Raccontare dell'arte, o meglio dei siti d'arte in Internet, cercando di illustrarne tanto l'evoluzione passata e futura, quanto l'attuale situazione, comporta inevitabilmente che, per una volta, questo articolo sia scritto in prima persona e con riferimenti privati: spero che ne sarò scusato dai lettori del BTA. Aggiungo che buona parte di quest'articolo è stata scritta "in diretta", durante la navigazione in ADSL e ha portato notevoli frutti anche al mio attuale bagaglio di conoscenze della Rete, confermando che non si finisce mai di imparare e che anzi, con il WEB siamo appena agli inizi.
Mi sono abbonato a Internet presso Agorà Telematica nel 1994, quando possedevo un PC Amstrad dotato di processore Intel 386 DX e un costoso (oltre 200.000 vecchie lire) modem 14.400; già da qualche mese mi collegavo, o meglio
giocherellavo, con le cosiddette BBS, le banche dati telefoniche dalle quali si poteva scaricare gratuitamente materiale informatico, programmi, giochi; l'uso delle BBS e del modem stesso aveva richiesto l'acquisto di un corposo manuale di istruzioni. Anche Agorà era una BBS, proprietà del Partito Radicale, e con una cifra annua di qualche centinaio di mila lire permetteva di accedere a Internet, cioè alla posta, ai canali di chat di IRC, a Gopher o Archie (strumenti di ricerca), alla rete UseNet (oggi si chiamano i newsgroups), al sistema Telnet per collegarsi ad altri pc, e in teoria anche al giovanissimo Web. Non c'era interfaccia grafica, tutto funzionava come con il DOS, cioè a schermo nero, caratteri bianchi e movimento di "botta e risposta" tra l'utente e lo schermo. Sul Web, che era nato nel '91, si accedeva con programmi per DOS complicati, Lynx ad esempio, che con notevole frequenza si bloccavano; il povero PC 386 non reggeva Netscape, creato sulla scia di Mosaic, primo vero browser con interfaccia grafica. Un libro che si chiamava Il libro delle Reti di Andrea Aparo fu la mia guida in questo labirinto. La svolta avvenne con il mio nuovo PC, un Pentium I a 100 MHz, nel 1995, giusto 10 anni fa. Tra le prime cose, con qualche nozione di HTML misi presuntuosamente online il mio sito personale.
Anche il BTA nasceva nel 1994, per opera dell'infaticabile Stefano Colonna, che ne avrebbe ottenuto caparbiamente la registrazione presso il Tribunale, come rivista vera e propria, solo nel 2000. Non credo e non ricordo che nel 1995 ci fossero molte riviste on-line in Italia. Ricordo bene invece che nella mia scuola di allora (dal 1987 insegno Storia dell'Arte nelle superiori) venivo guardato come uno stravagante, dato che appena possibile predicavo l'avvento di Internet nella didattica, nella vita quotidiana, addirittura nella vita commerciale. Pochissimi in Italia frequentavano la Rete, la SIP come la Microsoft pensavano che fosse roba di incerto futuro e, come detto, toccava pagare l'abbonamento a quel tempo, di sicuro un deterrente per molti, insieme alla difficoltà di capire quali fossero i vantaggi della cosa in sé.
Oggi molto è cambiato, ma nei fatti l'Italia è ancora un paese sottosviluppato non tanto per la qualità dei navigatori, che sono smaliziati e ormai esperti, ma piuttosto per la carenza, quasi la spilorceria direi, dei siti stessi. Purtroppo infatti, ferma restando la scarsa propensione per le lingue di molti connazionali anche istruiti, se in rete si cercano notizie su Michelangelo, sul Barocco, su Lorenzo il Magnifico, su Garibaldi, sui numeri
di Fibonacci si trovano siti americani migliori e più informati di quelli italiani ! Se invece si effettuano ricerche su argomenti più provinciali o più circoscritti, o non si trova nulla o si scoprono siti dilettanteschi, fatti magari con entusiasmo, ma poveri di contenuti.
L'Italia si è evoluta, anche più del previsto, per i biglietti aerei online, le poste, il pagamento dei conti correnti, le banche virtuali, il commercio elettronico, i siti istituzionali, regionali, comunali, la polizia, i quotidiani, la meteorologia, gli alberghi, eccetera, ma non si è evoluta affatto nella fornitura e diffusione di cultura senza fini di lucro. Chi si è cimentato in impresi simili, ha incontrato difficoltà notevoli e spesso ha dovuto arrendersi.
Restano casi isolati, come il progetto Manuzio ad esempio, nato più di dieci anni fa con l'idea bellissima di trascrivere elettronicamente tutta la letteratura italiana e metterla online gratis (ci si poteva e ci si può offrire volontari per copiare i testi); l'impresa è ancora in corso e grazie al lavoro di molti ha raggiunto il migliaio di testi a disposizione sul sito www.liberliber.it.
Breve parentesi: comunque quella strada si è rivelata errata, perché la trascrizione, come la scansione con OCR, richiede troppo tempo; l'unica soluzione appare la rapida fotografia o scansione delle pagine originali dei libri e la loro registrazione elettronica con sistemi di compattazione efficaci; a fronte di molte ore di lavoro di battitura o di correzione degli inevitabili errori dell'OCR, si potrà salvare un libro nel suo aspetto originale in pochi minuti; l'eventuale operazione di riconoscimento ottico e trasferimento dei dati in un file di testo potrà essere lasciata al fruitore, con l'unico reale svantaggio delle dimensioni numeriche del file, presumibilmente maggiore di quello testuale secondo un rapporto di 20 a 1. Google ha annunciato di voler procedere alla registrazione numerica di tutti i libri del mondo e, se non proprio quella indicata, utilizzerà comunque procedure automatiche.
Ma per passare all'arte in rete, cioè alla disponibilità di informazioni, testi, immagini, relativi alla produzione artistica passata e presente, in quale situazione siamo ? Per capirlo è utile da un lato fare confronti con il passato, dall'altro porre in relazione la situazione italiana con quella americana.
Nel 1997, quando il mio timido-presuntuoso sito personale fungeva da raccoglitore per alcuni testi nati ad uso dei miei studenti (che non li hanno mai letti) relativi all'uso di Internet e alle potenzialità didattiche dell'HTML, scelsi il titolo di Tecne per dare a quel raccoglitore una parvenza unitaria. Vi si legge, nell'ambito dell'analisi passo-passo di una ricerca in rete, fornita come esempio, per fare una tesi di laurea su John Steinbeck:
«I motori propongono una casella dove inserire la chiave di ricerca: "John Steinbeck" , e dopo aver premuto il segnale di SEARCH o di START o simili, per uno o due minuti il motore gira, fino a quando non ci segnala i risultati. E qui si entra subito in un ambito ipertestuale da un lato e utilitaristico dall'altro. Risultati della ricerca in Altavista, 6490 siti in cui risulta Steinbeck ...»
Le mie argomentazioni successive utilizzavano i primi siti segnalati da Yahoo! per ottenere fonti bibliografiche e la posta elettronica per verificarle; un'enorme quantità di dati poteva essere raccolta in poco tempo, soprattutto in
relazione alla stessa ricerca fatta con i mezzi tradizionali (il telefono e le poste).
I motori di ricerca indicati erano Yahoo! e Altavista. Oggi, nel 2005, tutti usiamo Google, e la stessa ricerca segnala 423.000 siti (dei quali oltre 20.000 di provenienza italiana) in cui è presente "John Steinbeck". Proporzione semplice: in 7 o 8 anni il numero dei siti è aumentato di circa 40 volte ! E se, vista l'approssimazione dei dati di riferimento, il risultato non fosse proprio 40, ma 30 o 50, il concetto di fondo comunque non si scosterebbe da
una moltiplicazione impressionante del materiale disponibile in rete.
Oltre al dato puramente numerico, molte altre cose sono cambiate: la velocità dei motori e del collegamento si è innalzata vertiginosamente; gli abbonamenti per i privati sono gratuiti; le immagini presenti nei siti (una volta quasi interamente testuali) sono molte di più; si sono introdotte nuove possibilità interattive grazie alle applicazioni javascript e agli applet java, che in particolare gestiscono password, prenotazioni, conti correnti; è possibile scaricare video e musica dalla rete; d'altra parte sono anche aumentate le pubblicità, e con l'aumento degli utenti sono aumentate le possibilità di errore, che vanno dal collegamento forzoso a un altro numero telefonico con costi non-internet, al dirottamento su siti pornografici o d'azzardo, all'infezione informatica provocata da programmi virus scaricati senza accorgersene, eccetera.
Nell'ambito artistico tutto ciò trova conferma senza particolari divergenze dalla media. L'arte aveva ed ha molto successo in rete e oggi è difficile trovare un museo o una scuola che non abbia un proprio sito web; anche le istituzioni, come sovraintendenze e biblioteche, si sono organizzate e forniscono informazioni in abbondanza, servizi un po' meno. Lo strumento degli OPAC (cataloghi on-line), nato da molti anni, si è arricchito di schemi gradevoli e motori di ricerca più veloci, ma non è molto cambiato nella sostanza. Sono invece cresciute di qualità e di numero le riviste d'arte che trasferiscono parte dei loro contenuti sul web; e crescono rapidamente le riviste che vivono di sola Internet, anche se sostenute solo dall'entusiasmo dei loro creatori.
Come facevo nel 1997 con Steinbeck, mi sembra utile riproporre oggi l'esperienza dello studioso o del semplice curioso che vuole recuperare materiale in rete su un qualsiasi argomento o personaggio. Tuttavia, va premesso che se si sceglie un tema americano o inglese, oggi rischiamo davvero di naufragare in mezzo ai documenti e descrivere qui la navigazione anti-naufragio (in pratica una sistematica raffinazione della ricerca) sarebbe troppo lungo; un tema italiano non troppo popolare può rappresentare allora un banco di prova interessante. Come personaggio artistico questa volta ho provato, usando Google senza restrizioni, con un pittore notissimo agli specialisti ma non troppo al pubblico, il vedutista
veneto Bernardo Bellotto. Google segnala oltre 14.800 siti che contengono nome e cognome insieme; naturalmente oggi più di ieri è possibile che ci siano "interferenze", chiamiamole così, dovute ad omonimie
(rare in questo caso), e ad usi poco interessanti del nome, come strade, alberghi e ristoranti "Bernardo Bellotto" a tre stelle o a cinque forchette; per un nome come questo tuttavia l'interferenza potrà ridurre la significatività della ricerca di un 2 o 3 percento, non di più. Saranno semmai moltissimi i siti inutili, ma in questo dobbiamo dare fiducia a Google che č in grado di segnalarci per primi i siti pių popolari e quindi di solito pių utili; in altri casi si potrebbe aggiungere al nome e cognome una parola come "pittore" per perfezionare la ricerca, oppure scrivere "-via" "-piazza" "-albergo" per eliminare i siti in cui un personaggio č presente come indirizzo !
Per Bellotto ai primi posti ci sono siti enciclopedici, tutti in inglese: si tratta ovviamente di enciclopedie universali, come la Britannica, e di altre specializzate in arte, come
Artcyclopedia, Olga's Gallery, the
Artchive, EP-europeanpaintings.
Queste enciclopedie non erano in rete nel 1995, sicuramente non con questa mole
di dati comunque; l'ingresso in massa di questi enormi database elettronici on-line è avvenuto infatti tra il 1997 e il 2000 circa. In mezzo alle enciclopedie, sono numerosi per Google anche i siti dei musei che ospitano opere del pittore italiano e degli editori che hanno pubblicato monografie su di lui. Bisogna passare 50 indirizzi circa prima di trovarne uno in italiano, www.stampevenete.it, di origine editoriale; va poi notato che sono numerosi anche i siti tedeschi, per via del lungo soggiorno del pittore a Dresda. In tutti questi siti è in ogni caso possibile trovare immagini dei quadri del pittore e se ne possono scaricare varie decine in breve tempo. Per quanto riguarda biografia e bibliografia, basterebbe tradurle dall'inglese, ma in ogni caso, mantenendoci nell'ipotesi di lavoro di un curioso a disagio con le lingue, a questo punto passiamo alla ricerca in italiano: i siti sono 2110, cioè un settimo, il 14 percento del totale. I primi siti sono della RAI-Arte, di Artonline, di un privato, della Fondazione Cini, di un WWW Art dedicato a Venezia che si rivela opera di un gruppo di docenti e ricercatori trevigiani, del comune di Verona per una mostra del 2002, poi di alcune riviste che hanno dedicato articoli al pittore, un editore, un museo. Se si procede, non si trova molto di più, e anzi si comincia a notare che le notizie biografiche sono ripetute e anche le opere. Proviamo a raffinare la ricerca aggiungendo bibliografia a "Bernardo Bellotto"; Google risponde con 38 siti, ma nessuno in realtà possiede una bibliografia su Bernardo. In inglese, aggiungendo bibliography, scorrendo i primi di 138 siti troviamo citato Kozakiewicz, Stefan. Bernardo Bellotto. 2 Vols. London: Paul Elek, 1972. Facciamo un controllo in italiano e aggiungiamo Kozakiewicz (anche in altre traslitterazioni) per ottenere una scrematura di 10 siti in cui le notizie su Bellotto dovrebbero essere più serie e offrire un minimo di informazione bibliografica in italiano; il primo resta www.stampevenete.it che offre solo l'indicazione di due volumi su Bellotto (compreso Kozakiewicz), ma poi ci sono un notevole documento in pdf sulla prospettiva dei vedutisti, un pregevole catalogo di 40 opere tra cui un Bellotto con scheda piuttosto esauriente,
una buona scheda sul pittore nel sito di Kataweb Arte, un'indicazione bibliografica sulla rivista storica "Arte veneta", un catalogo dove apprendiamo che il Kozakiewicz in due volumi costa 900.000 lire !, e infine una scheda del
Poldi-Pezzoli su un'opera contesa tra Canaletto e Bellotto. Come indicazioni bibliografiche tuttavia le indicazioni in inglese sono molto più complete e capillari. Conclusione: per fare una ricerca specialistica utilizzando Internet
in questo momento in Italia bisogna conoscere l'inglese, altrimenti la rete non rappresenta che uno strumento utile per dare inizio ai lavori.
Breve parentesi: la ricerca può evidentemente partire anche da dati già acquisiti in modo tradizionale; consultiamo la monografia "Bellotto" di Giandomenico Romanelli, pubblicata da Art Dossier nell'aprile del 2001 e apprendiamo che negli anni Novanta gli italiani Pallucchini, Rizzi e Succi si sono occupati del pittore; inseriamo a turno questi cognomi in Google insieme a Bellotto e rintracciamo alcuni siti italiani, come OPAC
del Veneto, che può servirci per l'aggiornamento della bibliografia o, come
Electa, direttamente per l'acquisto del materiale di documentazione; tuttavia, a conferma di quanto già detto, con questo meccanismo finiamo per individuare con maggior rapidità diversi siti americani che contengono bibliografie pronte e articoli non troppo datati sul pittore, si veda ad esempio il sito dell'editore Washton o un articolo in inglese di Terisio Pignatti, alto funzionario dei musei veneti, pubblicato sul sito Canada's Digital Collections.
Andiamo ora a vedere qualche sito d'arte in generale, senza badare alle frontiere linguistiche. Ce ne sono davvero miriadi; valga per tutti quest'esempio, il sito Art Links on the World Wide Web che propone indirizzi di siti d'arte, controllati e garantiti, in modo ordinato per argomento, e riga per riga occupa 11 cartelle formato A4. Oppure visitate l'elenco dei musei del mondo e controllate se c'è anche quello di ... (io
ho verificato che è presente il Museo delle Arti Popolari di Canepina, di cui neppure gli abitanti della vicinissima Viterbo conoscono l'esistenza). Infine, entrate in DMOZ, OpenDirectroyProject, http://dmoz.org e cliccate su Arts, per verificare che in inglese sono stati selezionati quasi 300.000 (trecentomila) siti suddivisi in vari settori, compresi cinema e televisione, di cui oltre 2400 di Art History e oltre 3500 di Architecture.
Per il nostro piacere cerchiamo ora un sito che sia davvero utile, elegante, efficace; tralasciando di descrivere le fasi della ricerca che ormai dovrebbero essere chiare, propongo come esemplare il sito Web Gallery of Art, costruito in Ungheria ma interamente in inglese, che denuncia oltre 5 milioni di visite in 9 anni e possiede 13000 immagini d'arte ad alta definizione. Il sito, non legato ad istituzioni, funziona benissimo e offre servizi pregevolissimi, come un glossario e alcune notevoli visite guidate (in buona parte in Italia); gli autori, Emil Kren e Daniel Marx sono uomini di scienza, ma sanno gestire il database artistico con gusto e capacità, ... e noi seguaci di Bernardo Bellotto li mettiamo alla prova. Bellotto risulta nella lista degli Artisti, il link ci porta a un elenco di ben 23 quadri divisi in tre fasi della sua vita, con riproduzioni ottime; un link ci guida a una biography completa e ulteriormente arricchita da schede su alcune opere. Si aggiunga allora alle considerazioni precedenti questo suggerimento: chiedere l'URL dei siti giusti per cominciare una ricerca a persone esperte, magari iscrivendosi a una mailing list di arte.
Kren e Marx in un angolo del loro impressionante lavoro suggeriscono con umiltà di consultare artcyclopedia se vogliamo fare approfondimenti; proviamo a vedere Bellotto su http://www.artcyclopedia.com e in effetti (scrivete Bellotto nella casella degli artists in basso) la mole
degli indirizzi razionalmente elencati da questa enciclopedia è straordinaria. Come già detto, bisogna però conoscere l'inglese e su questo punto non possono esserci dubbi, la cultura del mondo funziona in inglese e probabilmente, quando sarà il momento, anche le nuove superpotenze indiane e cinesi si convertiranno a questo esperanto, lasciando da parte inutili sciovinismi linguistici.
Ultima breve parentesi: a proposito della grande novità delle enciclopedie on-line, come visto, Artcyclopedia è un razionale strumento di lavoro, gratuito, che rimanda a risorse di rete su argomenti precisi. La più prestigiosa Enciclopedia del Mondo, la Britannica di Chicago, offre in rete un sito molto efficace che comprende per intero l'edizione cartacea, ma a pagamento: 60 dollari l'anno, circa 46 euro. In Italia, tra le poche strutture valide mi sembra esserci Sapere.it che costa 99 Euro all'anno. La scheda della Britannica su Bellotto è comunque, per una volta, piuttosto scarsa !
Dopo dieci anni quindi ... qual è il bilancio ? Non si può dire che ci sia stata una rivoluzione, se rivoluzione implica un salto di qualità; Internet si è moltiplicata, dal lato server e dal lato client, ma non è cambiata radicalmente. La vera rivoluzione sta in effetti nella sua crescita smisurata, destinata sicuramente ad assorbire ogni aspetto della cultura degli uomini, come Google sta studiando di fare, come ogni istituzione sta già facendo, e ogni scuola, ogni ospedale, ogni associazione. Non si può in questa sede prevedere se ci saranno novità tecniche sensazionali nei prossimi tempi: una strada sembra tracciata ed è quella di una comunicazione e di un'informazione globali, anche nel nostro innocuo settore di appassionati d'arte.
|