La mattina di domenica di Pasqua, mi aveva colpito alla TV una intervista ad
Antonino Zichichi che, parlando del virtuale (e con la TV siamo comunque
già nel virtuale), diceva: si possono stimolare tutte le sensazioni e
simulare tutte le azioni, come volare, correre, amare, nutrirsi, ma quel
nutrire, diceva, non sfama.
Qui tuttavia, con la nostra iniziativa, intendiamo usare, per così dire.
in "modo proprio", un "mezzo", il più recente portato dall'era
postindustriale, incunenandoci in una sostanziale assenza di norma e
approfittando del fatto che la rete non è ancora (e speriamo che
ciò non avvenga mai) padroneggiata dal sistema produzione/consumo che ha
trasformato, nei due secoli dell'età che chiamiamo "contemporanea" a
partire dalle due cosiddette "rivoluzioni", quella industriale nata in
Inghilterra e quella politica partita dalla Francia all'incirca appunto 200
anni fa, che ha trasformato l'uomo e la sua mente in "strumenti".
Dobbiamo dire che questa possibilità , così ben afferrata da un
giovane studioso dell'Università di Roma, che lì è stato
anche mio allievo, cioè Stefano Colonna, insieme ad un agguerrito gruppo
di altri giovani studiosi e studenti, che tra poco sentiremo parlare, e ai
quali certamente si aggiungeranno ed alleeranno altri giovani di questa
Università, si è potuta concretare, e si potrà ampliare ed
estendere, grazie alla disponibilità di un Ente pubblico, come
l'Università, che offrendo un "passaggio" nel suo "cavo" al Bollettino
Telematico dell'Arte, ha a sua volta, per così dire, usato di sè
in "modo proprio", cioè affermandosi, ri-dichiarandosi, luogo della
libera comunicazione e della libera ricerca e della libera trasmissione delle
conoscenze.
Tanto i giovani, quanto l'Istituto, una volta tanto hanno "mosso di anticipo",
avvertiti, attraverso la cultura storica che ci contraddistingue, delle
prcedenti sconfitte subite dagli intellettuali e dagli artisti, sul piano
dell'uso dei mezzi di comunicazione, che si dicono "di massa" quanto al
destinatario, ma non in quanto alla loro gestione e controllo.
Tutti abbiamo il senso della "rete" (ancora una rete !) dei processi
comunicativi che ci avvolge e ci condiziona, intrappolandoci: quale senso di
"impotenza", nell'impossibilità di intervenire ed interferire !
Quali barriere, quando si vorrebbe cercare un "accesso" produttivo e critico
nel sistema di comunicazione !
Ora, per tornare al punto che dicevo dello stimolo al nutrirsi, che non sfama:
ebbene, lì siamo sempre "consumatori", seppure di "stimoli".
Qui la questione è tutt'altra: ferma restando la virtualità del
metodo, tale virtualità "sfamerà", poichè il processo che
mettiamo in moto e di cui siamo "attori" e non (solo) consumatori passivi,
è un "processo di comunicazione", che fa tutti uguali sul piano del
"desiderio" di sapere.
Ma voglio tornare un'ultima volta sulla "allegoria" reale del nutrirsi e non
sfamarsi", questa volta per cancellare l'illusione che attraverso quest'uso
proprio, e libero, del "mezzo" possiamo accedere all'arte.
A meno che Internet diventi essa stessa una "pratica a regola d'arte" anzi arte
tout court (cosa niente affatto impossibile), Internet, cioè
Arte on line, non ci avvicinerà all'arte: ma porrà le condizioni
per questo da almeno due secoli atteso riavvicinamento.
La cosa che più condivido del
Manifesto Permanente su Arte e Comunicazione
è, da una parte, che col nostro semplice comunicare
telematicamente, rompiamo il monopolio dei media e dei luoghi "rituali" della
comunicazione artistica (gallerie, riviste specializzate e "comprate"), luoghi
ormai "inerti", monopoli e ritualizzazione, cui va imputata principalmente la
separazione tra arte e pubblico (separazione che fa corpo, tra l'altro, con la
storia stessa dell'arte e della cultura degli ultimi duecento anni).
In secondo luogo, mi colpisce l'immagine della foresta, che mi richiama due
autori, un filosofo ed un poeta, che tale immagine hanno usato in luoghi
centrali del loro pensiero: Martin Heidegger, in l'Origine dell'opera
d'arte (1936), e Andrè Breton nel suo saggio del '51 Comme dan un
bois, che rende conto del significato della sua esplorazione
dell'immaginario contemporaneo negli anni '20 e '30.
Ma ora lascio a voi questi spunti, e la "parola"
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