Questa non è la biografia di un artista, e forse neanche di una
persona: è la biografia di un'opera d'arte vivente. Edie Sedgwick,
una ragazza bellissima, nata nel 1943 da una aristocratica
famiglia Wasp americana è stata, nel corso della sua breve vita
l'incarnazione della New York degli anni Sessanta, dell'eccesso,
del divertimento e della pop art. È stata descritta come l'alter
ego femminile di Andy Warhol, ma era molto di più: era
l'emanazione dell'idea warholiana di arte.
Una cosa carina, elegante, colorata, forse un po' sciocca, di
durata breve ma di sicuro effetto. Edie era la pop-art: appena
uscita, brillante debuttante, è apparsa su tutti i giornali, ha
ispirato canzoni, abiti e film; si è rapidamente consumata, fino a
morire, già dimenticata nel 1971, soffocata nel proprio vomito.
Una nullità, una ragazzina viziata priva di carattere,
un'anoressica, una drogata, una ninfomane, un bluff , priva di
talento e di cutura ma allo stesso tempo diva, attrice,
ballerina... in una parola una superstar, anzi la superstar. Il
libro non riporta la vita di Edie in modo continuo, ma raccoglie
migliaia di testimonianze staccate che si riuniscono come le
tessere di un mosaico. Della Sedgwick hanno parlato tutti: John
Cage, Truman Capote, Patti Smith, Lou Reed, Bob Dylan, Gregory
Corso, Allen Ginsberg, Jasper Jones, Roy Lichtenstein, Norman
Mailer, George Segal, Gore Vidal e ovviamente Andy Warhol. Insieme
alle figure più in vista, nel libro figurano migliaia di comparse,
i nani e le ballerine che affollavano quel caravanserraglio che
era la Factory: Il dottor Roberts, il medico che "rimetteva in
moto il cuore della gente favolosa" grazie a iniezioni "magiche";
le ricche e "strafatte" sorelle Berlin, il tenebroso pornoattore
Joe D'Alessandro, il travestito Candy Darling che muore per
un'overdose di ormoni adulterati. E tutta una pletora di gente
"creativa", "intensa" e "favolosa" che non dorme mai e ingurgita
pillole, straparlando difronte all'occhio freddo della cinepresa
di Andy Warhol. Spesso nel corso della lettura di questo libro ho
avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad un "libraccio", un
facile concentrato di sensazionalismi e di morbosità; eppure non
è strano che un libro "cheap" come questo, pubblicato in Italia
all'interno di una collana specializzata in narrativa erotica, sia
il mezzo più adatto per avvicinarsi alla pop-art. È warholiano
il concetto stesso di questo volume: non una trattazione organica,
bensì una folla di celebrità, di stelle e stelline che parlano
in libertà di Edie, dell'arte, di New York ma sopratutto di sè.
Il grande, disordinato affresco che emerge da queste quattrocento
pagine è la cronaca di un periodo e di tutta una cultura. Una
cultura che nasceva come positva e liberatoria ma che conteneva in
sè i germi del disfacimento e del disinganno dei due decenni
successivi.
Sperling paperback 1994, pp. 448
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