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Roma, le case, la città. A cura di Elisa Debenedetti  
Alessandro Peleggi
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 204 (18 ottobre 1999)
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L'occasione che oggi ci consente di poter tornare a parlare di una storiografia artistica di indiscutibile qualità è rappresentata dall'attesa uscita del volume Roma, Le Case, La Città diretto e coordinato da Elisa Debenedetti e che va ad aggiungersi, come ultimo protagonista di una felice trilogia, ai due già pubblicati rispettivamente nel 1994 e nel 1995 (Roma borghese I; Roma borghese II) dedicati anch'essi al fenomeno dell'edilizia minore nella Roma settecentesca.

Sicuramente possiamo dire che un altro prezioso tassello è stato posto nell'ancora incompleto mosaico degli studi sull'arte del XVIII secolo e ancora una volta ne è protagonista Elisa Debenedetti con quest'ennesima ricerca storiografica ( e non solo ). Ideatrice e responsabile scientifica della collana di "Studi sul Settecento Romano" ( inizialmente nota come "Studi sul Neoclassico" ), la Debenedetti da sempre annovera al suo attivo scoperte d'archivio notevoli, mossa da un'indefessa passione per le indagini inventariali e bibliografiche.

Nell'ambito di un vero e proprio laboratorio sperimentale, didattica e ricerca si sono unite in una sinèrgica collaborazione tra la cattedra di Storia dell'Arte della prof.ssa Debenedetti e un gruppo di lavoro composto da allievi della Scuola di Specializzazione dell'Università di Roma "La Sapienza", preziosissimi soprattutto nell'opera di ricognizione ed esegesi delle fonti d'archivio. I saggi di cui si compone il volume sono infatti accompagnati, e per certi versi corroborati, da schede specifiche su singoli edifici, frutto delle ricerche dei numerosi coautori di cui si avvale l'intera dissertazione ( C.Varagnoli, S.Carbonara, F.Vicarelli, V.Mancinelli, F.Barry, R.Di Battista, G.Bonaccorso, M.L.Saraceni, A.Anselmi, M.Forti, M.Tosti, M.Giorgietti, P.Grassi, M.C.Cola, C.Viggiani, C.Maiezza, M.L.Zozi, R.Randolfi, G.Capitelli, M.Costantini, L.Cacchi, A.Tosti ).

L'estrema importanza di un lavoro come questo risulta dalla reale riflessione sull'arretratezza degli studi inerenti agli aspetti artistici del XVIII secolo; é significativo a questo proposito ricordare come fino ai primi anni settanta del nostro secolo l'arte del settecento si configurasse come un "oggetto sconosciuto" tutto ancora da indagare e ci sarebbero voluti ancora diversi anni prima di poter annoverare in ambito Accademico un primo maturo interesse per la produzione artistica del settecento.

Nell'ambito di tale produzione un occhio di riguardo viene dedicato alla creazione architettonica, argomento privilegiato degli studi coordinati dalla Debenedetti fin dalla metà degli anni ottanta con i primi volumi della collana intitolati rispettivamente Committenze della famiglia Albani ( 1985 ), Note sulla villa Albani Torlonia (1986 ) e Ville e Palazzi,illusione scenica e miti archeologici ( 1987 ) che diedero l'avvio ad ulteriori sforzi scientifici di ricerca su argomenti come la figura di Carlo Marchionni architetto, scenografo e decoratore o sugli aspetti dell'architettura in quegli anni che vanno dal pontificato di Clemente XI a quello di Benedetto XIV.

Già Sandro Benedetti, sentendo l'esigenza di dover indagare più a fondo i caratteri dell'edilizia dei primi anni del settecento per sottrarli a semplicistiche e sbrigative definizioni baroccheggianti o al contrario neo-cinquecentiste, coniò per quella l'espressione di "Architettura dell'Arcadia", ritagliando così un nuovo spazio critico in quel panorama di interessi che sarebbero divenuti oggetto della collana di "Studi sul Settecento Romano". D'altra parte é arcinota la fortuna di termini come "borrominismo" o "berninismo" con i quali si é presunto spesso di caratterizzare l'architettura sacra e profana tra la fine del seicento e l'avvento dello stile Neoclassico. Oggi, grazie anche agli studi condotti dalla Debenedetti, si é consapevoli dell'enorme complessità di un fenomeno non più riconducibile entro i confini angusti di categorie acriticamente cristallizzate (borrominismo, berninismo, neo-cinquecentismo); esiste una nutrita schiera di produzioni che esigono una categorizzazione specifica e una nuova collocazione storiografica che tenga conto di una temperie culturale diversa dal barocco e dai suoi strascichi.

L'edilizia di questi anni fu caratterizzata da una nuova tendenza a ridurre l'enfasi e la scenograficità di certe soluzioni passate, unita ad una ricerca inedita di tutto ciò che risultasse necessario e utile a rispondere a esigenze di comodità e semplicità. L'indagine diretta all'individuazione di tali peculiarità ha orientato la "lente di ingrandimento" della Debenedetti e della sua equìpe su esempi di edilizia cosiddetta "minore" ( termine che la moderna critica sta opportunamente bandendo e svuotando di significato ), ovvero palazzetti privati e case d'affitto, scoprendo così un inedito "tessuto" edilizio dell'Urbe assai significativo.

Si profila così una nuova storia dell'architettura vista come storia delle città o storia del paesaggio per una volta fuori dai grandi nomi e dai monumenti chiave. Paolo Portoghesi ha definito quest'edilizia come un "tessuto fatto di architetture non più protagoniste bensì nobili comparse", ricordando che lo stesso Borromini costruì nei pressi della Chiesa Nuova una casa comune, oggi distrutta, a testimonianza che anche i grandi architetti costruivano "piccole" case.

In definitiva riteniamo che questo prezioso volume, così come tutto il lavoro svolto dalla prof.ssa Debenedetti soprattutto negli ultimi anni, ricco di notizie inedite e riflessioni critiche gravide di conseguenze, inconsapevolmente muova una piccola critica e suggerisca all'attuale Storia dell'Architettura una lieve virata programmatica: congedarsi di tanto in tanto dalla cosiddetta storiografia "dei picchi e delle torri per recuperare un ricco tessuto sottostante e poco illuminato" (P.Portoghesi).




 
 

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