Subito scendendo le scale, sono esposti gli arazzi di Depero, chiamati così, anche se sono più vicini a collages di stoffe, patchworks.
Ideati e realizzati, insieme alla moglie Rosetta, colpiscono per la dimensione onirica resa attraverso i colori forti, i personaggi che sembrano usciti da un luogo senza tempo, quasi illustrazioni di Alice nel paese delle meraviglie. Una dimensione che però convive con l'idea di arte come decorazione, come applicazione
pratica. Cosa espressa più palesemente nella parte successiva dell'esposizione dove, da una parte sono riuniti i manifesti pubblicitari, di cui quelli dedicati alla campagna della Campari, quasi astratti, in bianco e nero, sono segnali visivi dei più moderni.
Dall'altra, invece gli oggetti di uso comune: sedie, vasi, gilets.
Questa produzione è il risultato di ciò che Depero insieme a Balla si proponeva nel manifesto La ricostruzione futurista dell'universo del 1913. Di estendere cioè la creatività a campi considerati fino ad allora profani. È sorprendente poi un angolo, dove sembrano essersi dati appuntamento i personaggi delle opere di Depero: bambole e soldati, piante e fiori surreali, animali coloratissimi, a dare una possibilità di esistenza a esseri che ne sono eslusi per definizione.
Si arriva poi, alla sala dedicata ai quadri che vanno, dal 1917 al
1932.
Si sente il programma futurista di immergere l'arte nel cammino
della maternità, nelle forme geometriche in movimento, corpi solidi alleggerite però da una fantasia gioiosa, ironica, molto vicina ai dadaisti. Alcune opere come Balli plastici (1918) e Flora e fauna magica (1920) rappresentano un linguaggio ormai personale e uno spazio insieme mediterraneo e misterioso.
Volendo osare, l'atmosfera comune è quella che possono suggerire
alcune poesie del Palazzeschi.
La mostra è aperta fino al 13 febbraio 1995
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