Il lato nascosto del genio. Su Gianlorenzo Bernini (1598-1680) è stato scritto molto: le sue sculture sono state analizzate dai principali studiosi del Barocco, e altrettanto si può dire delle grandi imprese architettoniche che hanno modificato e immortalato il centro storico di Roma. Alla sua attività di pittore, testimoniata da varie fonti, erano state dedicate finora solo alcune pubblicazioni per gli specialisti.
A colmare questa lacuna è intervenuto Tomaso Montanari, curatore della prima mostra su questo tema, intitolata semplicemente Bernini pittore, al terzo piano del restaurato Palazzo Barberini. Un luogo scelto non a caso, sia perché fu fatto edificare da uno dei principali committenti di Bernini, papa Urbano VIII, sia perché la Galleria Nazionale d'Arte Antica che si trova all'interno conserva due suoi quadri, un Ritratto di papa Barberini e il David con la testa di Golia. Due opere che rivelano in pieno l'abilità pittorica del grande scultore, del quale sono già noti al grande pubblico i tre autoritratti conservati presso la Galleria Borghese e qui esposti, affiancati ad altrettante copie.
Tutta la mostra si concentra su trenta opere certe, per scelta del suo stesso curatore - vedi
intervista - tra dipinti e disegni. Una sola scultura: il busto-ritratto di Costanza Bonarelli, moglie di un suo allievo e amante dello stesso Bernini, un'opera che trasuda dinamismo e sensualità. Il busto è stato scelto perché non raffigura grandi personaggi del tempo, ma una persona comune. Analogamente, quasi tutti i dipinti sono ritratti di gente ignota - eccezion fatta per gli autoritratti, che rivelano un lato un po' vanesio dell'artista, proprio come Rembrandt, anche lui "immortalatosi" in numerosi autoritratti - tutti "fotografati" con precisione, senza nessuna pietà per rughe o per i difetti fisici. La pittura del Bernini è molto realista, con veloci e guizzanti pennellate che rimandano subito ai principali pittori del primo '600, e qui i riferimenti sono tanti: Lanfranco, Guercino, Velázquez, ma soprattutto i ritratti in "movimento" di Annibale Carracci, che dimostrano come Bernini fosse pienamente inserito nella temperie culturale del suo tempo.
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