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Intervista a Luca Bellandi  
Veronica Caliendo
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 21 Gennaio 2003, n. 315
http://www.bta.it/txt/a0/03/bta00315.html
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Area Interviste

L'intero percorso di Luca Bellandi, artista livornese, si è svolto all'insegna del work in progress, un cammino iniziato all'Istituto d'Arte prima, all'Accademia di Arte a Firenze poi, e continuato soprattutto nella sua città, esponendo e comunicando la sua passione per l'Arte. Come nei pittori di paesaggio inglese del 1800, che cercavano il colore e la luce per rendere intense sensazioni segniche, così Bellandi trova nel quotidiano e nella natura stessa un tipo di pittura che fa del gesto, del segno e del colore, l'espressione più intensa di un intimo modo di sentire. Bellandi ci conduce, così, in un magico mondo di colori, luci, idee, visioni; è un  cantautore delle emozioni del quotidiano, la cui pittura non conosce mai uno stato di quiete , ma è sempre alla ricerca di un'espressione straordinaria.
In Bellandi si amalgamano dunque l'idea e una solida abilità tecnica; il rigore della progettazione e la volontà di lasciarsi andare al suo spirito creativo le cui radici affondano nella vita quotidiana, nelle emozioni date dagli incontri, dalle storie ...


Quali sono le tappe più rilevanti della tua carriera ?

Ho frequentato l'Istituto d'Arte a Pisa e mi sono laureato nel 1985 all'Accademia di Arte a Firenze. Già dalle opere del '98 si può notare il mio interesse a trovare una forma espressiva libera, il tentativo di mettere la tecnica al servizio dell'idea, senza limiti ed inibizioni. Le mie prime opere sono un tributo agli artisti "classici", volevo entrare in simbiosi con loro e per farlo ho rubato e saccheggiato dalle opere famose intervenendoci. Un intervento casuale di negazione verso l'opera, per superarla, e anche per liberarmi del peso della storia. (Prisoner) Successivamente ho sentito molto forte l'esigenza di una pittura ancora più gestuale, più fisica, sicuramente perché influenzato dall'arte americana che mi ha INVESTITO sia a livello artistico che letterario. Fino al 1997 lavoravo per mantenermi, dal '97 ho lasciato il lavoro ed ho deciso di dedicarmi esclusivamente all'arte. Ora ogni mattina mi sveglio e penso a come tradurre quello che vivo e quello che sento.


Nei tuoi ultimi quadri hai abbandonato il gesto informale per lasciare spazio ad una pittura più di ricordi e sensazioni ...

Sì, è vero, ora lascio riaffiorare i ricordi, e a livello grafico anche una maniera più infantile di affrontare l'arte.
Posso dire che nell'ultimo periodo c'è l'essenza  del mio lavoro: raccontare storie attraverso un linguaggio personale, e quindi POETICO, INFANTILE, INTIMO.
Ho escluso le figure, le persone, ma racconto le loro storie attraverso ciò che indossano, ciò che usano, attraverso gli oggetti che ci definiscono (Madame).


Infatti nei tuoi quadri c'è una cura ed un'attenzione particolari verso gli abiti, gli accessori, come se fossero questi l'essenza del quotidiano

L'abito è un simbolo, fa la storia della persona, distingue le razze e le nazionalità, io stesso compro abiti usati e sento di vestire le storie, entità diverse. (Sposa Rossa)
Oggi poi è più che mai connotativo della nostra personalità ciò che indossiamo, che LOOK abbiamo e l'immagine è carica di sacralità. Del resto io stesso vendevo abiti ...


Attualmente alterni quadri di piccole dimensioni, quelle che tu stesso definisci "Work in Progress", a tele molto grandi. Sono divesri aspetti del tuo quotidiano ?

Da una parte (nelle tele piccole, n.d.r.) lancio indizi, segno le tracce immagazzinate e le tele sono le schegge impazzite della vita quotidiana. (WHAT'S) Queste opere sono più grafiche e c'è più frenesia. È il "Work in Progress" della vita. Dall'altra invece fermo l'immagine, rendo più intimi e pittorici gli istanti brevi e li ingrandisco. Potrei dire che da una parte creo storie, dall'altra atmosfere.


Nelle tele di grandi dimensioni, infatti, crei un mondo di spazi magici, di neri profondi e guizzi di colore, di vuoti che lasciano libera l'immaginazione ...

Sì, nelle tele grandi (To Be Continued) ci sono i racconti tradotti da tanti elementi quotidiani.  In queste tele, nel dipingere i fiori o gli oggetti, divento ... sinfonico.


Quale definizione puoi dare della tua pittura ?

Mi piace pensarmi come un cantautore, che racconta storie di vita, sensazioni dell'anima. Mi calo continuamente da una dimensione di cronista del quotidiano a pittore di atmosfere. Ma non mi prendo troppo sul serio, anzi spesso sdrammatizzo, l'arte è soprattutto gioco, divertimento, leggerezza ...


Nelle tue opere è sempre presente una certa musicalità

Mi piace interpretare e creare atmosfere come un attore, o meglio, come un musicista classico.


Quanto sono importanti gli "strumenti" ?

I supporti, la ricerca per scoprire colori nuovi, materiali e carte particolari è un'aspetto  fondamentale che mi permette di esprimere la matericità ed un'interpretazione estremamente soggettiva del colore. Ad esempio lavoro molto sulle superfici per dare l'idea della tela vissuta, consumata ...(FIRT)


Un sogno artistico da realizzare ?

Mi piacerebbe realizzare una mostra con un abito grande, una foto, un libro ... creare cioè un ambiente fatto di tanti elementi, perché il mio lavoro è fatto di oggetti.

 


Prisoner
fig. 1
Luca Bellandi,
Prisoner
acrilico e collage su tela, cm. 100 x 120

Madame
fig. 2
Luca Bellandi,
Madame
acrilico, cm. 100 x 150 x 4,5

Sposa rossa
fig. 3
Luca Bellandi,
Sposa rossa
acrilico, cm. 180 x 160

What's
fig. 4
Luca Bellandi,
What's
acrilico, vari formati

To be continued
fig. 5
Luca Bellandi,
To be continued
acrilico, cm. 100 x 120

Firt
fig. 5
Luca Bellandi,
Firt
acrilico, cm. 100 x 120

 

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