Non è necessario fargli domande, perché lui ha già le risposte e parla dei suoi quadri con la calma di chi non rischia di essere frainteso, perché la pittura è lì e lui ti guida attraverso i percorsi colorati, le forme senza storia che si intersecano, dure e sinuose, spigolose e tondeggianti; poi ti puoi allontanare e lasciare ai tuoi occhi la meraviglia della composizione conclusa, avvertire la vibrazione dei colori, come esperienza sensoriale e cerebrale, simile a una scarica elettrica percettiva che coinvolge pensiero ed istinto.
Francesco del Drago ha studiato il fenomeno "colore", associando al problema estetico il problema altrettanto importante del meccanismo della visione: esiste una psicologia della percezione, è possibile stabilire un collegamento tra l'occhio e l'area del cervello deputata alla ricezione degli stimoli che agiscono sulla retina. È la sovversione dell'ordinario lavoro dell'artista: « Fino al tempo di Matisse e Picasso, i pittori creavano quadri che servivano per essere visti dall'occhio ( ... ) Oggi cerchiamo di agire direttamente sulla trasmissione dalla retina all'area cerebrale, ed io personalmente sull'area gratificante delle sinapsi edoniche »
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L'occhio è solo un elemento del complesso apparato che permette di vedere e riconoscere ed è il più vulnerabile: il processo gnoseologico "alla rovescia" di Francesco del Drago parte dall'area 17 del cervello per arrivare allo stimolo diretto dell'organo visuale; i contrasti cromatici, la giustapposizione di determinate forme, la reattività del sinolo "forma / colore" concorrono nel creare uno stato di eccitazione nelle zone erogene della visione: è la teoria dell'orgasmo visuale, la soddisfazione di un istinto primario attraverso lo studio approfondito di due canali della comunicazione.
La percezione del "fuori" è filtrata anche dalla percezione del "dentro" di sé, dal Surrealismo in poi il nume protettore freudiano impone un inconscio tumultuoso, il cui sgomento trova espressione appropriata solo attraverso una scrittura veloce: l'Action Painting ed il suo enfant terrible Pollock ne sono un efficace esemplificazione. Al dripping, rito tribale estemporaneo, del Drago oppone una scrittura lenta, uno srotolarsi di linee a determinare spazi onirici, mutazioni formali e strutturali, campiture cromatiche estreme e inaspettate, come se l'io avesse bisogno di un suo tempo per rivelarsi, per raccontare il "non tempo" interiore.
Il Nuovo Cerchio Cromatico è il risultato di uno studio approfondito riguardo la fenomenologia del colore: l'artista distingue lo spettro luminoso newtoniano dal pigmento, crea una differente disposizione delle coppie di complementari basandosi sull'esperienza pittorica, determina l'esistenza di un quarto colore primario, il rosso freddo da incastrare nella geometria dei rapporti di simultaneità e contrasto.
Progresso I 1998 propone una traduzione estetica della Teoria delle catastrofi di Renè Thom: dal lato sinistro al lato destro della tela l'incastro formale subisce una flessione, da duro, angoloso, "maschile" a morbido, sinuoso, continuo, "femminile"; muta la tecnica di
esecuzione, a ribadire la diversità anche attraverso la sensazione tattile: campiture lisce e modulazioni materiche, stasi, immobilità ed un dinamismo rotatorio che si risolve in sé, nell'atto stesso di sprigionarsi / chiudersi.
Jazz Cromatico 1998 è un percorso visivo e musicale: il ritmo sincopato è scandito delle fasce centrali, mentre le fasce più esterne marcano un contrappunto costante, sgranato, ruvido. L'incastro delle forme spigolose è ribadito dalla stesura del colore, vediamo arancione, come se la fascia gialla fosse effettivamente sovrapposta a quella rossa: è un'interessante osservazione sulla modalità di visione e di ricognizione, l'occhio lavora partendo da un presupposto bicromatico e conseguentemente ordina i dati sensoriali.
« C'est un dramatique divorce chromatique ... »
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ha detto Francesco del Drago parlando della differenza tra i colori "sensibili" della natura ed i pigmenti usati in pittura: i quattro Luglio 1999 partono da questa osservazione per ripristinare il rapporto disordine entropia ordine definizione, che caratterizza la ricerca e la discussione del reale.
Quattro scacchiere per rappresentare la cosmogonia del colore, la doppia nascita e la duplice ciclicità: il primo ai neri fermi oppone toni neutri resi instabili dai guizzi perlacei; il secondo ha i toni caldi della terra e del cielo polveroso, nel terzo riconosciamo i riflessi iridati delle aurore boreali, nel quarto l'artista costruisce una sintesi delle immagini del naturale attraverso il suo cerchio cromatico: quasi a ristabilire l'armonia perduta da un secolo e mezzo di pittura moderna.
L'impianto costruttivo basato sul quadrato e la divisione in sottomultipli può fornire un'ulteriore chiave per decifrare il dialogo tra stesure "piene" e sfumature delicate, quasi a stabilire una netta divisione, una giustapposizione di tessere colorate.
I Polittici sono superfici enormi, dove la narrazione cromatico formale può svolgersi liberamente, dilatarsi, chiudersi, dove la materia pittorica è stesa per campiture, pennellate evidenti, modulazioni metalliche, dove dialetticamente convivono razionalità compositiva e automatismo onirico, condizione particolare per questo logos lento, ma ugualmente emozionante.
In Agosto Settembre 1999 è possibile individuare una scansione per fasce orizzontali: in quella centrale avviene un dialogo serrato tra i colori del Nuovo Cerchio Cromatico, nelle due fasce laterali c'è la teoria più lenta degli acromatici ed è come avvertire le pulsazioni che diminuiscono nell'incastro tra elementi cuneiformi e rettangoli dai lati smussati. La stratificazione del colore, ripresa da Rothko suggerisce il ritmo del lavoro ed implica un rimando alla "materialità sensuale" dell'elemento colore.
Luglio Agosto 1991 prevede differenti livelli di lettura: alle forme campite e a quelle modulate si aggiunge una sovrascrittura di creature marine, di uccelli, che si riconoscono nella calligrafia dell'inconscio, che obbligano ad un avvicinarsi e allontanarsi dall'opera per dipanare un filo che lentamente è stato tessuto.
La Vita e la Morte come tematiche universali e particolari lavorano le superfici, si nascondono e si rivelano, evocano una terza dimensione supposta e sperata; la progressione colorata parte dal rosso caldo e con spettacolare semplicità si chiude con il rosso freddo: il dinamismo del cerchio cromatico si compie e si ripete all'infinito nei toni sfumati delle zone modulate.
Una raccolta di opere di Francesco del Drago, dal 1975 al 1999, è esposta a Roma , presso il Museo Del Risorgimento, Complesso del Vittoriano, nei mesi di Novembre Dicembre 1999. La mostra ed il catalogo sono a cura di Simona Rinaldi, Cattedra delle Tecniche Artistiche dell'Università della Tuscia Viterbo.
Per maggiori informazioni riguardo l'artista e l'opera:
http://www.bestofart.com.deldrago
www.netart.it/article/drago
NOTE
Le citazioni sono tratte dal catalogo della mostra, nel seguente ordine:
1
Simona Rinaldi "Teoria e Valutazione critica", p. 69.
2
dalla conferenza dell'artista a L'Espace Cardin Paris nel 18 Novembre 1997, p. 26
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