Capitale della bassa Sassonia, la verdissima Hannover, culturalmente dinamica, economicamente florida e tutta protesa verso il futuro, ha ospitato l'ultima esposizione mondiale del millennio.
La manifestazione, inaugurata il primo giugno e conclusasi il 31 ottobre, è stata lo scenario di rappresentazione dei mondi futuribili: 1.700.000 mq di genio e fantasia, un trionfo di colori, suoni, sapori, forme ed architetture d'avanguardia.
190 paesi partecipanti,
153 giorni di apertura,
40 milioni di visitatori previsti
263 mila ingressi al giorno
64 marchi, il costo del biglietto d'entrata per una giornata da vivere interamente in un grande parco educativo, fra cultura, innovazione, svago ed avanguardie tecnologiche.
Uomo, natura, tecnologia, il tema che l'Expo chiedeva di interpretare ai 190 paesi partecipanti. Quattro le colonne portanti di possibile espressione e rappresentazione:
il parco tematico, i progetti mondiali, il programma culturale estemporaneo, i partecipanti internazionali; idee, ricerche e realizzazioni per guardare con più ottimismo al futuro, organizzate in maniera entusiasmante, tutte degne di attenzione.
Il parco tematico, una delle principali attrattive dell'EXPO-2000, offre, su una superficie di 100.000 mq circa, la possibilità di intraprendere un viaggio nel futuro: un mondo virtuale e multimediale, proiettato dal XXI ai secoli futuri, immagini, prospettive e situazioni che le prossime generazioni potranno vivere.
La comunità scientifica internazionale ha aderito con impegno all'invito, mostrando i risultati raggiunti dalla ricerca e dal monitoraggio costante di questi fenomeni a livello mondiale.
Il cartellone degli appuntamenti, poi, ha provveduto ad ospitare.
Negli spazi organizzati fra un padiglione e l'altro, sul lago, in piazze e tensostrutture dedicate all'intrattenimento, migliaia di eventi di ogni genere: manifestazioni musicali, danza, teatro, sport, concerti gratuiti classici e leggeri, spettacoli pirotecnici, e giochi d'acqua e fuoco tra fantasie di proiezioni e raggi laser.
Ma forme, materiali e colori, si esprimono ed articolano al massimo delle loro potenzialità, nelle architetture dei padiglioni internazionali.
È il trionfo del vetro, dell'acciaio, del legno e di tutti i materiali naturali.
Ogni nazione, chiamata ad interpretare il tema dell'Expo, lo ha espresso attraverso le forme ed il contenuto del proprio padiglione.
Non tutte le costruzioni hanno saputo toccare le corde dell'anima, ma molte si presentano in maniera davvero spettacolare ed emozionante.
Leggerezza, trasparenza, profili curvi, forme spezzate, le caratteristiche di rilievo dei padiglioni più avveniristici.
La Germania, padrona di casa, si è vestita di legno, acciaio e vetro, e si è mostrata al pubblico autoesaltandosi nella tensione delle forme, sfidando le leggi della materia, innalzando pareti convesse e tetti arcuati in reciproca tensione.
L'Italia, presente all'Expo con un'architettura di grande impatto visivo (non per la qualità architettonica e formale, ma per la notevole mole), non desta particolari emozioni.
Un'imponente cupola alta circa 30 metri, rivestita in metallo e sospesa da terra, sostenuta da un anello di mensole e costole d'acciaio, annuncia da lontano la propria presenza, con un'alta ala verticale, che svetta a 45 metri da terra.
All'interno, giochi di luce e proiezioni raccontano i successi di personaggi illustri, da Leonardo a Volta, che hanno segnato la storia delle invenzioni.
L'effetto generale è deludente, e spinge a guardare altrove ...
Lì, a pochi metri di distanza, l'avventura nel padiglione olandese è quasi alla Disney.
Due ore di fila per entrare si dimenticano presto, quando si viene catapultati in un viaggio nel paese di Cervantes e dei suoi mulini a vento.
È uno dei padiglioni più spettacolari, una costruzione di 40 metri che testimonia come lo spazio possa essere costruito in verticale, conservando tutti gli elementi naturali, acqua, alberi, fiori ...
Come in un racconto, il percorso è guidato attraverso cinque piani di meraviglie e colori, ambientazione naturalistica e filmati descrittivi. Si parte dall'ultimo piano, che riproduce un paesaggio lacustre e propone la casa biologica, ricoperta di verde, poggiata sull'acqua.
La struttura si percorre perimetralmente e si attraversano una foresta, la valle dei mulini a vento, fino ad inebriarsi, al piano terra, di profumi e colori in un campo di vivacissimi tulipani ...
Lasciamo l'Olanda, pronti per una nuova emozione ...
È l'architettura fantastica del padiglione ungherese, che gioca con i vuoti e le ombre, con i simboli e la poesia. L'Ungheria si descrive con i versi: « be a ship which does not stay still, which offers glimshes of thousands of souvenirs, past histories and the present »... e si propone come « The Gatheway of love ».
Il progetto simboleggia, infatti, i 100 anni di storia della nazione, ed il proposito di assumere, per il futuro, il ruolo di ponte tra l'Est e l'Ovest del mondo.
Un doppio guscio, rivestito in listelli di legno, pensato dall'architetto Vadsz, racchiude uno spazio senza muri o barriere, aperto verso il cielo... solo un passaggio, al quale i visitatori accedono attraverso la "porta dell'amore", per attraversare le "sale degli spettacoli" in cui vengono raccontate, con oggetti ed immagini, la cultura poliedrica, le tecnologie e le proposte di sviluppo sostenibile.
Sullo stesso viale, l'affascinante scatola mistica finlandese, ci introduce nella foresta nera, e ci offre lo spettacolo di una ideale natura incontaminata.
Un elegante bosco, ondeggia sul tetto del padiglione dell'Estonia, mentre il luccichio delle sottostanti pareti in vetro blu, evoca il fluttuare del Mar Baltico, a simboleggiare lo spirito con il quale il paese si appresta al nuovo di millennio: dinamismo ed armoniosità.
Attraversando la fiera da un estremo all'altro, sospesi a 50 metri d'altezza, non si può non ammirare un'altra geniale copertura, quella del padiglione venezuelano. I petali di un fiore che si schiude su di un' ampiezza di 18 metri di diametro, a coprire un edificio vetrato che ci racconta "il paese delle biodiversità": sono esposte centinaia di piante tropicali e numerose specie di pesci esotici, a ricordarci che circa il 15% della superficie del paese sudamericano è "riserva naturale" e "parco nazionale".
Quello che sembra un enorme bruco che si contorce in un movimento sinuoso è, in realtà, il padiglione giapponese: struttura sostenuta da supporti tubolari di cartone riciclato, pressati ed arcuati, contributo materiale del paese dell'estremo oriente alla lotta culturale in favore di uno sviluppo sostenibile.
L'Islanda ha interpretato il tema "acqua": isola di terraferma, nell'azzurra vastità atlantica, il paese si rappresenta con il colore da cui è circondata; un cubo blu, di pannelli impermeabili e leggeri, letti gravitazionali di fiumi a scorrimento verticale che l'avvolgono e la bagnano. Acqua all'esterno, acqua all'interno, in zampilli e spruzzi che fanno da scenografia ad un percorso elicoidale di passerelle sospese nell'aria blu.
E ci sarebbe ancora tanto da descrivere, le dimensioni e le vastità dell'Expo sono sconcertanti... sarà la deformazione culturale, ma non posso che concludere raccontando dell'esperienza più forte: mentre lasciavo il padiglione spagnolo, dopo aver assistito ad uno spettacolo di flamenco, lo sguardo è stato attratto dal giallo ocra di una parete lineare e luminosa, rivestita in sughero, che ha evocato alla mente architetture Siziane...è il padiglione portoghese
ed una rapida ricerca conferma la prima impressione: è un progetto del maestro Alvaro Siza, ed il padiglione sarà ricostruito in Portogallo al termine dell'Expo mondiale.
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