L'Era dell'Informazione, al cui inizio ci troviamo oggi, ci chiama a una riflessione e a un approccio completamente diverso per quanto riguarda il dialogo e la comunicazione nella nostra civiltà.
Non è possibile affrontare questa rivoluzione epocale senza prendere in considerazione l'apporto fondamentale di un «alter ego» comunicativo, di un'«entità pensante» quale è il computer.
Quando parlo di «entità pensante», non intendo certo quello strumento con tastiera e monitor che usiamo quotidianamente per analizzare e risolvere piccoli e grandi dei problemi della nostra esistenza. Mi riferisco, più nello specifico, a quella dimensione spazio-temporale incalcolabile’, chiamata realtà virtuale o cyberspazio che fa parte ormai del nostro concepire la comunicazione, e che si sta sempre più «evolvendo», grazie ai continui progressi tecnologici, verso una sorta di «autonomia strutturale» che probabilmente a molti appare oggi come una grande utopia.
Questa dimensione spazio-temporale, per mezzo di un'infrastruttura binaria di «informazioni» (veicolate in forma digitale, per loro natura sequenziali), comunica non «immagini» di una realtà fenomenologica concreta ma appunto «informazioni» di una ricostruzione virtuale della realtà stessa; il tutto tramite codici fatti di numeri e lettere: il Linguaggio Binario, l'Ms-Dos, l'Html, etc.
La struttura «essenziale» di questi codici è la stessa usata dall'uomo per inserisce le manifestazioni dell'esistenza nel circuito della comunicazione e della conoscenza (i nomi delle cose, ad esempio), interrogandosi sulla natura di tali fenomeni con l'ausilio di teorie filosofiche e metafisiche, nel nostro caso particolarmente innovative, come quella del sequenzialismo (*).
In sintesi possiamo dire che la teoria del sequenzialismo sostiene che le "cose" e gli "eventi" non esistono nella loro interezza nel continuum di dimensioni strutturate - secondo le teorie Tridimensionalista e Quadrimensionalista - ma esistono come flussi di particelle (parti temporali dell'intero elemento) che scorrono nel continuum di dimensioni sequenziali, costantemente in evoluzione (successioni molecolari).
Cioè la realtà non è un continuo ininterrotto, ma è una successione di parti, un po' come succede per i fotogrammi di una pellicola, che scorrendo nello spazio e nel tempo generano la totalità dell'elemento (l'immagine).
Ma non è questa la sede, sicuramente, per affrontare problematiche così complesse. Quello che ci riguarda, in particolare, è il discorso inerente il linguaggio che scaturisce da questo nuovo scenario.
Nella nostra società attuale, visceralmente strutturata sull'informazione, non è più fondamentale l'apparenza (cioè l'immagine) ma diventa sempre più essenziale possedere il maggior numero di informazioni (la conoscenza).
Compito dell'artista contemporaneo, quale «comunicatore» in primis, è quello di dare risposta, con i mezzi dell'arte, alla necessità di conoscenza insita da sempre nell'uomo.
L'incontro tra l'innovativo aspetto spazio-temporale della realtà - in chiave sequenzialista - e il rivoluzionario approccio spazio-temporale della comunicazione digitale del computer - in quanto macchina sequenziale -, apre nuovi orizzonti evolutivi anche al linguaggio dell'arte.
Con la diffusione di internet, a partire dalla metà degli anni '90, è sostanzialmente cambiata la dimensione della comunicazione.
Prima, se avessimo avuto bisogno di determinate informazioni, reperibili ad esempio soltanto in California, ci saremmo dovuti sobbarcare un viaggio e un periodo di ricerca che ci avrebbe portato via parecchi giorni; adesso con l'ausilio della rete (internet) ci è possibile acquisire le medesime informazioni standocene comodamente seduti davanti al computer di casa nostra e in brevissimo tempo.
Questo semplicistico raffronto dimostra come sia cambiato - e sia in continua evoluzione - il contesto spazio-temporale dell'informazione grazie al progresso informatico.
Oggi il messaggio, ossia l'informazione-multilivello (multimediale), diventa il medium di una dimensione comunicativa spazio-temporale (il cyberspazio) in grado di fornire una conoscenza strutturata a un livello globale ed esponenziale, fino a pochi anni fa isolata ed elementare.
L'artista, quindi, si mette alla ricerca di un medium, di un canale privilegiato dal quale veicolare i contenuti peculiari della sua epoca: l'Era dell'Informazione.
A questo proposito, analizziamo più da vicino - in maniera schematica - alcuni aspetti fondamentali del «linguaggio artistico» nella sua accezione generica.
L'atto creativo, o meglio, la sfera del messaggio espressivo consta di tre momenti consequenziali:
- il fare gestuale’ della sequenza delle singole parti, ossia l'informazione spazio-temporale (il continuum);
- l'immagine autoespressiva’ (il risultato formale e cromatico) cioè l'astratto;
- il significato referenziale’ della rappresentazione (allegoria, tema, etc.) il cosiddetto figurativo.
Nell'opera figurativa il messaggio è affidato all'ultimo stadio, il terzo, che cela «ammutoliti» al suo interno gli altri due; nell'opera astratta il messaggio si sposta «a ritroso» di un livello, il secondo stadio, liberando la sua voce dall'infrastruttura costituita dalla mimesi della natura.
Oggi diventa possibile accedere al primo stadio, all'«origine», dove il messaggio coincide con l'informazione primaria del gesto, con la sua essenza e dove a comunicare è il movimento espressivo - della mano (artista) e dello sguardo (spettatore) - che ci parla al di là del "guscio-immagine" della forma e del colore.
Non più il «cosa» rappresentare (il figurativo) o il «come» raffigurare (l'astratto), ma il «dove» e il «quando» elaborare le parti in sequenza, cioè l'ordine spazio-temporale di realizzazione, che genera il contenuto espressivo dell'opera, cioè il suo continuum vitale.
Perché privarsi di questa possibilità espressiva? Di questo universo inesplorato di informazioni ? Perché non rendere comunicativa questa «dimensione» della creatività - che da sempre fa parte dell'opera d'arte - capace di arricchire ulteriormente la nostra sensibilità? Perché non dare voce a questa «nuova via» che, evolvendo quelle già conosciute, conduce alle profonde «essenze» della natura umana.
Liberare le potenzialità espressive spazio-temporali del segno è il «valore» al quale l'artista è chiamato a dar voce, in linea con l'evoluzione della comunicazione contemporanea.
Abbracciando il sequenzialismo si concretizza, adesso, la possibilità di legare il messaggio emotivo alla «conoscenza» dell'informazione pura del gesto creativo: l'emozione non più vincolata all'aspetto o immagine significante di forme e colori; ma veicolata dai percorsi formali e cromatici - cioè dal movimento espressivo - dell'informazione spazio-temporale significante.
Questo universo di comunicazione, non è da inventare, non è da costruire ex-novo, è una particolare sensibilità che l'uomo ha fortemente innata sin dall'infanzia e che pian piano, crescendo e imparando, viene offuscata da mille sovrastrutture acquisite.
Questa primordiale facoltà è quella del contare, ossia l'organizzazione percettiva per numeri naturali.
Quando parlo di numeri naturali faccio riferimento ai concetti puri di unità e successione del numero (O, OO, OOO) e non ai suoi referenti simbolici nelle varie culture (uno, due, tre oppure 1, 2, 3).
Se vi concentrate attentamente nel guardare un qualsiasi oggetto davanti a voi in questo momento (una matita, il telecomando, il lampadario) vi accorgerete, anche solo per un istante, focalizzando il pensiero, che la vostra mente coglie spontaneamente le varie parti «numeriche» dell'oggetto, preda del vostro campo visivo, ancor prima che riusciate a ricomporlo nella sua totalità e quindi a identificarlo per il suo valore pratico-funzionale o che riusciate a sentire il suono interiore delle forme e dei colori che lo caratterizzano. In sostanza le ultime due capacità si basano sull'organizzazone intrinseca della prima.
Questo si verifica grazie alla struttura organica del nostro occhio capace di focalizzare una sola parte alla volta; e riguarda lo spazio e il tempo «numerici» che impieghiamo nel seguire, contandola, ad esempio la lunghezza della nostra matita oppure nell'organizzare, secondo un certo percorso, la conta dei tasti del telecomando che sta nella nostra mano.
Come comunica emotivamente questa conoscenza strutturata ? Questo, potremmo chiamarlo, pensiero espressivo ? Innanzitutto considerando che a questo livello di analisi il messaggio non viene più soltanto "ricevuto" dagli occhi nella sua totalità, ma sono essi stessi che vanno alla "ricerca", alla "costruzione" pezzo dopo pezzo, del messaggio.
Sarà la «scelta» dello sguardo in elaborazione dinamica, verso un medesimo soggetto, che creerà il percorso emotivo: verso l'alto, il basso - cioè elevazione=positivo, sprofondamento=negativo - oppure «costruendo» con lo sguardo, tra le varie parti di un insieme, una linea fluida e scorrevole altresì spezzata e intricata - cioè calma e tranquillità altresì agitata ed energica.
Questo inedito "approccio" percettivo alla realtà è in linea con le teorie della scienza moderna: la fisica quantistica.
Tentando di riassumere, diciamo che la «scelta» di osservare-misurare analiticamente l'oggetto (cioè seguire, in un senso o nell'altro, con l'occhio le singole parti di un oggetto o di un insieme di oggetti, così come "materializzarli" gestualmente con il disegno) ha delle interessanti analogie con la «scelta» di misurazione di un singolo stato, in un insieme di probabili stati sovrapposti, del sistema quantistico della realtà; «scelta» che porta all'esistenza dell'oggetto che osserviamo, ossia alla sua percezione nella nostra coscienza.
Non ci sono più, allora, sensazioni «oggettive» verso una determinata combinazione di forme e colori, ma una totale e completa «scelta» espressiva, una sostanziale libertà di concepire il mondo in maniera profondamente mentale, cerebrale. L'«essenza pensante» che si rivela, attraverso il numero che c'è in tutte le cose, alle nostre coscienze.
E la conoscenza del cervello, e dei suoi ancora oscuri meccanismi, è senza dubbio la prossima tappa dell'evoluzione umana.
Per chiudere il discorso inerente l'arte, dunque, il "problema del linguaggio" qui sollevato consta nella capacità - in rapporto agli sviluppi della ricerca artistica - di accogliere questo nuovo «valore» espressivo, specchio fedele della nostra epoca.
(*) Il sequenzialismo: «È la concezione secondo la quale le cose alle quali tipicamente ci riferiamo con un nome proprio o con una descrizione definita non sono propriamente delle entità persistenti nel tempo. Non sono né continuanti [tridimensionali] né occorrenti [quadrimensionali], bensì sequenze di entità istantanee: meri entia successiva unificati nel pensiero ma distinti (e forse anche indipendenti) nella realtà, come le luci che «scorrono» sulle insegne di Las Vegas o le immagini che si «muovono» su uno schermo cinematografico.»
Tratto da: Riferimento, predicazione, e cambiamento [Reference, Predication, and Change], in Claudia Bianchi and Andrea Bottani (eds.), Significato e ontologia, Milano: Franco Angeli, 2003, pp. 221-249.
di A.C.Varzi - Department of Philosophy, Columbia University, New York.
|