Giorgio ha 33 anni, di cui 30 trascorsi in manicomio. Il cibo
gli veniva gettato come ad un animale, mordeva chiunque gli si
avvicinasse. Giorgio non diceva una parola ed era stato
etichettato come soggetto autistico. Ha tracciato i suoi "segni"
il primo giorno di libertà, quando si è finalmente
aperto uno spiraglio nella sua vita.
Margherita Cinque è nata a Napoli nel 1942. Ha trascorso
la sua vita interamente in manicomio. Disegna e dipinge traducendo
le immagini di riviste e giornali in forme tondeggianti.
Ivano Mattocci è nato a Cori (LT) nel 1938. Ricoverato
in ospedale psichiatrico da più di 30 anni disegna
macchine "autoritarie e utilitarie", come lui stesso le definisce.
Gianfranco Baieri è nato nel 1939. Ricoverato presso
la sezione "Fanciulli" dell'ospedale psichiatrico Santa Maria della
Pietà di Roma all'età di 7 anni, vi ha trascorso tutta
la vita.
La diagnosi non prevedeva neanche periodicamente il ricovero in
ambiente psichiatrico. Ha cominciato a dipingere invogliato dagli
operatori. Dona i suoi dipinti alle persone che gli sono
simpatiche.
Marco Raugei è nato a Firenze nel 1958 in una famiglia
con gravi difficoltà. Ad 1 anno viene ricoverato nel reparto
"Minori" dell'ospedale psichiatrico San Salvi. Inizia fin dalla prima
infanzia il suo itinerario nelle istituzioni psichiatriche.
Claudio Durastanti vive a Roma nella zona di Ponte Mammolo.
Inizia a dipingere 15 anni fa. Forse la solitudine della vita di
borgata lo ha spinto verso la ricerca di forme e colori.
Giuseppe Panaro ha più di 80 anni. Ex maresciallo
dei Carabinieri, è uscito lo scorso anno dal carcere dopo
aver scontato, in vari periodi, circa 20 anni. Durante la reclusione
ha cominciato a dipingere con penne e matite colorate su legno,
cartone e carta di ogni tipo.
Giuseppina Pastore è nata a Firenze nel 1940. Inizia
gli studi universitari, ma nel 1964 subisce il primo ricovero in
ospedale psichiatrico. Da allora ne sono seguiti molti altri,
attualmente vive in un reparto del San Salvi. Negli ultimi anni
si è dedicata: al disegno colorato componendo figure, e
alla scrittura dove la parola diventa disegno e non semplice
didascalia.
Colori portati al loro massimo grado di intensità; i rossi,
i gialli, i blu, trasmessi sulla tela o sopra supporti di fortuna,
magari quaderni, magari canovacci da cucina.
Esprimersi, in questo caso, equivale assolutamente ad una
necessità impellente, ad un dettato interiore che diventa
il tentativo di creare uno spazio dove vivere, uno spazio
immaginario, o forse lo spazio della memoria.
Può bastare una semplice penna per costruire il "proprio"
spazio vitale, per reagire ad una realtà che nega la libertà
di andare dove si vuole, che nega la possibilità di esistere in un
luogo diverso da quello imposto, a torto o a ragione, dalle regole
sociali e dagli "altri".
Manicomi ed ospedali psichiatrici, prigioni: luoghi "senza
tempo e senza forma" dove si svolgono vite al di là
della cosiddetta normalità, dove tutto è falsato: il rapporto
con gli altri, con la natura, con la quotidianità.
L'arte diventa, staordinariamente, il mezzo per sopravvivere, per
reagire.
La mostra allestita alla galleria "Sala 1" di Piazza San
Giovanni è il risultato della volontà della
cooperativa
"Sensibili alle Foglie" di non disperdere e di valorizzare queste
espressioni.
Si potrebbe parlare di Art brut per i volti sconcertati di
Claudio Piunti, recluso dal 1977 per la militanza nella lotta
armata, ma lui stesso afferma: "Lo sconcerto è il sentimento
del
mio incontro con il mondo".
Si potrebbe citare Jean Dubuffet per i grandi mascheroni di
Claudio Ulivieri, ma lui li definisce "decorativi".
Si potrebbe, ancora, leggere Munch e Dalì nelle
bellissime tele di Giuseppe Scirocco.
E che dire delle costruzioni urbane di Giuseppe Panzica:
"Prima crea il cantiere, poi tira su il palazzo, lo colora, e
infine cancella le gru. I suoi primi lavori cominciavano con la
raffigurazione di un camion che portava i mattoni e li
depositava; quindi cancellava il camion".
Colpiscono molto le tele di Tonino Paroli. In esse si fonde
il blu cobalto steso "à plat" con macchie anamorfe di
ascendenza surrealista.
Infine si trovano le tele del curatore di questo "Archivio
dei segni ir-ritati" (al di là dei riti), Nicola Valentino,
anche lui condannato all'ergastolo per l'esperienza della lotta armata,
che ha iniziato a dipingere utilizzando i materiali che aveva a
disposizione: la terra e la vernice di un campo di calcetto, la
sabbia regalatagli da un amico.
I suoi sono segni che nascono spontaneamente e si sviluppano
senza meta sulla tela creando illusioni antropomorfe.
Inutile discutere se questa sia arte, nel senso ufficiale del
termine. La conclusione, e la dimostrazione dell'intelligenza di
una mostra di questo tipo, sta nelle parole di un altro "recluso"
alla "Sala 1", Nicola Fanizzi: "Questo stato di semilibertà
e queste mie capacità artistiche, insieme con l'aiuto che mi
danno i miei amici, pian piano mi stanno riconducendo a innamorarmi
della vita ed a riavere fiducia in me stesso e negli altri".
Da non perdere!
Galleria "Sala 1". Piazza di Porta San Giovanni 10 (Scala Santa).
Tel. 06/8008691. Dal 31/03 al 06/05/1995. Orario: 17.00 - 20.00.
Ingresso libero. Chiuso lunedì e festivi.
Venerdì 28/04/1995 alle ore 16.00, sempre alla "Sala 1",
avrà
luogo un convegno e verrà presentato il catalogo della mostra.
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