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Arte, cultura, comunicazione: educazione permanente  
Maria Filippone Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 8 (2 novembre 1994)
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Il disagio sociale dei nostri tempi è oggi profondo e si cercano vie d'uscita: anche troppe analisi sono state fatte sullo stato della nostra società e sulla crisi delle democrazie e cultura occidentali, e sempre con scarsi risultati. La difficoltà sta nel fatto che nel condurre le analisi sul contesto in cui viviamo, siamo a costretti a servirci di documenti, linguaggi e strumenti non estranei allo stesso contesto e condizionati dai media. Mancano progetti di largo respiro, idee nuove, nuovi linguaggi.

È una situazione apparentemente senza via d'uscita. Ma la storia ci dimostra che l'umanità, in caso di emergenza estrema è capace di andare oltre se stessa e di fare, a brevissimo termine, il salto qualitativo per entrare in un altro ordine di secoli.

Sulle soglie del Terzo Millennio, il degrado materiale e morale, in tutto il mondo, ha drammaticamente superato i livelli di guardia. A noi spetta fare il salto qualitativo. Dirlo è anche troppo facile: ma come passare dalle parole ai fatti, dalle ipotesi di cambiamento al cambiamento, è il problema di tutte le generazioni.

Se è giunta l'ora di abbattere gli steccati, le trincee, i fili spinati, per costruire sulle macerie del passato ponti e strade nuove, per edificare cattedrali, da dove e come possiamo cominciare ?

Da dove cominciano tutti i costruttori e gli operai: dalla prima pietra. Ed ora, per intenderci, completiamo la metafora. Dobbiamo mettere la prima pietra di una "città immateriale" che già esiste nel pensiero e nel cuore di molti, una città dove il nuovo patto sociale tra gli uomini si costruisca sul primato della questione morale, cioè della solidarietà, della giustizia e della pace.

Questa città planetaria non può che essere edificata nelle due dimensioni NATURA e CULTURA e sulla pietra angolare della COMUNICAZIONE.

Ma, per essere pietra angolare della nuova città, la comunicazione deve investire la complessità dell'uomo nella sua interezza di persona e connettersi in maniera profonda alla riscoperta del senso religioso della vita. Quest'ultimo si fonda, infatti, su due elementi-chiave: il legame che unisce tutti gli uomini (re-ligare = mettere insieme), al di là delle distinzioni di razza, di lingua e di classe e il valore della dimensione spirituale della persona.

In questa prospettiva, una nuova cultura della comunicazione non può che cominciare da una rinnovata coscienza di noi stessi, del nostro "essere persone" dotate di un corpo e di un'anima. E per anima intendo sentimenti, ragione, volontà ed aspirazione alla libertà, prima di tutto interiore. Rinnovare forme e linguaggi della comunicazione, potenziarla attraverso le tecnologie, arricchirla con le energie dell'immaginazione e della creatività è possibile, ma a condizione che si realizzi, NELL'INTERIORITA' DI OGNI PERSONA, L'INVERSIONE DI TENDENZA, DA CUI PARTE IL CAMBIAMENTO DI TUTTO: dall'io al tu, verso gli spazi e i tempi dell'"altro" a cui si vuole rivolgere la comunicazione.

E tutto ciò in un circuito dinamico che va dall'emittente al destinatario e ritorno e così via, perchè LA COMUNICAZIONE E' DIALOGO e non trasmissione di messaggi a senso unico. In sintesi: senza quell'apertura al dialogo che comincia dalla profondità di noi stessi, per raccogliere ed accogliere "l'altro" nella reciprocità di un rapporto interumano, non c'è vera comunicazione.

Nella prospettiva dell'ecologia umana a cui ho fatto riferimento, la nuova comunicazione riscoprirà anche percorsi non nuovi, ma certo inusuali nel contesto culturale in cui viviamo e perciò non sarà una facile conquista. Occorrerà dilatare il pensiero ed aprire bene gli occhi sul mondo. Un esempio pratico: a pochissimi o forse quasi a nessuno, oggi viene in mente di considerare l'ambiente e la natura come FORME DI LINGUAGGIO (come faceva Galileo, o come hanno fatto, sia pure in termini diversi, la stilistica e la semantica negli anni Cinquanta-Sessanta). Bisognerebbe invece riscoprire questa semplice realtà: ogni oggetto costruito dall'uomo in qualunque epoca, ogni forma naturale nella sua realtà o nelle sue rappresentazioni figurative o artistiche, ci comunica messaggi di vario tipo. E questi messaggi, che arricchiscono la nostra conoscenza di noi stessi e del mondo in cui viviamo, vanno decodificati e compresi.

LA COMUNICAZIONE CREATIVA

Riproporre l'Arte come lettura e reinvenzione della realtà e del mondo naturale e immateriale, è, secondo me, uno strumento efficacissimo per realizzare una nuova forma di comunicazione diretta con l'ambiente in cui viviamo e riscoprire le radici storiche della nostra cultura e i legami naturali con l' "habitat" e le persone o collettività che in esso vivono, oggi infranti e sconvolti da politiche, o politiche economiche non certo al servizio dell'uomo. Anche qui bisogna operare una dilatazione d'orizzonte: ora più che mai il concetto di arte si può e si deve estendere fino a significare, oltre alle opere degli artisti, e ai loro comportamenti creativi, tutte le tecniche, gli strumenti, le capacità, le invenzioni e le idee che concorrono alla difesa e al potenziamento dell'ecosistema umano, inquinato da un degrado materiale e morale che ha raggiunto livelli inimmaginabili. Per far fronte ad una situazione del genere, bisogna promuovere una mobilitazione coraggiosa e compatta della società civile e conquistare una visione ampia ed articolata della realtà in tutti i suoi aspetti.

Questa mia convinzione nasce dal profondo disagio di vivere in un mondo metropolitano brutto, caotico e disarmonico, dove la disumanizzazione, il vuoto, la perdita del senso della vita sono una minaccia continua.

Per tutti questi motivi:
è necessario che l'arte e gli artisti si impegnino per restituire bellezza al mondo, non senza aver prima riscoperto la dimenticata bellezza del proprio mondo interiore; è necessario che ogni singola persona venga responsabilizzata a contribuire a questa grande OPERA D'ARTE che è la riconquista di un ambiente armonioso, equilibrato, giusto, immerso in una pace creativa. Questa pace non può nascere dai trattati o dalle decisioni dei politici, non può essere imposta, ma è il frutto di una comunicazione diversa tra gli uomini, di una "comunione" che nasce dal profondo riconoscimento di ciò che in ognuno di loro è umano e di ciò che è buono e bello per tutti, non soltanto per alcuni individui e gruppi o classi sociali,a svantaggio della maggioranza silenziosa e sofferente.

La disarmonia in cui viviamo va colpita al cuore, non con le armi e con la violenza, ma con il lavoro creativo e costruttivo di tutti gli uomini, nessuno escluso, perchè tutti siamo responsabili e vittime dell'immane caos che minaccia di distruggere ciò che resta della bellezza originaria del mondo. Dice Herbert Read ("Educare con l'Arte"): "equilibrio e simmetria, proporzione e ritmo sono fattori-base dell'esperienza: i soli per mezzo dei quali questa può essere organizzata in schemi durevoli ed essi per propria natura implicano la grazia, l'economia, l'efficacia. Operare in modo giusto significa sentire in modo giusto; e, per l'individuo, il risultato è quell'acuirsi dei sensi che chiamiamo godimento estetico" .... "Platone affermava, come i moderni psicologi, che la grazie del movimento e l'armonia della vita, la stessa disposizione morale dell'animo, sono determinate dal sentimento estetico, dal riconoscere il valore del ritmo e dell'armonia". E dalla Repubblica di Platone (libro III): 'del ritmo e dell'armonia è ripiena la pittura e ogni altra arte consimile, e la tessitura e l'ornato e l'architettura e la fabbricazione di tutti gli altri utensili, e così del pari la natura del corpo e degli altri organismi, che in tutti questi è insito decoro o bruttezza e la bruttezza e aritmia e disarmonia sono sorelle del cattivo parlare e del carattere, mentre le opposte qualità sono sorelle e imitazioni dell'opposto, del carattere saggio e buonò".

Purtroppo la realtà in cui viviamo è ben lontana della bellezza e dall'armonia, siamo sprofondati nel sonno della ragione che ha generato mostri, i mostri hanno generato la paura. La paura ha bloccato la creatività, ci ha fatto regredire nell'inconscio.

Paradosso: nel cuore della civiltà tecnologica esplode l'irrazionale e dorme l'immaginazione. E il sonno dell'immaginazione può generare altri mostri, meccanismi impietosi mossi da fili invisibili. Ritorna la domanda: che fare ? Torniamo a Platone ? Penso che si debba tendere ad un equilibrio tra Aristotele e Platone, tra scienza e poesia.

L'uomo contemporaneo deve utilizzare tutta la sua immaginazione per inventare un uso creativo e costruttivo delle tecnologie avanzate e difendersi dai nuovi mostri che si nascondono dietro i pulsanti dei monitor e perfino dentro i "raggi di luce" (fibre ottiche), attraverso i quali viaggia l'informazione.

In questa tensione ideale e rivoluzionaria di rinnovamento a 360 gradi, la riscoperta telematica del patrimonio artistico nazionale e internazionale può essere uno degli strumenti più efficaci per vincere i mostri della passività ed omologazione culturale: ed è anche, sul piano pratico, un'importante industria del presente e futuro (per il recupero del passato), attraverso la quale sarà anche possibile estendere e approfondire il livello della ricezione dei messaggi ad un numero sempre più ampio di cittadini di tutte le fasce di età. E questo perchè il linguaggio delle immagini è il più immediato ed anche il più capace di mediare contenuti e valori della storia e della cultura di un territorio.

Secondo alcuni nel nostro futuro c'è la prospettiva allucinante di una realtà virtuale in cui evaderemo per mancanza di realtà reale (e fantasia creativa): la nostra speranza è, invece, che la ricerca creativa, interroghi scientificamente il linguaggio dell'arte, oltre a quello della natura, e che la natura e l'arte rispondano con la concretezza delle immagini, delle forme e dei colori della vita, che ci appartiene di diritto, e che perciò va difesa, riscoperta ed amata.

In sintesi, la mia proposta è questa: contro l'appiattimento, l'omologazione, il rimbecillimento collettivi e la conseguente atomizzazione della vita sociale, alla perdita del rapporto solidale con gli altri, alla paura della violenza e alla violenza della paura, al sonno della ragione e dell'immaginazione, opponiamo la strategia dell'EDUCAZIONE PERMANENTE ALL'ARTE. Arte per comunicare con noi stessi, con gli altri e con il mondo.



	
 

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