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Il pensiero che muove l'oggetto. Incontro con Alessandro Mendini  
Mercedes Auteri
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 25 Ottobre 2010, n. 578
http://www.bta.it/txt/a0/05/bta00578.html
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Area Interviste

Architetto, designer, artista, membro onorario della Bezabel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, Chevaler des Arts et des Lettres in Francia, premiato con l'Architectural League a New York: Alessandro Mendini. Ospite alla Casa del mago (Casa Depero) a Rovereto, con sue opere in mostra fino al 17 ottobre, incontra al Mart giovani architetti e artigiani, chiacchierando e progettando insieme a loro, durante un workshop lungo un giorno.

In comune il mago e l’arlecchino hanno un mondo fiabesco di oggetti, mobili, pitture, ambienti, installazioni intrecciate, complesse, polemiche, paradossali, ironiche, letterarie, come racconta Nicoletta Boschiero, curatrice della mostra insieme a Gabriella Belli. “Da Depero a Mendini si rinnovano le promesse che già in epoca futurista hanno ri-fondato il gusto della vita di tutti i giorni, quelle attese di felicità che hanno arricchito le nostre case di oggetti straordinariamente belli, quelle speranze di una quotidianità full colours in cui l’uomo-bambino possa vivere liberamente”, scrive Belli nel catalogo che accompagna la mostra.

Stappare una bottiglietta Campari (Depero) con un cavatappi Alessi (Mendini) è uno di quei gesti che racchiude il segreto di un secolo di fortunato design italiano.

 

Ma qual è il segreto della fortuna degli oggetti Mendini ?

Un oggetto della quotidianità può diventare un “monumento da casa”, “un piccolo arco di trionfo da appartamento” (risponde, guardando alle camere come a un palcoscenico da teatro dentro cui si muove lo stupefacente spettacolo della vita). “Io cerco emozione, sconcerto, cerco di percepire fisiologicamente l’oggetto, di psicologizzare lo spazio. Come si coordinano gli abiti e gli accessori alle persone così all’uomo si accordano mobili e oggetti” (così nascono le sue famose Sculture per uomo, come la consolle giacca o il mobile scarpa). “Un pensiero si muove dietro all’oggetto”.

 

Quale ?

“Il patchwork di situazioni differenti che concorre alla sua creazione. La comprensione del rapporto emotivo che c’è tra l’uomo e i suoi oggetti. La capacità di guardare alla performatività dell’oggetto” (il cavatappi antropomorfo da lui disegnato per Alessi diventa uno dei best seller della ditta) “e alla sacralità del quotidiano” (la caffettiera che progetta per Bialetti, allungata e colorata per bande, entra nella quotidianità del gesto più diffuso nelle case degli italiani).

 

I musei conservano oggetti, le case si riempiono di oggetti, la vita di un uomo è fatta di milioni di oggetti di cui un giorno poi nemmeno si ricorda più. Che ne pensa di questa invasione un inventore di oggetti ?

“Un oggetto è un trasmettitore. Può comunicarci piacere, simpatia, ricordi, energia, critica, bellezza. Per me l’importante è che non ci lasci indifferente. Che il più possibile ci stupisca, per questo amo molto le aberrazioni dimensionali che confondano e facciano riflettere sulla pregnanza delle cose” (ricorda nella sua mostra di Parigi, una testa umana e la facciata di una chiesa riproposte, di uguali dimensioni, in una sala della Fondazione Cartier). “Ma dobbiamo sapere che gli oggetti hanno un inzio e una fine, come le persone...” (durante una performance del 1974, Mendini faceva bruciare una sua sedia enorme e inutilizzabile).

 

Il confine tra oggetto e opera d’arte però è a volte davvero labile, quando parla di “fine degli oggetti” intende anche la fine delle opere d’arte o per queste prevede un intervento, un restauro ?

“Gli oggetti che utilizziamo quotidianamente, hanno un inizio e una fine. Certo ce ne sono altri che assumono un’altra funzione, più estetica. Quelli possono durare di più... anche due o trecento anni...” (la sua celebre Poltrona Proust, nata dal re-design di una poltrona antica, recupero di quel tempo perduto proustiano che si riscontra nel titolo, colorata in stoffa e legno come un quadro coevo alla citazione letteraria, tra impressionismo e puntillismo, viene trasformata da arredo in monumento, alta 4 metri, e rivestita in mosaico bisazza).

 

A un architetto piace di più progettare un vaso o un grattacielo ?

“A me piacciono di più le cose piccole. I vasi, però, mi fanno paura. Hanno troppe forme possibili e un grado di libertà che non li lega a una precisa funzione d’uso, il contenere fiori è solo un pretesto. Il vaso è un oggetto che sembra facile ma è difficilissimo”.

 

I suoi oggetti hanno spesso un’anima giocosa e l’altro giorno a casa Depero ho sentito un bambino commentare la sua Sedia Scivolavo, “è bellissima, sembra quasi risucchiata dalla finestra”. Ha mai pensato di disegnare un giocattolo ?

“Ai bambini i miei oggetti piacciono molto, io sono stato un appassionato di Walt Disney e da piccolo volevo disegnare fumetti, ma non sono mai riuscito a disegnare un giocattolo”.

 

Del suo Atelier di Milano, fondato insieme al fratello Francesco, si è detto sia un laboratorio sul tempo della visione, dell’estetica, della psicologia, che propone figure poetiche in contrasto con la violenza del mondo. Due progetti a questo proposito molto simbolici, due torri, quella del Paradiso a Hiroshima e quella Civica di Gibellina (la prima in una città distrutta da un bombardamento atomico nel 1945 e la seconda da un terremoto nel 1968). Come pensa le città Mendini ?

“A Gibellina la mia torre suonava le voci del popolo, antichi canti popolari registrati, scandiva i ritmi della giornata lavorativa, non solo quelli religiosi che siamo più abituati a sentire dalle campane delle chiese ma quelli legati al lavoro delle persone. L’uomo per me è il centro, di un oggetto come di una città. Ma, mentre gli oggetti finiscono, le città sono vicende sempre aperte, progetti in divenire e mai complete”.

 

Dal microcosmo delle stanze al macrocosmo delle città, dunque, possiamo trovare la poetica dell’oggetto e il senso dell’abitare nella nostra quotidianità ?

“Il senso va cercato nell’ipotesi utopica, nella dinamica espansa, centrifuga e senza fine, polifonica, di questa folla di figure piene di contrasti...”.








Fig. 1
Casa Depero
Mostra Depero Mendini, foto cortesia di Mercedes Auteri, 2010

Fig. 2
Casa Depero
Mostra Depero Mendini, foto cortesia di Mercedes Auteri, 2010

Fig. 3
Casa Depero
Mostra Depero Mendini, foto cortesia di Mercedes Auteri, 2010

Fig. 4
Casa Depero
Mostra Depero Mendini, foto cortesia di Mercedes Auteri, 2010

Fig. 5
Casa Depero
Mostra Depero Mendini, foto cortesia del Mart, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto (TN), 2010

Fig. 6
Casa Depero
Mostra Depero Mendini, foto cortesia del Mart, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto (TN), 2010

Fig. 7
Casa Depero
Mostra Depero Mendini, foto cortesia del Mart, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto (TN), 2010

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