bta.it Frontespizio Indice Rapido Cerca nel sito www.bta.it Ufficio Stampa Sali di un livello english
Il busto di monsignor Dal Pozzo  
Sveva Battifoglia
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 23 Febbraio 2008, n. 480
http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00480.html
Precedente
Successivo
Tutti
Area Ricerca

Nel 1967 Michael Rinehart porta all'attenzione della moglie Sheila un busto marmoreo, allora conservato presso il Castello di Howard nel North Yorkshire (oggi alla National Gallery of Scotland), rappresentante un vivo personaggio dallo sguardo penetrante, un uomo di mezza età che indossa l'abito degli alti ecclesiastici, la "mozzetta": la Rinehart lo riconosce come della mano di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680).
L'opera poggia su un piedistallo di forma rettangolare ricavato dal suo stesso blocco di marmo e presenta, sul retro, un'iscrizione in capitale classica, CAR. ANT. PUTEUS. PIS. ARCH., una seconda iscrizione è leggibile in tre righe sulla base del piedistallo: CA.PUT. / ARCHIEP / PISAN 1.

L'identificazione del personaggio a questo punto è semplice, si tratta di Carlo Antonio Dal Pozzo della Cisterna di Biella (1547-1607) 2, arcivescovo di Pisa nel 1582 e zio del più famoso Cassiano (1588-1657). Nel 1599, grazie all'influenza del potente e austero familiare 3, Cassiano, a soli undici anni, venne investito del Cavalierato di Santo Stefano e della Commenda Puteana, massime onorificenze che gli permisero di condurre una vita agiata, percependo una commenda di 2.300 scudi annui, e di dedicarsi allo studio e alla sua più grande passione, la raccolta di opere d'arte 4.

Mecenate degli artisti più importanti, soprattutto stranieri e promotore del Museum Chartaceum, Cassiano Dal Pozzo, arriverà a possedere una collezione comprendente curiosa, naturalia e antiquaria, tra le più importanti della Roma del Seicento. Nel 1612 si trasferisce nella città eterna, insieme al giovanissimo fratello Carlo Antonio junior (1606-1689), presso una residenza in via della Croce; nel 1627, anno della morte del padre, entrambi si trasferiranno definitivamente presso il palazzo peruzziano in via dei Chiavari di fronte alla chiesa di Sant'Andrea della Valle 5.
Segno del rapporto affettuoso con il nipote, è il dono, da parte di Carlo Antonio senior, della sua cospicua biblioteca, con la clausola di evitarne la dispersione nelle generazioni future: il lungimirante arcivescovo aveva capito che il più attivo continuatore della famiglia, sarebbe stato proprio il giovane Cassiano 6.

Tornando all'opera, il riconoscimento della Rinehart doveva basarsi essenzialmente sull'affermazione inserita da Baldinucci, nell'elenco Ritratti Teste con busto, dove per il busto di Monsignor Dal Pozzo 7, il biografo di Bernini omette di segnalarne la collocazione, segno che dal 1682, il busto non doveva trovarsi in un luogo pubblico ma probabilmente in un'abitazione privata come quella dei Dal Pozzo in via dei Chiavari, insieme al resto della collezione.
Secondo gli inventari dal 1689 al 1695, redatti nel 1715 da Giuseppe Ghezzi e conservati presso l'Archivio di Stato di Roma 8, nella "Stanza delle Medaglie" doveva trovarsi: Un Ritratto di marmo dell'Arcivescovo di Pisa con suo piedistallo nero di legno 9. E' evidente fino agli anni ottanta del Seicento,  il busto doveva trovarsi, anche se con un piedistallo diverso, ancora in via dei Chiavari 10; la tesi è avallata dal resoconto della visita alla collezione, nel 1688 di Nicodemus Tessin il Giovane 11 e ancora fino al 1692, quando anche Baldinucci 12 vi si reca, su invito di Carlo Antonio junior (segno questo che al biografo, la collezione dal Pozzo non doveva essere sconosciuta).

Come l'opera sia finita in seguito nelle raccolte Howard, dove rimase, fino alla vendita al museo di Edimburgo nel 1986, non lo si può dire con certezza; si può supporre tuttavia che il IV conte di Carlisle, Henry Howard (1694-1758) 13, in una sua visita a Roma nel 1717, abbia avuto modo di impossessarsi del busto e di trasferirlo nella sua residenza nello Yorkshire 14.

Oggi la datazione comunemente accettata per l'opera è tra il 1618 e il 1623, gli anni dello studio dell'espressività e del problema della rappresentazione del momento transitorio, ovviamente la datazione si basa su confronti puramente stilistici in mancanza di documenti certi. A parere di Wittkower i busti degli anni Venti mantengono un'espressione riservata, sono pensosi e introversi, assumono un'aria meditativa, le semplici pieghe del mantello cadono lisce e regolari, senza particolare enfasi; tutto questo è verificabile nel busto dell'arcivescovo 15; Lavin dal canto suo, sostiene che il ritratto sia per molti aspetti, stilistici e tecnici, vicino a quello del cardinale Peretti Montalto, dello stesso periodo 16. Secondo la Rinehart l'opera presenta dei tratti in comune con il Montoya e col Bellarmino, databili al 1623-1624, tuttavia mentre i primi vennero commissionati per dei monumenti funebri 17, del busto di Carlo Antonio non conosciamo la destinazione originaria, per di più, l'arcivescovo era morto già da tempo, quando Bernini vi mise mano 18.

Carlo Antonio muore il 13 luglio 1607 a Seravezza in Toscana, quando Bernini aveva nove anni: su quale fonti 19 si sarebbe basato per la ricostruzione della fisionomia ? Documenti attestano che il giorno seguente al decesso, Amadeo Dal Pozzo, marchese di Voghera, pagò un artigiano pisano per una maschera funebre del monsignore 20. Tuttavia il ritratto in questione non ha quell'aspetto "da morto"  che è visibile nel Coppola (1612), possiede una carica vitale lontana da quelle caratteristiche che contraddistinguono un defunto (ossa pronunciate, "stiramento" della linea della bocca ecc ... ), ma considerando le straordinarie capacità di Gian Lorenzo, nel caso del Dal Pozzo, non bisogna meravigliarsi di come egli riuscì a "resuscitare" la vitalità di un personaggio morto da più di vent'anni 21.

Due i nodi fondamentali della questione che rimangono insoluti: in che circostanza avvenne la commissione del busto a Gian Lorenzo e quale sarebbe stata la sua collocazione.
Probabilmente il busto potrebbe essere stato destinato alla cappella puteana, lungo la parete est del monumentale Camposanto di Pisa ma forse, poichè l'opera era troppo bella, Cassiano decise di non privarsene e di custodirla nella sua collezione privata. Riguardo il primo quesito la vicenda si fa più complessa; Cassiano avrebbe potuto certamente commissionare personalmente l'opera a Bernini come segno di riconoscenza per le numerose onorificenze ricevute dallo zio arcivescovo, ma non è da escludere che il committente possa essere stato il più giovane fratello di Cassiano, Carlo Antonio junior: egli infatti possedeva un ruolo non inferiore nella gestione della collezione e nei rapporti con gli artisti, e dello stesso non è trascurabile l'omonimia con l'illustre parente 22.

Haskell è lo studioso che più si è soffermato sul rapporto tra Cassiano e gli artisti del suo tempo 23; la sua amicizia con Francesco Barberini 24 fece sì che una volta eletto al soglio pontificio Maffeo, nel 1623 con il nome di Urbano VIII, egli diventò il più potente tra i conoscitori d'arte a Roma, non a caso la fine del papato barberiniano coincide con il declino del Dal Pozzo. Considerando le varie commissioni papali che fino al 1644 occuparono Bernini, non si può non immaginare, come sia stato facile l'incontro, tra  la famiglia biellese e l'artista, e di come quest'ultimo, poteva accedere alla collezione di via dei Chiavari 25. Certamente, se l'opera fosse stata commissionata dal più giovane Carlo Antonio junior anziché dal fratello, il busto sarebbe più tardo, inoltre Carlo Antonio rispetto agli interessi prettamente classicisti di Cassiano, era di più ampie vedute, anche se non si può dire che in quelle date, Bernini fosse già pienamente barocco.




NOTE

1 Cfr. S. Rinehart, A Bernini bust at Castle Howard, in "The Burlington magazine", CIX, 1967, p. 437.

2 Nativo di Biella, figlio di Francesco Demarchi Romani, conte di Ponderano e di Amadea Scaglia, figlia del conte di Vervensi. Nel 1571 viene chiamato a Firenze come consigliere del duca Cosimo I, il 17 settembre del 1582 Gregorio XIII Boncompagni Ludovisi, in seguito ai servigi offerti a Roma alla famiglia Medici, lo nomina arcivescovo di Pisa. La famiglia possedeva terreni a Biella, Vercelli e Reano, nel 1589 Antonio Dal Pozzo (1588-1627), padre di Cassiano, Auditore delle Bande del Granduca di Toscana, viene invitato dal cugino arcivescovo a trasferirsi presso Pisa, con l'intento di fargli fondare il ramo toscano della famiglia. Quella di arcivescovo era una carica prestigiosa e permise a Carlo Antonio di esercitare un controllo diretto su tutto il territorio e di intraprendere azioni di massima rilevanza, come la fondazione nel 1604, del Collegio Puteano in Piazza dei Cavalieri a Pisa, (l'istituto ancora oggi esistente era nato per accogliere gli studenti biellesi). Come patrono delle arti commissionò pale d'altare per le chiese di Biella e Pisa, comandò la ricostruzione della Cattedrale pisana, danneggiata da un incendio nel 1594, facendone arricchire la facciata di sculture del Giambologna e degli stemmi delle famiglie Medici e Dal Pozzo. Cassiano a Pisa, passò lunghi periodi assistendo alla riqualificazione in senso artistico e culturale della città, intrapresa dallo zio monsignore; sulla vita Carlo Antonio Dal Pozzo e quella del nipote Cassiano, cfr. G. Lumbroso, Notizie sulla vita di Cassiano Dal Pozzo, protettore delle belle arti, fautore della scienza dell'antichità nel secolo decimosettimo: con alcuni suoi ricordi e una centuria di lettere, In "Miscellanea di storia italiana", 15, 1875; cfr. inoltre Rinehart, 1967, p. 437.

3 Le fonti dicono di lui: « [...] di statura grande e grosso di pelo biondo di Biella et veneranda faza et aspetto sanissimo nella sua vita espertissimo nel Bever e nel Magnare [...]» cit. in D.L. Sparti, Le collezioni Dal Pozzo: storia di una famiglia e del suo museo nella Roma seicentesca, Modena, 1992, p. 37.

4 Cfr. F. Solinas (a cura di), I segreti di un collezionista: le straordinarie raccolte di Cassiano dal Pozzo, 1588-1627, pp. 14 e sgg.

5 Cfr. D. L. Sparti, 1992, pp. 29 e sgg.

6 Cfr. F.Haskell, S.Rinehart, The Dal Pozzo collection: some new evidence, in "The Burlington magazine", CII, 1960, pp. 318-326.

7 Cfr. F. Baldinucci, Vita del Cavaliere Gio. Lorenzo Bernino, Milano, 1948, (edizione originale del 1682), p. 103.

8 Per la prima pubblicazione degli inventari della collezione, cfr. F.Haskell-S.Rinehart, 1960, pp. 318-326.

9 Cfr. Inventario post mortem dei possessi di Carlo Antonio Dal Pozzo, Settembre-Ottobre 1689, (fol. 264r; opera n. 166), in D.L. Sparti, The dal Pozzo collection again: the inventories of 1689 and 1695 and the family archive, in "The Burlington magazine", CXXXII, 1990, p. 564.

10 La dispersione della collezione si fece più rapida dopo la morte di Cassiano; il figlio di Carlo Antonio junior, Gabriele Dal Pozzo, la lasciò in eredità al nipote Cosimo Antonio ma venne amministrata fondamentalmente dalla madre Anna Teresa Berenzoni. Nel 1697 la Berenzoni convolando a seconde nozze con il marchese Ginnetti-Lancellotti, si trasferisce, e con lei i pezzi rimanenti della raccolta Dal Pozzo, nel palazzo tra via del S.S. Sudario e via dell'Abate Luigi. I documenti attestano che il trasloco si concluse nel 1724. Sin dal 1724 tuttavia, Cosimo Antonio, versando in gravi difficoltà finanziarie, aveva iniziato la svendita di alcuni pezzi. Sulla la dispersione della collezione Dal Pozzo ibidem, p. 554, cfr. inoltre D.L. Sparti, 1992, pp. 29 sgg.

11 Cfr. F. Haskell, S. Rinehart, 1960, p. 323; l'architetto svedese Nicodemus Tessin (1687-1688), cita il busto berniniano mentre descrive i quadri di Poussin contenuti nell'abitazione dei dal Pozzo nel suo resoconto di viaggi, cfr. Nicodemus Tessin d. y: studieresor i Danmark, Tyskland, Holland, Frankrike och Italien. Anteck-ningar ... utgifna af Osvald Sirén, Stoccolma, 1914.

12 Cfr. F. Baldinucci, Vita di Pietro Testa, nelle Notizie dè Professori del disegno, Firenze, 1846, (edizione originale del 1681).

13 Il conte acquistò in Italia, oltre al ritratto del Dal Pozzo, altre sculture per la dimora di Howard. Il busto di Bernini doveva trovarsi lungo un corridoio che fiancheggiava il grande salone di rappresentanza del castello, cfr. G. Jackson-Stops (ed. by), The treasure houses of Britain: five hundred years of private patronage and art collecting, edited by Gervase Jackson-Stops, New Haven, 1985, p. 271.

14 Cfr. Weston-Lewis (ed.), Effigies & Ecstasies: Roman Baroque sculpture and design in the age of Bernini, (catalogo di mostra, 1998), Edinburgh, 1998, p. 68.

15 Wittkower include l'opera di Edimburgo tra quelle «perdute, distrutte o d'occasione», non mancando però di citare il riconoscimento della Rinehart, cfr. R. Wittkower, Bernini: lo scultore del barocco romano, Milano, 1990, p. 301.

16 Cfr. I. Lavin, Bernini's bust of Cardinal Montalto, in "The Burlington magazine", CXXVII.1985, p. 37.

17 Entrambi in chiese romane, il primo in Santa Maria in Monserrato mentre il secondo nell'abside della chiesa del Gesù.

18 Cfr. S. Rinehart, 1967, p. 441.

19 Tre sono i ritratti in pittura di monsignor Carlo Antonio Dal Pozzo, il primo è attribuito a Santi di Tito (1536-1632), il secondo a Ventura Salimbeni (1568-1613), mentre un terzo manca tutt'ora di un'attribuzione certa, cfr. Weston-Lewis, 1998, p. 65.

20 Ibidem, p.67.

21 Cfr. J. Montagu, Alessandro Algardi, New Haven, 1985, pag. 17; anche M. Fagiolo dell'Arco cita il ritratto di Carlo Antonio Dal Pozzo: ammirando l'abilità di Bernini nel ritrarre i morti, molto scherzosamente afferma che Cassiano commissionò a Bernini, «un morto da resuscitare» cit.in M. Fagiolo Dell'Arco, L'immagine al potere: vita di Giovan Lorenzo Bernini, Roma, 2001, p. 47.

22 Carlo Antonio Jr. era il detentore giuridico e nominale dell'intero patrimonio e come Cassiano era stato nominato Cavaliere di Santo Stefano, cfr. D.L. Sparti, 1990, pp. 551-570.

23 Cfr. F. Haskell, Patrons and painters: a study in the relations between Italian art and society in the age of the Baroque, London, 1963.

24 Cassiano ne era il segretario ufficiale, accompagnò Francesco Barberini durante i suoi viaggi ufficiali in Francia nel 1625 e in Spagna nel 1626; cfr. F.Haskell, S. Rinehart, 1960, p. 318.

25 I rapporti tra Bernini e Cassiano sono attestati dalla bellissima caricatura che l'artista fece dell'erudito, descritta da Haskell in questi termini: « [...] As he grew older this features became distinctly military, the eyes ruthlessly clear, the mustaches stiff and defiant. Bernini's caricature comfirms the impression made on us by the only know portrait: hard, splenetic, importunate [...]», cit. in Haskell, 1963, p. 100.







BIBLIOGRAFIA

F. Baldinucci, Notizie dè Professori del disegno da Cimabue in qua, per le quali si dimostra come e per chi le bell'arti di Pittura, Scultura e Architettura, lasciata la rozzezza delle maniere greca e gotica si siano in questi secoli ridotte all'antica loro perfezione, Opera di F.B. Fiorentino, distinta in secoli e decennali, Firenze, 1846, (edizione originale 1681).

F. Baldinucci, Vita del Cavaliere Gio. Lorenzo Bernino Scultore, Architetto, e Pittore, scritta da Filippo Baldinucci Fiorentino. Alla Sacra e Reale Maestà di Cristina Regina di Svezia, Milano, 1948 (edizione originale Firenze, 1682).

G. Lumbroso, Notizie sulla vita di Cassiano Dal Pozzo, protettore delle belle arti, fautore della scienza dell'antichità nel secolo decimosettimo: con alcuni suoi ricordi e una centuria di lettere, in "Miscellanea di storia italiana", 15, 1875.

F. Haskell, S. Rinehart, The Dal Pozzo collection: some new evidence, in "The Burlington magazine", CII, 1960, pp. 318-326.

F. Haskell, Patrons and painters: a study in the relations between Italian art and society in the age of the Baroque, London, 1963.

S. Rinehart, A Bernini bust at Castle Howard, in "The Burlington magazine", CIX, 1967, pp. 437-443.

I. Lavin, Bernini's bust of Cardinal Montalto, in "The Burlington magazine", CXXVII.1985, pp. 32-38.

G. Jackson-Stops (ed. by), The treasure houses of Britain: five hundred years of private patronage and art collecting, New Haven, Yale Univ. Press, 1985.

J. Montagu, Alessandro Algardi, New Haven, Yale Univ. Press, 1985.

D.L. Sparti, The dal Pozzo collection again: the inventories of 1689 and 1695 and the family archive, in "The Burlington magazine", CXXXII, 1990, pp. 551-570.

R. Wittkower, (Trad. dall'inglese: Savino d'Amico) Bernini: lo scultore del barocco romano, Milano, 1990.

D.L. Sparti, Le collezioni dal Pozzo: storia di una famiglia e del suo museo nella Roma seicentesca, Modena, 1992.

Weston-Lewis (ed.), Effigies & Ecstasies: Roman Baroque sculpture and design in the age of Bernini, (catalogo di mostra, 1998), Edinburgh, 1998.

M. Fagiolo Dell'Arco, L'immagine al potere: vita di Giovan Lorenzo Bernini, Roma, 2001.

F. Solinas (a cura di), I segreti di un collezionista: le straordinarie raccolte di Cassiano dal Pozzo, 1588 - 1657, Roma, 2001.



 
 

Risali





BTA copyright MECENATI Mail to www@bta.it