertati di Claudio Piunti, recluso dal 1977 per la militanza nella lotta armata, ma lui stesso afferma: "Lo sconcerto è il sentimento del mio incontro con il mondo". Si potrebbe citare Jean Dubuffet per i grandi mascheroni di Claudio Ulivieri, ma lui li definisce "decorativi". Si potrebbe, ancora, leggere Munch e Dalì nelle bellissime tele di Giuseppe Scirocco.

E che dire delle costruzioni urbane di Giuseppe Panzica: "Prima crea il cantiere, poi tira su il palazzo, lo colora, e infine cancella le gru. I suoi primi lavori cominciavano con la raffigurazione di un camion che portava i mattoni e li depositava; quindi cancellava il camion".

Colpiscono molto le tele di Tonino Paroli. In esse si fonde il blu cobalto steso "à plat" con macchie anamorfe di ascendenza surrealista.

Infine si trovano le tele del curatore di questo "Archivio dei segni ir-ritati" (al di là dei riti), Nicola Valentino, anche lui condannato all'ergastolo per l'esperienza della lotta armata, che ha iniziato a dipingere utilizzando i materiali che aveva a disposizione: la terra e la vernice di un campo di calcetto, la sabbia regalatagli da un amico.

I suoi sono segni che nascono spontaneamente e si sviluppano senza meta sulla tela creando illusioni antropomorfe.

Inutile discutere se questa sia arte, nel senso ufficiale del termine. La conclusione, e la dimostrazione dell'intelligenza di una mostra di questo tipo, sta nelle parole di un altro "recluso" alla "Sala 1", Nicola Fanizzi: "Questo stato di semilibertà e queste mie capacità artistiche, insieme con l'aiuto che mi danno i miei amici, pian piano mi stanno riconducendo a innamorarmi della vita ed a riavere fiducia in me stesso e negli altri".

Da non perdere!

Galleria "Sala 1". Piazza di Porta San Giovanni 10 (Scala Santa). Tel. 06/8008691. Dal 31/03 al 06/05/1995. Orario: 17.00 - 20.00. Ingresso libero. Chiuso lunedì e festivi. Venerdì 28/04/1995 alle ore 16.00, sempre alla "Sala 1", avrà luogo un convegno e verrà presentato il catalogo della mostra.



	
 

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