L'A.N.F.E. (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati) è una organizzazione che si occupa di rappresentare le innumerevoli comunità di nostri connazionali sparse nel mondo. Presente a Caltanissetta da circa vent'anni, oltre a gestire corsi di formazione professionale, svolge attività di animazione culturale e di segretariato sociale tra gli emigrati italiani e le loro famiglie residenti nel nostro Paese.
Da quattro anni a questa parte, sensibile anche alle problematiche dell'emarginazione extracomunitaria, l'Ente, diretto da
Valerio Eufrate
, ha creato un centro servizi per rendere più agevole l'integrazione degli immigrati stranieri nel tessuto socioeconomico e culturale della Provincia nissena. In questo contesto e nell'ambito del più vasto programma "MEDITERR", finalizzato allo scambio interculturale tra tutte le popolazioni del bacino mediterraneo, si è dato il via alla promozione del progetto "Antico Borgo". L'iniziativa nasce, in primo luogo, per rispondere ad una domanda silenziosa, ma non per questo meno pressante, di riappropriazione da parte dell'utenza magrebina delle origini storico-culturali arabe ancora presenti in Sicilia. Le motivazioni della proposta scaturiscono dalla volontà di abbattere pregiudizi e barriere razziali attraverso il recupero di quel pezzo di storia nissena strettamente legata alla civiltà dell'Islam. Mediante una minuziosa ricostruzione sociale, economica, architettonica, urbanistica, del quartiere degli Angeli e l'apertura di un dibattito costruttivo tra le autorità civili e il mondo accademico, si vuole dunque richiamare l'attenzione sulle origini perdute della città. L'obiettivo da raggiungere è quello di fare uscire l'antico sito dallo stato di torpore e d'abbandono in cui versa grazie ad un intervento di restauro e ad un suo più appropriato utilizzo come sede di una gipsoteca e centro di varie iniziative culturali, sociali e turistiche.
Al fine di garantire un efficiente sistema organizzativo si sono formati due comitati con ruoli e connotazioni diverse, entrambi presieduti e coordinati da Valerio Eufrate. Quello storico-artistico è costituito dall'arabista dott. Giuseppe Cammarata, dalla storica dott. Rosanna Zaffuto Rovello, dall'architetto della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta dott. Giuseppe Saggio, dall'archeologa medievale dott. Salvina Fiorilla e dall'autore dei plastici Marco Michele Santagati. Il secondo, prettamente tecnico, è diretto dall'ideatore della "spettacolarizzazione" Giuseppe Cannavò; coadiuvato da società di servizi e da personale con specifiche competenze professionali nel settore delle comunicazioni di massa.
Testimonial prescelto per il progetto è Giufair (Giufà), personaggio conosciuto anche dalla tradizione popolare araba e da sempre emblema dell'arguzia siciliana. Nelle vesti di un saggio, attraverso un viaggio virtuale nell'anno Mille, avrà il compito d'illustrare ai suoi piccoli amici Sara e Habbib storia, architettura, urbanistica e costumi del capoluogo nisseno. A tale scopo infatti è prevista la realizzazione di un documentario televisivo o fiction, un CD-Rom interattivo multilingue, un folder con fumetto ed infine l'apertura di un sito Internet
Di notevole interesse sono i cinque plastici
(figg.
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eseguiti sulla base delle indicazioni fornite dallo staff di ricerca. Il primo di essi (scala 1: 1000) pone in risalto, con una veduta aerea, le coltivazioni intensive, l'impianto militare, la moschea o "Cubbà", la porta d'accesso del centro abitato e le sue mura d'accesso.
Il castello, noto col nome di Pietrarossa (scala 1: 250), mostra i due acquartieramenti principali costituiti da quello meridionale, dal mastio centrale e dalla torre, punto di controllo dell'unica via d'ingresso al maniero.
L'antico borgo o quartiere degli Angeli (scala 1:50) si presenta invece come un insieme caotico di vicoli, cortili, larghi, terrazze.
La casa (scala 1: 10) scorcio di vita quotidiana ed esatta riproduzione di quella tuttora esistente nel Vicolo Torinese, ci appare nella sua tipica struttura compatta e polifunzionale con la stalla, magazzino o "tanura" e l'alcova che insieme al "solaro" costituiscono rispettivamente la camera da letto per i genitori e i loro figli.
Ultimo della serie è la ricostruzione (scala 1: 12) della porta principale del castello.
Secondo la dott. Zaffuto Rovello, l'arido altopiano della Sicilia centrale, abitato da popolazioni indigene sin dal 1800 A.C. è un territorio meritevole di grande attenzione e studio. Questa considerazione, non a caso, nasce dalle recenti testimonianze archeologiche che confermano l'esistenza di un "comprensorio" sviluppatosi successivamente grazie all'apporto della civiltà greca e di quella romana.
Allo stato attuale, la ricerca, nelle fonti medievali, di elementi comprovanti la fondazione musulmana del sito, non ha ancora dato gli esiti sperati. La progressiva scomparsa di costruzioni risalenti a quel periodo, ultimi tra questi i resti dell'antica moschea cancellati negli anni 50' dalla Via Medaglie d'Oro, rendono ancora più complessa l'intera vicenda. Malgrado tutto, come sostiene al studiosa, si conservano ancora oggi evidenti tracce che dimostrano in maniera inequivocabile le origini saracene di Caltanissetta.
Il casale arabo, inglobato all'interno del piccolo complesso abbaziale di S. Spirito, rappresenta, forse, uno degli esempi più significativi di quanto appena detto. Si tratta di una massiccia costruzione rettangolare, ora occupata dalla biblioteca, preceduta da un androne che immette in un portale a sesto acuto, protetto da una doppia porta, di cui una posta su cardini e l'altra a saracinesca. In direzione della mulattiera, il sistema difensivo appare rinforzato da una guardiola posta di spigolo rispetto alla torre principale.
Non meno importante è il Castello di Pietrarossa (fig.
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, eretto su di uno sperone roccioso a strapiombo per meglio controllare la Valle del Salso, importante arteria di comunicazione tra la costa e l'entroterra siciliano. Del suo aspetto imponente, oggi, rimane ben poco a causa di una frana che intorno alla metà del Cinquecento ne ha provocato il suo quasi definitivo crollo. Nonostante la presenza di varie sovrapposizioni e rimaneggiamenti posteriori, la struttura di fondo, a parere della storica, risale al periodo della dominazione musulmana.
A poche centinaia di metri dall'impianto militare, immerso in un paesaggio collinare e su un declivio roccioso sorge l'antico borgo. Lo spopolamento di questa zona e la mancata modernizzazione del sistema stradale hanno permesso la conservazione di gran parte della struttura urbanistica araba. Di essa, si possono ancora distinguere le strade ad "albero" denominate in questo modo per la loro struttura costituita da un asse viario, una piazza e dalle successive ramificazioni. Le altre, più piccole e tortuose, di cui una addirittura conserva l'originario nome di Via Medina, seguono invece l'andamento altimetrico del terreno, come bene evidenziano le abitazioni poste su livelli differenti. Quest'ultime, molto piccole e dalla forma cubica, hanno un solo ingresso rivolto per lo più verso i cortili per meglio garantire quella riservatezza della vita domestica di cui i popoli islamici sono gelosi custodi.
Ringraziamenti.
Le riprese televisive e le fotografie sono state realizzate da Giuseppe Cannavò
Il sussidio informativo gentilmente concesso dall'A.N.F.E.
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