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Reti dell'Arte contemporanea Viterbo, Facoltà dei Beni Culturali
Arte On line / Abstract Workshop 17 maggio 1995

Simonetta Lux Ordinaria di Storia dell'Arte Contemporanea Università della Tuscia
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 83 (17 maggio 1995)
http://www.bta.it/txt/a0/00/bta00083.html
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La mattina di domenica di Pasqua, mi aveva colpito alla TV una intervista ad Antonino Zichichi che, parlando del virtuale (e con la TV siamo comunque già nel virtuale), diceva: si possono stimolare tutte le sensazioni e simulare tutte le azioni, come volare, correre, amare, nutrirsi, ma quel nutrire, diceva, non sfama.

Qui tuttavia, con la nostra iniziativa, intendiamo usare, per così dire. in "modo proprio", un "mezzo", il più recente portato dall'era postindustriale, incunenandoci in una sostanziale assenza di norma e approfittando del fatto che la rete non è ancora (e speriamo che ciò non avvenga mai) padroneggiata dal sistema produzione/consumo che ha trasformato, nei due secoli dell'età che chiamiamo "contemporanea" a partire dalle due cosiddette "rivoluzioni", quella industriale nata in Inghilterra e quella politica partita dalla Francia all'incirca appunto 200 anni fa, che ha trasformato l'uomo e la sua mente in "strumenti".

Dobbiamo dire che questa possibilità , così ben afferrata da un giovane studioso dell'Università di Roma, che lì è stato anche mio allievo, cioè Stefano Colonna, insieme ad un agguerrito gruppo di altri giovani studiosi e studenti, che tra poco sentiremo parlare, e ai quali certamente si aggiungeranno ed alleeranno altri giovani di questa Università, si è potuta concretare, e si potrà ampliare ed estendere, grazie alla disponibilità di un Ente pubblico, come l'Università, che offrendo un "passaggio" nel suo "cavo" al Bollettino Telematico dell'Arte, ha a sua volta, per così dire, usato di sè in "modo proprio", cioè affermandosi, ri-dichiarandosi, luogo della libera comunicazione e della libera ricerca e della libera trasmissione delle conoscenze.

Tanto i giovani, quanto l'Istituto, una volta tanto hanno "mosso di anticipo", avvertiti, attraverso la cultura storica che ci contraddistingue, delle prcedenti sconfitte subite dagli intellettuali e dagli artisti, sul piano dell'uso dei mezzi di comunicazione, che si dicono "di massa" quanto al destinatario, ma non in quanto alla loro gestione e controllo.

Tutti abbiamo il senso della "rete" (ancora una rete !) dei processi comunicativi che ci avvolge e ci condiziona, intrappolandoci: quale senso di "impotenza", nell'impossibilità di intervenire ed interferire !
Quali barriere, quando si vorrebbe cercare un "accesso" produttivo e critico nel sistema di comunicazione !
Ora, per tornare al punto che dicevo dello stimolo al nutrirsi, che non sfama: ebbene, lì siamo sempre "consumatori", seppure di "stimoli".
Qui la questione è tutt'altra: ferma restando la virtualità del metodo, tale virtualità "sfamerà", poichè il processo che mettiamo in moto e di cui siamo "attori" e non (solo) consumatori passivi, è un "processo di comunicazione", che fa tutti uguali sul piano del "desiderio" di sapere.

Ma voglio tornare un'ultima volta sulla "allegoria" reale del nutrirsi e non sfamarsi", questa volta per cancellare l'illusione che attraverso quest'uso proprio, e libero, del "mezzo" possiamo accedere all'arte.
A meno che Internet diventi essa stessa una "pratica a regola d'arte" anzi arte tout court (cosa niente affatto impossibile), Internet, cioè Arte on line, non ci avvicinerà all'arte: ma porrà le condizioni per questo da almeno due secoli atteso riavvicinamento.
La cosa che più condivido del Manifesto Permanente su Arte e Comunicazione è, da una parte, che col nostro semplice comunicare telematicamente, rompiamo il monopolio dei media e dei luoghi "rituali" della comunicazione artistica (gallerie, riviste specializzate e "comprate"), luoghi ormai "inerti", monopoli e ritualizzazione, cui va imputata principalmente la separazione tra arte e pubblico (separazione che fa corpo, tra l'altro, con la storia stessa dell'arte e della cultura degli ultimi duecento anni).

In secondo luogo, mi colpisce l'immagine della foresta, che mi richiama due autori, un filosofo ed un poeta, che tale immagine hanno usato in luoghi centrali del loro pensiero: Martin Heidegger, in l'Origine dell'opera d'arte (1936), e Andrè Breton nel suo saggio del '51 Comme dan un bois, che rende conto del significato della sua esplorazione dell'immaginario contemporaneo negli anni '20 e '30.

Ma ora lascio a voi questi spunti, e la "parola"



	
 

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