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Intervista all'ideatore del Museo del Corso  
Andrea Giovannetti
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 185 (20 maggio 1999)
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Nel 725 anno di Roma (ab urbe condita) Agrippa costruì il condotto dell'acqua vergine, la fresca acqua che ha le sorgenti nel Campo Luculliano. La leggenda vuole che la sua scoperta sia opera di una "vergine" che ad essa avrebbe condotto gli assetati soldati di Roma. Molto probabilmente la "vergine" altro non era che la virga, cioè la nota verghetta d'olmo che i rabdomanti usano per trovare l'acqua. Sembra che nel 538 l'acquedotto venisse distrutto dai Goti di Vitige per motivi bellici. L'acqua dispersa formò un grande stagno nel Campo Luculliano, a cui i cittadini assetati dovevano attingere per sopravvivere. In seguito sorse la "corporazione degli acquaioli", un gruppo di coraggiosi che, sfidando ogni pericolo, andavano e venivano dallo stagno con asini carichi di otri e botticelle. Uno di questi è immortalato in via Lata nella "Fontana del Facchino". L'eroe di questa leggenda è stato oggi assunto come simbolo di una nuova realtà, il Museo del Corso che, novello facchino, si pone, attraverso nuovi mezzi di comunicazione, come strumento di diffusione della cultura artistica. Ed è proprio il collegamento tra la realtà mitologica e quella virtuale il punto di partenza di questo progetto, che nasce all'interno degli interessi di investimento dell'Ente Fondazione Cassa di Risparmio di Roma e che è stato fortemente voluto dal suo Presidente, il professore Emmanuele Emanuele.

Mirando ad un utilizzo museale che oltrepassi i limitati spazi reali, il Museo del Corso tende alla riunificazione in un solo ambiente della tradizionale esposizione artistica affiancata dalla partecipazione di giovani esordienti, ponendo così in diretta comunicazione la tradizione con le nuove sensibilità estetiche. D'altra parte, sul fronte delle ricerche elettroniche, la stessa contrapposizione è espressa dalla creazione di spazi virtuali (il "Teatro Virtuale"), dove vengono ricostruiti ambienti perduti od inaccessibili, e dalla possibilità, attraverso un Cyber-Cafè, di fruire delle nuove tendenze e di nuove ricerche artistiche, altrimenti fisicamente lontane. L'innovazione del Museo del Corso, infatti, è proprio l'applicazione delle tecnologie multimediali per l'accesso ai beni artistici. Nel suo Teatro Virtuale non solo è possibile allestire e visitare vere e proprie mostre virtuali, ma anche compiere emozionanti viaggi nel passato, rendendo così possibile la visione di luoghi e monumenti lontani per spazio e tempo.


Professor Emmanuele Emanuele come è nata questa sua idea ?

Come tutte o quasi tutte le idee di cui io mi faccio portatore. L'elemento comune è rappresentato dalla conoscenza internazionale delle tematiche che curiamo, poiché ho la fortuna, da quando avevo i pantaloni corti, di viaggiare e di desiderare di farlo non soltanto per motivi occasionali ma per motivi di arricchimento. Sono un convinto sostenitore della interconnessione delle civiltà, dell'esigenza che le civiltà e i mondi dialoghino. Sono convinto sostenitore della osmosi culturale tra etnie diverse. Ho sempre avuto la capacità di visualizzare, di rendermi conto di ciò che accade fuori le mura di casa, di ciò che era importabile nella nostra piccola regione europea, la piccola provincia dell'Europa che si chiama Italia.
Potrei raccontarvi altre esperienze nel campo della finanza, nel campo dell'università, nel campo della sanità, nel campo della solidarietà, ma non sarebbero pertinenti al tema. Venendo al tema che ci interessa, io ho avuto sempre la convinzione della difficoltà per lo studente e per l'uomo comune di viaggiare, di vedere il bello del mondo, poiché questo presuppone mezzi economici e molte attitudini, ma soprattutto mi rendo conto della difficoltà di avere l'opportunità di farlo in un contesto che effettivamente rende possibile l'acquisizione culturale.
Il mondo corre, la globalizzazione è alle porte, l'esistenza cibernetica è ormai una realtà attuale alla quale ci stiamo tutti adeguando, più facilmente i giovani, ma siamo tutti oramai soggetti ad un cambiamento epocale. L'uomo di oggi è in prospettiva qualcosa di diverso dell'uomo di ieri. Il calcolo ingegneristico che sta creando questa nuova immissione di tecnologia fa sì che nella differenza solare tra l'uomo scopritore dalla ruota e l'uomo attuale, in rapporto, ci siano molti più anni e meno progressi di quanti non ce ne siano stati tecnologicamente dal momento in cui l'uomo ha cominciato a volare ed è arrivato ad oggi. In cent'anni cioè l'umanità ha fatto più strada di quanto non ne abbia fatta in mille. L'accelerazione di questa evoluzione culturale è spaventosa e continua a cambiare. Tra queste concezioni di cambiamento c'è l'utilizzazione della cultura come veicolo di riduzione dei conflitti sociali, la possibilità di poter dialogare, di far crescere la collettività a livello anche di socializzazione oltre che di cultura; e questo presuppone un nuovo modo di affrontare il tema "cultura". La mia concezione era, e in questo non so fino a che punto sono stato effettivamente suggestionato dalle mie ambiziose idee, e quanto, invece, i miei epigoni mi hanno effettivamente dato una risposta, era, dicevo, un percorso attraverso il quale ci si potesse collegare in tempo reale con i musei del mondo attraverso le tecnologie a disposizione. Io vorrei che un cittadino, un fruitore entrasse nel nostro museo e potesse vedere, ad esempio, le opere del Prado, tutto Picasso, tutto Braque …


Potrebbe darci un esempio più concreto ?

Sto lavorando per fare, probabilmente l'anno venturo, una mostra che ha come soggetto il '600 e il '700 italiano in Russia. Delle opere che si trovano nel museo Puskin, molte saranno disponibili al trasporto, molte però non potranno venire. Allora manderemo Infobyte a farle multimedializzare per poi portarle qui. Penso all'oro di Priamo e al Tesoro di Troia. Ma tutto questo discorso è succedaneo. Voglio che in aggiunta ci sia la possibilità di collegarci in tempo reale con i musei. Questo progetto è un progetto rivoluzionario da affiancare ai musei tradizionali, che ora pullulano in Italia, ma che mostrano una realtà inerte, una realtà statica. Ho deciso di fare di questo centro di cultura un centro polivalente in cui ci sia la tradizionale esposizione storica supportata da questo strumento di multimedialità applicata alla mostra: quindi ci sarà la famosa sala di proiezione e contemporaneamente una sala adibita a Cyber-Cafè nel quale sarà possibile collegarsi in tempo reale con i musei via Internet, o quando i musei sono restii, fare la multimedializzazione di tutto il loro patrimonio. Questo è il progetto ! In più, nel piano sottostante, un'area dove dovranno essere esposte le mostre dei giovani, cioè uno spazio dedicato all'arte contemporanea dei giovani esordienti. Perché qui a Roma, non si può mostrare sempre e costantemente l'arte tradizionale, cultura delle epoche auree della nostra formazione culturale classica. E i giovani non hanno dove mostrare le loro opere. Io voglio fare una sede permanente di mostre a ciclo continuo di arte contemporanea.


Lei vorrebbe creare una rete di musei a livello mondiale ?

Mi basterebbe l'Europa se potessi.


Perciò tutta l'idea è partita da lei ?

Direi di sì. Io mi sono trovato un giorno presidente di questo ente, la vecchia Cassa di Risparmio di Roma diventata poi, a seguito di una legge, Fondazione Cassa di Risparmio di Roma. Ho preso atto che questa realtà fino a ieri si occupava di un tipo di filantropia, diciamo così, a pioggia. I proventi della banca una volta pagate le imposte, fatti gli accantonamenti, venivano distribuiti sul territorio alle iniziative più disparate senza un progetto unitario. Ho ritenuto, quindi, che bisognava individuare dei progetti nei campi di intervento più sistematici per consentire che questo denaro si incanalasse in qualcosa che potesse restare nella valutazione complessiva di questa città, di poter creare veramente una potenzialità di interesse. Ho individuato la cultura, l'istruzione, la sanità, la ricerca tecnologica. Nel campo della cultura ho pensato di avviare un processo nuovo, piuttosto che diventare uno dei tanti sponsor museali, ho pensato una cultura nuova, quella di cui prima vi ho parlato.


Una vera e propria sorta di mecenatismo !

Qualcuno lo chiama così.


Il museo si ritiene all'avanguardia a livello internazionale ?

Noi siamo all'avanguardia.
Noi oggi a livello nazionale siamo l'unico museo multimediale e in Europa siamo tra in primi sei. Tant'è che siamo entrati a far parte di questo grande progetto che si chiama MOSAIC (Museums Over States And virtual Culture) che dovrebbe essere un network di musei informatici, di cui noi siamo il primo esempio italiano.


Quali sono le figure professionali che hanno contribuito al formarsi del progetto ?

La professionalità è assicurata da un consiglio di amministrazione composto da soci dell'ente e soprattutto da un comitato di indirizzo nel quale sono presenti alcuni dei più bei nomi della cultura italiana e straniera. (al livello di realtà virtuale ci avvaliamo della collaborazione di Infobyte)


Quanto può costare un'impresa di queste dimensioni ?

Siamo stati abbastanza contenuti nelle spese. Questo centro, infatti, appartiene alla Banca di Roma. Fa parte del nostro patrimonio quindi la partenza è stata facilitata dal possesso del contenitore. Per quanto riguarda la prima mostra ho mostrato il bello di casa: quindi non ho fatto delle spese rilevanti. Mentre la trasformazione della sede in museo non è stata una cifra rilevantissima. Mi pare che la spesa maggiore siano stati gli impianti multimediali, una spesa intorno ai quattro miliardi.


Come progettualità, più a medio e a lungo termine, di gestione avanzata di questi strumenti a fini culturali, tecnologici e sanitari, prevede altri progetti oltre a questo ?

Io vorrei che l'università me li suggerisse, che si creasse una continuità di rapporto. Se avete delle iniziative, delle idee, degli stimoli, sappiate che qui troverete sempre chi è pronto a raccoglierli. Questo è un progetto che oggi arriva, per il mio volontarismo, ma io non ho il retroterra cibernetico-culturale per poterlo spingere ulteriormente. Quindi, se per ridurre questo gap bisogna continuare a spingere, è soltanto questo centro di cultura, questo laboratorio degli studi e delle ricerche, che è l'Università, in cui credo molto, che può darci la possibilità di mantenere questa posizione. Tutto ciò che è suscettibile di arricchimento, di miglioramento, di diffusione della socializzazione attraverso la cultura, troverà in me una risposta immediata. Io mi aspetto molto da questa città, credo molto allo sforzo dei singoli. Io desidero che questo posto divenga un centro di cultura, di una cultura nuova, rivoluzionaria, di un nuovo mondo. Ora non voglio esagerare né enfatizzare, ma vorrei che fosse un po' un epigono della nostra epoca di transizione. Un giorno vorrei che questa sede fosse ricordata come il primo osservatorio, la prima torre che, in qualche modo, ha cercato di individuare nel cyberspazio la cultura dell'epoca che ci succederà. Potrebbe essere lo strumento di prospettiva per il mondo che verrà. Ora, forse, tutto quello che sto dicendo può apparire eccessivo, presuntuoso, ma sicuramente è un modo nuovo di vedere l'arte, vista per far parte di una nuova epoca. Ed per questo che ho voluto ci fosse, in un piano del Museo, la famosa cultura dei giovani, ossia quelli che sono i transumanti di un'epoca, i pastori della cultura da un'epoca ad un'altra, quelli che ci porteranno in un altro spazio. Così che ci sarà costantemente una compresenza tra una fascia di cultura tradizionale ed una rivoluzionaria, ed una continuità, questo laboratorio di ebollizione del pensiero giovane che continui a mantenere la linfa vitale della cultura. In questo contesto l'Università sarebbe il suggello finale per questo tipo di mia concezione.
Tenete conto che ho in progetto di coprire lo spazio temporale di questo museo di un triennio con una serie di mostre rivoluzionarie, penso di fare la mostra degli scultori del '900, ed una mostra sulle famose vie della peregrinatio apostolica, queste sono solo alcune delle molte idee in campo. Quindi dobbiamo trovare il modo di poter realizzare tutto. Gli spazi li abbiamo. Abbiamo uno spazio relativamente grande e ne abbiamo un altro "infinito", quello virtuale, quindi ce n'è per tutte le iniziative, purché abbiano un senso comune ed una logica che le aggreghi.


Per quanto riguarda la formazione didattica, aldilà del fatto che lo studente di qualsiasi ordine e grado viene e vede il museo, come fondazione siete interessati a promuovere dei progetti di natura didattica ?

A dire il vero finora non pensavamo di farli. Ma la fondazione ha dei compiti anche nel campo dell'istruzione, se questi possono legare con il nostro progetto istruzione, perché no ?








Il Museo del Corso parte dai tradizionali musei per arrivare ad i nuovi "Smart museums" ovvero i "musei intelligenti", dove lo spettatore è invitato a partecipare attivamente, indossando il casco virtuale per immergersi in un'altra realtà ed interagire con essa o creando un percorso, o visita culturale, "navigando" a suo piacere attraverso i vari siti Internet dei musei.

Nasce in Italia la prima tessera che si aggiunge al grande "MOSAIC". Lo scopo principale di MOSAIC è di migliorare la visibilità del Patrimonio Culturale Europeo, di diffondere la conoscenza e di promuovere gli scambi tra gli operatori culturali; attraverso la multimedialità e le telecomunicazioni applicate a musei, gallerie, oggetti architettonici ed altre categorie di opere d'Arte.

I Musei e le Gallerie europee sono ricchi di tesori culturali ; ma buona parte di essi non sono accessibili agli studenti o al pubblico a causa della mancanza di spazi espositivi o per i costi dei viaggi. Per questa ragione le nuove reti di comunicazione (Internet) potrebbero costituire un strumento didattico alternativo di grande interesse per il futuro dell'informatica.


Prof. 	Emmanuele Emanuele fig. 1
Prof. Emmanuele Emanuele
 

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