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Tra Poesia e Sentimento Roma, Stazione Termini,
10 feb. - 30 giu. 2004
Loredana Angiolino
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 15 Marzo 2004, n. 357.
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Area Mostre

«Qua vi è un giovane di patria di Cento, che dipinge con somma felicità d'invenzione. È gran disegnatore e felicissimo coloritore; è mostro di natura, miracolo da far stupire chi vede le sue opere. Non dico nulla: ei fa rimaner stupidi li primi pittori: basta, il vedrà al suo ritorno».

Il vivace interesse di questi giorni per la Mostra Guercino. Poesia e sentimento nella pittura del '600 non potrebbe avere sostegno migliore di queste illuminanti considerazioni di Ludovico Carracci che, il 25 ottobre 1617, comunica col Conte Ferrante Carli riguardo l'attività del giovane Guercino e destinate a proporsi e a restare come insostituibile e decisiva indicazione critica per chiunque abbia successivamente affrontato l'impegno di una compiuta indagine sull'originalità e sulla grandezza del pittore.

La rassegna - che privilegia una vasta selezione di opere da cavalletto, dove si espressero più significativamente le peculiarità del temperamento del pittore centese - nasce dalle più aperte e acute intuizioni di Sir Denis Mahon che per 70 anni ha studiato Guercino, restituendogli il ruolo che oggettivamente gli spetta: di uno tra i più singolari protagonisti della civiltà figurativa del '600 in Italia.

Ma questa esposizione dimostra nuovi argomenti di ricerca sondati nell'ambito del perdurante interesse dei critici per Guercino: è incentrata infatti sulla rappresentazione dei sentimenti nell'opera del pittore emiliano. La tesi proposta da Massimi Pulini e accolta da Mahon, di analizzare le opere di Guercino come campione ideale di quella che nel XVII secolo veniva chiamata "poetica degli affetti", è suggestiva, e non trascura allo stesso tempo, quella di leggere, attraverso le varie trasformazioni stilistiche, le particolari formule compositive e il linguaggio espressivo usato, le tracce che segnano il mutare di un'epoca e che delineano l'evoluzione del gusto artistico del Seicento.

Tra i contributi alla mostra è particolarmente prezioso inoltre, quello di Vittorio Sgarbi, volto ad evidenziare come la pittura del centese, intrecciò agli esordi, un dialogo ad alto livello con i fatti della pittura ferrarese, in particolare con Bononi, momento decisivo di fecondi e costanti arricchimenti, «eppure non v'è più perfetto interprete ed erede del linguaggio di Ludovico, già ampliato in una nuova retorica barocca, del Bononi. Ciò che lo dovrebbe legittimare come trait d'union naturale tra il grande e ammirato maestro bolognese e il Guercino»1.

La sostanziale innovazione diffusa dall'accademia carraccesca degli Incamminati fu quella di interpretare la quotidianità con fervida attenzione, presupponendo un'atteggiamento etico e sociale che sfociò nella fondazione di temi inediti, che da quel momento in poi solcheranno la tradizione bolognese.

Solo i Carracci riusciranno a pulire il sentimento del "vero" dai residui decorativi del manierismo e coniare una sorta di naturalismo morale che saprà estendere la voce dai toni delicati, sussurrati, fino agli echi più cupi del dramma umano.
Le prime opere del Guercino sono all'insegna di una simile fragranza espressiva, in particolare, le opere giovanili che si cimentano sui racconti della Madonna col Bambino, dense di un afflato e di una tenerezza che è diretta erede dalla fonte carraccesca. Nella Madonna della pappa (1615), e nella Madonna del passero e nella Sacra Famiglia (1615 16) aleggia un dialogo intimo, fatto di parole, canti e sguardi che rimarca un' intima espressione di affetti.
Un tipo di pittura che scruta il quotidiano e le sue costanti - la luce, l'ora, il luogo - si percepisce di primo acchito anche scrutando solo i piccoli paesaggi dipinti tra il 1615 e il 1618, dove questo proposito è raggiunto attraverso un processo di saturazione materica e cromatica. Orizzonti pianeggianti, valli fluviali e spruzzi di piccole macchie boschive - Paesaggio al chiaro di luna con una carrozza, Paesaggio con figure presso un fiume - formano lo scenario più adatto al risveglio emotivo e sentimentale.

Ma la riforma avvenuta nella rappresentazione artistica degli affetti non può prescindere da fatti estranei ma peculiari degli ultimi anni del '500, il Discorso intorno alle imagini sacre et profane del cardinale Gabriele Paleotti, edito nel 1582 e un poema epico la Gerusalemme Liberata di Tasso.

Il carattere normativo del libro del Paleotti, nel prendere in analisi le più varie espressioni artistiche, ispeziona gli atteggiamenti morali e spirituali degli autori, così come la forza persuasiva delle immagini fino ad arrivare a sollecitare una maggior adesione al vero, sia in senso morale che in senso visivo. Il punto di forza invece della seconda fonte, risiede nel sistematico intento di portare il lettore a commozione attraverso un'articolata favola, dando luogo ad una potente miscela di sentimenti intersecantisi e contrastati.

Il nuovo pensiero espressivo, che nasce da queste sollecitazioni, venne conquistato in una cospicua serie di opere eseguite tra il 1618 e il 1622, «che formano un altopiano di insuperato livello qualitativo ed emozionale» 2: il San Sebastiano curato, l'Elia nutrito dai corvi, il Ritorno del figliuol prodigo, il Giacobbe che benedice i figli di Giuseppe. Tutte opere che sembrano dipinte a fiato sospeso, tale è fremente il ritmo delle forme, la concitazione pittorica, l'unisono iconografico, stilistico e percettivo, che emana l'intera partecipazione emotiva con la quale sono state generate. Questi quadri resero Guercino famoso e conosciuto e preludono il viaggio a Roma presso il Papa Gregorio XV, che lo chiamò per assolvere incarichi di sommo prestigio. Nei due anni e mezzo che l'artista passò a Roma -1621-1623- dove dipinge i complessi decorativi per il Casino Ludovisi, per palazzo Patrizi, per Palazzo Lancellotti, matura un classicismo eroico e monumentale nel quale entrano con un formidabile eclettismo, memorie del Caravaggio e di Guido Reni, in una sintesi originale di idealismo e realismo, sfociante nella Sepoltura di Santa Petronilla per la Basilica di San Pietro - tra l'altro non presente in mostra perchè difficilmente trasportabile.
La Santa Petronilla fu il primo passo- come sostiene Mahon- nel processo che doveva portare il Guercino da forme naturalistiche precocemente barocche - elaborate in pochi anni in Emilia, con i riflessi della pittura di Bononi soprattutto- ad un maggior rispetto per le norme dell'ideale classico e così pure per le sue dottrine teoretiche, qui finisce un Guercino e ne inizia un altro.

A Roma l'artista trasse «il virus del raziocinio e dell'armonia»,3 ma il vero manifestarsi della crisi avvenne almeno cinque anni dopo, nelle opere che seguirono il ciclo di affreschi di Piacenza del 1626, nelle quali appare evidente anche una maturazione morfologica delle figure che risultano canonicamente belle e aggraziate, ma anche più statiche e rigide nei gesti.
Dopo un'incubazione durata un lustro, le parole di Monsignor Agucchi - il determinante agente culturale del suo volgersi alla ricerca di una misura di classicità all'interno della propria espressione- sortirono il loro effetto e Guercino iniziò a vedere nella compostezza del classicismo un percorso di spoliazione che lo avrebbe portato ad una vita di semplicità morale e di devozione. Nascono così opere come Venere con Marte e Amore, Agar e Ismaele, che parlano ancora di amore e di sentimenti ma lo fanno abbandonando le emozioni viscerali e operando più sui concetti. Le successive invenzioni sentimentali di Guercino squillano di una voce impostata, assumono una dizione da teatro, ci troviamo di fronte alle forme che verranno canonizzate dal melodramma, dove i personaggi recitano una parte che si configura come un duetto dialogante; anche il colore si trasformerà, non solo compariranno i preziosi blu di lapislazzulo che le identificheranno d'ora in poi, ma matureranno anche la resa serica dei panni e la lucentezza tersa della visione e un patetismo e un'enfasi plateali.

Dal 1642 trasferisce il suo atelier a Bologna, non per prendere il posto di Reni, come sosteneva la critica più antica, Reni è un vertice del classicismo, ma il classicismo non si esaurisce in lui, l'idea di bello che persegue Guercino ora è legata a doppio filo al senso del "vero". Il suo stile tardo dimostra come l'artista persegua una diversa via, quella cioè di infondere il calore del naturalismo nella compostezza di ascendenza classica, come dimostrano opere come San Paolo eremita del 1652 e l'Angelo che appare ad Agar del 1653, dove compaiono, ponderate distinzioni delle immagini, armoniose giustapposizioni di colore e le messe in scene sacre e profane ormai sapientemente accordate a cadenze classicistiche. Qui i paesaggi di sfondo inoltre, rispecchiano questa nuova temperie sentimentale pur rivelando ancora, nella calda resa atmosferica, quell'inclinazione naturalistica che aveva contraddistinto le prove iniziali.



Note

1 V. Sgarbi, Guercino uno e due, Guercino. Poesia e sentimento nella pittura del '600, 2003, p. 44.

2 M. Pulini, I cinque sentimenti del Guercino, Guercino, op.cit., p. 71.

3 M. Pulini, I cinque sentimenti del Guercino, Guercino, op. cit., p. 73.




La Mostra

Guercino. Poesia e sentimento nella pittura del '600
Roma, Ala Mazzoniana Stazione Termini.
10 febbraio 2004 - 30 giugno 2004






 
 

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