M.F.C. Cominciamo in modo non convenzionale: faccia lei a me una prima domanda.
A.C.A. Cosa l'ha spinta ad occuparsi del mio lavoro ?
M.F.C. Mi ha colpito il suo linguaggio, o meglio quel "percorso" serrato, che si snoda come un serpente sulla superficie del quadro, tracciandone la composizione, elaborando i segni, le icone, i simboli. La sua è una pittura strutturata con vettori freccia-numero che, in sequenza, memorizzano lo spazio e il tempo gestuale restituendolo, quale veicolo delle sensazioni interiori, all'anima per i secoli futuri. Lei è un "archeologo del futuro" oltre che un "figlio del nostro tempo", l'Era dell'Informazione, ma è anche capace di contaminare questo aspetto "metodologico" con la potenza delle forme e la magia dei colori.
Come si conciliano queste due "anime" nella sua storia di uomo e di artista ? E che ruolo ha avuto nella sua evoluzione il rapporto con la sua terra, le sue radici ? Mi parli anche di qualche ricordo legato alla sua infanzia.
A.C.A. La mia esperienza artistica, che ha il suo culmine nella ricerca "sequenzialista" degli ultimi anni, è carica di profondi dualismi. Una duplice natura che, contraddistinta da un lato dalla sfera razionale e funzionalista degli studi in architettura e dall'altro consacrata alla creatività e all'arte dagli studi accademici, ha nelle sue conflittualità la sorgente e la traccia di tutto il mio lavoro.
Il rapporto con la mia terra posso riassumerlo nelle parole di un mio insegnante dell'Istituto d'Arte che è stato fondamentale per la mia formazione: « ... ci sono due sole scelte possibili: o si va via, altrove, o si rimane a lottare ». Io ho deciso di lottare per quello in cui credo.
L'infanzia, invece, è indissolubilmente collegata al ricordo di me, steso per terra che disegno i cartoons della tv e alla mia "strana" mania, a scuola, di "appropriarmi" degli stili calligrafici dei miei compagni per reinventarli nei miei quaderni.
M.F.C. E se rovesciassi la domanda che lei mi ha rivolto prima, cioè se ora le chiedessi che cosa l'ha spinta ad occuparsi del suo lavoro ? E, soprattutto, mi spieghi in cosa consiste "la nuova via dell'arte".
A.C.A. Da sempre sono affascinato dalle capacità dell'intelletto umano nei molteplici campi in cui si confronta e soprattutto dalla "genialità" comunicativa dell'Artista. La ricerca "sequenzialista", che io definisco "la nuova via dell'arte", è il linguaggio espressivo (o meglio il metalinguaggio) partecipe dell'evoluzione della comunicazione nella nostra epoca, "l'Era dell'Informazione", dove saranno le potenzialità ancora nascoste della mente e del cervello a condurre per mano le più intime istanze dell'animo umano.
Cercherò di fornire una breve introduzione al "Sequenzialismo nell'Arte".
L'atto creativo, o meglio, la sfera del messaggio espressivo consta di tre momenti fondamentali:
1. il "fare gestuale" spazio-temporale della sequenza delle singole parti (il continuum);
2. l'immagine "autoespressiva" (il risultato formale e cromatico) cioè l'astratto;
3. il significato "referenziale" della rappresentazone (allegoria, tema, concetto), il cosiddetto figurativo.
Nel figurativo il messaggio è affidato al terzo stadio che cela al suo interno gli altri due;
nell'astrattismo, il secondo stadio, il messaggio si è spostato di un "livello" liberandosi dall'infrastruttura costituita dalla mimesi della natura; con il "sequenzialismo" ci si addentra nell'ultimo stadio dove il messaggio coincide con l'informazione primaria del gesto, la sua essenza, la comunicazione del movimento espressivo, che ci parla al di là del guscio-immagine della forma e del colore, come accade per esempio nella danza.
M.F.C. Bene ... lei si muove in questa direzione ... mi sembra di poterle confermare che, nella sua opera, è riuscito a realizzare in modo originale questa analogia tra la dimensione profonda della realtà e l'arte: e quando parlo di analogia tendo ad includere quanto di sconosciuto si nasconde dietro le "apparenze", cioè il "fenomeno", il margine di mistero che invita ad andare sempre oltre quello che già è stato realizzato e scoperto.
E mi dica: pensa che con l'Arte sia possibile cambiare il mondo o, almeno, cominciare a costruire un mondo nuovo ?
A.C.A. L'avventura dell'arte astratta ci ha insegnato che è possibile destare le coscienze, toccando i meandri più nascosti della sensibilità umana. Credo che noi oggi ci troviamo, come un secolo fa, alle soglie di una nuova epoca che, grazie a una conoscenza sempre più elevata delle nostre possibilità intellettive, ci permetterà di porre un'ulteriore pietra lungo la strada dell'evoluzione umana.
M.F.C. Fermiamoci adesso a esaminare una sua opera:
Elaborazione: percorso orario/contiguo = positivo/quiete = Calma.
Qui, in un "paesaggio" vibrante e raffinato, si individua nettamente "un" percorso, ma con "due" prospettive: una spaziale e una temporale (sempre considerando entrambe come le facce di una stessa moneta) da cui si diramano i vettori dei significati profondi dell'io che crea. È davvero sorprendente scoprire che, a questa doppia prospettiva, corrisponde la "duplice via" di ACA: quella mentale in simbiosi con quella emotiva.
Inseguendo le frecce-numeriche ci accorgiamo che l'artista ci mette nelle condizioni di rivivere esattamente il processo creativo che ha generato l'opera, seguendo passo passo l'elaborazione emotiva dei segni.
Avvertiamo inoltre la prospettiva verticale che riflette nella razionalità formale del segno "binario" e, nella schematizzazione "sequenziale" cromatica, l'esprit de géometrie di cartesiana memoria; in quella orizzontale invece l'autore attinge, dal profondo della sua essenza, una visione ampia, ricca di percezioni strutturali, di sfumature oniriche, proiettate in materia ed energia creativa. La presenza di questa duplice prospettiva genera una realtà pluridimensionale nell'opera di ACA.
La pluridimensionalità è connotazione originale e imprescindibile del sequenzialismo in arte, portatore di una nuova sintassi del segno, propriamente spazio-temporale, in sintonia con le più recenti scoperte della scienza contemporanea: la fisica quantistica.
M.F.C. A questo punto è necessario una puntualizzazione: per lei l'Arte è conoscenza ?
A.C.A. L'Arte, se è autentica, è la dimensione più pura che l'uomo ha per giungere all'essenza della conoscenza.
M.F.C. Le chiedo ora quale posto assegna, nel processo della comunicazione attraverso l'Arte, al "destinatario" del messaggio. Si può affermare che l'opera si completa e continua nei suoi fruitori, cioè che si arricchisce in ogni "passaggio" nella sensibilità e nel pensiero di chi la osserva e tenta di comprenderla ?
A.C.A. Ho sempre creato in funzione dell'osservatore, le mie scelte sono state, al di là di tutto, dettate dal profondo desiderio di stabilire un canale di comunicazione privilegiato con chi "ri-crea", "ri-vive" le mie opere mediante la fruizione spazio-temporale-emotiva che esse veicolano.
M.F.C. Complimenti: il coraggio non le manca e neppure il talento ! Credo che ormai sia impossibile non interessarsi alle sue scoperte. In un deserto anche le sole orme lasciate dal primo che vi si avventura ... per il secondo e quelli che vengono dopo diventano una strada, che è quella della ricerca instancabile della verità.
A.C.A. Grazie e a presto.
Ovviamente, in questa sede, non è possibile trattare esaurientemente tutti gli argomenti toccati, perciò rimando al sito dell'artista http://www.sequenzialismo.com per i necessari approfondimenti.
|