La fondazione Memmo e the Getty Conservation Institute hanno
allestito a Roma, a palazzo Ruspoli una mostra su Nefertari.
Grande sposa di Ramesse II, "bella d'aspetto, signora del
fascino, la più bella delle donne, grande e dolce d'amore" , sono
gli appellativi che le spettavano in quanto regina, ma la pittura
sulla tomba, fa pensare che scrivevano in modo veritiero. Le
immagini sono quelle di una donna bellissima, corpo snello e
slanciato, occhi scuri, i capelli lunghi e neri. L'esposizione
celebra un duplice evento: la scoperta della tomba nella valle
delle regine, ad opera di Ernesto Schiaparelli nel 1904 e la
conclusione dell'opera di restauro di un'equipe tutta italiana
guidata dai Prof Paolo e Laura Mora. Del restauro, durato 6 anni,
ci racconta emozionato uno dei membri della spedizione, Adriano
Luzi : " quando si staccava il generatore e la tomba piombava
nell'oscurità, dal riverbero di luce esterna, potevi sentire un
respiro delicato, muoversi dalle pareti dipinte; tutti noi
sapevamo che era la regina che si riappropriava della sua casa.
Avevamo l'impressioneche la regina fosse consapevole del nostro
approccio positivo e che ci avesse accolto. L'umidità e l'acqua
hanno danneggiato i dipinti, ma le scellerate iniezioni di gesso e
di vinavil fatte dietro l'intonaco negli anni '50 hanno causato
danni ben maggiori ! Sono stati smascherati anche 'piccoli
pastccì fatti dagli antichi artigiani egizi; ad esempio nel
soffitto della scala vi é un 'rinzaffò stuccato male e
dipinto
con un colore ben diverso dal restante blu che nasconde una
lesione provocata dall'urto del sarcofago durante la discesa nella
tomba. Abbiamo poi scoperto delle scritte fatte dagli antichi
operai su indicazione degli scribi e un egittologo ci ha indicato
degli errori di grafia nel testo! "
La mostra si apre con una sala dedicata a Schiaparelli e alla sua
scoperta, si continua poi con due stanze per Ramesse II, nipote di
Ramesse I, fondatore della XIX dinastia, era signore e padrone di
tutto L'Egitto: dalla terra al bestiame, dai prodotti del lavoro
al popolo. Quale faraone vivente Ramesse rappresentava Horo, il
dio del sole con la testa di falco. Costruttore instancabile
lasciò la sua impronta in tutto il regno, ne é testimonianza
Pi-
Ramesse, la grande capitale del nord. Delle sei mogli amò
soprattutto Nefertari, che dotò di grande potere. A lei, al suo
passaggio nell' aldilà è dedicata la parte
centrale
dell'esposizione . La regina giaceva con il corpo rivolto verso
est, così aprendo gli occhi avrebbe visto l'alba. La sua tomba fu
saccheggiata in tempi remoti, la mummia della regina non fu mai
trovata. Complessivamente sono centotrenta le opere che,
provenienti dai più grandi musei del mondo, ci fanno rivivere
l'atmosfera dell' antico Egitto, tra le quali un prezioso anello a
cartillo con i nomi di Ramesse e Nefertari, il colosso monumentale
di Ramesse, il rilievo di Abido del Louvre esposto per la prima
volta, restaurato e intero, in tutti i suoi segmenti. L'
allestimento del percorso, per una volta suggestivo, è opera di un
architetto francese: Alain Cunillera.
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