Il bimestrale propose l'approccio multidisciplinare ai temi cruciali della comunicazione di massa, prediligendo il versante estetico a quello sociologico. Il suo profilo internazionale e i contributi di Moles, de Kerckhove, Vettraino Soulard, Umberto Eco, Antimo Negri. Dal 1992, per festeggiare il decennale, inaugurò la serie delle "copertine d'autore" sull'esempio di Civiltà delle Macchine di Sinisgalli e delle riviste storiche del Novecento.
"Mass Media", ovvero un'impresa culturale che per quasi quindici anni ha coinvolto molte decine di autori di prim'ordine. Con sede a Roma, la rivista, edita dalla Capone Editore di Lecce, singolarmente ha decretato la propria chiusura mentre aveva i bilanci in ordine e si valeva di una buona diffusione. Gino Agnese, infatti, che l'aveva fondata e diretta tra il 1982 e il 1995, si era convinto che la rivista avesse esaurito il suo ciclo. Così, «persino allegramente», sono cessate le pubblicazioni (l'ultimo numero è del dicembre '95) e sono cominciati i preparativi, quasi a festeggiarne la chiusura, per l'allestimento di una mostra dei bozzetti utilizzati per le copertine: prove firmate da artisti italiani e stranieri, notissimi o addirittura celebri, tutte incentrate sulla figura del quadrato, cover symbol della rivista fin dalla fondazione. La mostra, dal titolo Fascino del quadrato. Le copertine d'autore della rivista Mass Media, è stata allestita nel Palazzo Reale di Napoli a cura della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Monumentali della Città, ed è rimasta aperta durante i mesi di settembre e ottobre scorsi, accompagnata da un successo di critica e di pubblico. Il catalogo, pubblicato dalle Edizioni De Luca di Roma, è stato curato - come l'esposizione - da Riccardo Notte e Gabriele Simongini. Ha sollevato inoltre la curiosità dei giornali - "Corriere della Sera", "Il Mattino", "Il Tempo" - l'impegno riservato alla rivista da maestri come Dorazio, Tàpies, Burri, Noland, o Munari, al quale la pubblicazione già doveva alcune preziosità della sua veste grafica.
"Mass Media" si è distinta - e si distingue - dalle altre riviste del suo genere in particolare per due motivi: anzitutto perché ha chiamato specialisti di diversi studi alla riflessione sulla comunicazione, e poi perché, mettendo un po' in ombra l'approccio sociologico, ha sviluppato invece quello estetico ai temi e ai problemi dei media, valendosi, fra gli altri, dell'opera di Mario Costa, docente di Estetica della Comunicazione all'Università di Salerno.
Gli inizi e i collaboratori.
La storia della rivista è cominciata verso la fine del 1982, quando l'editore Capone, che aveva letto alcuni articoli di Gino Agnese sulle comunicazioni di massa, gli propose di fondare e dirigere una rivista bimestrale alla quale si convenne di dare il nome di "Mass Media". Accettata l'offerta, Gino Agnese chiamò come condirettore Gianpiero Gamaleri, docente di Teorie e Tecniche delle Comunicazioni di Massa all'università "La Sapienza" di Roma, che tuttavia ricoprì tale carica per un periodo limitato di tempo, conciliando in un secondo momento i suoi impegni con l'attività di collaboratore assiduo della rivista. Le uscite bimestrali, puntigliosamente rispettate nelle loro scadenze, si avvalevano di una copertina organizzata in collaborazione con un grafico e dominata da un quadrato dal contorno variamente colorato ogni volta, a simboleggiare ordine, sistematicità, solidità, stabilità e gerarchia di un interno pulsante di idee e di proposte, evocato in pectore da un'immaginaria diagonale, sintesi di ogni dinamismo, che nel quadrato ha la sua più efficace e completa rappresentazione. E allo stesso modo della sua figura simbolo, la rivista ha vissuto, in una concertazione altamente specialistica ma di ampia divulgazione, delle idee di eminenti studiosi del settore sociologico e massmediologico internazionale, tra i quali Abraham A. Moles dell'Università di Friburgo
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, Derrick de Kerckhove dell'Università di Toronto
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, Herbert I. Schiller dell'Università di California, Marie-Claude Vettraino Soulard dell'Università di Parigi, Bruno Lauretano, dell'Università di Napoli; dei contributi dei filosofi Rosario Assunto e Rocco Buttiglione, per citarne alcuni; di noti giornalisti tra cui Antonio Ghirelli, Guido Gerosa, Mario Caccavale e Giulio Giustiniani; di politologi quali Domenico Fisichella e Pietro Grilli di Cortona; di narratori come Domenico Rea e Nino Casiglio; del biblista Gianfranco Ravasi e di mons. Camisasca, illustre studioso di religione; di famosi artisti quali Dorazio e Aligi Sassu.
Un'esperienza culturale non all'insegna di una table ronde, quindi, ma intesa come un organico e articolato quadro interdisciplinare che ha prestato particolare attenzione a un linguaggio non paludato e non si è ingessata in pastoie tipicamente accademiche, preservando così la sua libertà di movimento. Soprattutto un'"avventura", come ama definirla lo stesso Gino Agnese, che si è basata esclusivamente su un criterio di libertà di opinione pluralistico e indipendente da ogni potere, politico, editoriale o economico che fosse, concludendosi allegramente nel 1996, in ottima salute -con abbonamenti e vendite in libreria in attivo - e chiudendosi in bellezza come ogni ciclo di pensiero ormai compiuto.
Anticipando i tempi.
Riflettendo il carattere dinamico e talvolta imprevedibile di Gino Agnese, unico direttore di "Mass Media", la rivista si è lanciata in parecchi azzardi, contando proprio su quella libertà dagli schemi precostituiti che consente di innovare la cultura ribaltando abituali e inveterate prospettive.
Per portare un esempio, "Mass Media" è stata con largo anticipo la protagonista della prima riflessione filosofica sulla realtà virtuale
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Ha introdotto per la prima volta le problematiche della guerra-spettacolo
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, coniandone anche l'espressione, e ha compiuto la prima analisi della caduta del comunismo reale, attribuendone la causa agli effetti della televisione e dell'informatica e della modernizzazione più in generale
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Ha posto alla ribalta la portata innovativa dei viaggi di Papa Woityla - una delle novità che connotano il secolo - ed ha affrontato con Mario Costa l'estetica dei media
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quando essi ancora sfuggivano alla generalità della pubblicistica.
Altri temi affrontati nel tempo sono stati quelli del cinema, italiano ed internazionale (osservato anche dal punto di vista femminile, del rapporto con le istituzioni, con la tecnologia e la distribuzione); quelli del giornale e del giornalismo (ricordiamo qui l'analisi del giornalismo italiano e negli USA, del quotidiano, anche cattolico, in Italia e all'estero, il discorso sulla figura del giornalista e su linguaggio, stili e forme giornalistici); e inoltre quelli dell'informatica (nel suo rapporto con la politica, le scienze, l'informazione, il diritto, il linguaggio, oltre alla computer art, alla computer music, al cyberspazio e realtà virtuale, a internet e alla videoscrittura). Altri campi esplorati nel pluriennale itinerario critico sono stati: libri e arti - includendo ovviamente arte e comunicazione, colori e comunicazione, estetica della comunicazione e nuove tecnologie; l'editoria, la fotografia, la pittura, la grafica, il fumetto, la moda, la musica, la poesia, il teatro, la scrittura, e infine la pubblicità, la radio, la televisione, la rivista e l'affiche. Ci sembra utile ricordare, in ultimo, una delle rubriche inserite fin dai primi numeri, "Centodieci e Lode", sintesi di tesi di laurea riguardanti la comunicazione.
"Mass Media" e la stampa
Con la stampa italiana, "Mass Media" ha avuto sempre un buon rapporto: molti saggi e articoli sono stati ripubblicati in sintesi su vari giornali e gli spunti di riflessione sono stati largamente ripresi dai quotidiani e periodici non soltanto italiani: per esempio, larga eco ottenne un'analisi, condotta da Roberto White, Gianfranco Ravasi e Massimo Camisasca, sui motivi per i quali le prediche durante le Messe risultano noiose, motivi che affondano anche nella preoccupante improprietà di linguaggio dei sacerdoti e nel loro abbandono dello studio e della pratica della retorica. Ogni anno, poi, era consuetudine dedicare, con abbondanza di riferimenti bibliografici, una parte del primo numero a tutti gli echi di stampa ottenuti dalla rivista nell'anno precedente.
Le copertine d'autore
Il 1992, decennale della rivista, segna una svolta nella storia della pubblicazione. Una nuova veste editoriale, abbellita da una copertina d'autore, vede il convegno internazionale promosso da "Mass Media" all'Università di Lecce, presieduto da Antimo Negri, un altro dei collaboratori. Il bozzetto per il manifesto dell'avvenimento fu eseguito da Mino Delle Site, aeropittore futurista e testimonianza viva di una parte importante della storia dell'arte che non fece poi in tempo a pubblicare una propria copertina a causa della sospensione delle pubblicazioni nel 1995. Al convegno, incentrato sul rapporto tra media e società in relazione alla maggiore o minore incidenza nel nostro tempo, parteciparono diversi collaboratori di "Mass Media", tra cui Livio Caputo, già direttore de "La Notte" e già capo del Servizio Esteri del "Corriere della Sera", Aldo Rizzo, giornalista de "La Stampa", i massmediologi Gilberto Tinacci Mannelli, Roberto Grandi (dell'Università di Bologna) e Gianpiero Gamaleri, Derrick de Kerckhove e Maria Immacolata Macioti, sociologa all'Università "La Sapienza" di Roma.
Ma l'idea della copertina d'autore si era già fatta strada fin dal 1986, quando la redazione dedicò un intero fascicolo in edizione speciale alla riflessione sui viaggi papali. Per l'occasione del decennale, la copertina fu disegnata da Piero Dorazio, sempre sul tema del quadrato. E dal 1992 in poi moltissimi artisti italiani e stranieri si avvicendarono nella redazione della copertina fino a raggiungere il numero di ventisette. A quelli citati più sopra, vanno aggiunti i nomi di Umberto Mastroianni, Bruno Munari - che rivoluzionò la copertina 'aprendo' il quadrato ai titoli in una interazione di messaggi visivi e scritturali tipica dei manifesti pubblicitari
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- Emil Schumacher, Daniel Rothbart, Pietro Consagra, Carla Accardi, Giulio Turcato, Achille Perilli, Luigi Veronesi, Oscar Reutersvärd, Renato Barisani, Carlos Cruz Diez, Alberto Ràfols Casamada, Wladimiro Tulli, Alberto Sartoris, Eduardo Palumbo, Guido La Regina e Guido Strazza.
Ricordiamo che oltre a quello di Mino Delle Site, anche i bozzetti di Carlo Belli, di Michelangelo Conte, di Carmine Di Ruggiero e di Carla Prina, pur presenti in mostra, non furono pubblicati perché ormai la rivista aveva concluso la sua parabola.
Fascino del quadrato
Con l'iniziativa di affidare le copertine a grandi artisti, "Mass Media" intendeva ancora una volta valorizzare la forma nelle manifestazioni più ampie del significato e delle implicazioni del termine: la forma stessa della rivista, prima fra tutte, si collocava nell'ambito delle esperienze memorabili delle riviste storiche del Novecento, e soprattutto sulla scia di "Civiltà delle Macchine", rivista degli anni Cinquanta diretta da Leonardo Sinisgalli e illustrata da altrettanto famosi artisti di questo secolo.
Ogni artista, operando per la realizzazione delle copertine di "Mass Media", ha dato il suo particolare contributo all'interpretazione del quadrato, proponendo di volta in volta una visione paradossale della geometria tridimensionale come Oscar Reutersvärd
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, pittore e scultore svedese che già nel 1934, e quindi prima di Escher, arrivò alla rappresentazione delle geometrie impossibili, percepite come tali solo per la limitatezza del nostro sistema visivo; oppure come Emil Schumacher, la cui gestualità sofferta costruisce la forma nel tentativo di negarla in un anelito spirituale
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; o, ancora, il messaggio frontale di Pietro Consagra, proiettato fin dagli anni Cinquanta verso la visione dialogica dell'opera con il fruitore e l'ambiente che la ospita
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; oppure il bersaglio di avvolgenti cerchi concentrici del "più europeo dei grandi pittori americani"
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, Kenneth Noland, che supera la visione superficiale e veloce dell'opera costringendo l'osservatore a meditare negli spazi aperti dal ritmo lineare e cromatico. O, infine, il "naturalismo astratto" di Palumbo, secondo la definizione di Rosario Assunto, che non rinuncia alla sensazione della natura sublimandola in un sistema di linee e colori liricamente essenzializzato.
L'artista che ha inaugurato, come si diceva più sopra, la svolta formale della rivista è Piero Dorazio, che con tre proposte ha suggerito diversi spunti interpretativi del tema, articolando, su un fulcro decentrato, la composizione di quadrati cromaticamente perentori, sinergicamente correlati ad ottenere la varietà nell'armonia o - nel bozzetto simbolicamente intitolato Onde di trasmissione - presentando onde cromatiche che escono dal quadrato abitualmente deputato ad accogliere l'immagine per comprendere l'intero spazio della copertina
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Da citare anche l'intervento del noto architetto Alberto Sartoris, ormai storicizzato per il fondamentale contributo al rinnovamento della cultura italiana nella prima metà del Novecento, che per "Mass Media" concepisce un'opera rigorosa e sintetica in sintonia con la purezza formale di De Stijl, ribadendo con un'impostazione lirica e architettonica la centralità della contaminatio tra linguaggi diversi, in questo caso pittura e architettura
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Il lirismo dell'opera di Belli, invece, unica in mostra delle tre inviate per la rivista, trova le sue radici nella poesia e nei toni sommessi di una ricerca che si serve dei colori pastello per evocare una scansione programmata e calcolata nell'indagine di equilibri formali
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Alberto Burri, poi, intollerante verso regole prestabilite, invade il quadrato eludendolo con la monumentalità delle sue tipiche forme curvilinee
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, mentre Carmine Di Ruggiero impone la "dinamica stabilità"
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dei suoi storici triangoli e il futurista Tulli si libra con il filo di una farfalla surreale sull'onda dell'informazione.
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Finale
Il materiale della mostra, in sede conclusiva, riguarderà molto probabilmente una futura esposizione alla Calcografia Nazionale di Roma, sotto l'egida del Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza alle Belle Arti di Napoli, o in una Biblioteca Nazionale del Nord Italia.
L'intero archivio della rivista rimarrà a disposizione degli studiosi: l'acquisizione di esso da parte della Biblioteca Nazionale di Firenze, infatti, consente a coloro che volessero approfondire la conoscenza del periodico l'accesso agli originali degli articoli, alla corrispondenza e ad altre carte. Del resto, la collezione di "Mass Media" è già presente in tutte le maggiori biblioteche italiane e in diverse, prestigiose biblioteche straniere, sia europee che statunitensi (citiamo qui quella dell'Università di Barcellona, di Lublino, di Stanford, della Columbia di New York).
Nel '98 è stato altresì redatto - ed aggiunto a tutte le collezioni della rivista possedute dalle biblioteche - un fascicolo degli Indici consistente in 132 pagine tuttora disponibile presso la Capone Editore di Lecce. Gli Indici - con le parole del direttore Gino Agnese - permettono di visitare tutto il pubblicato della rivista « in lungo e in largo, per scoprirvi luoghi, corrispondenze, voci e impensati personaggi. Un'imprudenza ? Forse sì. Con la chiave si potrà entrare anche nelle più nascoste insufficienze della rivista. Ebbene? "Mass Media" nell'indagare il presente o nell'esplorare il futuro prossimo della comunicazione (e quest'ultima fu la sua vocazione più ardente) non pretese di cogliere nel segno sempre e comunque ».
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NOTE
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Ricordiamo qui la specie di gemellaggio istituito con la rivista tedesca "Communicatio Socialis", diretta da Franz Joseph Eilers.
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Derrick de Kerckhove, canadese di origine belga, è stato per dodici anni assistente del famoso massmediologo canadese Marshall Mc Luhan, definito da più parti "il profeta dei media", e alla sua morte ne ha proseguito l'opera e gli intenti.
3
Cfr. anche, di Riccardo Notte: Cyberspace, la vertigine del reale virtuale, "Mass Media", X, 2, 1991, p. 11; Cyberspace, sogno tecnologico e rischio di solitudine, "Mass Media", XI, 2, 1992, p. 5 (di Notte insieme con Marco Cangiotti); Un filosofo a Cybercity, "Mass Media", XII, 4, 1993, p. 21; Internet: un futuro di fascino e d'insidie, "Mass Media", XIII, 5, 1994, p. 13, e altri articoli da lui scritti sull'argomento per la rivista.
4
Cfr., tra gli articoli di Gino Agnese: La guerra-spettacolo, parte I (Media e guerra del Golfo), "Mass Media", IX, 4, 1990, p. 3; La guerra-spettacolo, parte II (Media e guerra del Golfo), "Mass Media", X, 1, 1991, p. 3.
5
Cfr. "Mass Media", a. IX, n. 1, 1990, con scritti di G. Sartori, D. de Kerckhove, R. Barilli, R. Schmitz, Gino Agnese, Pietro Grilli.
6
Pioniere in tal senso fu Mario Costa: cfr. Derrick de Kerckhove e l'estetica della comunicazione, "Mass Media", VI, 2, 1987, p. 66; Tra estetica e tecnologia (Con Renato Barilli), "Mass Media", VI, 4, 1987, p. 33; Un foro rotondo nel giornale di Lilla (Estetica della comunicazione), "Mass Media", VIII, 1, 1989, p. 27; Mario Costa - Renato Barilli, Tra estetica e tecnologia, "Mass Media", VI, 4, 1987, p. 33.
7
Cfr. Franco Speroni, Munari, l'infranta simmetria, in: Fascino
, cit., p. 111.
8
Oscar Reutersvärd (Stoccolma, 1915) è uno dei maggiori artisti svedesi ed è rappresentato in diverse istituzioni museali: a Stoccolma nel Museo Nazionale e nel Museo d'Arte Moderna; a Parigi al Centro Pompidou e nel Museo Nazionale d'Arte Moderna e poi a Oslo, Copenhagen, Rouen, Roma (Istituto Svedese di Cultura) e in Polonia (Museo di Lodz) (Cfr. R. Notte, Oscar Reutersvärd Le geometrie impossibili, in: Fascino
, cit., p. 125-128). Solo una volta la critica italiana si è accorta di lui: la rivista "Alfa Beta", che uscì tra il 1979 e il 1988, dove scriveva Umberto Eco, illustrò un intero fascicolo con sue opere (n. 2, 1985).
9
Con le sue parole, Emil Schumacher (Hagen, 1912) descrive il fulcro della propria arte: "La dialettica ininterrotta e tormentata tra costruzione e distruzione che continuo a ritenere la chiave di lettura più efficace del mio lavoro", rappresenterebbe, secondo Gabriele Simongini curatore nel catalogo della biografia dell'artista tedesco, una metafora della storia stessa della Germania per tutto il Novecento. (Cfr. G. Simongini, Schumacher, il gesto-forma, in: Fascino..., cit. p. 130).
10
Cfr. Laura Turco Liveri, Consagra, messaggio frontale, in: Fascino
, cit. p. 95.
11
Cfr. G. Simongini, Noland, "cercle et carré", in: Fascino
, cit. p. 111.
12
Cfr. "Mass Media", a. X, n. 5, nov.-dic. 1991 e La collezione e le carte della rivista "Mass Media", Firenze, 1996, opuscolo dell'omonima mostra alla Biblioteca Nazionale di Firenze.
13
Cfr. T. Mulone, Sartoris, la bella ragione, in: Fascino
, cit. pp. 128-129. "Mass Media" pubblicò a più riprese progetti di Sartoris degli anni Trenta. L'architetto, inoltre, nel 1987 aveva progettato di scrivere un articolo sul rapporto tra architettura e comunicazione attraverso il filtro della citata contaminatio.
14
Cfr. T. Mulone, Carlo Belli, anche pittore, in: Fascino
, cit. pp. 89-90.
15
Cfr. G. Simongini, Burri, quei neri lontani giorni, in: Fascino
, cit. p. 93.
16
Cfr. R. Notte, Carmine Di Ruggiero, pitagorico e fantastico, in: Fascino
, cit. p. 103.
17
Cfr. Laura Turco Liveri, Tulli, le ali di un incontro, in: Fascino
, cit. pp. 136-139.
18
Cfr. G. Agnese, Capolinea, in: "Mass Media", a. XV, Fascicolo speciale, Indici 1982-1995. Gli autori, i temi, i nomi, settembre 1998, p. 3.
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