La sensazione più forte che si prova a lavorare in una rete mondiale
come Internet è la presenza assoluta, e assolutamente vicina, del
destinatario dei propri messaggi. E' come se d'un colpo fossero superate tutte
le mediazioni che si frappongono tra l'espressione di un'idea e la sua
effettiva ricezione: non c'è più nessun incontro con un
capo-redattore di un giornale per discutere di un eventuale articolo, nessuna
discussione con un editore. Non c'è più bisogno di chiedere ad un
amico chi sono gli esperti di quella materia, per trovare la persona adatta da
cui ricevere un consiglio. E poi: non c'è più bisogno di
attendere, non passa una settimana per vedere pubblicato il proprio articolo, o
mesi per trovare in libreria il proprio testo. Il tempo dell'attesa è
letteralmente bruciato, e noi sappiamo quanto sia importante il tempo per i
concetti, le idee, i progetti. Viene a mancare qualsiasi tempo-soglia in cui il
testo è pronto ma non c'è ancora, in cui si assapora il futuro
della pubblicazione, ci si prepara al meglio o al peggio. Appena un testo entra
in Internet lavora immediatamente.
Ma ancor più grande è il cambiamento rispetto all'usuale e
tradizionale sistema di trasmissione delle idee se si pensa alle conseguenze
per la scrittura stessa che ha questo nuovo scenario. L'immediatezza pragmatica
del proprio messaggio è tale che i riflessi si hanno sul testo stesso.
Quale testo dobbiamo scrivere "per Internet" ? Per chi lo scriviamo? Chi
è il nostro lettore, se potenzialmente possono essere tutti ?
L'immediatezza si insinua nella struttura del ragionamento, le caratteristiche
tipiche del parlato si reintroducono nella linguaggio scritto, come ad essere
immersi in un continuo dialogo universale. Che importanza ha un titolo in un
saggio su Internet? E un sottotitolo ? Quale sarà l'architettura del
testo di Internet ? Tutto, quasi tutto cambia.
E' un'impressione talmente forte che provo un certo timore a lanciare le mie
ricerche in una delle miriadi di 'centri di ascolto' sparsi per il mondo: sono
convinto che, nel giro di qualche giorno, arriverebbero decine di risposte ai
miei interrogativi, decine di repliche alle mie affermazioni. Come un'eco di
voci variopinte, serie e semiserie, che magari contengono poche righe
importantissime stilate da uno sconosciuto diciottenne d'oltreoceano che mi
tratta subito familiarmente indicandomi tutto ciò che trascuro, tutto
ciò che non ho ancora letto.
La realtà a cui mi riferisco viene definita da anni 'villaggio
globale'. Se ne parla perfino in televisione, il termine è diventato
di dominio pubblico. Anni fa, lo SMAU ha dedicato l'intero salone alle
prospettive dell'interconnessione planetaria, allo sviluppo delle reti locali
pubbliche e delle interconnessioni dei privati, ma poco si è mosso. In
Italia, molte novità prendono piede stancamente: i pionieri degli
sviluppi tecnologici (sia le aziende che i singoli operatori) devono
preventivare uno iato di due, tre anni e anche più, prima che i
potenziali utenti si accorgano della realtà che si prospetta sotto i
loro occhi. Se escludiamo l'eccezione del telefonino (che non rappresenta una
grande novità nelle abitudini comunicative perché è un
semplice telefono onnipresente), quanto ha dovuto faticare il modem, il CD-ROM,
l'agenda elettronica prima di trovare il proprio pubblico?
Il processo di appropriazione della novità tecnologica passa in Italia
da una fase iniziale in cui l'utente reagisce con una sfottente
superiorità. Quando consiglio a qualcuno, che ne avrebbe veramente
bisogno, il modico acquisto di un modem, l'amico mi guarda con bonaria
sufficienza, e si fa forte nello spiegarmi che lui ne fa tranquillamente a
meno. Sono io lo schiavo del progresso, lui è l'uomo libero. Questi
uomini forti, passato qualche tempo non solo vogliono il modem, vogliono tutto,
fare tutto e subito quello che è possibile fare - chissà chi li
ha convinti. Anch'io del resto, quando scrivevo a mano, e a matita le mie prime
traduzioni, mi facevo bello della mia purezza di fronte a tanti amici che
già - poverini - usavano una tastiera e un video. Tutto questo per dire
che non riesco a immaginare cosa succederà quando i più si
accorgeranno che con 50.000 lire al mese possono dialogare con il mondo intero,
acquisire informazioni altrimenti introvabili, partecipare a forum diversamente
impensabili. Porre una domanda e ricevere subito una risposta.
Né riesco ancora a immaginare quali saranno le conseguenze delle reti
telematiche per i normali canali di flusso delle informazioni: i media della
carta stampata e della televisione, le riviste, le case editrici e tutta la
loro produzione. Per fare solo un esempio: le case editrici che producono
dizionari su supporto cartaceo offrono le stesse opere su CD-Rom con prezzi
assai più elevati, per il timore di forti contrazioni sulle vendite dei
libri. Ma le case editrici americane stanno entrando in Italia con una politica
dei prezzi molto aggressiva, e in poco tempo anche gli editori italiani saranno
costretti ad adeguarsi nei prezzi.
***
Le trasformazioni che subiremo saranno di immensa portata, ma quelle più
significative e più forti saranno originate da ciò che dicevo in
apertura, ossia l'onnipresenza assoluta e immediata del destinatario di ogni
sorta di messaggio. Onnipresenza e immediatezza che hanno già avuto il
battesimo del fuoco: nel corso delle ultime crisi politiche e delle catastrofi
naturali, Internet è stata l'unica via aperta alla comunicazione
mondiale. Basta ricordare la crisi messicana e il terremoto in Giappone: solo
tramite Internet circolavano nel mondo notizie fresche, in tempo reale,
disponibili a tutti.
Non ha senso ipotizzare il futuro, disegnare oggi i nostri comportamenti di
domani, anche perché le reti locali stanno vivendo ancora un periodo di
rodaggio, che per ora sembra destinato a continuare. Questo rodaggio
terminerà nel momento in cui tutti si sentiranno obbligati a tener conto
di quanto avviene in Internet. Cosa significa, a livello pragmatico, 'essere
obbligati a tener conto di' ? Un testo, per esistere nella comunità dei
lettori, ha bisogno di uno status pragmatico che è facilmente
verificabile. La prova dell'esistenza pragmatica di un testo viene fornita da
un altro testo, ossia la sua citazione: se un testo viene citato da altro testo
autorevole, tutti i lettori sono costretti a tener conto della fonte, e del
sistema comunicativo che l'ha veicolato.
Ad esempio: i programmi televisivi di intrattenimento non sono una fonte
autorevole per il discorso scientifico. Infatti, è ben difficile trovare
in un testo scientifico, una citazione del tipo: 'Secondo quanto affermato dal
fisico x y nella trasmissione 'Buona Domenica' di Pippo Baudo.' Quando
leggeremo dall'elenco delle fonti di un testo stampato la nota "Vedi autore,
titolo, 'nodo' di Internet", allora staremo varcando la soglia
dell'autorevolezza, e il testo esisterà realmente per tutti. Oggi non
siamo ancora a quel punto: siamo nella fase pionieristica in cui si scrivono
testi, direi forse, in cui si ammassano testi e informazioni, in cui la
legittimità di un testo è ancora di natura privata, circola in
gruppi di interesse, un'amalgama che si struttura e ristruttura in tempo reale,
con accessi e uscite di centinaia di persone al giorno. Oggi possiamo ancora
'ignorare' ciò che altri scrivono su Internet, ma domani potremo
ignorarlo un po' meno, finché si arriverà al punto in cui nessuno
potrà più ignorare alcunché.
Ci troviamo quindi nella fase in cui stiamo costruendo la 'legittimità'
dei testi di Internet, stiamo cioè costruendo il tessuto
connettivo di quella che sarà la comunicazione libera e immediata
del futuro prossimo.
Ma è importante sottolineare come quell'attivismo spontaneo e caotico
che è Internet oggi rimarrà comunque, pur subendo inevitabili
trasformazioni, anche nella comunicazione di domani, e la cambierà
radicalmente. Internet è soprattutto un luogo che scompiglia i riti
secolari della comunicazione: nonostante tutti i vincoli che si possono porre,
parole d'ordine e altro, è facile pensare a gruppi di interessi
costituiti da illustri docenti e semplici appassionati, cronisti illustri ed
esperti senza alcun titolo. Persone che si parlano, non solo persone che
discutono. In un quadro così divertente, che aspetto avranno i saggi
'seri' ? I lavori 'ponderosi' ? Le ricerche 'autorevoli' ? Porsi questa
domanda è come chiedersi: come bisogna scrivere un saggio su Internet
che resista al tempo di qualche minuto? A ben riflettere, chi vorrà
scrivere testi che restano dovrà farlo in maniera più seria,
più essenziale, più autentica: perché Internet ha un
grande vantaggio. Non solo accoglie tutto, ma espelle anche tutto, cancellando
immediatamente ciò che non è essenziale.
E quando tutti scriveranno sulle reti locali, che senso avrà scrivere
altrove ? Scrivere libri che non entrano nella comunicazione mondiale ?
Ancora domande, sempre domande.
E' un'occasione che non vogliamo perdere, ma è soprattutto un'occasione
per i giovani studiosi, una porta aperta per gli studenti, e non è un
caso che se ne parli oggi in un'aula universitaria. Noi stiamo partecipando a
un processo di formazione, nella sede deputata alla formazione tecnica e
scientifica, e vorrei sperare che gli studenti e i laureandi approfittino di
quest'occasione che concretamente si apre per loro.
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