Il disagio sociale dei nostri tempi è oggi profondo e si cercano
vie d'uscita: anche troppe analisi sono state fatte sullo stato
della nostra società e sulla crisi delle democrazie e cultura
occidentali, e sempre con scarsi risultati. La difficoltà sta nel
fatto che nel condurre le analisi sul contesto in cui viviamo,
siamo a costretti a servirci di documenti, linguaggi e strumenti
non estranei allo stesso contesto e condizionati dai media.
Mancano progetti di largo respiro, idee nuove, nuovi linguaggi.
È una situazione apparentemente senza via d'uscita. Ma la
storia ci dimostra che l'umanità, in caso di emergenza estrema
è
capace di andare oltre se stessa e di fare, a brevissimo termine,
il salto qualitativo per entrare in un altro ordine di secoli.
Sulle soglie del Terzo Millennio, il degrado materiale e morale,
in tutto il mondo, ha drammaticamente superato i livelli di
guardia. A noi spetta fare il salto qualitativo. Dirlo è anche
troppo facile: ma come passare dalle parole ai fatti, dalle
ipotesi di cambiamento al cambiamento, è il problema di tutte le
generazioni.
Se è giunta l'ora di abbattere gli steccati, le trincee, i fili
spinati, per costruire sulle macerie del passato ponti e strade
nuove, per edificare cattedrali, da dove e come possiamo
cominciare ?
Da dove cominciano tutti i costruttori e gli operai: dalla prima
pietra. Ed ora, per intenderci, completiamo la metafora. Dobbiamo
mettere la prima pietra di una "città immateriale" che già
esiste
nel pensiero e nel cuore di molti, una città dove il nuovo patto
sociale tra gli uomini si costruisca sul primato della questione
morale, cioè della solidarietà, della giustizia e della pace.
Questa città planetaria non può che essere edificata nelle
due
dimensioni NATURA e CULTURA e sulla pietra angolare della
COMUNICAZIONE.
Ma, per essere pietra angolare della nuova città, la comunicazione
deve investire la complessità dell'uomo nella sua interezza di
persona e connettersi in maniera profonda alla riscoperta del
senso religioso della vita.
Quest'ultimo si fonda, infatti, su due elementi-chiave: il legame
che unisce tutti gli uomini (re-ligare = mettere insieme), al di
là delle distinzioni di razza, di lingua e di classe e il valore
della dimensione spirituale della persona.
In questa prospettiva, una nuova cultura della comunicazione
non può che cominciare da una rinnovata coscienza di noi
stessi, del nostro "essere persone" dotate di un corpo e di
un'anima. E per anima intendo sentimenti, ragione, volontà ed
aspirazione alla libertà, prima di tutto interiore. Rinnovare
forme e linguaggi della comunicazione, potenziarla attraverso
le tecnologie, arricchirla con le energie dell'immaginazione e
della creatività è possibile, ma a condizione che si
realizzi,
NELL'INTERIORITA' DI OGNI PERSONA, L'INVERSIONE DI TENDENZA, DA
CUI PARTE IL CAMBIAMENTO DI TUTTO: dall'io al tu, verso gli spazi
e i tempi dell'"altro" a cui si vuole rivolgere la comunicazione.
E tutto ciò in un circuito dinamico che va dall'emittente al
destinatario e ritorno e così via, perchè LA COMUNICAZIONE
E'
DIALOGO e non trasmissione di messaggi a senso unico. In
sintesi: senza quell'apertura al dialogo che comincia dalla
profondità di noi stessi, per raccogliere ed accogliere "l'altro"
nella reciprocità di un rapporto interumano, non
c'è
vera comunicazione.
Nella prospettiva dell'ecologia umana a cui ho fatto riferimento,
la nuova comunicazione riscoprirà anche percorsi non nuovi, ma
certo inusuali nel contesto culturale in cui viviamo e perciò non
sarà una facile conquista. Occorrerà dilatare il pensiero
ed
aprire bene gli occhi sul mondo.
Un esempio pratico: a pochissimi o forse quasi a nessuno, oggi
viene in mente di considerare l'ambiente e la natura come FORME DI
LINGUAGGIO (come faceva Galileo, o come hanno fatto, sia pure in
termini diversi, la stilistica e la semantica negli anni
Cinquanta-Sessanta). Bisognerebbe invece riscoprire questa
semplice realtà: ogni oggetto costruito dall'uomo in qualunque
epoca, ogni forma naturale nella sua realtà o nelle sue
rappresentazioni figurative o artistiche, ci comunica messaggi di
vario tipo. E questi messaggi, che arricchiscono la nostra
conoscenza di noi stessi e del mondo in cui viviamo, vanno
decodificati e compresi.
LA COMUNICAZIONE CREATIVA
Riproporre l'Arte come lettura e reinvenzione della realtà e del
mondo naturale e immateriale, è, secondo me, uno strumento
efficacissimo per realizzare una nuova forma di comunicazione
diretta con l'ambiente in cui viviamo e riscoprire le radici
storiche della nostra cultura e i legami naturali con l' "habitat"
e le persone o collettività che in esso vivono, oggi infranti e
sconvolti da politiche, o politiche economiche non certo al
servizio dell'uomo.
Anche qui bisogna operare una dilatazione d'orizzonte: ora più
che mai il concetto di arte si può e si deve estendere fino
a significare, oltre alle opere degli artisti, e ai loro
comportamenti creativi, tutte le tecniche, gli strumenti, le
capacità, le invenzioni e le idee che concorrono alla difesa e al
potenziamento dell'ecosistema umano, inquinato da un degrado
materiale e morale che ha raggiunto livelli inimmaginabili. Per
far fronte ad una situazione del genere, bisogna promuovere una
mobilitazione coraggiosa e compatta della società civile e
conquistare una visione ampia ed articolata della realtà in tutti
i suoi aspetti.
Questa mia convinzione nasce dal profondo disagio di vivere in
un mondo metropolitano brutto, caotico e disarmonico, dove la
disumanizzazione, il vuoto, la perdita del senso della vita sono
una minaccia continua.
Per tutti questi motivi:
è necessario che l'arte e gli artisti si impegnino per restituire
bellezza al mondo, non senza aver prima riscoperto la
dimenticata bellezza del proprio mondo interiore; è necessario
che ogni singola persona venga responsabilizzata a contribuire
a questa grande OPERA D'ARTE che è la riconquista di un ambiente
armonioso, equilibrato, giusto, immerso in una pace creativa.
Questa pace non può nascere dai trattati o dalle decisioni dei
politici, non può essere imposta, ma è il frutto di
una
comunicazione diversa tra gli uomini, di una "comunione" che nasce
dal profondo riconoscimento di ciò che in ognuno di loro è
umano
e di ciò che è buono e bello per tutti, non soltanto per
alcuni
individui e gruppi o classi sociali,a svantaggio della maggioranza
silenziosa e sofferente.
La disarmonia in cui viviamo va colpita al cuore, non con le
armi e con la violenza, ma con il lavoro creativo e costruttivo
di tutti gli uomini, nessuno escluso, perchè tutti siamo
responsabili e vittime dell'immane caos che minaccia di
distruggere ciò che resta della bellezza originaria del mondo.
Dice Herbert Read ("Educare con l'Arte"): "equilibrio e simmetria,
proporzione e ritmo sono fattori-base dell'esperienza: i soli per
mezzo dei quali questa può essere organizzata in schemi durevoli
ed essi per propria natura implicano la grazia, l'economia,
l'efficacia. Operare in modo giusto significa sentire in modo
giusto; e, per l'individuo, il risultato è quell'acuirsi dei sensi
che chiamiamo godimento estetico" .... "Platone affermava, come i
moderni psicologi, che la grazie del movimento e l'armonia della
vita, la stessa disposizione morale dell'animo, sono determinate
dal sentimento estetico, dal riconoscere il valore del ritmo e
dell'armonia". E dalla Repubblica di Platone (libro III): 'del
ritmo e dell'armonia è ripiena la pittura e ogni altra arte
consimile, e la tessitura e l'ornato e l'architettura e la
fabbricazione di tutti gli altri utensili, e così del pari la
natura del corpo e degli altri organismi, che in tutti questi è
insito decoro o bruttezza e la bruttezza e aritmia e disarmonia
sono sorelle del cattivo parlare e del carattere, mentre le
opposte qualità sono sorelle e imitazioni dell'opposto, del
carattere saggio e buonò".
Purtroppo la realtà in cui viviamo è ben lontana della bellezza
e dall'armonia, siamo sprofondati nel sonno della ragione che ha
generato mostri, i mostri hanno generato la paura. La paura ha
bloccato la creatività, ci ha fatto regredire nell'inconscio.
Paradosso: nel cuore della civiltà tecnologica esplode
l'irrazionale e dorme l'immaginazione. E il sonno
dell'immaginazione può generare altri mostri, meccanismi impietosi
mossi da fili invisibili. Ritorna la domanda: che fare ?
Torniamo a Platone ? Penso che si debba tendere ad un
equilibrio tra Aristotele e Platone, tra scienza e poesia.
L'uomo contemporaneo deve utilizzare tutta la sua immaginazione
per inventare un uso creativo e costruttivo delle tecnologie
avanzate e difendersi dai nuovi mostri che si nascondono dietro i
pulsanti dei monitor e perfino dentro i "raggi di luce" (fibre
ottiche), attraverso i quali viaggia l'informazione.
In questa tensione ideale e rivoluzionaria di rinnovamento a 360
gradi, la riscoperta telematica del patrimonio artistico
nazionale e internazionale può essere uno degli strumenti
più
efficaci per vincere i mostri della passività ed omologazione
culturale: ed è anche, sul piano pratico, un'importante
industria del presente e futuro (per il recupero del passato),
attraverso la quale sarà anche possibile estendere e
approfondire il livello della ricezione dei messaggi ad un
numero sempre più ampio di cittadini di tutte le fasce di
età.
E questo perchè il linguaggio delle immagini è il più
immediato
ed anche il più capace di mediare contenuti e valori della
storia e della cultura di un territorio.
Secondo alcuni nel nostro futuro c'è la prospettiva allucinante di
una realtà virtuale in cui evaderemo per mancanza di realtà
reale
(e fantasia creativa): la nostra speranza è, invece, che la
ricerca creativa, interroghi scientificamente il linguaggio
dell'arte, oltre a quello della natura, e che la natura e l'arte
rispondano con la concretezza delle immagini, delle forme e dei
colori della vita, che ci appartiene di diritto, e che perciò
va difesa, riscoperta ed amata.
In sintesi, la mia proposta è questa: contro l'appiattimento,
l'omologazione, il rimbecillimento collettivi e la conseguente
atomizzazione della vita sociale, alla perdita del rapporto
solidale con gli altri, alla paura della violenza e alla violenza
della paura, al sonno della ragione e dell'immaginazione,
opponiamo la strategia dell'EDUCAZIONE PERMANENTE ALL'ARTE. Arte
per comunicare con noi stessi, con gli altri e con il mondo.
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