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Un piccolo rame inedito di Guido Reni raffigurante la Deposizione di Cristo  
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 2 Giugno 2005, n. 401
http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00401.html
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Confortato dal giudizio concorde di Maurizio Calvesi, che ringrazio, ritengo, in base all'approfondita analisi stilistica personalmente effettuata de visu sull'originale, che il piccolo rametto inedito raffigurante la Deposizione di Cristo di collezione privata già di Luigi Grassi meriti la pubblicazione senza indugio come opera certa di Guido Reni 1.

Con questo mio breve contributo fornisco in prima istanza agli studiosi le riproduzioni macrofotografiche a colori che permettono l'analisi stilistica dei dettagli ai fini della valutazione dell'attribuzione e mi riservo di approfondire in seguito lo studio del dipinto per una sua esatta datazione, interpretazione iconografica ed iconologica e collocazione storica e geografica all'interno dell'opera del Reni.

Si tratta di un dipinto di altissima qualità formale dove sono presenti elementi evidentemente e tipicamente reniani nel trattamento patetico della figura di Cristo, sofferente, eppure al tempo stesso dolcissimo, per via della gentilezza del trattamento del viso affusolato e grazioso.
I capelli arruffati ricordano una variante gentile dello stile severo di Ludovico, una miscela sapiente di Annibale ed Agostino, una lezione insomma di naturalismo carraccesco, in bilico tra idealismo e natura, appena appena contagiato da una rispettosa e intimistica frequentazione caravaggesca.
La presenza di impercettibili, ma evidenti segni della passione di Cristo guizzano come gocce di sangue sul biancore livido del corpo morto.

Gli occhi, già tumefatti, si chiudono mortalmente insieme alle labbra cianotiche, a dare il via a quell'accorta alternanza musicale, quasi un contrappunto delle posture, che dal capo reclinato prosegue nel busto sinuoso composto da un petto eroico e dilatato e da un bacino avvizzito nella sofferenza e scurito da un taglio d'ombra trasversale, per poi continuare con il femore in tensione e la gamba infine rilassata. Tutta questa alternanza sinuosa delle masse corporee testimonia l'invenzione di un modellato che conosce il Manierismo, ma al tempo stesso lo supera nella nuova poetica dell'ideal - classicismo, la quale, prima di diventare Accademia, riesce, anche solo per un momento, ad essere sinceramente commovente.

Il fatto che i puttini siano trattati non di tocco, come potrebbe anche sembrare in prima istanza, ma impastati, se vogliamo anche un tantino goffamente, quasi a ricordarci con simpatia la natura di bimbi di questi due piccoli angioletti e poi anche la selezione severa dei colori, entrambi questi elementi escludono la mano di Guercino, mentre invece potrebbero evidenziare qualche piccola reminiscenza di Albani, ma nei termini di un credito piuttosto che di un debito.
I piangenti e goffi puttini di macchia, invece che di tocco, sono una firma di Guido, il quale, ad un certo punto della sua carriera, legge i veneti, o i lombardo - veneti, attraverso la lezione napoletana.
Ma qui si entra nel merito della datazione, che rimando ad un'analisi più approfondita. Mi basti per ora notare che tutti gli elementi stilistici poi approfonditi dal Reni maturo sono già presenti negli anni romani nelle opere di soggetto mitologico dell'Albani, che qui sembrano trasferiti o meglio traslitterati figurativamente nella poetica di soggetto sacro del Reni. Come dire che l'officina mitologica di Annibale ed Agostino e poi di Albani sfornava le invenzioni giocose dei puttini bambini, che qui diventano improvvisamente piccoli adulti.
Per questi motivi una semplice analisi stilistica fornisce elementi utili ma non probatorî per la datazione, che ad una prima valutazione oscilla su un arco molto ampio di anni.

Un confronto oggettivo di natura tipologica relativo al supporto può invece essere fatto con il rame che raffigura l'Incoronazione della Vergine della National Gallery di Londra. Ma non vi sono altri elementi utili alla valutazione stilistica.
Il dipinto potrebbe essere uno studio per la Pietà dei Mendicanti di Bologna, oggi conservata nella Pinacoteca Nazionale, della quale esistono diversi studi preparatorî.
Per quanto riguarda la bibliografia rimane sempre fondamentale la monografia di Cavalli del 1955 2, insieme ovviamente al catalogo della mostra bolognese del 1988 3. Pepper ha pubblicato nel 1991 alcuni documenti inediti relativi alla Pietà dei Mendicanti insieme alle riproduzioni fotografiche dei bozzetti di Genova 3 che dimostrano come la Pietà abbia avuto una genesi complessa nell'orbita della quale potrebbe essere in qualche modo inserito il nostro rame.

Infine concludo rammentando che l'opera è stata sottoposta all'autorevole analisi di Denis Mahon.





NOTE

1 Si tratta di un olio su rame, di cm. 17 x 6. Non restaurato.

2 G. C. Cavalli, Guido Reni. Saggio introduttivo di CESARE GNUDI. Cronologia della vita e delle opere, catalogo ragionato, antologia critica e bibliografia a cura di GIAN CARLO CAVALLI, Firenze, Vallecchi Editore, 1955.

3 Guido Reni 1575 - 1642 (Cat. della mostra Bologna, Pinacoteca Nazionale e Accademia di Belle Arti, Museo Civico Archeologico, 5 settembre - 10 novembre 1988 - Los Angeles, Los Angeles County Museum of Art, - Fort Worth Kimbell Art Museum), Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1988.

4 S. D. Pepper, Guido Reni: new documents for the Pietà dei Mendicanti, in "The Burlington Magazine", n. 1060, july, vol. 133, 1991, pp. 441-445.




Deposizione di Cristo
fig. 1
Guido Reni,
Deposizione di Cristo, partic.
Collez. privata

Deposizione di Cristo
fig. 2
Guido Reni,
Deposizione di Cristo, partic.
Collez. privata

Deposizione di Cristo
fig. 3
Guido Reni,
Deposizione di Cristo, partic.
Collez. privata

Deposizione di Cristo
fig. 4
Guido Reni,
Deposizione di Cristo, partic.
Collez. privata

Deposizione di Cristo
fig. 5
Guido Reni,
Deposizione di Cristo, partic.
Collez. privata

Deposizione di Cristo
fig. 6
Guido Reni,
Deposizione di Cristo
Collez. privata

Deposizione di Cristo
fig. 7
Guido Reni,
Deposizione di Cristo
Collez. privata

 

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