Tra gli ultimi libri editi da Franco Maria Ricci nella collana Grand Tour spicca quello dedicato a Palazzo Farnese.
Tale pubblicazione ha avuto una lunga gestazione, come ha sottolineato l'editore in una nota : « era praticamente finito quando furono annunciati quei lavori di restauro che avrebbero cambiato il volto del palazzo. Naturalmente decisi di attendere per poterlo fotografare nei nuovi colori ».
L'attesa è stata ripagata da un libro fotografico di altissima qualità, che come gli altri appartenenti a questa collana, riempie quel vuoto che l'editoria, nonostante l'importanza che l'immagine ricopre nell'epoca contemporanea, non riesce sempre a colmare.
Naturalmente - poichè i livelli dell'edizione sono di due finalità, che si riconoscono nell'intenzionalità storicistica da un lato e dall'altro nel fine illustrativo - l'opera ha tenuto conto di questa ambivalenza e l'ha fatto con acuta capacità, riunendo contenuti e nuclei di storia dell'arte, con un repertorio fotografico - a sottolineare la realizzazione di tutte le scene - che porta al piacere della scoperta, della sorpresa e che diventa testimone della creatività da ricondurre ad un luogo specifico, ad un'epoca ed ai loro infiniti accadimenti.
L'apparato storico-artistico, che consiste in una puntuale ricostruzione della genealogia della Famiglia Farnese - con l'intero corredo delle sue vicissitudini - e della descrizione del Palazzo dal punto di vista architettonico e pittorico, è preciso e dettagliato. A questa prima rassegna, segue lo studio delle singole parti decorative del Palazzo - la decorazione infatti non fu eseguita in un solo momento e in modo coerente, ogni sala fu concepita indipendentemente, da artisti diversi e in diversi periodi . Ciascuna sezione viene perciò aperta da un breve testo che introduce immagini cui, con l'aiuto di didascalie sempre molto puntuali, spetta il compito di raccontare questo celebre cantiere artistico.
E così le fasi di costruzione del palazzo che spettano ad Antonio da Sangallo il Giovane e poi a Michelangelo sono testimoniate da immagini nitide, che scorrono tra le pagine, volte a focalizzare l'attenzione sui particolari: perciò si scopre la facciata non ripartita, il bugnato limitato agli angoli del palazzo e al portale, le finestre inquadrate da semicolonne che sostengono frontoni alternativamente arcuati e triangolari al primo piano. E poi le modifiche di Michelangelo al coronamento, da lui stesso attuate, ornato ad ovulo e dentelli, al balcone centrale, che per la sua forma inedita prelude alle invenzioni più originali del manierismo e del barocco, ai particolari delle finestre del cortile interno, sormontate da un frontone ornato da bucrani.
Attorno alla vicenda personale dei singoli artisti - nelle stupende immagini fotografiche di grande fornato - splendono i colori e l'esuberanza della decorazione a stucco di Daniele da Volterra nella Camera del Cardinale, in cui, in uno dei due fregi che circondano le pareti, sono illustrate le vicende di Bacco.
Si può ammirare inoltre la decorazione preziosa e ricercata, ricca di particolari e complessità ornamentali di Francesco Salviati nella Sala dei Fasti Farnesiani, conclusa successivamente da Taddeo Zuccari con uno stile meno raffinato e più discorsivo.
E infine, tutta l'attenzione si rivolge all'opera dei Carracci, contando sull'apporto di indagini fotografiche mirate alla completa ricognizione dei singoli interventi del 1595 e del 1599. Interventi che giocarono un ruolo fondamentale nell'evoluzione dell'arte romana, perchè i Carracci importarono nella città uno stile che rompeva totalmente con quello seguito dagli ultimi epigoni del manierismo. Essi divennero i creatori di una maniera grandiosa, di uno stile drammatico, sostenuto da un attento esame della natura e dell'antichità.
Grazie al recupero di raffigurazioni particolari si è potuto così rileggere l'intero apparato decorativo del Camerino e della Galleria, a cui si unisce la serietà e l'autorevolezza della ricerca storica con l' ulteriore approfondimento del commento di brani tratti dalla biografia dell'artista scritta da Giovan Pietro Bellori nel 1672.
Dunque il palazzo ci viene davanti agli occhi come uno straordinario repertorio di elementi visuali talmente collegati alla storia dell'arte, da costituire una buona base di riflessione per ogni ricerca architettonica e storico-artistica.
Palazzo Farnese Ambasciata di Francia a Roma, Milano, Franco Maria Ricci, 2000.
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